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Extraterrestre

Eugenio Finardi
Language: Italian


Eugenio Finardi

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Quando stai per cominciare
(Eugenio Finardi)
Voglio
(Eugenio Finardi)
Non siamo mai stati sulla luna
(Mercanti di Liquore)


[1978]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel : Eugenio Gustavo Finardi
Album / Albumi: Blitz

extrat1extrat2



Alla fine, è andata a finire che tutto il “trip spaziale” di questi giorni ha dato luogo alle Storie dallo spazio profondo, nuovo percorso che potrebbe anche definirsi intergalattico e che viene illustrato direttamente da Bonvi e da Francesco Guccini, da noi appositamente contattati...ah no, scherzavo eh, ahi! Sbòtt! Sbèrl! Ecc. ecc.

Però, esaurita la “trilogia” e costruito un po' il percorso con le canzoni più o meno “spaziali” contenute in questo sito, mi sono accorto che ne mancava una, e parecchio famosa (almeno sul pianeta “Itaglia”). Non solo mancava, ma -a mio parere- va di diritto a far parte non solo del percorso dello Spazio Profondo, ma anche di quello -che mai sarà istituito, vero e proprio “Ghost Song Itinerary”- delle Dimenticanze delle CCG. “Extraterrestre” del sig. Eugenio Gustavo Finardi è una di quelle canzoni che, penso, almeno ognuno di noi nella vita ha canticchiato -specialmente il suo ritornello: Extraterrestre, portami via...

Non la metto tra gli “Extra”, no. Credo che a tutti noi, in un dato periodo della vita, sia capitato davvero di desiderare di essere preso dagli Extraterrestri e portato su un altro pianeta, per qualsiasi motivo immaginabile: da un amore finito male a un rovescio finanziario, dalla voglia di starsene da soli (il “pianeta” è la versione moderna dell'isola deserta), dalla sconfitta contro la Juventus a un capriccio, da una guerra che ti infuria attorno al desiderio di mandare in culo il Pianeta Terra, abitato dalla più stupida genìa di esseri viventi che esista – genìa che poi si definisce pure “sapiens”. Ma sapiens de ché....

Il desiderio, appunto, di “ricominciare” altrove, il più lontano possibile, dove nessuno ti conosce e -possibilmente- soli. L'essere umano è molto strano, oltre che assai poco “sapiens”: si definisce “animale sociale”, però anela alla solitudine per tutta una spropositata serie di motivi. Vi anela, ma al tempo stesso la teme; e, quando la sperimenta, se ne pente. Sente la nostalgia per tutta quella infinita accozzaglia di casini che si è lasciato dietro. Si fabbrica spesso il suo personale “pianeta” ed anche gli extraterrestri che lo portano via; e, allora, li implora che lo riportino indietro. Su questa Terra che, ci accorgiamo, è casa nostra nonostante, da sempre, facciamo di tutto per distruggerla. Tanto varrebbe tenercela stretta e lasciare i poveri extraterrestri a vedersela col loro, di mondo.

La solitudine non risolve le paure; anzi, le amplifica. La solitudine è, in definitiva, un estrem o atto di egoismo quando viene ricercata come fuga (da una stanza, da una città, da una situazione, da un pianeta, dalla realtà intera). Non lo è quando si è costretti a fuggire, ritrovandovisi per forza di cose, come clandestini planetari. D'accordo, mi sto perdendo, d'accordo. Ma la canzone è qui. [RV]
C'era un tipo che viveva in un abbaino
Per avere il cielo sempre vicino
Voleva passare sulla vita come un aeroplano
Perché a lui non importava niente
Di quello che faceva la gente
Solo una cosa per lui era importante
E si esercitava continuamente
Per sviluppare quel talento latente
Che è nascosto tra le pieghe della mente
E la notte sdraiato sul letto, guardando le stelle
Dalla finestra nel tetto con un messaggio
Voleva prendere contatto, diceva:

Extraterrestre portami via
Voglio una stella che sia tutta mia
Extraterrestre vienimi a cercare
Voglio un pianeta su cui ricominciare

Una notte il suo messaggio fu ricevuto
Ed in un istante é stato trasportato
Senza dolore su un pianeta sconosciuto
Il cielo un po' più viola del normale
Un po' più caldo il sole, ma nell'aria un buon sapore
Terra da esplorare, e dopo la terra il mare
Un pianeta intero con cui giocare
E lentamente la consapevolezza
Mista ad una dolce sicurezza
"L'universo é la mia fortezza!"

Extraterrestre portami via
Voglio una stella che sia tutta mia
Extraterrestre vienimi a cercare
Voglio un pianeta su cui ricominciare

Ma dopo un po' di tempo la sua sicurezza
Comincia a dare segni di incertezza
Si sente crescere dentro l'amarezza
Perché adesso che il suo scopo é stato realizzato
Si sente ancora vuoto
Si accorge che in lui niente é cambiato
Che le sue paure non se ne sono andate
Anzi che semmai sono aumentate
Dalla solitudine amplificate
E adesso passa la vita a cercare
Ancora di comunicare
Con qualcuno che lo possa far tornare, dice:

Extraterrestre portami via
Voglio tornare indietro a casa mia
Extraterrestre vienimi a cercare
Voglio tornare per ricominciare!

Extraterrestre portami via
Voglio tornare indietro a casa mia
Extraterrestre non mi abbandonare
Voglio tornare per ricominciare!

Contributed by Riccardo Venturi - 2023/2/14 - 14:54




Language: English

Traduzione inglese / English translation / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
Lyricstranslate

finblitz
Extraterrestrial

There was a guy who lived in an attic room
to have the sky always close by;
he wanted to pass over life like an airplane,
because he didn’t care at all
about what people did,
just one thing was important to him.
And he practiced over and over
to develop that latent talent
that is hidden inside the folds of the mind.
And at night, lying on his bed,
watching the stars through the window in the roof,
he wanted to make contact with a message;
it said:

"Extraterrestrial, take me away.
I want a star all of my own.
Extraterrestrial, come looking for me.
I want a planet where I can start over."

One night, his message was received,
and in an instant he’s been transported
painlessly on an unknown planet.
The sky is a bit more violet than normal,
the sun a bit warmer, but the air tastes good.
And land to explore, and after the land, the sea,
a whole planet to play with.
And, slowly, the awareness,
mingled with a sweet safety:
"The universe is my fortress!"

"Extraterrestrial, take me away.
I want a star all of my own.
Extraterrestrial, come taking me.
I want a planet where I can start over."

But after a while, his confidence
starts showing signs of uncertainty,
he feels bitterness growing inside him.
Because now that his purpose has been fulfilled,
he still feels empty,
he realizes that nothing has changed inside him,
that his fears aren’t gone,
rather, they increased, if anything,
amplified by loneliness.
And now he spends his life trying
to communicate again
with someone who can bring him back.
And he says:

"Extraterrestrial, take me away.
I want to go back to my home.
Extraterrestrial, come looking for me.
I want to come back to start over.

O extraterrestrial, take me away.
I want to go back to my home.
O extraterrestrial, don’t abandon me.
I want to come back to start over."

Contributed by Riccardo Venturi - 2023/2/14 - 18:11




Language: French

Version française — EXTRATERRESTRE — Marco Valdo M.I. — 2023
Chanson italienne — Extraterrestre — Eugenio Finardi — 1978
Paroles et musique : Eugenio Gustavo Finardi
Album : Blitz

NUIT ÉTOILÉE     <br />
Vincent Van Gogh — 1888
NUIT ÉTOILÉE
Vincent Van Gogh — 1888


Je crois qu’à chacun d’entre nous, à un moment donné de sa vie, il est arrivé de vouloir vraiment être recueilli par des extraterrestres et emmené sur une autre planète, pour toute raison imaginable : d’une histoire d’amour qui tourne mal à un revers financier, de l’envie d’être seul (la “planète” est la version moderne de l’île déserte), d’une défaite contre la Juventus à un caprice, d’une guerre qui fait rage autour de vous à l’envie de foutre en l’air la planète Terre, habitée par la race d’êtres vivants la plus stupide qui soit — une race qui se nomme même “sapiens”. Mais sapiens de quoi ?

Le désir, justement, de “recommencer” ailleurs, le plus loin possible, là où personne ne vous connaît et — éventuellement — seul. L’être humain est très étrange, et très peu “sapiens” : il se dit « animal social », mais il aspire à la solitude pour toutes sortes de raisons. Il y aspire, mais en même temps il en a peur ; et lorsqu’il le vit, il le regrette. Il ressent de la nostalgie pour tout ce fatras sans fin qu’il a laissé derrière lui. Il fabrique souvent sa propre “planète” ainsi que les extraterrestres qui l’emmènent, puis il les supplie de le ramener. Sur cette Terre qui, nous le réalisons, est notre maison malgré le fait que nous ayons toujours tout fait pour la détruire. Nous pourrions aussi bien nous y accrocher et laisser les pauvres extraterrestres s’occuper de leur propre monde.

La solitude ne dissout pas les peurs, au contraire, elle les amplifie. La solitude est en fin de compte une extrémité ou un acte d’égoïsme lorsqu’elle est recherchée comme une évasion (d’une pièce, d’une ville, d’une situation, d’une planète, de l’ensemble de la réalité). Ce n’est pas le cas lorsqu’on est obligé de fuir, se retrouvant comme un passager clandestin planétaire. D’accord, je suis en train de me perdre, d’accord. Mais la chanson est là. [RV]
EXTRATERRESTRE

Un type veut s’envoler de sa vie.
Dans une mansarde, il se morfond
D’avoir le ciel toujours tout près de lui.
Il se fiche comme de colin tampon
De ce que les gens font,
Une seule chose importe pour lui :
L’espace et il s’entraîne tout le temps
Pour atteindre son but latent,
Caché dans les plis de son esprit.
Il contemple les étoiles, la nuit,
Par la lucarne, allongé sur son lit,
Il interpelle la Galaxie :

Extraterrestres, venez me chercher,
Extraterrestres, emmenez-moi !
Je veux une étoile qui soit toute à moi,
Je veux une planète où recommencer.

Une nuit, sa requête est reçue
Il est transporté en un instant,
Sans douleur, sur une planète inconnue
Au ciel d’un bleu plus violent,
Au soleil plus ardent, un bon goût dans l’air,
Une terre à explorer, et une mer,
Une planète entière où poser ses fesses.
Lentement, en sa conscience
Se fond une certitude douce :
« L’univers est ma forteresse ! »

Extraterrestres, venez me chercher,
Extraterrestres, emmenez-moi !
Je veux une étoile qui soit toute à moi,
Je veux une planète où recommencer.

Après un certain temps, sa certitude
Montre des signes d’incertitude,
L’amertume grandit en lui,
Car son but accompli,
Il sent vides son cœur et son corps.
Rien en lui n’a changé,
Son effroi s’est intensifié,
Son cauchemar empire encore,
Sa solitude l’effraye
À nouveau, il essaye
De contacter, de trouver
Quelqu’un pour le ramener.

Extraterrestres, venez me chercher,
Extraterrestres, emmenez-moi !
Je veux rentrer chez moi,
Je veux rentrer pour recommencer.

Extraterrestres, venez me chercher,
Extraterrestre, emmenez-moi !
Je veux rentrer chez moi,
Je veux rentrer pour recommencer.

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2023/2/15 - 17:57




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