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Sogno numero due

Fabrizio De André
Lingua: Italiano


Fabrizio De André

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Fabrizio de André, Sogno numero due


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[1973]
Testo: De André/Roberto Dané
Musica: De André/N. Piovani
Da "Storia di un impiegato"
Lyrics: De André/Roberto Dané
Music: De André/N. Piovani
from "Storia di un impiegato"

impstordeand

diazgiust


Il giorno dopo la "sentenza" per i fatti di Bolzaneto e della Diaz, sento l'imprescindibile bisogno di mettere in raccolta il "Sogno numero due" di Fabrizio de André, del genovese Fabrizio de André. Ché ci sarebbe voluto, un Fabrizio, in quei giorni maledetti, come c'era stato nel giugno del '60, sempre a Genova. Ché ce ne sarebbero volute ancora, e a migliaia, di queste analisi senza pietà del potere e dei suoi giudici, dei suoi tribunali, dell'essenza di che cosa sia veramente lo Stato e la sua "giustizia", con tutti i suoi meccanismi reali. Sono tutti qui dentro, in questa canzone recitata, in questa fotografia.

Basta prenderne le parole ed applicarle a qualsiasi "processo", vieppiù ad un processo intentato falsamente dallo Stato contro se stesso. E' esattamente quel che è accaduto. Il giudice ha chiesto al potere se voleva essere giudicato, assolto o condannato. Il potere ha dato le sue risposte, quelle consuete, quelle –verrebbe da dire- del tutto logiche. Non è quindi necessario, per questa volta, spiegare nel profondo questa canzone, che pure è ardua. Bisogna, questa volta, soltanto prenderne le parole nel senso letterale ed applicarle. La spiegazione più concreta ce la dà ancora una volta la realtà dei fatti. Proprio per questo ritengo opportuno inserire questa canzone nel percorso dedicato a Genova e al G8 del 2001: è la cronaca del suo "processo".





- Imputato, ascolta:
noi ti abbiamo ascoltato.

Tu non sapevi di avere una coscienza al fosforo
piantata tra l'aorta e l'intenzione.
Noi ti abbiamo osservato
dal primo battere del cuore
fino ai ritmi più brevi
dell'ultima emozione,
quando uccidevi,
favorendo il potere,
i soci vitalizi del potere,
ammucchiati in discesa
a difesa
della loro celebrazione.

E se tu la credevi vendetta,
il fosforo di guardia
segnalava la tua urgenza di potere,
mentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge,
quello che non protegge:
la parte del boia.

Imputato,
il dito più lungo della tua mano
è il medio,
quello della mia
è l'indice,
eppure anche tu hai giudicato.

Hai assolto e hai condannato
al di sopra di me,
ma al di sopra di me,
per quello che hai fatto,
per come lo hai rinnovato,
il potere ti è grato.

Ascolta:
una volta un giudice come me
giudicò chi gli aveva dettato la legge:
prima cambiarono il giudice
e subito dopo
la legge.

Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se può giudicare.
Tu sei il potere.
Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato? -

inviata da Riccardo Venturi - 15/7/2008 - 15:15




Lingua: Inglese

La versione inglese di Dennis Criteser [2014]
Dal blog Fabrizio de André in English

The worker continues to dream, but now in court presumably after having been arrested for throwing the bomb. But the judge informs him that the bourgeois powers are in the know of his acts, and accusations of murder are transformed into thanks for having eliminated old remnants that were bothering power itself, which now has found another way of governing. The worker correctly used the instruments of law, and his gesture was nothing other than a search for personal power. He is welcomed, and his own liberty is placed at his disposal. - Dennis Criteser
DREAM #2

Defendant listen,
we have heard you.
You didn’t know
about having a consciousness based on phosphorus
planted between the aorta and intention.
We observed you
from the first beat of your heart
until the shortest rhythms
of the last emotion
when you killed,
favoring power,
the lifelong associates of power,
stacked up downwards
in defense
of their celebration.

And if you believed it revenge,
the phosphorus on duty
marked your urgency for power
while you got worked up
in the most exciting role of the law,
that which doesn’t protect
the part of the executioner.

Defendant,
the longest finger of your hand
is the middle one.
The one for me
is the index,
and yet you too have judged.
You absolved and you condemned
above me,
but above me,
for that which you did,
for how you renewed it,
the power is grateful to you.

Listen,
at one time a judge like me
judged whoever had the law dictated to him:
first they changed the judge
and immediately after
the law.
Today, a judge like me,
asks power if it can judge.
You are the power.
Do you want to be judged?
Do you want to be absolved or condemned?

inviata da Riccardo Venturi - 16/2/2016 - 08:38




Lingua: Francese

Versione francese di Riccardo Venturi e Joëlle Iannicelli
Bruay sur l'Escaut /59/, 15 settembre 2002
Version française de Riccardo Venturi et Joëlle Iannicelli
Bruay sur l'Escaut /59/, 15 septembre 2002
*

La traduzione è dedicata a Oreste Scalzone.
La traduction est dédiée à Oreste Scalzone.

*Publiée sur le forum it.cultura.linguistica.francese le 11 octobre 2002.
RÊVE NUMÉRO DEUX

Accusé, écoute.
Nous t'avons écouté.

Tu ne savais pas que tu avais une conscience au phosphore
fichée entre ton aorte et tes intentions.
Nous t'avons observé
dès des premiers battements de ton cœur
jusqu'aux plus brefs rythmes
de ta dernière émotion
quand tu tuais
favorisant le pouvoir
ceux qui exercent le pouvoir à vie
et qui se massent en descente
pour défendre leur célébration.

Et si tu croyais d'en tirer vengeance,
ton phosphore au niveau de garde
signalait qu'il te fallait, et urgemment, du pouvoir
tandis que tu t'émotionnais dans le plus excitant rôle de la loi
le rôle qui ne protège pas:
celui du bourreau.

Accusé,
le doigt le plus long de ta main, c'est le majeur;
celui de ma main
c'est l'index.
Pourtant, toi aussi tu as jugé.

Tu as absous, tu as condamné
au dessus de moi
mais au dessus de moi
pour ce que tu as fait
et pour la façon dont tu l'as renouvelé
le pouvoir t'en sait gré.

Écoute
une fois, un juge comme moi
a jugé ceux qui lui avaient dicté la loi.
D'abord on a changé le juge
et, tout de suite, la loi.

Aujourd'hui, c'est au pouvoir
qu'un juge comme moi demande s'il peut juger.
Le pouvoir, c'est toi.
Veux-tu être jugé ?
Veux-tu être acquitté ou condamné ?

15/7/2008 - 15:35




Lingua: Occitano

La versione occitana dei Lou Tapage

2010
Storia di un impiegato (in occitano)

LT storia di un impiegato

Testo fornitoci direttamente dai Lou Tapage
SOGNO NUMERO DUE

Emputat escouta
Nosautri t’avem escoutat

Tu sabies pas d’aver una cusiensa
Tra lo còr e l’intension
Nosautri t’avem guerdiat
Da lo premier battit dai còr
Fin ai ritme pus cort
De la derniera emosion
Quora massaves en ajuont lhi potent
Ilh escrich ai poter Un sus l’autre
En beissont a difesa
De la lor celebrasion

E se tu la creies vendeta
La cusiensa que guerdia
segnalava la tia vuèlha d’esser potent
E tu t’emosionaves ambè lo juec pus essitont de la lei
Lo juec d’aquel que condana

Emputat
lo det pus long de la tia man
es aquel dei mes
Aquel d’la mia
es lo second
ma decò tu as giudicat

as leissat libre e condannat
De sobre de mi
e de sobre de mi
per ço que as fach
per coma l’as arfach
lo poter t’es grat

Escouta
en bòt en giudice coma mi
a giuducat qui ilh aviò dunat la lei
Dron an chambià lo giudice
e subit après
la lei

Encuei en giudice coma mi
demonda ai poter se pol giudicar
Tu sies lo poter
vos esser giudicat?
Vos esser libre o condannat?

6/8/2017 - 21:16


Per 10 anni dal 1969 al 1979 il cantante fu tenuto sotto controllo fino al sospetto più incredibile: "E' un simpatizzante delle Br" - "Quel terrorista di De Andrè" -
Così la polizia schedò il cantautore


di MIMMO FRANZINELLI
Repubblica Online, 10 gennaio 2009

TRA I possibili approcci alla musa di Fabrizio De André, il tema del potere è tra i più suggestivi, considerato che attraversa l'intero arco della sua produzione, dalla traduzione delle ballate di Georges Brassens (da "Il gorilla" a "Morire per delle idee") a un brano come "Il testamento di Tito", grondante ribellione esistenziale. Un potere non soltanto politico, ma che snatura la religione e s'insinua anche in ambito familiare. L'intero canzoniere del musicista genovese dispiega valenze libertarie, che hanno influenzato una parte significativa della generazione del '68 e ancora oggi parlano ai giovani.

De André non si è mai atteggiato ad agit-prop. Ciò nonostante, la polizia lo ritenne un personaggio infido e pericoloso. A ridosso dell'attentato di piazza Fontana gli attivisti dell'ultrasinistra sono sottoposti a perquisizioni e interrogatori. Tra le centinaia di extraparlamentari inquisiti figura un certo Isaia Mabellini, in servizio di leva con gli alpini, considerato dal questore di Brescia un marxista-leninista; in calce alla relazione inviata il 20 dicembre 1969 alla Direzione generale della PS, un'osservazione significativa: "É in rapporto di amicizia con tale De André Fabrizio, non meglio generalizzato, ligure, universitario a Milano, filo cinese, noto cantautore e contestatore". Con inflessibile logica burocratica, la segnalazione coinvolge il musicista nelle indagini; dal ministero dell'Interno chiedono infatti ragguagli al questore di Brescia, Manganiello che il 25 maggio 1970 aggiorna il fascicolo Milano - Roma - Attentati dinamitardi del 12.12.1969: "Le Questure di Milano e Genova sono pregate di identificare il De André Fabrizio e fornire sul suo conto dettagliate informazioni direttamente".

Nel giro di un paio di settimane la questura di Genova redige una circostanziata scheda: "Il De André Fabrizio, noto cantautore, pur essendo studente universitario fuori corso in giurisprudenza, si interessa di questioni artistiche, provvede alla incisione dei dischi delle proprie canzoni, ha effettuato qualche spettacolo in televisione, ma non appare mai nei pubblici teatri. Accompagnato sempre dalla moglie, viaggia a bordo dell'auto Fiat 600 targata GE-293864 ed è titolare del passaporto nr. 5191279 rilasciato a Genova il 10.12.1969. Non risultano precedenti penali a suo carico, salvo una denuncia, risalente al 28.8.1959 ad opera della Polizia di frontiera di Bardonecchia, per danneggiamento su edificio destinato al culto. In linea politica, pur non essendo aderente ad alcun partito o movimento - viene indicato come simpatizzante per l'estrema sinistra extraparlamentare e frequenta, in Genova, persone note per tale orientamento o favorevoli al PCI e al PSIUP".

Alla vicenda s'interessa il questore di Milano Marcello Guida, assertore della pista rossa per la bomba stragista, che fa sorvegliare le frequentazioni milanesi del "sedicente De André": "Il predetto De André, cantautore, viene regolarmente in questo capoluogo ogni mese, alloggiando sistematicamente all'Hotel Cavour in questa via Fatebenefratelli n. 21 e ripartendo il giorno successivo, dopo aver preso contatti con dirigenti di case discografiche". Per qualche tempo l'attenzione investigativa si affievolisce, tranne riprendere con maggiore insidiosità nel giugno 1976, quando l'Antiterrorismo relaziona sull'acquisto di "un appezzamento di terreno in località Tempio Pausania (Sassari) dove intenderebbe istituire una comune per extraparlamentari di sinistra. Nei periodi di permanenza in Genova, lo stesso avrebbe contatti con elementi appartenenti al gruppo anarchico ed a quello filocinese. Il De André è persona nota a codesto Ministero".

L'antiterrorismo ligure accerta che il musicista è "emigrato in data 12/3/1976 a Tempio Pausania" e invia all'Ispettorato Generale per l'Azione Contro il Terrorismo e al Nucleo Antiterrorismo di Cagliari un nutrito rapporto, in cui si registra la sua adesione al Comitato genovese per la difesa del divorzio, come se rivestisse risvolti penali.

Trascorso un triennio, un aggiornato promemoria viene inserito dal SISDE in due distinte collocazioni archivistiche: "Brigate Rosse - Varie" e "Fabrizio De André". Stavolta il cantautore viene definito senza mezzi termini un simpatizzante dei terroristi e un loro finanziatore: "Secondo la nota fonte confidenziale il Circolo "Due Porte" è una recente creazione di copertura per le Brigate Rosse. In esso si tengono normali riunioni di circolo politico-ricreativo e riunioni ristrette per l'organizzazione eversiva. Lo stesso Circolo deve servire da strumento economico e la raccolta dello sfruttamento dei fondi economici necessari alle Brigate Rosse. Una delle prime iniziative è stato lo spettacolo del cantautore Fabrizio De André alla Fiera del Mare. Il cantante, simpatizzante delle BR, è stato invitato da il "Due Porte"".

I malevoli investigatori ignorano la produzione artistica del musicista, che nel 1973 - quando il terrorismo di sinistra era in incubazione - dedica il 33 giri Storia di un impiegato a un sessantottino deluso tramutatosi in giustiziere proletario, visitato da incubi notturni in cui il sistema si fa beffa di lui e lo utilizza per rafforzarsi: "Noi ti abbiamo osservato dal primo battere del cuore / fino ai ritmi più brevi dell'ultima emozione, / quando uccidevi, favorendo il potere / i soci vitalizi del potere ammucchiati in discesa / a difesa della loro celebrazione".

Pur senza disporre di riscontri minimamente verosimili, questori e agenti investigativi diffidano di De André, indirettamente ricollegato all'eccidio di Milano e poi trasformato in fiancheggiatore delle Brigate Rosse... Un'immagine totalmente fantastica, frutto di ottusità e di pregiudizio, oltre che di abissale incomprensione. Più che su De André, questi rapporti segnaletici ci informano sulla mentalità dei loro estensori: inadeguati sul piano professionale, disponibili a dare ombra a fantasmi, secondo i desideri dei loro superiori, in un pauroso deficit di cultura democratica.

CCG/AWS Staff - 11/1/2009 - 00:29


---Ai giudici che, in Milano, nel 1630, condannarono a supplizi atrocissimi alcuni accusati d'aver propagata la peste con certi ritrovati sciocchi non men che orribili, parve d'aver fatto una cosa talmente degna di memoria, che, nella sentenza medesima, dopo aver decretata, in aggiunta de' supplizi, la demolizion della casa d'uno di quegli sventurati, decretaron di più, che in quello spazio s'innalzasse una colonna, la quale dovesse chiamarsi infame, con un'iscrizione che tramandasse ai posteri la notizia dell'attentato e della pena. E in ciò non s'ingannarono: quel giudizio fu veramente memorabile.--- ecc. ecc. ecc... http://it.wikisource.org/wiki/Storia_d...

ΔΙΩRAMA Poco Ligio All'Ufficialità! - 11/1/2009 - 08:54


Il testo di Sogno numero due è di F. De André e Roberto Dané. Questa è l'unica canzone i cui testi non siano De André - Bentivoglio. Le musiche invece sono tutte di De André - N. Piovani. Bentivoglio non ha mai partecipato alle musiche, per quanto è dato sapere.
walter(pi)

Walter Pistarini - 18/7/2009 - 17:42


Grazie per la segnalazione,abbiamo corretto l'errore

CCG/AWS Staff - 19/7/2009 - 09:48




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