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Complainte de la blanche biche

anonimo
Lingua: Francese


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Tri Yann, Complainte de la blanche biche.


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[ca. XII secolo]
[appr. XIIème siècle]
Incisioni note:
- Tri Yann, Suite Gallaise, 1974

- Malicorne, Vox
- Véronique Chalot, La chanson de Provence - Antiche ballate francesi, Folkstudio Roma (poi CD omaggio con "Avvenimenti"), 1995
- Laurence Guillon & 3D
- Laurence Revey, Le creux des fées - Le cliot di tserafouin, 1999





LA BIANCA CERBIATTA: ALLE RADICI DELLA VIOLENZA FAMILIARE

La ballata che qui presentiamo, di provenienza bretone e da sempre facente parte del repertorio dei Malicorne e dei Tri Yann (ma è stata eseguita anche, con bravura, dalla franco-livornese Véronique Chalot in un oramai introvabile album pubblicato negli anni '90 dalla scomparsa rivista “Avvenimenti”, e da Laurence Guillon in una versione forse anteriore, accompagnata dalla ghironda che rende la ballata in tutta la sua bellezza), è con tutta probabilità tra le più antiche dell'intera tradizione francese. Secondo lo storico e etnologo Henri-Irénée Marrou, che come musicologo si firmava Henri Davenson, la ballata era diffusa un tempo tra la Vandea e la Normandia, ma le sue origini sarebbero chiaramente bretoni. Di testi in lingua bretone però non ne sono pervenuti; sin dal suo affiorare nelle fonti, è redatta in un dialetto francese.

Fa parte di tutto un sistema di miti e tradizioni, di probabile origine celtica, che nel XII secolo fornirono a Marie de France (in italiano: Maria di Francia) lo spunto per molti dei suoi celeberrimi Lais. Nel Medioevo francese, i cosiddetti Lais sono brevi poesie d'amore in forma lirico-narrativa; si tratta naturalmente dell'amor cortese tipico dell'epoca, basato su leggende di varia provenienza.

Tra di essi si trova il Lai de Guigemar, la storia di un giovane vassallo, Guigemar, insensibile all'amore che, durante una battuta di caccia, ferisce a morte una cerbiatta (biche) bianca che gli lancia una sorta di maledizione: la ferita che la freccia ha causato al giovane rimbalzandogli sulla coscia potrà guarire soltanto quando troverà l'amore. Dopo numerose peripezie, il giovane trova l'amore grazie ad una dama venuta dall'Oltretomba, che in realtà era proprio la bianca cerbiatta.

Questa romantica storia nasconde però un mito più antico e ben più tragico, dissimulando un tema che nelle antiche ballate era all'ordine del giorno: l'incesto (volontario o accidentale). Già nel Lai di Maria di Francia, la sorella di Guigemar si chiama Noguent, nome che in bretone significa qualcosa come “dal bianco aspetto”. Alle radici della storia di Maria di Francia c'è quindi un avvenimento violento, come si può ben vedere da questa bellissima, cupa e antichissima ballata che lo narra in modo più chiaro e che si situa nel medesimo “stock” di miti e leggende dal quale proviene un'ugualmente antica ballata scozzese, The Bonny Heyn, nella quale, non a caso, la vittima dell'incesto (anche se accidentale) è ancora presentata come una cerbiatta.

Sotto l'apparenza di un “sogno” (un comune artificio per dissimulare la realtà), una ragazza racconta alla madre quel che realmente deve subire dal fratello (che si chiama “Renaud”, nome che riporta al “Randal” della ballata scozzese); durante una battuta di caccia il fratello abbatte la “bianca cerbiatta” (ovverossia la violenta) e la uccide, facendola puoi scuoiare e squartare da un servo. Nel sogno la ragazza prega la madre di difenderla dal fratello, ma la cosa si rivela inutile; lo stesso fratello che, poi, in un finale assolutamente truculento, la fa servire in tavola al banchetto dei nobili, chiedendosi ipocritamente dove sia la bella sorella. Vi è, ovviamente, un elemento soprannaturale: i resti della cerbiatta si mettono a parlare dal piatto imbandito in tavola, rivelando la loro vera identità mentre le povere ossa si anneriscono sui tizzoni del camino.

Storie e leggende antiche, che nascondono però una realtà terribile altrettanto antica e attuale al tempo stesso. La “bianca cerbiatta” è la donna eterna vittima delle violenze domestiche e familiari, è la ragazzina stuprata dal fratello o dal padre; una consuetudine, questa, che era la norma non solo nel mondo rurale, anche se in esso era particolarmente evidente. Il famoso “scemo del villaggio” che esisteva in ogni paese era spesso il frutto di relazioni incestuose, e delle relative tare. Logico che le ballate popolari, fin da tempi antichissimi, si siano impadronite di questo tema che. Ma non è che nella società industriale e post-industriale il fenomeno sia venuto a cessare: tutt'altro. Anche senza ricorrere al clamoroso e mediatico caso del padre-padrone austriaco che ha tenuto segregate le figlie per anni, facendo con una di esse dei figli, è tra le mura domestiche e nell'ambito familiare che le ragazze e le donne subiscono la maggior parte delle violenze. Padri, fratelli, mariti. A tutte queste bianche cerbiatte, e ai loro incubi che spesso non trovano la forza di denunciare, vogliamo dedicare questa canzone di epoche remote. Remote, ma che si sono perpetuate nella violenza ai danni di chi non può difendersi, una violenza proveniente dalla famiglia stessa. E sarebbe a volte il caso di interrogarsi seriamente e senza pregiudizi, sull'istituzione-famiglia e sulla terribile violenza quotidiana che vi si compie. Una violenza senza nome, e spesso senza un colpevole, sulle cerbiatte bianche, nere, di qualsiasi colore. [CCG/AWS Staff]

Celles qui vont au bois, c'est la mère et la fille,
La mère va chantant et sa fille soupire.

Qu'a vous à soupirer, ma blanche Marguerite?
J'ai bien trop d'ire en moi et n'ose vous le dire.

Je suis fille le jour et la nuit blanche biche
La chasse est après moi des barons et des princes.

Et mon frère Renaud qui est encore le pire;
Allez ma mère, allez, bien promptement lui dire

Qu'il arrête ses chiens jusqu'à demain midi.
Où sont tes chiens Renaud, et la chasse gentille?

Ils sont dedans le bois, à courre blanche biche.
Arrête-les Renaud, arrête je t'en prie.

Trois fois les a cornés de son cornet de cuivre,
A la troisième fois la blanche biche est prise.

Mandons le dépouilleur qu'il dépouille la biche
Celui qui la dépouille dit: Je ne sais que dire.

Elle a les cheveux blonds et le sein* d'une fille.
A tiré son couteau, en quartiers il l'a mise.

En ont fait un dîner aux barons et aux princes:
Nous voici tous illec, hors ma sœur Marguerite.

Vous n'avez qu'à manger, suis la première assise,
Ma tête est dans le plat et mon cœur aux chevilles.

Mon sang est répandu par toute la cuisine,
Et sur vos** noirs charbons mes pauvres os s'y grillent.

Celles qui vont au bois, c'est la mère et la fille,
La mère va chantant et sa fille soupire.

Qu'a vous à soupirer, ma blanche Marguerite?
J'ai bien trop d'ire en moi et n'ose vous le dire.

* Var.: teint

** Var.: ces

inviata da Riccardo Venturi - 24/2/2009 - 14:35




Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
24 febbraio 2009

LAMENTO DELLA BELLA CERBIATTA

Quelle che vanno al bosco, son la madre e la figlia,
La madre cammina cantando, e la figlia sospira.

Che cosa avete da sospirare, mia bianca Margherita?
Ho in me tanta collera, e non ho il coraggio di dirvelo.

Son fanciulla di giorno, e la notte una bianca cerbiatta,
Mi danno la caccia i prìncipi e i baroni.

E mio fratello Rinaldo è di tutti il peggiore;
Andate, madre mia, andate a dirgli lesta

Che fermi i suoi cani fino a domani a mezzogiorno.
Dove sono i tuoi cani, Rinaldo, la tua nobile muta?

Sono nel bosco a dar la caccia alla bianca cerbiatta.
Fermali, Rinaldo, fermali, ti prego.

Tre volte li ha incitati con il suo corno di rame,
Al terzo suono del corno la bianca cerbiatta è presa.

Mandiamo qualcuno a darle il colpo di grazia e a scuoiarla,
Lo scuoiatore dice: Proprio non so che dire.

Ha i capelli biondi e il seno* di una fanciulla.
Ha cavato il coltello e l'ha squartata,

Ne hanno fatto un pranzo per i prìncipi e i baroni:
Eccoci tutti qua, tranne mia sorella Margherita.

Non dovete che mangiare, io sono a capotavola,
La mia testa è nel piatto, il cuore alle caviglie.

Il mio sangue è sparso per tutta la cucina,
E sui vostri** neri tizzoni bruciano le mie povere ossa.

Quelle che vanno al bosco, son la madre e la figlia,
La madre cammina cantando, e la figlia sospira.

Che cosa avete da sospirare, mia bianca Margherita?
Ho in me tanta collera, e non ho il coraggio di dirvelo.

* Var.: incarnato

** Var.: questi

24/2/2009 - 16:25




Lingua: Italiano

Tentativo di traduzione italiana ritmica di Riccardo Venturi
5 gennaio 2011



Le rime non hanno potuto essere rispettate che raramente (a volte internamente), ma credo anche i versi sciolti possano adattarsi alla melodia anche se, qua e là, con qualche forzatura. Qualcosa ha dovuto essere sacrificata, e la "première assise" è diventata arbitrariamente, ma con un filo di logica, la "prima portata". Si tratta peraltro di una resa che è per me vecchia quanto il primo ascolto di questa canzone.

LA CERBIATTA

Quelle che al bosco van son la madre e la figlia,
canta la madre e la figlia sospira.
“Cos'hai da sospirar, mia bianca Margherita?”
“Dirlo proprio non so, ma sono in preda all'ira.
Son fanciulla di giorno, e la notte cerbiatta,
mi danno la caccia marchesi e baroni.
E Rinaldo, mio fratello, è di tutti il peggiore,
andate madre mia, andate presto a dirgli
che fermi i suoi cani fino a mezzodì domani.”
“Dov'è la tua muta, Rinaldo, sì gentile?”
“È nel bosco a cacciare la bianca cerbiatta.”
“Fermala, Rinaldo, la devi fermare.”
Tre volte l'ha incitata col suo corno di rame,
al terzo suono del corno la cerva è già presa.
“Mandiam lo scalcatore a scuoiar la cerbiatta”,
ma chi la scuoia dice: “Non so proprio che dire.
Ha i capelli dorati e seno di fanciulla.”
Ha cavato il coltello e in parti l'ha squartata,
e ne han fatto un banchetto per marchesi e baroni:
“Siamo qua, manca solo mia sorella Margherita.”
“Non avete che a mangiar, son la prima portata,
La mia testa è nel piatto con il cuore e i polmoni,
del mio sangue tutta la cucina è bagnata,
le mie povere ossa brucian su quei carboni.”
Quelle che al bosco van son la madre e la figlia,
canta la madre e la figlia sospira.
“Cos'hai da sospirar, mia bianca Margherita?”
“Dirlo proprio non so, ma sono in preda all'ira.”

5/1/2012 - 23:05




Lingua: Francese

La versione interpretata da Laurence Guillon & 3D.



Si tratta di una versione con tonalità autentiche da musica popolare antica, con uso di strumenti d'epoca (in primis la ghironda, ma anche lo scacciapensieri). Il testo preserva alcune caratteristiche più antiche rispetto alla versione dei Tri Yann (ad esempio l'avverbio arcaico illec; nel canto, la cantante mantiene la pronuncia pre-settecentesca e dialettale del gruppo /oi/ , pronunciato [we] (per cui, ad esempio, /moi/ si legge come se fosse scritto [moué]). Notevole anche la ripetizione regolare di un verso e la diversa disposizione delle strofe.

COMPLAINTE DE LA BLANCHE BICHE

Celles qui vont au bois, c'est la mère et la fille,
La mère va chantant et la fille soupire.
La mère va chantant et la fille soupire,
Qu'a vous à soupirer, ma fille Marguerite?

Qu'a vous à soupirer, ma fille Marguerite?
J'ai bien grande ire en cœur et n'ose vous le dire.
J'ai bien grande ire en cœur et n'ose vous le dire,
Je suis fille le jour et la nuit blanche biche.

Je suis fille le jour et la nuit blanche biche,
La chasse est après moi, les barons et les princes.
La chasse est après moi, les barons et les princes,
Et mon frère Renaud qui est encore bien pire.

Où sont tes chiens, Renaud, et ta chasse gentille?
Il sont dedans le bois à courre blanche biche.
Arrête tes chiens, Renaud, arrête, je t'en prie.
Trois fois les a cornés à son cornet de cuivre.

Trois fois les a cornés de son cornet de cuivre,
A la troisième fois la blanche biche est prise.
Celui qui la dépouille dit: Je ne sais que dire.
Elle a le cheveu blond et le sein d'une fille.

A tiré son couteau, en quartiers il l'a mise,
En ont fait un repas aux barons et aux princes.
En ont fait un repas aux barons et aux princes.
Nous voici tous illec, faut ma sœur Marguerite.

Vous n'avez qu'à manger, suis la première assise,
Ma tête est dans le plat et mon cœur aux chevilles.
Mon sang est répandu par toute la cuisine,
Et sur vos noirs charbons mes pauvres os y grillent.

inviata da Riccardo Venturi - 24/2/2009 - 16:48




Lingua: Francese (Québecois)


LA BLANCHE BICHE, OU LA BELLE MARGUERITE
La version québecoise/ Versione del Québec

Come è lecito attendersi da una ballata di tale antichità, essa ha seguito (come le analoghe britanniche) i coloni nel Nuovo Mondo. La versione del Québec francofono sembra mantenere una melodia molto più elementare, mentre il testo fa affiorare dei particolari perduti: in primis, la possibile colpa della madre della bianca cerbiatta, che non avverte il figlio (che qui si chiama Julien). L'incesto accidentale e l'uccisione della sorella-cerva vengono quindi spostati sul piano dell'odio della madre verso la giovane figlia (che nel testo appare sposata). Pentitasi della colpa, la madre si fa scoprire dal figlio e decide di espiare perdendosi nel bosco; ma il figlio le prende il pugnale e si uccide. E' senz'altro possibile che tali particolari siano ripresi da versioni europee andate perse; qui ascoltiamo la ballata dalla voce di Michel Faubert, dall'album Maudite mémoire del 1992. Non essendo presente il testo in rete, lo ho trascritto all'ascolto (un compito non semplice data la particolarissima e arcaica pronuncia del francese del Québec). [RV]


LA BLANCHE BICHE, OU LA BELLE MARGUERITE

C'est la belle Marguerite
sur son lit qui soupire,
c'est la belle Marguerite
sur son lit qui soupire
Sa mère s'en va la voir:
Qu'a vous donc, ma jolie?

Qu'a vous à soupirer,
Marguerite, ma fille?
Qu'a vous à soupirer,
Marguerite, ma fille?
Souvenez-vous, ma mère,
le jour où je suis née?

Vous m'avez faite laver
dans la chambre dorée,
vous avez jeté l'eau
dans le jardin des fées,
les fées m'ont fêtée donc
pour le reste de ma vie.

Je suis fille le jour
et la nuit blanche biche,
et les chiens du château
toute la nuit me poursuivent,
ceux à mon frère Julien
ils sont cent fois les pires.

Ma mère, allez lui dire:
Julien, arrête tes chiens,
celle n'est pas une biche,
c'est ta sœur Marguerite,
ma mère, je ne crois pas
à ce que vous me dites.

Y a pris son grand sifflet,
au bois il s'en va vite,
et le sifflet trois fois
sans que le chien entend entice,
la quatrième fois
la blanche biche est prise

Y a pris son coutelas,
en quartiers il l'a mise,
la porte au cuisinier
pour qu'il la fasse cuire,
tenez, bon cuisinier,
voilà la blanche biche

Elle a le tour du cou
comme une jeune fille,
elle a les cheveux bouclés,
jambes comme de la cire,
elle a l'anneau au doigt
comme une mariée

Ils ont fêté festin
des barons et des princes,
nous souperions bientôt
si nous avions Marguerite,
soupez, messieurs, buvez,
je suis la première assise

Ma tête est dans le plat
et mon cœur aux chevilles,
entre deux plats d'argent
mes mamelles sont mises,
mon foie et mes poumons
il bout dans la marmite

Sa mère au coin du feu
elle pleure et elle soupire,
sa mère au coin du feu
elle pleure et elle soupire,
par terre je coucherai,
s'étend sur des épines

Mon boire seront mes pleurs,
mon manger des racines,
mon boire seront mes pleurs,
mon manger des racines,
je lui ai pris son poignard,
s'en perce la poitrine.

inviata da Riccardo Venturi - 29/9/2014 - 16:05




Lingua: Scozzese


THE BONNY HEYN
Child #50

Riprendiamo qui l'articolo di Wikipedia italiana, che in questo caso è un commento interno in quanto originariamente redatto da Riccardo Venturi.

Rare sono le incisioni di questa ballata. Ricordiamo quella della grande June Tabor nell'album "Abyssinians", e di M.J. Harris e Martyn Bates in Murder Ballads: The Complete Collection (Incest Songs).




The Bonny Heyn (o The Bonny Hind) è una ballata tradizionale in lingua inglese associata al tema dell'incesto, in questo caso accidentale. È considerata pressoché unanimemente come una delle migliori ballate tradizionali angloscozzesi, sebbene, per il suo argomento assai scabroso ed il linguaggio in diversi punti assai crudo, non abbia mai goduto della popolarità di altre composizioni del genere. Nelle Child Ballads le è attribuito il numero 50.

L’incesto accidentale, con la catastrofe che ne consegue, è un tema che suscita per natura grande emozione, tanto da essere ripreso da più di un grande poeta, in tutte le epoche. Molte altre ballate tradizionali angloscozzesi sono incentrate sul tema dell'incesto; così ad esempio Sheath and Knife (Child #58), dove sembra essere riprodotto addirittura il tema classico letterariamente più famoso, quello di Edipo e della madre Giocasta. Fatte le debite proporzioni, la straordinaria (ed assai remota) ballata The Bonny Heyn, la cui unica versione lo Herd trascrisse dalla "viva voce di una lattaia scozzese" nel 1771, senz'altro non sfigurerebbe al confronto, particolarmente le ultime sei strofe contenenti probabilmente una delle più belle scene dialogate che si ricordino in tutte le balladries del mondo.

Sebbene The Bonny Heyn sia un autentico unicum nella tradizione britannica, si hanno delle analoghe ballate islandesi e finlandesi nelle quali la vicenda viene trattata con maggiori particolari; dal confronto appare infatti chiaro che il disperato fratello chiama la sorella bella cerbiatta (bonny heyn) non solo per la sua bellezza, usando quindi un appellativo simbolico e affettuoso che aggiunge ulteriore pathos ad una narrazione che già ne ha molto, ma anche perché crede che l’anima della sorella trasmigrerà in quella di una cerva, vale a dire una vera e propria reincarnazione di un essere umano in un animale tradizionalmente sacro e totemico presso i popoli del Nord.

Si avrebbe qui un elemento antichissimo, del tutto pre-cristiano, che porrebbe The Bonny Heyn a fianco di Johnie Cock, di King Orfeo, di Hind Etin e pochissime altre ballate tradizionali. Da notare che il giovane protagonista ha un nome ed un titolo ben noti nelle ballate scozzesi: si chiama infatti Lord Randal.

THE BONNY HEYN
THE BONNY HIND

O May she comes and May she goes
Down by yon gardens green,
And there she spied a gallant squire
An squire had ever been.

And May she comes, and May she goes,
Down by yon hollen tree,
And there she spied a brisk young squire,
And a brisk young squire was he.

"Give me your green manteel, fair maid,
Give me your maidenhead;
Gif ye winna gie me your green manteel,
Gi’ me your maidenhead."

He has taen her by the milk-white hand,
And softly laid her down,
And when he’s lifted her up again
Given her a silver kaim.

"Perhaps there may be bairns, kind sir,
Perhaps there may be nane;
But if you be a courtier,
You’ll tell to me your name."

"I am nae courtier, fair maid,
But new come frae the sea;
I am nae courtier, fair maid,
But when I courteth thee.

"They call me Jack when I’m abroad,
Sometimes they call me John;
But when I’m in my father’s bower
Jock Randal is my name."

"Ye lee, ye lee, ye bonny lad,
Sae loud’s I hear ye lee!
Ffor I’m Lord Randal’s yae daughter,
He has nae mair nor me."

"Ye lee, ye lee, ye bonny may,
Sae loud I hear ye lee!
For I’m Lord Randal’s yae yae son,
Just now come oer the sea."

She’s putten her hand down by her spare,
And out she’s taen a knife,
And she has putn ‘t in her heart’s bluid,
And taen away her life,

And he’s taen up his bonny sister,
With the big tear in his een,
And he has buried his bonny sister
Amang the hollins green.

And syne he’s hyed him oer the dale,
His father dear to see:
"Sing O and O for my bonny hind
Beneath yon hollin tree!"

"What needs you care for your bonny hyn?
For it you needna care;
There’s aught score hyns in yonder park,
And five score hyns to spare.

"Four score of them are siller-shod,
Of thae ye may get three;"
"But O and O for my bonny hyn
Beneath yon hollin tree!"

"What needs you care for your bonny hyn?
For it you need na care;
Take you the best, gi’ me the warst,
Since plenty is to spare."

"I care na for your hyns, my lord,
I care na for your fee;
But O and O for my bonny hyn,
Beneath the hollin tree!"

"O were ye at your sister’s bower,
Your sister fair to see,
Ye’ll think na mair o’ your bonny hyn
Beneath the hollin tree."

inviata da Riccardo Venturi - 24/2/2009 - 17:10




Lingua: Italiano

La versione italiana di The Bonny Heyn.
Riccardo Venturi l'ha eseguita nel 1988 per la primitiva redazione di un saggio sulle ballate popolari angloscozzesi.

LA BELLA CERBIATTA

Maggio viene, maggio va via
Nel verde dei giardini,
Là ella vide un bel cavaliere
Se mai cavaliere ci fosse;

E maggio viene, maggio va via
Per i cespi d’agrifoglio,
Là ella vide un giovane cavaliere
Forte come nessuno, e bello.

"Dammi il tuo verde mantello,
Dammelo, bella fanciulla;
Dammi il tuo verde mantello
E la tua verginità."

L’ha presa per la bianca mano
E piano l’ha distesa giù;
Quando l’ha fatta rialzare
Le ha dato una spilla d’argento.

"Signore, potrei essere incinta,
Come potrei non esserlo affatto;
Se siete un uomo di Corte
Ditemi come vi chiamate."

"Non sono un cortigiano,
Ho appena traversato il mare;
Non sono un uomo di Corte,
Tranne quando corteggio te.

"Mi chiaman Jack in terre straniere,
Talvolta mi chiamano John;
Ma al castello di mio padre
Jock Randal è il mio nome:"

"Tu menti, tu menti, bel ragazzo,
Tu menti e lo fai ad alta voce!
Sono l’unica figlia di Lord Randal,
Non ha altri figli che me."

"Tu menti, tu menti, bella ragazza,
Tu menti e lo fai ad alta voce!
Sono l’unico figlio di Lord Randal
Appena arrivato dal mare!"

Ha portato la mano alla gonna
E ha tirato fuori un coltello,
Se l’è immerso nel cuore
Privandosi della vita.

Lui ha preso la bella sorella
Gli occhi pieni di lacrime;
La bella sorella ha sepolto
Tra gli agrifogli verdi.

Poi se n’è andato su nella valle
Per vedere il suo caro padre:
"Piango per la bella cerbiatta
Che dorme fra gli agrifogli."

"Perché piangi per una cerva?
Non te ne devi crucciar tanto!
Quasi duecento ne abbiamo nel parco
E cento te ne puoi prendere.

"Ottanta di loro son ferrati d’argento,
Te ne puoi prender sessanta;"
"Io piango per la bella cerbiatta
Che dorme fra gli agrifogli!"

"Perché piangi per una cerva?
Non te ne devi crucciare tanto!
Prendi la meglio, io mi tengo la peggio,
Ché ne abbiamo in abbondanza!"

"Tenetevi i vostri cervi, signore,
Tenetevi i vostri averi;
Io piango per la bella cerbiatta
Che dorme fra gli agrifogli!"

"Se tu vedessi tua sorella,
La tua bellissima sorella,
Non penseresti più alla tua bella cerbiatta
Che dorme fra gli agrifogli."

24/2/2009 - 17:17




Lingua: Polacco

Versione polacca di Jacek Kowalski

Presente nell'album di Jacek Kowalski e il gruppo Klub Świętego Ludwika "Otruta markiza. Stare ballady francuskie po polsku" (La marchesa avvelenata. Le antiche ballate francesi in polacco), Hamburg 2005



Come la fonte per le sue traduzioni l'autore si è servito del libro di Henri Davenson (Henri-Irénée Marrou ), „Le livre des chansons”, Editions de la Baconnière, Neuchâtel 1982.






BIAŁA ŁANIA

Kto zdąża w ciemny las, to matka i córeczka,
A matka śpiewa wraz, córeczka idzie smętna.

Co tobie córko ma, co tobie Małgorzatko?
Niełatwo matko ma, powiedzieć mi niełatwo.

Dziewicą jestem w dzień, a w nocy łanią białą,
Książęta gonią mnie, baroni mnie ścigają.

A Rynald, ten mój brat, najgorzej mnie napada,
Pobieżaj matko ma, powiadaj mu, powiadaj.

Niechajże swoje psy do jutra uspokoi,
Rynaldzie, gdzie twe psy, gdzie są myśliwcy twoi?

Pośrodku borów mych ścigają łanię białą,
Rynaldzie wstrzymaj ich, niechajże powracają.

Po trzykroć zadął w róg, po trzykroć w róg miedziany,
Jak zadął trzeci raz łanię upolowali.

Niechajże krajczy mój na ćwierci ją pokraje,
A krajczy rzecze mu: „Rzecz dziwna mi się zdaje.

Ma ona złoty włos i piersi ma dziewczęce”.
I nożem zadał cios, pokrajał ją na ćwierci.

Więc wieczerzajmy wraz, książęta, baronowie,
Nikogo nie brak z nas, jedynie siostry mojej.

Ja tutaj bracie, ja, wieczerzaj, ja przy tobie,
Na tacy głowa ma, na ziemi serce moje.

Po kuchni moja krew spłynęła w obfitości,
A śród zwęglonych drew goreją moje kości.

Kto zdąża w ciemny las, to matka i córeczka,
A matka śpiewa wraz, córeczka idzie smętna.

Co tobie córko ma, co tobie Małgorzatko?
Niełatwo matko ma, powiedzieć mi niełatwo.

inviata da Krzysiek Wrona - 10/9/2017 - 20:43


Particolarmente felice di aver ritrovato, dopo anni, il video della stupenda interpretazione di Véronique Chalot, che abitava a pochi passi da me a Livorno. E' stata la prima dalla quale ho sentito questa canzone, come ritrovare qualcosa da un passato allo stesso tempo vicino e lontano. La versione fu registrata al Folkstudio di Roma e poi inserita nel CD "La chanson de Provence - Antiche ballate francesi" (sebbene la ballata sia di origine bretone!), poi ripubblicato nel 1995 dalla scomparsa rivista "Avvenimenti" (la quale specificava che le ballate erano "provenzali e bretoni"). Un CD purtroppo andato perduto nelle tempeste dei traslochi. Finalmente qualcun altro che lo conosceva lo ha inserito, almeno in parte, su YouTube.

Riccardo Venturi - 5/1/2012 - 14:36


Da notare, infine, la nostra traduzione italiana utilizzata quasi in blocco per il racconto Cerbiatta in crosta di corteccia, dal forum Le Fate di Avalon. Segno che questo sito, anche nelle sue pagine più riposte, ha una diffusione spesso lontanamente sospettabile...

CCG/AWS Staff - 5/1/2012 - 15:46



L'interpretazione di Véronique Chalot e dei Malicorne in un nuovo video



Il bel video di Valestap, del 14 agosto 2014, riporta sia la versione interpretata da Véronique Chalot che quella dei Malicorne. Sia nell'introduzione che nell'iconografia, come si può vedere, riprende diverse cose da questa pagina (che, del resto, è stata probabilmente la prima in Rete interamente dedicata a questa ballata).

Riccardo Venturi - 29/9/2014 - 01:35



La versione eseguita dall'ensemble Le Poème Harmonique di Vincent Dumestre



Con Vincent Dumestre abbiamo, fortunatamete, già avuto a che fare sulla pagina de La Pernette. Con questa interpretazione del Poème Harmonique, la Blanche Biche entra trionfalmente nella musica classica polifonica, e le viene restituita la sua sonorità secolare. Il brano è tratto dall'album Plaisir d'Amour - Chansons & Romances de la France d'autrefois.

Riccardo Venturi - 29/9/2014 - 14:59



L'interpretazione di Danielle Messia e del gruppo Grattons-Labeur (1976)



Dall'album "Le bal des sorciers" dei Grattons-Labeur, del 1976; vi canta Danielle Messia, che allora ha soli vent'anni. Danielle Mashiah, nata nel 1956 a Giaffa in Israele, si stabilì in Francia da bambina divenendo una delle più promettenti interpreti di folk-rock; morì nel 1985 di leucemia, a soli 29 anni.

Riccardo Venturi - 29/9/2014 - 16:12


'mazza che bellezza!
Grazie Riccardous Cuor De' Leon

krzyś - 15/10/2014 - 00:31


pero' il video e' piuttosto cadaverico :~|
(krzyś)

Beh, vista la canzone, volevi che fosse tutto pieno di roselline, angioletti e fior di verbena...? (salud)

1/9/2016 - 01:54


che ne so, un po' di zucchero in polvere mezza?
(krzyś)

Beh, se ti interessa, quest'altra angelica e storica canzone francese è stata a suo tempo parzialmente postata su "Amours sucrés", "Amori zuccherosi", forum di amori adolescenziali: La maumariée vengée par son frère

1/9/2016 - 02:27


Caro Riccardo, a proposito della versione interpretata da Veronique Chalot: era in origine contenuta nell'LP Live che uscì nel 1975 ad opera del Folk studio per la loro nuova etichetta proprio appena fondata. Comperai subito il disco, che fu importante perchè allora poco o niente si sapeva di queste canzoni (definite sulla copertina "antiche ballate francesi). Avevo assistito ad uno di questi concerti (stagione 1974-75), lei era normanna di Le Havre dove aveva frequentato il Conservatorio e partecipato al primo festival folk internazionale di Parigi nel 1972. Era arrivata da pochissimo in Italia e poi appunto in Toscana rimase, incidendo ancora nel 1977 per la neonata Maso, il terzo disco della loro serie, il più sofisticato "j'ai vu le loup", dove la frase che dava il titolo alla raccolta era tratta da la "Danse des sorcieres" citata in seguito anche dai Tri Yann nel loro hit "La Jument de Michao" (in "La decouverte ou l'ignorance")(la prima versione bretone però era stata ad opera del gruppo Kouerien, tre anni prima, nel 1973). Hir!

Flavio Poltronieri - 10/6/2017 - 08:56


Eh sì, e la Véronique all'epoca -dimmi se sbaglio- doveva essere poco più di una ragazzina, così come appare sulla copertina di "J'ai vu le loup" dei Materiali Sonori di San Giovanni Valdarno, l'album che citi. La storia per me comincia da lì, quando di anni ne avevo ben quattordici (14). Fra l'altro farà piacere al nostro webmaster che tu citi i Materiali Sonori con la sigla "MASO" :-P. Bisognerebbe forse mettere anche il "Chant de la mer"... Salud!

Riccardo Venturi - 10/6/2017 - 10:12


....ma quella è una melodia composta da Véronique Ch su un testo bretone genericamente così titolato....ne conosci l'origine ("L'orage meurt là-bas sur les flots...")?

Flavio Poltronieri - 10/6/2017 - 10:39


Cari Flavio e Riccardo, non ci crederete, ma subito dopo aver letto queste vostre parole sono uscito a comprare un po' di zucchine e peperoni al mercato di Ferney Voltaire, mi sono fermato alla bancherella dei dischi e guardate cos'ho trovato, sepolto tra quintali di Johnny Halliday?

Lorenzo - 10/6/2017 - 12:01


Che culo!

krzyś - 10/6/2017 - 12:10


...vedi come ti vogliamo bene!!!

in Bretagna si direbbe:
n'hen eus mann a vad bars ar bed, met caroud ha bezan caret
(non c'è niente di meglio al mondo che amare ed essere amati)

Flavio Poltronieri - 10/6/2017 - 12:13


Il brano viene introdotto dall'artista come "una ballata vegetariana" del 700 :)

Krzysiek - 10/9/2017 - 21:47


L'interpretazione del gruppo Morenica (2023) e un omaggio postumo a Jean-Paul Corbineau


Jean-Paul Corbineau, fondatore e membro dei Tri Yann, è morto il 16 dicembre 2022 a Nantes, dove era nato il 26 agosto 1948.



Purtroppo non ne ero venuto a conoscenza immediatamente, e me ne dispiace davvero tanto (anche perché Jean-Paul Corbineau, ed anche questo lo ho appreso ora, era malato di leucemia e la cosa, per motivi miei, mi colpisce ancora di più). Con Jean-Paul Corbineau (e Jean-Louis Jossic) ho anche scambiato qualche parola durante un antico concerto (mi sembra fosse il 2004 o 2005) tenuto assai improbabilmente a Busto Arsizio. Solo qualche parola e nulla più. Un saluto e un abbraccio comunque. E così i "Tre Giovanni di Nantes" sono rimasti in due. Daou Yann an Naoned.

Da ricordare che sono stati proprio i Tri Yann a ritirare fuori dai secoli la Blanche Biche, presentata nella loro "Suite Gallaise" del 1974. E' cantata, credo, proprio da Jean-Paul Corbineau.


Riccardo Venturi - 8/5/2023 - 21:04




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