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4 maggio 1944 - In memoria

Gang
Lingua: Italiano


Gang

Lista delle versioni e commenti


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(Gang)


[2006]
Dal nuovo album dei Gang, Il seme e la speranza

Seme.


Album uscito e presentato il 1° giugno 2006; i testi sono già disponibili sul sito ufficiale.
Progetto realizzato grazie alla collaborazione della Regione Marche. Canzoni nuove, qualche rifacimento e collaborazioni con artisti incontrati durante gli ultimi anni. Lo spirito dell'album è quello della testimonianza storica delle radici contadine del nostro Paese.

Il 4 Maggio 1944 le orde nazifasciste (più di duemila aguzzini) assediarono la località di Sant’Angelo di Arcevia, o Monte Sant'Angelo, nella provincia di Ancona.
Uccisero barbaramente 63 persone, partigiani e civili. Fra questi i componenti della famiglia Mazzarini, una famiglia contadina che aveva offerto rifugio e riparo ai partigiani che operavano in quella località.


4 maggio 1945: commemorazione del 1° anniversario dell’eccidio di Sant’Angelo di Arcevia, a pochi giorni dalla Liberazione.
4 maggio 1945: commemorazione del 1° anniversario dell’eccidio di Sant’Angelo di Arcevia, a pochi giorni dalla Liberazione.


Gang
La rossa primavera
2011

rossaprimavera



La rossa Primavera“LA ROSSA PRIMAVERA”, il 13 album dei Gang, è un Cammino lungo i canti della Resistenza. Un Cammino che ripercorre le tracce piu’ significative e passa per la migliore canzone d’autore italiana ispirata dalla lotta contro il nazi-fascismo. Non potevano mancare le canzoni dei Gang
Ospiti i Ned Ludd, e dall’incontro con il loro spirito folkeggiante nasce un nuovo episodio che testimonia e ribadisce la scelta di stare ancora oggi dalla parte giusta, quella della Resistenza contro i nuovi e i vecchi fascismi.

Fischia il vento (tradizionale) - Dante Di Nanni (Stormy Six) - La Brigata Garibaldi (tradizionale) - Su in collina (Francesco Guccini) - Poco di buono (Claudio Lolli) - La pianura dei sette fratelli (Gang) - Pane, giustizia e libertà (Massimo Priviero) - Tredici (Yo Yo Mundi) – E quei briganti neri (tradizionale) – Festa d'aprile (Franco Antonicelli) – 4 maggio 1944 - In memoria (Gang) - Eurialo e Niso (Gang e Massimo Bubola) - Pietà l'è morta (Nuto Revelli) - Aprile (Gang) - Le storie di ieri (Francesco De Gregori)


All'alba del 4 di Maggio
arrivarono le orde assassine
portavano croci uncinate
la feccia del terzo regime

Li guidavano i cani da guardia
la guardia dei repubblichini
in tanti più di duemila
duemila vili aguzzini

E all'alba quassù sopra il monte
Sant'Angelo s'era svegliato
quando aprirono il fuoco
e a calci le porte sfondarono

ed entrò così l'inferno
l'inferno qui sulla terra
l'inferno quello dei vivi
l'inferno che chiamano guerra

E pietà, pietà gridammo
fra le lacrime e i lamenti
prima gli alberi e le mura
poi noi cademmo innocenti

Mazzarini Maria presente
Mazzarini Lello presente
Mazzarini Marino presente
Mazzarini Pietro presente
Mazzarini Rosa presente
Mazzarini Santa presente
Mazzarini Palmina di anni sei
Presente

All'alba del 4 di Maggio
ci bucarono gli occhi e le mani
perché nostra colpa era quella
di esser fratelli dei partigiani

Ma il sangue nostro versato
è quello che inizia la terra
nell'ora della promessa
ora e sempre Resistenza

Mazzarini Maria presente
Mazzarini Lello presente
Mazzarini Marino presente
Mazzarini Pietro presente
Mazzarini Rosa presente
Mazzarini Santa presente
Mazzarini Palmina di anni sei
Presente

Era l'alba del 4 di Maggio
per sempre ne avremo memoria
perché è l'alba di un giorno
che fa nostra la storia

Perché mai più ritorni
l'inferno qui sulla terra
l'inferno quello dei vivi
l'inferno che si chiama guerra

Mazzarini Maria presente
Mazzarini Lello presente
Mazzarini Marino presente
Mazzarini Pietro presente
Mazzarini Rosa presente
Mazzarini Santa presente
Mazzarini Palmina di anni sei
Presente

inviata da Riccardo Venturi - 26/4/2006 - 12:00




Lingua: Francese

Version française de Riccardo Venturi
4 juin 2006

Le 4 mai 1944 les hordes nazi-fascistes (plus de deux milles assassins) mirent le siège devant le village de Sant’Angelo di Arcevia, ou Monte Sant’Angelo, dans la province italienne de Ancona. Ce fut un massacre d’innocents: 63 personnes, des partisans comme des civils, furent massacrées brutalement. Parmi les victimes du massacre, une entière famille de paysans, les Mazzarini, qui avaient offert réfuge et protection aux partisans qui opéraient dans les environs.
4 MAI 1944 – IN MEMORIAM

Le 4 mai à l’aube arrivèrent
les hordes des assassins.
Ils avaient des croix gammées,
la lie du troisième régime.

Les chiens de garde comme guides,
la garde des fascistes de Salò.
Ils étaient beaucoup, plus de deux mille,
deux mille vils bourreaux.

A l’aube, ici en haut
Sant’Angelo s’était réveillé
quand ils ouvrirent le feu
en defonçant les portes

Et ainsi l’enfer entra,
l’enfer ici sur terre,
l’enfer, mais celui des vivants,
l’enfer qu’on appelle guerre

Ayez pitié, pitié, nous criâmes
en larmes, en gémissant
d’abord les arbres et les murs,
puis nous tombâmes innocents.

Mazzarini Maria: Présente!
Mazzarini Nello: Présent!
Mazzarini Marino: Présent!
Mazzarini Pietro: Présent!
Mazzarini Rosa: Présente!
Mazzarini Santa: Présente!
Mazzarini Palmina, de six ans:
Présente!

Le 4 mai à l’aube
ils nous trouèrent les yeux et les mains
notre faute, c’était que nous étions
des frères pour les partisans.

Mais le sang que nous avons versé
c’est le sang qui féconde la terre
à l’heure de la promesse
Résistance maintenant et toujours

Mazzarini Maria: Présente!
Mazzarini Nello: Présent!
Mazzarini Marino: Présent!
Mazzarini Pietro: Présent!
Mazzarini Rosa: Présente!
Mazzarini Santa: Présente!
Mazzarini Palmina, de six ans:
Présente!

C’était le 4 mai à l’aube
nous garderons ce souvenir à jamais
car c’était l’aube d’un jour
qui nous rend notre histoire

Pour que ne revienne jamais
l’enfer ici sur terre
l’enfer, mais celui des vivants
l’enfer qu’on appelle guerre

Mazzarini Maria: Présente!
Mazzarini Nello: Présent!
Mazzarini Marino: Présent!
Mazzarini Pietro: Présent!
Mazzarini Rosa: Présente!
Mazzarini Santa: Présente!
Mazzarini Palmina, de six ans:
Présente!

4/6/2006 - 21:35


Grande canzone. Come sempre i Gang non si smentiscono mai.
Sempre così "Companeros"

Rosario - 3/10/2006 - 09:42


Ciao!
Sono di Arcevia e conosco molto bene la triste vicenda cantata dai Gang in questa commovente canzone, che apprezzo molto!
Voglio solo fare una precisazione: Arcevia è in provincia di Ancona e non di Pesaro e Urbino.
Grazie

Lilith Verdini - 26/2/2008 - 22:34


GRAZIE PER AVER COMMEMORATO I MIEI NONNI E I MIEI ZII MAI CONOSCIUTI. GRAZIE ANCORA.

attilio mazzarini - 4/11/2013 - 20:17




Lingua: Italiano

Canzone del gruppo 'Gang' adattata alla Strage Nazifascista della Buca di Susano. Realizzata per la festa della Liberazione del 2021



Giovanni e i compagni antifascisti della Valle del Dragone mi hanno inviato questo video in cui CHIARA COMPAGNI canta “4 Maggio 1944” ( la canzone con la quale abbiamo raccontato cantando la strage di Sant’Angelo di Arcevia ) adattandola pero’ ad un’altra strage nazifascista , quella della Buca di Susano. Il video è stato realizzato per per la festa della Liberazione .di quest’anno.
La sua è un’operazione molto bella e degna di interesse perche’ dimostra come una canzone ne possa contenere molte altre e come una storia ne racconti molte altre , simili ad essa. GRAZIE Chiara, di cuore
La strage di Monchio, Susano e Costrignano fu una rappresaglia compiuta dalle truppe naziste in Italia il 18 marzo 1944, contro la costituzione delle prime brigate partigiane sull'appennino modenese. Tutti i fatti sono avvenuti in frazioni del comune di Palagano, ma all'epoca questo territorio era parte del comune di Montefiorino. Nell'indicare la strage viene spesso omesso il nome del paese di Savoniero, essendoci stata una sola vittima di questa frazione uccisa inoltre il giorno dopo, presso la rocca di Montefiorino
Dopo alcuni scontri avvenuti il 9 marzo 1944 tra formazioni partigiane e truppe G.N.R. in cui rimasero uccisi sette soldati nei pressi di Savoniero, il 16 ed il 17 marzo altri scontri avvennero nei pressi del Monte Santa Giulia dove si erano ritirati i partigiani; qui rimasero uccisi un ufficiale ed alcuni soldati tedeschi.
A questo punto venne fatto intervenire l'ufficio germanico di collegamento per l'Emilia che fece affluire sull'Appennino modenese un reparto di soldati della divisione corazzata Hermann Göring comandato dal capitano Kurt Christian von Loeben, accompagnato da reparti della G.N.R. di Modena che si piazzarono a Montefiorino e circondarono la valle del Dragone.
Alle prime luci dell'alba del 18 marzo iniziarono un intenso cannoneggiamento su Monchio, Susano e Costrignano, frazioni del comune poste sull'altro fianco della valle del Dragone. Gli abitanti abbandonarono le case più esposte al tiro dei cannoni e tra il terrore generale cercarono riparo nelle cantine delle abitazioni più riparate. Molti trovarono rifugio con le famiglie nei dirupi aperti dai torrenti che dai monti scendono verso il Dragone o nei boschi, protetti da grosse querce o negli avvallamenti protetti da dossi. Fu impossibile raggiungere altre borgate perché le granate esplodevano in modo incessante, impedendo ogni via di fuga.
Verso le 7 gli automezzi delle truppe tedesche iniziarono a muoversi da Montefiorino e Savoniero per circondare i paesi colpiti, formando una lunga colonna di autocarri, camionette, mezzi cingolati ed autoblinde. I reparti si erano divisi le borgate e le frazioni da rastrellare; non appena giunti sul posto assegnato lanciavano in aria razzi luminosi per informare l'artiglieria di spostare il tiro su zone non ancora raggiunte. Quando tutti i reparti raggiunsero i loro obiettivi cessò il cannoneggiamento.
Da questo momento inizia il vero e proprio sterminio: tutte le case incontrate vennero razziate e depredate di provviste alimentari, di oggetti di valore e date alle fiamme; pure gli animali migliori vennero razziati, gli altri bruciati vivi nelle stalle. Le persone, tutti umili cittadini, passati per le armi nei luoghi in cui venivano sorpresi. Una buona parte degli uomini incontrata fu usata per trasportare armi, munizioni e beni razziati verso Monchio, dove nel pomeriggio fu giustiziata. Il primo borgo interessato fu Susano che al tempo contava 250 persone, furono sterminate intere famiglie, compreso lo straziante caso della famiglia GUALMINI : tutti gli otto componenti uccisi, compresi i bambini di 7, 5 e 4 anni. Poi mentre si terminava a Susano, altri reparti si abbatterono sulle prime borgate di Costrignano. Tutte le case vennero perquisite, le donne ed i bambini furono spinti sulla strada verso Susano e qui trattenuti sotto la minaccia delle armi fino a sera. Gli uomini vennero usati per trasportare armi e munizioni, alcuni vennero uccisi direttamente sul posto con le mitragliatrici. Anche a Monchio si ripeterono le stesse scene degli altri due paesi. Qui di particolare importanza la testimonianza del parroco del paese Don Luigi Braglia che sulla strage scriverà:
«Sono le sette del mattino quando comincia il saccheggio e l’orribile strage. Entrano nelle case, spezzano le stoviglie e mandano in frantumi i vetri con i grossi fucili; fanno uscire le donne e i bambini, fanno una scorreria nelle camere, rubano qua e là ciò che loro aggrada, scaricando gli uomini che avevano nel frattempo tenuti fermi sotto la minaccia delle armi e quindi li avviano alla piazzetta in prossimità del cimitero vecchio dove vennero passati per le armi»
Alla fine di questa tragica giornata si conteranno 129 cadaveri: 71 a Monchio, 34 a Costrignano e 24 a Susano cui si devono aggiungere 7 civili uccisi senza apparente motivo nei giorni immediatamente prima e dopo la strage che portano il totale a 136 morti. Tra questi poveri morti sono da segnalare la presenza di sei bambini di età inferiore ai dieci anni, sette ragazzi tra i dieci ed i sedici, sette donne di cui una all'ultimo mese di gravidanza, venti anziani ultra sessantenni di cui uno semi paralizzato.
Inspiegabilmente questa strage, che può tristemente essere considerata la prima di massa di quel periodo, è caduta nel più profondo degli oblii. È una tragedia nota solo localmente e solo ora, dopo molti decenni, la Presidenza della Repubblica ha avviato la procedura formale per verificare la possibilità di conferire al comune di Palagano la medaglia d'oro al merito civile.
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straginazifasciste.it
18 MARZO 1944

All'alba del 18 Marzo
arrivarono le orde assassine
portavano croci uncinate
la feccia del terzo regime

Li guidavano i cani da guardia
la guardia dei repubblichini
in tanti più di duemila
duemila vili aguzzini

E all'alba quassù sopra il monte
Susano s'era svegliato
quando aprirono il fuoco
e a calci le porte sfondarono

ed entrò così l'inferno
l'inferno qui sulla terra
l'inferno quello dei vivi
l'inferno che chiamano guerra

E pietà, pietà gridammo
fra le lacrime e i lamenti
prima gli alberi e le mura
poi noi cademmo innocenti

Albicini Delia presente (1)
Albicini Osilia presente (2)
Albicini Orfeo presente (3)
Albicini Gherardo presente (4)
Albicini Filippo presente (5)
Garzoni Francesca presente (6)
E il piccolo Carlo (7) di anni due
presente

Era l'alba del 18 Marzo
per sempre ne avremo memoria
perché è l'alba di un giorno
che fa nostra la storia

Perché mai più ritorni
l'inferno qui sulla terra
l'inferno quello dei vivi
l'inferno che si chiama guerra

Albicini Delia presente
Albicini Osilia presente
Albicini Orfeo presente
Albicini Gherardo presente
Albicini Filippo presente
Garzoni Francesca presente
E il piccolo Carlo di anni due
presente
Mi permetto una piccola nota, i nomi a parte due sono "sbagliati", è una evidente licenza poetica, che penso sia sempre lievemente "pericolosa": è evidente che una canzone è un'opera d'arte, ma nel momento in cui non è fedele alla realtà potrebbe essere pretesto per sminuire la realtà stessa

(1) Delia o Dalia Albicini in Marastoni: nata a Montefiorino (MO) il 13 novembre 1899 (secondo Giovanni Fantozzi il 21 settembre 1898), figlia di Felice e Lovinia Prati, residente a La Buca, mugnaia, civile. Coniugata Marastoni, il 18 marzo 1944 rimane vittima della strage nazista a Susano: i soldati tedeschi la uccidono insieme ai figli piccoli Ursilia e Orfeo, poi gettano i cadaveri tra le fiamme. Dopo la Liberazione è stata riconosciuta partigiana della Brigata “Comando” della Divisione Modena Montagna: l’ANPI promosse questa concessione per tracciare un legame con le comunità colpite dalla violenza nazista e fascista.

(2) Osilia o Ursilia Marastoni: nata a Montefiorino (MO) il 17 giugno 1930 (secondo Ilva Vaccari nel 1934, il foglio di riconoscimento partigiano la afferma – erroneamente – nata il 21 agosto 1920), figlia di Luigi e Dalia Albicini, residente a La Buca, civile. Il 18 marzo 1944 rimane vittima della strage
nazista a Susano: i soldati tedeschi la uccidono insieme alla madre Dalia Albicini e al fratellino Orfeo, poi gettano i cadaveri tra le fiamme. Dopo la Liberazione è stata riconosciuta partigiana della Brigata “Comando” della Divisione Modena Montagna poiché si è prodotto un fraintendimento sulla sua data di nascita: l’ANPI promosse questa concessione per tracciare un legame con le comunità colpite dalla violenza nazista e fascista.

(3) Orfeo Marastoni, detto “Titti”: nato a Montefiorino (MO) il 7 novembre 1936, figlio di Luigi e Dalia Albicini, residente a La Buca, civile. Il 18 marzo 1944 rimane vittima della strage nazista a Susano: i soldati tedeschi lo uccidono insieme alla madre Dalia Albicini e alla sorella Ursilia, poi
gettano i cadaveri tra le fiamme.

(4) Filippo Gherardo: nato in Piemonte, di anni 67, civile, marito di Francesca Garzoni, torna in Italia dalla Francia e si sistema presso alcuni parenti a Savoniero. Nei mesi dell’occupazione tedesca va a vivere insieme alla moglie nella casa di Delia Albicini e dei suoi figli, in località Buca di Susano. Il 18 marzo 1944 rimane vittima della strage nazista: i tedeschi gettano i cadaveri dei due anziani coniugi piemontesi tra le fiamme della cascina.

(5) Filippo Gherardo: nato in Piemonte, di anni 67, civile, marito di Francesca Garzoni, torna in Italia dalla Francia e si sistema presso alcuni parenti a Savoniero. Nei mesi dell’occupazione tedesca va a vivere insieme alla moglie nella casa di Delia Albicini e dei suoi figli, in località Buca di Susano. Il 18 marzo 1944 rimane vittima della strage nazista: i tedeschi gettano i cadaveri dei due anziani coniugi piemontesi tra le fiamme della cascina.

(6) Francesca Garzoni in Gherardo: moglie di Filippo Gherardo, di anni 74, civile, originaria del Piemonte, torna in Italia dalla Francia e si sistema presso alcuni parenti a Savoniero. Nei mesi dell’occupazione tedesca va a vivere insieme al marito nella casa di Delia Albicini e dei suoi figli, in località Buca di Susano. Il 18 marzo 1944 rimane vittima della strage nazista: i tedeschi gettano i cadaveri dei due anziani coniugi piemontesi tra le fiamme della cascina

(7) Carlo di N.N.: fanciullo di circa tre anni, affidato da un orfanotrofio a Delia Albicini su indicazione delle autorità provinciali di Modena, in cambio di un piccolo indennizzo economico. Il 18 marzo 1944 viene ucciso insieme alla donna e alla sua famiglia: il cadavere è gettato tra le fiamme della cascina.


inviata da Dq82 - 1/5/2021 - 12:46




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