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Ja, am Alex, ja, am Alex

Anonymous
Language: German


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[1934]
Canto di donne berlinesi arrestate dai nazisti per motivi politici e detenute nel Polizei-Praesidium di Alexanderplatz, in attesa di essere trasferite nella prigione di Moabit.
Ho incontrato questo testo sul Volks Lieder Archive ma si trattava di una versione parziale. Per fortuna il pastore Yves Kéler, curatore del sito Chansons Protestants ne ha pubblicata la versione integrale, con tanto di note e traduzione in francese. La fonte citata è il volume “Lieder aus den faschistischen Konzentrationslagern” (Hofmeister, Leipzig 1962) curato dalla celebre ricercatrice musicale, ebrea tedesca, Inge Lammel (1924-2015), coadiuvata nel lavoro da Günter Hofmeyer.



“Alex” era il modo in cui i berlinesi indicavano il vecchio quartier generale della polizia in Alexanderplatz, un maestoso edificio costruito alla fine dell’800 e che nel 1933 divenne la sede della Gestapo nazista. Distrutto dai bombardamenti alleati del 1944/45, oggi al suo posto c’è un centro commerciale.
All’avvento di Hitler le prigioni tedesche (come Moabit, Plötzensee, Spandau,…) si riempirono in fretta di oppositori, o presunti tali. Parliamo qui delle carceri ufficiali, dove venivano condotti coloro che erano detenuti “legalmente”. Ma per poter “smaltire il lavoro” in tempi congrui, i nazisti approntarono una rete efficientissima di campi di concentramento, per non parlare delle prigioni segrete (nella sola Berlino oltre 200) dove SA ed SS torturavano, uccidevano e facevano sparire chi capitava fra le loro grinfie.



Qui sono alcune prigioniere che, in modo anche ironico e coraggioso, descrivono le violenze e le umiliazioni subite durante la permanenza nelle celle comuni della Gestapo ad Alexanderplatz. I protagonisti sono il carceriere, “Der Dragoner”, la feroce direttice della sezione femminile, “Adele”, il commissario che conduce l’interrogatorio e le violenze, accompagnate dagli immancabili insulti tipo “Troia comunista!”. Ci sono poi gli insetti che, specie di notte, tormentano i corpi, spesso feriti, delle detenute; e c’è il cibo, sempre la solita zuppa rancida ed il solito pane secco. Fino al giorno in cui si viene trasferite nella prigione di Moabit, rinchiuse in una “Grüne Minna”, la “Verde Gugliemina”, come veniva chiamato in Rotwelsch (lo slang locale) il furgone cellulare per il trasporto dei detenuti.
Ja, am Alex, ja, am Alex
steht ein festes Haus,
wer einmal hineingeraten,
kommt so leicht nicht raus.

Ja, ja, ja, ach ja,
's ist traurig, aber wahr,
nein, nein, nein, ach nein,
für immer, da kann das nicht sein.

Der Dragoner mit dem Schlüssel
rasselt vor der Tür.
Eine Maid mit bleichen Wangen
tritt daraus herfür.

Ja, ja, ja, ach ja,
's ist traurig, aber wahr,
nein, nein, nein, ach nein,
für immer, da kann das nicht sein.

Und mit Blitzesschnelle
geht es 'runter zum Verhör,
erst hat man gar nichts begangen,
dann wird's immer mehr.

Ja, ja, ja, ach ja,
's ist traurig, aber wahr,
nein, nein, nein, ach nein,
für immer, da kann das nicht sein.

Beim Verhör der Kommissar
fängt gleich an zu schrein:
« Alte Sau, du rote Hure,
lass das Leugnen sein! »

Ja, ja, ja, ach ja,
's ist traurig, aber wahr,
nein, nein, nein, ach nein,
für immer, da kann das nicht sein.

Und im Schneckentempo geht
es wieder in die Höh,
und in der Gemeinschaftszelfe
zeigt man den Popö.

Ja, ja, ja, ach ja,
's ist traurig, aber wahr,
nein, nein, nein, ach nein,
für immer, da kann das nicht sein.

Und die Wanzen, ritzeratze, (1)
nachts, o welche Plein,
willst du klopfen die Matratze,
sagt Adele nein.

Ja, ja, ja, ach ja,
's ist traurig, aber wahr,
nein, nein, nein, ach nein,
für immer, da kann das nicht sein.

Erbsensuppe, Bohnensuppe,
Graupen, trocken Brot.
Kämen nicht die Fresspakete,
wäre grosse Not.

Ja, ja, ja, ach ja,
's ist traurig, aber wahr,
nein, nein, nein, ach nein,
für immer, da kann das nicht sein.

Unser Lied ist jetzt am Ende
und die Schutzhaft mit.
in der „Grünen Minna“ geht es (2)
jetzt nach Moabit.
(1) Credo che “ritzeratze” indichi in modo onomatopeico le punture e i morsi inflitti dagli insetti.

(2) Grünen Minna. Si è detto nell’introduzione che la “Verde Gugliemina” indicava – e forse indica ancora – il cellulare della polizia adibito al trasporto dei prigionieri. Istituito in epoca imperiale, nel 1866, era in origine una carrozza trainata da cavalli. “Grünen” potrebbe derivare non solo dal fatto che generalmente quei veicoli erano di color verde, ma che “Grüner” erano anche chiamati banditi e fuorilegge, sia da “verde”, perché si rifugiavano nei boschi, sia dal termine in Rotwelsch “Greaner”, che sta per “Gauner” (ladro, truffatore, baro,…)

Contributed by Bernart Bartleby - 2016/8/23 - 09:10




Language: French

Traduzione francese di Yves Kéler, da Chansons Protestants
OUI, À L’ALEX, OUI, À L’ALEX

Oui, à l’Alex, oui, à l’Alex
Est une prison.
Qui est un jour est entré,
Pour en sortir, c’est « Non. »

Oui, oui, oui et oui,
C’est triste, mais bien vrai.
Non, non, non et non,
Pour toujours, ce n’est pas vrai !

Le « dragon » » devant la porte
S’agite avec ses clés.
Une fille aux joues mortes
En est tirée.

Oui, oui, oui et oui,
C’est triste, mais bien vrai.
Non, non, non et non,
Pour toujours, ce n’est pas vrai !

A la vitesse de l’éclair,
On descend à l’audition.
D’abord on n’a rien fait,
Puis c’est l’inflation.

Oui, oui, oui et oui,
C’est triste, mais bien vrai.
Non, non, non et non,
Pour toujours, ce n’est pas vrai !

Le commissaire à l’audition
Se met à gueuler :
« Truie communiste, putain de con,
ne mens pas, tu vas cracher ! »

Oui, oui, oui et oui,
C’est triste, mais bien vrai.
Non, non, non et non,
Pour toujours, ce n’est pas vrai !

A vitesse de l’escargot,
On remonte vers le haut.
Dans la cellule serrée,
Montrer son cul blessé.

Oui, oui, oui et oui,
C’est triste, mais bien vrai.
Non, non, non et non,
Pour toujours, ce n’est pas vrai !

Les punaises, riteratze,
La nuit, quel malheur.
Secouer sa matratze (Matelat)
Non, dit « Adèle », la terreur.

Oui, oui, oui et oui,
C’est triste, mais bien vrai.
Non, non, non et non,
Pour toujours, ce n’est pas vrai !

Soupe de pois, de haricots,
Orge perlé, sec, le pain.
Sans les paquets et les gâteaux,
C’est bientôt la fin.

Oui, oui, oui et oui,
C’est triste, mais bien vrai.
Non, non, non et non,
Pour toujours, ce n’est pas vrai !

Notre chanson touche à sa fin,
L’arrestation aussi.
Par la « Verte Minna »,
Je file à Moabit.

Oui, oui, oui et oui,
C’est triste, mais bien vrai.
Non, non, non et non,
Pour toujours, ce n’est pas vrai !

Contributed by Bernart Bartleby - 2016/8/23 - 09:22




Language: Italian

Versione italiana di Francesco Mazzocchi
SÌ, ALL’ALEX, SÌ, ALL’ALEX

Sì, all‘Alex, sì, all‘Alex
sta una solida casa,
chi una volta è entrato
non viene fuori così facilmente.

Sì, sì, sì, ah sì,
è triste, ma vero,
no, no, no, ah no,
per sempre, non può essere così.

Il dragone con la chiave
sferraglia alla porta.
Una ragazza con le guance pallide
ne esce fuori.

Sì, sì, sì, ah sì,
è triste, ma vero,
no, no, no, ah no,
per sempre, non può essere così.

E con la velocità del lampo
si va sotto all‘interrogatorio,
dapprima non succede niente,
poi la situazione monta sempre più.

Sì, sì, sì, ah sì,
è triste, ma vero,
no, no, no, ah no,
per sempre, non può essere così.

All’interrogatorio il commissario
comincia subito a gridare:
«Vecchia troia, puttana rossa,
piantala di negare!»

Sì, sì, sì, ah sì,
è triste, ma vero,
no, no, no, ah no,
per sempre, non può essere così.

E piano come una lumaca
si ritorna di sopra,
e nella cella
si mostra il sedere.

Sì, sì, sì, ah sì,
è triste, ma vero,
no, no, no, ah no,
per sempre, non può essere così.

E le cimici, ritzeratze, [1]
di notte, o che fastidio,
vuoi battere il materasso,
Adele dice di no.

Sì, sì, sì, ah sì,
è triste, ma vero,
no, no, no, ah no,
per sempre, non può essere così.

Zuppa di piselli, zuppa di fagioli,
orzo, pane secco.
Se non arrivassero i pacchi di viveri,
ci sarebbe grande miseria.

Sì, sì, sì, ah sì,
è triste, ma vero,
no, no, no, ah no,
per sempre, non può essere così.

La nostra canzone ora è alla fine
e con quella l‘arresto.
Nella „verde Minna“ si va
adesso a Moabit.
[1] ritzeratze, che potrebbe anche essere reso in italiano con grattagratta, viene da ritzen, scalfire, incidere, completato da un’onomatopea che suggerisce il grattare.
la “verde Minna” cioè la vettura usata per il trasporto dei prigionieri e caratterizzata dal colore verde a cominciare dal 1866 in Prussia, aveva nomi diversi in altre regioni, anche nomi maschili, come in Svevia o Amburgo “verde August”, in Austria “verde Heinrich”.

Contributed by Francesco Mazzocchi - 2019/2/24 - 13:32




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