Lingua   

Romano il Melode / Ῥωμανός ὁ Μελωδός: Ἐπιτάφιος θρῆνος Δ', Στάσις Πρώτη, Ἀποσπάσμα·Ἡ ζωή ἐν τάφῳ / Lamentazione sul sepolcro ΙV, Prima Stasi, Frammento: Il Signore nel sepolcro

GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG
Lingua: Greco antico


Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Ο ξεριζωμός
(Nikos Xylouris / Νίκος Ξυλούρης)
Davide e Golia
(Gen Rosso)
شادي
(Fairuz / فيروز)


I zoí en táfo
[VI sec. d.C.]
Inno composto da San Romano il Melode (490-556)
dalla Liturgia Pasquale Ortodossa
Interpretazione di questa pagina:
Nikos Xylouris e Manolis Mitsiàs

romanoilmelodeVista l'atmosfera del tutto insolita di questa pagina (insolita addirittura fra gli “Extra”, che già peraltro hanno presentato pagine notevolmente inconsuete), avrò da fare in primis un paio di confessioni. Molto semplice la prima: era una pagina che mi...frullava in testa da almeno un anno, senza che mai mi fossi deciso a comporla. Un po' più complessa la seconda: lo spunto deriva almeno in parte da un curioso epiteto che Gian Piero Testa mi rivolse allorché mi misi a tradurre in greco bizantino un altro “Extra”, nientemeno che Bisanzio di Guccini. Vedendomi all'opera, durante una delle nostre interminabili telefonate ebbe a dirmi che gli ricordavo addirittura Romano il Melode. Oibò. Una vita di indefesso ateismo e anticlericalismo, per sentirmi accomunare a un Padre della Chiesa! Sì, perché San Romano il Melode è tale. Romano il Melode, nato a Emesa nel 490 e morto a Costantinopoli nel 556, è venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica; ebreo di nascita, si convertì al cristianesimo e fu autore, va detto, di bellissimi inni sacri che scrisse in forma di vera e propria sacra rappresentazione: i κοντάκια (parola poi ripresa nella lingua sarda: condaghe). E i kontakia di Romano il Melode sono poesia elevatissima, da qualsiasi parte la si voglia vedere; formano il nucleo centrale della complessa liturgia della chiesa ortodossa greca. Non so se avete mai visto una messa ortodossa: altro che “messa dei bambini” delle 10. È una cosa di resistenza. Tre ore e mezzo di messa cantata, a partire dalle sei del mattino, con il παπάς che si sgola dietro l'iconostasi. A Porto Heli, nell'Argolide, alloggiavo moltissimi anni fa assieme a una giovin fanciulla in un appartamento proprio accanto alla chiesa del paese: ignaro della cosa, la domenica mattina mi ritrovai sveglio all'alba da una voce tenorile che mi fece meditare un'irruzione in quel sacro luogo (dove peraltro si stava celebrando il funerale di una vecchietta morta in santa pace a novantaquattr'anni). Va da sé che, quella domenica mattina, io e la fanciulla dovemmo rinunciare a certe cosine che avevamo in testa; cosine che mal si sposano con un pope che spara inni (magari di Romano il Melode) a 150 decibel.

Insomma, incuriosito dall'audace paragone di Gian Piero Testa, mi misi un po' a cercare questi inni, e guarda caso ne trovai uno, su YouTube, interpretato da Nikos Xylouris e Manolis Mitsiàs. E qui mi vennero in mente certe cose. Xylouris e Mitsiàs, due resistenti, due antifascisti e antimilitaristi, che interpretano un inno sacro della liturgia ortodossa? Ci doveva essere qualcosa sotto. L'inno in questione è, per l'appunto, quello che presento qui in questa pagina, in forma frammentaria seguendo la parte cantata dai due aedi: Ὴ ζωή ἐν τάφῳ , facente parte dell''Επιτάφιος θρῆνος (“Lamentazione sul Sepolcro”), una composizione assai lunga nella sua totalità. E forse è stato un bene che abbia aspettato tutto questo tempo a comporre questa pagina. Ho avuto così modo di capire una cosa fondamentale: in Grecia niente è slegato dalla sua storia. Noi, che in questo sito proponiamo una vasta sezione dedicata alla canzone d'autore e popolare greca, non possiamo esimerci di andare alle radici e di ripercorrerla tutta, questa storia. Xylouris e Mitsiàs cantano l'inno sacro ortodosso come elemento di una tradizione che li ha formati ed ha plasmato la loro arte e la loro sensibilità, così come il mito ha formato quella dei grandi poeti ellenici. Nella musica dell'inno sacro si ritrovano gli elementi costitutivi anche della musica contemporanea greca: Theodorakis li conosce probabilmente a menadito. Ed è così che si spiega facilmente l'interpretazione, a prima vista sorprendente, di uno Xylouris che salmodia come un pope in chiesa. Uno Xylouris e un Mitsiàs che, verosimilmente, intendevano riconoscere anche l'autentica anima popolare di questi inni, legati alla Pasqua (che nei paesi ortodossi, e in Grecia in particolare, è una vera festa popolare). Senza contare, procedendo un po' oltre, che le lamentazioni sepolcrali sono state “visitate” anche dalla nostra canzone d'autore: si pensi a De André col suo Jacopone da Todi (e Jacopone ha molto del kontakion). Insomma, a questo si può arrivare quando qualcuno ti mette in testa una semplice curiosità. La quale sedimenta e, ad un certo punto, produce qualcosa. Magari una pagina dove l'arcidiavolo Venturi va a braccetto con San Romano il Melode, accompagnato da Nikos Xylouris e dal ricordo di un'assolata piazzetta greca, e di quando avevo poco più di vent'anni.

Volete provare ad ascoltare questo venerabile brano? Certo, non è musica che raccomando agli amanti del rrrritmo. Magari accendete la pipa, se ne avete una, e versatevi un bicchierino di raki. Ci sono due voci capaci di portare in cielo; e se ve lo dice un mangiacristiani incallito come il sottoscritto...[RV]
Ὴ ζωή ἐν τάφῳ
κατετέθης, Χριστέ,
καὶ ἀγγέλων στρατιαὶ ἐξεπλήττοντο,
συγκατάβασιν δοξάζουσαι τὴν σήν.

Ὴ ζωή ἐν τάφῳ
κατετέθης, Χριστέ,
καὶ ἀγγέλων στρατιαὶ ἐξεπλήττοντο,
συγκατάβασιν δοξάζουσαι τὴν σήν.


Ὴ ζωὴ πῶς θνῄσκεις;
πῶς καὶ τάφῳ οἰκεῖς;
τοῦ θανάτου τὸ βασίλειον λύεις δε
καὶ τοῦ ᾍδου τοὺς νεκροὺς ἐξανιστᾶς.

Ὴ ζωὴ πῶς θνῄσκεις;
πῶς καὶ τάφῳ οἰκεῖς;
τοῦ θανάτου τὸ βασίλειον λύεις δε
καὶ τοῦ ᾍδου τοὺς νεκροὺς ἐξανιστᾶς.


Μεγαλύνομέν σε,
'Ιησοῦ Βασιλεῦ,
καὶ τιμῶμεν τὴν ταφὴν καὶ τὰ πάθη σου,
δι' ὧν ἔσωσας ἡμάς ἐκ τῆς φθορᾶς.

Μεγαλύνομέν σε,
'Ιησοῦ Βασιλεῦ,
καὶ τιμῶμεν τὴν ταφὴν καὶ τὰ πάθη σου,
δι' ὧν ἔσωσας ἡμᾶς ἐκ τῆς φθορᾶς.


Μετὰ τῶν κακούργων
ὡς κακοῦργος, Χριστέ,
ἐλογίσθης δικαιῶν ἡμᾶς ἅπαντας,
κακουργίας τοῦ ἀρχαίου Πτερνιστοῦ.

Μετὰ τῶν κακούργων
ὡς κακοῦργος, Χριστέ,
ἐλογίσθης δικαιῶν ἡμᾶς ἅπαντας,
κακουργίας τοῦ ἀρχαίου Πτερνιστοῦ.


'Ο ὡραῖος κάλλει
παρὰ πάντας βροτούς
ὡς ἀνείδεος νεκρὸς καταφαίνεται,
ὁ τὴν φύσιν ὡραΐσας τοῦ παντός.

'Ο ὡραῖος κάλλει
παρὰ πάντας βροτούς
ὡς ἀνείδεος νεκρὸς καταφαίνεται,
ὁ τὴν φύσιν ὡραΐσας τοῦ παντός.


Δακρυρρόους θρήνους
ἐπί σέ ἡ 'Αγνή
μητρικώς, ὦ 'Ιησοῦ, ἐπιρραίνουσα,
ἀνεβόα πῶς κηδεύσω σε, Ὑιέ;

Δακρυρρόους θρήνους
ἐπί σέ ἡ 'Αγνή
μητρικώς, ὦ 'Ιησοῦ, ἐπιρραίνουσα,
ἀνεβόα πῶς κηδεύσω σε, Ὑιέ;

inviata da Riccardo Venturi - 29/11/2010 - 14:53



Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
29 novembre 2010

Lorenzo Lotto, Deposizione, 1512. Pinacoteca di Jesi.
Lorenzo Lotto, Deposizione, 1512. Pinacoteca di Jesi.
IL SIGNORE NEL SEPOLCRO

O Cristo, tu che sei la vita,
sei stato deposto nel sepolcro;
e le schiere degli angeli, impressionate,
glorificavano la tua condiscendenza.

O Cristo, tu che sei la vita,
sei stato deposto nel sepolcro;
e le schiere degli angeli, impressionate,
glorificavano la tua condiscendenza.


Vita, come puoi morire?
Come puoi dimorare nel sepolcro?
Tu che dissolvi il regno della morte
e che fai risorgere i morti dagli Inferi.

Τu che sei vita, come puoi morire?
Come puoi dimorare nel sepolcro?
Tu che dissolvi il regno della morte
e che fai risorgere i morti dagli Inferi.


Ti magnifichiamo,
o nostro Re, Gesù,
e onoriamo la tua tomba e le tue pene
con le quali ci hai salvati dalla corruzione.

Ti magnifichiamo,
o nostro Re, Gesù,
e onoriamo la tua tomba e le tue pene
con le quali ci hai salvati dalla corruzione.


Assieme ai malfattori,
sei stato annoverato come malfattore,
o Cristo, rendendo giustizia a noi tutti
delle malefatte dell'antico Fraudatore.

Assieme ai malfattori,
sei stato annoverato come malfattore,
o Cristo, rendendo giustizia a noi tutti
delle malefatte dell'antico Fraudatore.


Colui che per bellezza è più bello
di tutti i quanti i mortali,
ora appare come un morto senza immagine,
colui che ha reso bella la natura d'ogni cosa.

Colui che per bellezza è più bello
di tutti i quanti i mortali,
ora appare come un morto senza immagine,
colui che ha reso bella la natura d'ogni cosa.


E lamenti colmi di lacrime,
su di te versando maternamente, o Gesù,
la Vergine gridava:
Come avrò cura di te, figlio mio?

E lamenti colmi di lacrime,
su di te versando maternamente, o Gesù,
la Vergine gridava:
Come avrò cura di te, figlio mio?

29/11/2010 - 16:40


Αλληλούια !

Gian Piero Testa - 29/11/2010 - 15:11


E quasi a farne un inno di pace (e tenendo conto che Romano il Melode stesso visse lungamente a Beirut), la cantante libanese Fayrouz ha cantato questo inno in greco e in arabo. Qui sotto la sua stupefacente interpretazione:

Riccardo Venturi - 29/11/2010 - 17:06


Nel mio Alleluia che subito ho mandato ho riassunto tutto il bene che vorrei dire di questa pagina, e dell'intrepida via che inaugura. Qui mi limito a confermare che Mikis Theodorakis è conoscitore profondo e compositore di musica sacra. Di lui ho un doppio CD del 1977 dal titolo Θειά Λειτουργία nel quale sono compresi anche alcuni brani che compose per il Venerdì Santo del 1941 o del 1942 (vado a memoria, ma se è necessario posso riscrivere in modo più preciso). Allora Mikis risiedeva con la famiglia a Tripolis di Arcadia e si era in piena occupazione italo-tedesca. Già prendeva botte dai Reali Carabinieri, perché faceva propaganda resistenziale: ma per l'Επιτάφιος (la notte del Venerdì Santo, quella della Vita nel Sepolcro) concorse con una sua composizione che, se non sbaglio, era sul testo del Tropario di Kassianì (anche a questa poetessa ti esorto, Riccardo...). Dico "concorse", perché da qualche parte ho letto che ogni chiesa non solo cercava di fare il sepolcro di fiori più bello, ma anche una nuova musica per gli antichi testi. Mikis aveva solo diciassette, diciotto anni e già padroneggiava la musica bizantina, che riprese a comporre in età più matura. Ma che quella liturgica sia una forma musicale presentissima nella produzione di Theodorakis basta a dimostrarlo l' Ἄξιον Ἐστί.
Sempre in materia di inni religiosi interpretati da comuni cantanti (e non dai papades e dagli appositi psaltes, i salmisti che accompagnano le interminabili funzioni) segnalo il bellissimo Ὦ γλυκὺ μοῦ ἔαρ (O mia dolce primavera) che io ho nella interpretazione di Glykerìa e dell'Orchestra Filarmonica di Israele; ma che altri, come Dìmitra Galani, Petros Gaitanos, Irini Papà con Vanghelis ecc. hanno benissimo eseguito. Ho il testo, che comincia con il biblico Αἱ γενεαὶ πᾶσαι (Tutte le generazioni ", scil.da Abramo a Mosè...), ma anche qualche mia incertezza nella traduzione. E, inoltre, non so chi l'abbia scritto (sempre che sia noto). Per cominciare ad ascoltarlo, vai a qui.
A questo punto, lasciatemi un poco scherzare, mi viene in mente Totò che, alla vigilia di Natale, si rivolgeva al pubblico con un esilarantissmo: Buona Pascqua.

Gian Piero Testa - 29/11/2010 - 18:22


Segnalazione quantomai opportuna la tua, Raf; non solo per l'altra stupenda esecuzione dell'inno, ma anche per il testo e per la traduzione che mi hanno...permesso di correggere qualcosa. Chiedo anzi scusa per qualche...toppata iniziale, forse mi ci dovevo mettere con maggiore pazienza. Comunque, è anche un esempio di come una pagina si evolve e viene migliorata con il contributo di tutti.

Riccardo Venturi - 29/11/2010 - 20:49




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org