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Confini

Fabio Bello
Lingua: Italiano



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La canzone prese spunto da alcuni giorni d'estate passati in Jugoslavia pochi mesi prima dello scoppio del conflitto del 1992, giorni in cui si coglievano già segnali dell'odio a venire.

Il testo credo sia comunque fruibile indipendentemente da una collocazione storico-geo-temporale, libero a personali suggestioni.

Dedicata a don Tonino Bello e ad Alex Langer.
I pettirossi volano troppo lontani:
un confine loro non sanno neanche cos’è
Rivolgi dietro alla collina lo sguardo:
la tua casa, una linea, cippi senza un perché.
Anche una nuvola si può fermare e star lì.

RIT. Cosa farai quando verrà la guerra?
Mica puoi vivere su un’altra terra…
Cosa farai quando verrà la guerra?
Come farai?

Stretti, abbracciati, così uguali e diversi:
dagli sguardi beati capiresti di più;
grida a rotoloni lungo il prato inclinato,
nei dialetti confusi, e poi frenarsi laggiù.
Anche un gioco si può fermare e star lì. [RIT.]

E suoni sordi trasportati dal vento
sembrano parole di malinconia;
fanno spavento quegli idiomi stranieri,
oggi come ieri segni di discrasia.
Anche un canto si può fermare e star lì. [RIT.]

Ma giunge il giorno che risali il sentiero,
poche cose in spalla, troppe cose d’addio:
tu guardavi il confine per capire chi eri
ma un confine confonde quel ch’è tuo e quel ch’è mio.
Anche una fuga si può fermare. Stai lì.

inviata da Fabio Bello - 23/3/2009 - 00:05




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