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Η μπαλάντα του Kυρ-Μέντιου

Nikos Xylouris / Νίκος Ξυλούρης


Nikos Xylouris / Νίκος Ξυλούρης

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Nikos Xylouris/Kostas Varnalis, Η μπαλάντα του Kυρ-Μέντιου.


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(Kostas Varnalis / Κώστας Βάρναλης)


asinello.
I baláda tou Kyr-Mediou
Στίχοι: Κώστας Βάρναλης
Μουσική: Λουκάς Θάνου
Πρώτη εκτέλεση: Νίκος Ξυλούρης
'Aλμπουμ: Σάλπισμα

Lyrics by Kostas Varnalis
Music by Loukas Thanou
First performed by Nikos Xylouris
Album: Salpisma

Testo di Kostas Varnalis
Musica di Loukas Thanou
Prima interpretazione di Nikos Xylouris
Album: Salpisma

salpisma
Novembre 1973: Nikos Xylouris canta per gli studenti del politecnico in rivolta.
Novembre 1973: Nikos Xylouris canta per gli studenti del politecnico in rivolta.



Kostas Varnalis.
Kostas Varnalis.
Kostas Varnalis (1883-1973), greco della diaspora (era nato a Burgas, in Bulgaria, ed in Bulgaria visse a lungo), è uno dei più grandi poeti della Grecia moderna. Ma, sebbene coltissimo di formazione, era un poeta popolare, nel senso più vero della parola; uno che, come Kavafis, faceva circolare le sue poesie su volantini stampati a sue spese. Era anche uno di quei cantori che riescono a modellare la propria lingua in un modo assolutamente vertiginoso, basandosi proprio sui modelli tradizionali più antichi; non a caso tradusse nella lingua moderna Aristofane e Euripide (oltre che Molière e una raccolta di antichi canti cinesi). Le sue poesie sono state definite "dionisiache", per il loro frenetico ma armonico senso musicale che ben si adatta alla satira; e poeta satirico fu, mettendo a disposizione la sua arte al marxismo cui aveva aderito fin da giovane.

La Ballata del Sor Medios, che qui viene presentata non solo per il contenuto antimilitarista di una sua strofa, ma anche per il contenuto contro lo sfruttamento nel lavoro e di un povero animale, è probabilmente la sua poesia più celebre; ma la traduzione italiana che la accompagna –la prima in assoluto nella nostra lingua- non può purtroppo neanche sognarsi di riprodurre il ritmo dell'originale (anche se prima o poi sarà fatto un tentativo di traduzione più libera). E' una canzone che parla di un asino, il Sor Medios, ovvero del lavoratore sfruttato da tutti, della bestia da soma massacrata di lavoro, pestata e derisa, del relitto che vive di stenti. Ma che sogna la rivolta, una rivolta che crede di individuare nel "cielo rosso" che è sorto "su un altro mare e su un'altra terra". E' chiaro qui il riferimento alla Rivoluzione d'Ottobre. Si fa presto, di questi tempi, a fare i puntatori di ditini da quattro soldi e a cianciare di "fallimenti storici"; ma la Rivoluzione d'Ottobre, in tutto il mondo, ha rappresentato un sogno di riscossa per i lavoratori, per gli sfruttati, per tutte le bestie da lavoro, tutti gli asini, i Sor Medios del mondo. Senza contare che le stesse condizioni del Sor Medios sono adesso amplificate e globalizzate; è il lavoratore-schiavo che sgobba giorno e notte nella società capitalista; è anche il soldato che, come un asino, "strascina i cannoni" per far ingrassare i padroni con il sangue dei popoli, per ritrovarsi, alla fine della vita, ridotto a un relitto, a un "ramo secco", e in mezzo a una strada.

La Ballata del Sor Medios è una delle più umane, delle più popolari e delle più rivoluzionarie opere in lingua greca moderna. Non è un caso che abbia, ad un certo punto, incontrato Nikos Xylouris, che la cantò (seppure in versione abbreviata) sulla musica di Loukas Thanou. Da una poesia-capolavoro, un capolavoro di canzone che il nostro sito è lieto e onorato di proporre, anche all'ascolto. [RV]

Il Sor Medios declama qui di persona la strofa finale della Ballata.
Il Sor Medios declama qui di persona la strofa finale della Ballata.


Kostas Varnalis legge la Ballata del Sor Medios - Ο Κώστας Βάρναλης διαβάζει τη Μπαλάντα του Κυρ-Μέντιου
Δεν λυγάνε τα ξεράδια
και πονάνε τα ρημάδια
κούτσα μια και κούτσα δυο
στης ζωής το ρημαδιό

Μεροδούλι ξενοδούλι!
δέρναν ούλοι· αφέντες, δούλοι
ούλοι, δούλοι, αφεντικό
και μ' αφήναν νηστικό

Ανωχώρι κατωχώρι
ανηφόρι κατηφόρι
και με κάμα και βροχή
ώσπου μου 'βγαινε η ψυχή

Είκοσι χρονώ γομάρι
σήκωσα όλο το νταμάρι
κι έχτισα στην εμπασιά
του χωριού την εκκλησιά

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς

Και ζευγάρι με το βόδι
άλλο μπόι κι άλλο πόδι
όργωνα στα ρέματα
τ'αφεντός τα στρέμματα

Και στον πόλεμο όλα για όλα
κουβαλούσα πολυβόλα
να σκοτώνονται οι λαοί
για τ' αφέντη το φαΐ

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς

Koίτα οι άλλοι έχουν κινήσει
έχει η πλάση κοκκινίσει
άλλος ήλιος έχει βγει
σ' άλλη θάλασσα άλλη γη

Koίτα οι άλλοι έχουν κινήσει
έχει η πλάση κοκκινίσει
άλλος ήλιος έχει βγει
σ' άλλη θάλασσα άλλη γη

Koίτα οι άλλοι έχουν κινήσει
έχει η πλάση κοκκινίσει
άλλος ήλιος έχει βγει
σ' άλλη θάλασσα άλλη γη

Koίτα οι άλλοι έχουν κινήσει
έχει η πλάση κοκκινίσει
άλλος ήλιος έχει βγει
σ' άλλη θάλασσα άλλη γη

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς.

inviata da Riccardo Venturi - 31/5/2007 - 23:17





Il testo della canzone in trascrizione fonetica e con assecuzione del testo cantato (secondo la pronuncia di Nikos Xylouris)
[ δe.li'γane ta.kse'raδja
kje.po'nane ta.ri'maδja
'kutsa."mña kje.'kutsa."δjo
stis.zo'is to.rima'δjo

mero'δulji kseno'δulji
'δernan 'ulji. a'fendes 'δulji
'ulji 'δulji afendi'ko
kje.ma'finan njisti'ko
kje.ma'finan njisti'ko

ano'χori kato'χori
anji'fori kati'fori
kje.me.'kama kje.vroχi
'ospu mu.'vjen.i.psiχi

'ikosi χro'no γo'mari
'sikosa 'olo to.da'mari
kj.'eχtisa stin.eba'sja
tu.χo'rju tin.eklji'sja
tu.χo'rju ti..n.eklji'sja

'aide 'θima 'aide 'psonjo
'aide 'sivolo e'onjo
an.gzip'ñisis mono'mñas
"θarθ.a'napoδa o.du'njas

'aide 'θima 'aide 'psonjo
'aide 'sivolo e'onjo
an.gzip'ñisis mono'mñas
"θarθ.a'napoδa o.du'njas
"θarθ.a'napoδa o.::::du'njas

kje.zev'γari "me.to.'voδi
'alo 'boi kji 'alo 'poδi
'orγona sta.'rema"ta
tafe'dos ta.'stremata

"kje.sto.'bolemo 'ola .. ja.'ola
kuva'lusa polji'vola
na.sko'tonod.i.la'i
ja.ta'fendi to.fa'i
na.sko'tonod.i.la'i
ja.ta'fendi to.fa'i

'aide 'θima 'aide 'psonjo
'aide 'sivolo e'onjo
an.gzip'ñisis mono'mñas
"θarθ.a'napoδa o.du'njas

'aide 'θima 'aide 'psonjo
'aide 'sivolo e'onjo
an.gzip'ñisis mono'mñas
"θarθ.a'napoδa o.du'njas
"θarθ.a'napoδa o.::::du'njas

'kjita .. i.'alji 'eχun gji'ñisi
'eçi i.'plasi kokji'ñisi
'alo::s 'iljos 'eçi.vji
'salji 'θalas:a 'alji.ji

'kjita .. i.'alji 'eχun .. gji'ñisi
'eçi i.'plasi kokji'ñisi
'alo:::s 'iljos 'eçi.vji
'salji 'θalas:a 'alji.ji

'kjita .. i.'alji 'eχun gji'ñisi
'eçi i.'plasi kokji'ñisi
'alos 'iljos 'eçi.vji
'salji 'θalas:a 'alji.ji

'kjita .. i.'alji 'eχun gji'ñisi
'eçi i.'plasi kokji'ñisi
'a:::los 'iljos 'eçi.vji
'salji 'θalas:a 'alji.ji

'aide .. 'θima 'aide 'psonjo
'aide 'sivolo e'onjo
an.gzip'ñisis mono'mñas
"θarθ.a'napoδa o.du'njas

'aide .. 'θima 'aide 'psonjo
'aide 'sivolo e'onjo
an.gzip'ñisis mono'mñas
"θarθ.a'napoδa o.du'njas
"θarθ.a'napoδa o.::::du'njas]

inviata da Riccardo Venturi - 1/6/2007 - 01:25




Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
1° giugno 2007

donkey


Tardiva nota alla traduzione. A rigore, Κυρ-Mέντιος andrebbe traslitterato Kyr-Mendios, poiché la sua storia ha origine nella città di Mendi. Ma data l' "evanescenza" del gruppo "-nd-" nella lingua greca, con l'elemento nasale che alcuni pronunciano ed altri no, ho preferito a suo tempo "Medios" anche perché, in italiano, ha un'assonanza con "medio" che mi sembra renda bene l'asino-uomo ordinario, sfruttato, eccetera.
LA BALLATA DEL SOR MEDIOS

Non si piegano le zampe
e mi fanno male i piedi,
zoppicano di qua e di là
nella rovina della vita.

Vivevo di stenti e sfruttato,
tutti mi pestavano, padroni e schiavi,
tutti quanti, padroni e schiavi
e mi lasciavano a digiuno.

Giù per terra, àlzati in piedi,
su in salita e giù in discesa,
sotto il sole e con la pioggia
finché non mi è uscita l'anima.

E già da somaro di vent'anni
ho scavato tutta la cava di pietra
e ho costruito la chiesa
all'ingresso del paese.

Forza, vittima! Su, babbeo!
Datti una mossa, simbolo eterno!
Se ti svegli una volta per tutte
il mondo va a gambe all'aria

Forza, vittima! Su, babbeo!
Datti una mossa, simbolo eterno!
Se ti svegli una volta per tutte
il mondo va a gambe all'aria

Aggiogato come un bove
ma tutto di un'altra stazza
aravo nei valloni
i gran campi dei padroni

E in guerra, una per una,
strascinavo le mitraglie
per far ammazzarsi i popoli
e ingrassare lorsignori.

Forza, vittima! Su, babbeo!
Datti una mossa, simbolo eterno!
Se ti svegli una volta per tutte
il mondo va a gambe all'aria

Forza, vittima! Su, babbeo!
Datti una mossa, simbolo eterno!
Se ti svegli una volta per tutte
il mondo va a gambe all'aria

Guarda, gli altri si son mossi,
il cielo è diventato rosso,
ed un altro sole è sorto
su un altro mare, su un'altra terra

Guarda, gli altri si son mossi,
il cielo è diventato rosso,
ed un altro sole è sorto
su un altro mare, su un'altra terra

Guarda, gli altri si son mossi,
il cielo è diventato rosso,
ed un altro sole è sorto
su un altro mare, su un'altra terra

Guarda, gli altri si son mossi,
il cielo è diventato rosso,
ed un altro sole è sorto
su un altro mare, su un'altra terra

Forza, vittima! Su, babbeo!
Datti una mossa, simbolo eterno!
Se ti svegli una volta per tutte
il mondo va a gambe all'aria

Forza, vittima! Su, babbeo!
Datti una mossa, simbolo eterno!
Se ti svegli una volta per tutte
il mondo va a gambe all'aria.

1/6/2007 - 00:13




Lingua: Francese

Version française – Marco Valdo M.I. – 2009
à partir de la version italienne de Riccardo Venturi

sormediosfrKostas Varnalis (1883-1973), Grec de la diaspora (né à Burgas en Bulgarie où il vécut longtemps) est un des plus grands poètes de la Grèce moderne. Mais, bien que très cultivé, ce fut un poète populaire au sens le plus vrai du mot; un qui, comme Kavafis, faisait circuler ses poésies sur des feuillets imprimés à ses frais. (Note de Marco Valdo M.I. : aurait-il connu le site des Canzoni contro la Guerra, il aurait pu faire connaître ses poésies à bien des gens...). C'était aussi un de ces chanteurs qui arrivent à moduler leur langue d'une manière proprement vertigineuse, en se fondant sur les modes traditionnels les plus anciens; ce n'est pas par hasard qu'il traduisit en langue moderne Aristophane et Euripide (en plus de Molière et d'anciens poètes chinois). Ses poésies ont été définies comme « dionysiaques », en raison de leur sens musical frénétique, mais harmonique qui s'adapte si bien à la satire; et il fut poète satirique, mettant son art à la disposition du marxisme auquel il avait adhérer dès sa jeunesse.

gaidarosLA BALLADE DEL SOR MEDIOS est présentée ici non seulement en raison du contenu antimilitariste d'une de ses strophes, mais aussi pour son contenu contre l'exploitation par le travail et celle d'un pauvre animal... C'est probablement sa poésie la plus célèbre... C'est une chanson qui parle d'un âne, le Sor Medios, autrement dit du travailleur exploité, de la bête de somme massacrée par le travail, frappée et moquée... Mais qui songe à la révolte, une révolte qu'il croit individualiser dans « le ciel rouge » qui a surgi « sur une autre mer et sur une autre terre ». C'est une référence claire à la Révolution d'Octobre. On a vite fait de ces temps-ci de … parler de faillites historiques », mais la Révolution d'Octobre, dans le monde entier, a représenté un rêve de reconquête pour les travailleurs, les exploités, toutes les bêtes de travail, tous les ânes, les Sor Medios du monde. Sans compter que ces mêmes conditions du Sor Medios sont à présent aggravées et globalisées; c'est le travailleur-esclave qui trime jour et nuit dans la société capitaliste; c'est aussi le soldat qui, comme un âne, « traîne les canons » pour engraisser les patrons avec le sang des peuples, pour se retrouver à la fin de sa vie, réduit à un déchet, à un « bois mort » et sur la rue.
LA BALLADE DEL SOR MEDIOS est une des œuvres les plus humaines, des plus populaires et des plus révolutionnaires de la langue grecque moderne. Ce n'est pas un hasard si elle a à un certain moment croisé Nikos Xylouris, qui la chante sur la musique de Loukas Thanou. D'une poésie-chef d'œuvre, un chef d'œuvre de chanson que notre site est ravi et honoré de proposer... (R.V.)


Voilà comment Riccardo Venturi présentait la chanson en 2007.

Oui, je vois, dit Lucien l'âne. C'est fort bien. Mais moi, j'ai des choses à dire à propos de cette chanson. Je ne suis pas un âne pour rien et de plus, un âne venu tout droit (c'est façon de parler) de la Grèce ancienne. Je suis un âne d'Éphèse. Et je dis moi, l'âne Lucien, que ce que dit la chanson del Sor Medios correspond très exactement à ce que nous les ânes on ressent. Et que de ce fait, je ressens Kostas Varnalis et Nikos Xylouris comme des frères. Ventu aussi, mais ça, il le savait déjà.

Cependant, dans tous ces chefs d'œuvre, je me demande, mon cher Marco Valdo M.I., si ta traduction de traduction va être à la hauteur de l'événement. Pour le cœur et l'amitié avec les ânes – et ton tempérament d'âne – je n'ai aucun doute. C'est sûr, pour être un âne, tu en es un fameux, mais comment oses-tu t'affronter aux chefs d'œuvre, toi qui de ton propre aveu, n'est rien et connais à peine l'italien... Enfin, j'espère – pour les amis, pour mes frères et surtout, pour ta peau d'âne, que tu ne nous déshonoreras pas.

Ben,répond Marco Valdo M.I., la voici ma traduction... Elle vaut ce qu'elle vaut... Je l'ai tissée patiemment, sans me décourager, comme il faut faire... et pour ce qui est de tisser, venant de Lyon comme les Canuts, je sais tisser... Pour le reste, les ânes du monde entier apprécieront.

Ainsi parlait Marco Valdo M.I.

Kostas Varnalis lit la Ballade del Sor Medios - Ο Κώστας Βάρναλης διαβάζει τη Μπαλάντα του Κυρ-Μέντιου
LA BALLADE DEL SOR MEDIOS

Mes jambes ne se plient pas
Et mes pieds me font mal.
Ils boitent de-ci et de-là
Dans la ravine de la vie.

Je vivais de misères et exploité.
Tous me frappaient, maîtres et esclaves.
Tous tant qu'ils étaient, maîtres ou esclaves.
Et ils me laissaient jeûner.

Couché à terre, lève-toi,
Monte et descend
Sous le soleil et sous la pluie
Tant que mon âme ne m'échappe pas.

Et bête de somme de vingt ans
J'ai creusé toute la carrière
Et j'ai construit l'église
À l'entrée du pays.

En avant, victime, nigaud!
Faut bouger, symbole éternel !
Si tu t'éveilles une fois pour toutes
Le monde sera cul par dessus tête.

En avant, victime, nigaud!
Faut bouger, symbole éternel !
Si tu t'éveilles une fois pour toutes
Le monde sera cul par dessus tête.

Mis au joug comme un bœuf
Mais d'une tout autre stature
Je labourais au creux des vallons
Les grands champs des maîtres.

Et à la guerre, une par une,
Je traînais les mitrailles
Pour que les peuples se massacrent
Et engraissent les seigneurs.

En avant, victime, nigaud!
Faut bouger, symbole éternel !
Si tu t'éveilles une fois pour toutes
Le monde sera cul par dessus tête.

En avant, victime, nigaud!
Faut bouger, symbole éternel !
Si tu t'éveilles une fois pour toutes
Le monde sera cul par dessus tête.

Regarde les autres ont bougé,
Le ciel est devenu rouge
Et un autre soleil a surgi
Sur une autre mer, sur une autre terre.

Regarde les autres ont bougé,
Le ciel est devenu rouge
Et un autre soleil a surgi
Sur une autre mer, sur une autre terre.

Regarde les autres ont bougé,
Le ciel est devenu rouge
Et un autre soleil a surgi
Sur une autre mer, sur une autre terre.

Regarde les autres ont bougé,
Le ciel est devenu rouge
Et un autre soleil a surgi
Sur une autre mer, sur une autre terre.

En avant, victime, nigaud!
Faut bouger, symbole éternel !
Si tu t'éveilles une fois pour toutes
Le monde sera cul par dessus tête.

En avant, victime, nigaud!
Faut bouger, symbole éternel !
Si tu t'éveilles une fois pour toutes
Le monde sera cul par dessus tête.

inviata da Marco Valdo M.I. - 2/7/2009 - 21:42




Lingua: Ebraico

Versione in lingua ebraica da www.iliosradio.com
da Στίχοι
תרגום עברית - www.iliosradio.com

www.iliosradio.com © 19-10-2011 @ 17:17
הבלדה על חמור בשם מנדיוס

Habalàda shel thamòr bashàm mèndios

קוסטס ברנליס - מילים
לוקס תנו - מוסיקה
ראשית ביצועים ניקוס קסילוריס


הרגלים אינן
מתכופפות יותר וכואבות
ובצליה מתמדת אני מתהלך
בהריסות שקוראים להם חיים

עבודה יומית,
אוכל מעט וכולם מכים בי
כולם, פריצים ועבדים
ומותירים אותי רעב
ומותירים אותי רעב

בכפר בגבעה ובכפר
שבעמק בעליות ובמורדות
גם בשרב וגם בסערה עד
שעליתי וירדתי עד שנשמתי נפחה

בן עשרים חזק כחמור
הרמתי את כל המחצבה
ובניתי בכניסה
לכפר את הכנסייה
בכניסה לכפר את הכנסייה

קדימה פרייר, קדימה לעג הרש,
קדימה סמל נצחי
אם תתעורר במכה
יתהפך לו העולם

קדימה פרייר, קדימה לעג הרש,
קדימה סמל נצחי
אם תתעורר במכה
יתהפך לו העולם
יתהפך לו העולם

רתום בשור,
גובה שונה ודריכה אחרת
חרשתי בוואדיות
את שדות הפריץ

ובתקופות מלחמה, בתוך האש ובלי לחשוב,
סחבתי על גבי מקלעים
שהעמים יהרגו
בעבור לחמו הונו של הגביר
בעבור לחמו הונו של הגביר

קדימה פרייר, קדימה לעג הרש,
קדימה סמל נצחי
אם תתעורר במכה
יתהפך לו העולם

קדימה פרייר, קדימה לעג הרש,
קדימה סמל נצחי
אם תתעורר במכה
יתהפך לו העולם
יתהפך לו העולם

הביטו סביב, אחרים כבר לדרך יצאו,
היקום האדים
שמש שונה עלתה מעל
ים ואדמה אחרים

הביטו סביב, אחרים כבר לדרך יצאו,
היקום האדים
שמש שונה עלתה מעל
ים ואדמה אחרים

הביטו סביב, אחרים כבר לדרך יצאו,
היקום האדים
שמש שונה עלתה מעל
ים ואדמה אחרים

הביטו סביב, אחרים כבר לדרך יצאו,
היקום האדים
שמש שונה עלתה מעל
ים ואדמה אחרים

קדימה פרייר, קדימה לעג הרש,
קדימה סמל נצחי
אם תתעורר במכה
יתהפך לו העולם

קדימה פרייר, קדימה לעג הרש,
קדימה סמל נצחי
אם תתעורר במכה
יתהפך לו העולם
יתהפך לו העולם

inviata da CCG/AWS Staff - 22/6/2012 - 23:02





Η μπαλάντα του Κυρ-Μέντιου
Το ολόκληρο ποίημα του Κώστα Βάρναλη
La ballata del Sor Medios
La poesia completa di Kostas Vàrnalis


"Sciopero."
"Sciopero."


La poesia di Kostas Varnalis nel testo completo. Presenta alcune variazioni ortografiche rispetto alla versione abbreviata cantata da Nikos Xylouris. Ovviamente, sulla stessa musica, è possibile cantare anche la poesia completa.

Η ΜΠΑΛΆΝΤΑ ΤΟΥ ΚΥΡ-ΜΈΝΤΙΟΥ

Δε λυγάνε τα ξεράδια
και πονάνε τα ρημάδια!
Κούτσα μια και κούτσα δυο
της ζωής το ρημαδιό!

Mεροδούλι, ξενοδούλι!
Δέρναν ούλοι: αφέντες, δούλοι,
ούλοι: δούλοι, αφεντικό
και μ' αφήναν νηστικό.

Tα παιδιά, τα καλοπαίδια,
παραβγαίνανε στην παίδεια
με κοτρώνια στα ψαχνά,
φούχτες μύγα στ' αχαμνά!

Aνωχώρι, Κατωχώρι,
ανηφόρι, κατηφόρι,
και με κάμα και βροχή,
ώσπου μου 'βγαινε η ψυχή.

Eίκοσι χρονώ γομάρι
σήκωσα όλο το νταμάρι
κι έχτισα, στην εμπασιά
του χωριού την εκκλησιά.

Kαι ζευγάρι με το βόδι
(άλλο μπόι κι άλλο πόδι)
όργωνα στα ρέματα
τ' αφεντός τα στρέματα.

Kαι στον πόλεμ' "όλα γι' όλα"
κουβαλούσα πολυβόλα
να σκοτώνονται οι λαοί
για τ' αφέντη το φαΐ.

Kαι γι' αυτόνε τον ερίφη
εκουβάλησα τη νύφη
και την προίκα της βουνό,
την τιμή της ουρανό!

Aλλά εμένα σε μια σφήνα
μ' έδεναν το Μάη το μήνα
στο χωράφι το γυμνό
να γκαρίζω, να θρηνώ.

Kι ο παπάς με τη κοιλιά του
μ' έπαιρνε για τη δουλειά του
και μου μίλαε κουνιστός:
"Σε καβάλησε ο Χριστός!

Δούλευε για να στουμπώσει
όλ' η Χώρα κι' οι καμπόσοι.
Μη ρωτάς το πως και τί,
να ζητάς την αρετή!"

-Δε βαστάω! Θα πέσω κάπου!
-Ντράπου! Τους προγόνους ντράπου!
-Αντραλίζομαι!... Πεινώ!...
-Σούτ! θα φας στον ουρανό!"

Kι έλεα: όταν μιαν ημέρα
παρασφίξουνε τα γέρα,
θα ξεκουραστώ κι' εγώ,
του θεού τ' αβασταγό!

Kι όταν ένα καλό βράδυ
θα τελειώσει μου το λάδι
κι αμολήσω τη πνοή
(ένα πουφ είν' η ζωή),

H ψυχή μου θε να δράμει
στη ζεστή αγκαλιά τ' Αβράμη,
τ' άσπρα, τ' αχερένια του
να φιλάει τα γένια του!

Γέρασα κι ως δε φελούσα
κι αχαϊρευτος κυλούσα,
με πετάξανε μακριά
να με φάνε τα θεριά.

Kωλοσούρθηκα και βρίσκω
στη σπηλιά τον Αι-Φραγκίσκο:
"Χαίρε φως αληθινόν
και προστάτη των κτηνών!

Σώσ' το γέρο τον κυρ-Μέντη
απ' την αδικιά τ' αφέντη,
συ που δίδαξες αρνί
τον κυρ-λύκο να γενεί!

Tο σκληρόν αφέντη κάνε
από λύκο άνθρωπο κάνε!..."
Μα με την κουβέντα αυτή
πόρτα μου 'κλεισε κι' αυτί.

Tότενες το μαύρο φίδι
το διπλό του το γλωσσίδι
πίσω από την αστοιβιά
βγάζει και κουνά με βιά:

"Φως ζητάνε τα χαϊβάνια
κι οι ραγιάδες απ' τα ουράνια,
μα θεοί κι όξαποδώ
κει δεν είναι παρά 'δω.

Aν το δίκιο θες, καλέ μου,
με το δίκιο του πολέμου
θα το βρεις. Όπου ποθεί
λευτεριά, παίρνει σπαθί.

Mη χτυπάς τον αδερφό σου-
τον αφέντη τον κουφό σου!
Και στον ίδρο το δικό
γίνε συ τ' αφεντικό.

Χάιντε θύμα, χάιντε ψώνιο
χάιντε Σύμβολον Αιώνιο!
Αν ξυπνήσεις, μονομιάς
θα 'ρτει ανάποδα ο ντουνιάς.

Kοίτα! Οι άλλοι έχουν κινήσει
κι έχ' η πλάση κοκκινήσει
κι άλλος ήλιος έχει βγει
σ' άλλη θάλασσ', άλλη γη".

inviata da Riccardo Venturi - 1/6/2007 - 00:52




Lingua: Italiano

La ballata del Sor Medios
La poesia completa di Kostas Vàrnalis
traduzione italiana di Riccardo Venturi


Kostas Vàrnalis.
Kostas Vàrnalis.


Finora il testo completo della poesia "La ballata del Sor Medios" era rimasto senza traduzione; ed è stato davvero un grande errore al quale si rimedia oggi. Dalla traduzione appare finalmente quel che è veramente la "Ballata": una poesia militante di singolare dirompenza, che perdipiù si adatta perfettamente ai tempi d'oggi (segno che nulla è cambiato e, anzi, è peggiorato). Inserendosi nell'antichissima tradizione ellenica del "parlar per animali" (Esopo insegnò...), Vàrnalis parlò del lavoratore sfruttato, dell'asino di ogni tempo (e, perché no, anche degli asini veri e propri). Invitandolo non alla cupa rassegnazione al proprio destino e all'attesa della morte come una liberazione, ma alla lotta e al riscatto per sé e per tutti gli asini come lui. Nell'attacco alle chiese e nella negazione di ogni dio e padrone ("ni dieu, ni maître!", sembra di sentire), si avvertono echi precisi addirittura dell' "Internazionale"; perché Vàrnalis era, si aprano le fosse, comunista. E questa è una poesia comunista, dove l'autore non si perita di mettere a nudo anche l'ipocrisia dei vari "sanfranceschi" che predicano tanto "amore" per poi comportarsi esattamente come i padroni cui, al tempo stesso, tengono bordone e lavano la coscienza, predicando però la "bellezza della povertà". La povertà non è mai bella; e, come ci ricorda il "serpente nero" (cui va il nostro plauso incondizionato), la si vince, e si ottiene libertà, solo con la lotta. [RV]

Si vedano anche le Note alla traduzione
Non si piegano le zampe
e mi fanno male i piedi!
Zoppican di qua e di là
nella rovina della vita.

Vivevo di stenti e sfruttato,
pestavan tutti, padroni e schiavi,
tutti quanti, padroni e schiavi
e mi lasciavano a digiuno.

E i ragazzi (bravi ragazzi!)
gareggiavano a educazione
tirandomi sassate addosso,
e gran manate sui coglioni!

Giù per terra, àlzati in piedi,
su in salita e giù in discesa,
sotto il sole e con la pioggia
finché non mi è uscita l'anima.

E già da somaro di vent'anni
ho scavato tutta la cava di pietra
e ho costruito la chiesa
all'ingresso del paese.

Aggiogato come un bove
(ma tutto di un'altra stazza)
aravo nei valloni
i gran campi dei padroni

E in guerra, una per una,
strascinavo le mitraglie
per far ammazzarsi i popoli
e ingrassare lorsignori.

E poi a quel furbacchione
gli ho scarrozzato la sposa
col suo bel monte di dote,
e il suo prezzo esorbitante! 1

Però a me con una bietta
mi legavano di maggio
in quel campo disseccato
a piangere e a ragliare.

E poi il prete, quel panzone,
mi pigliava per lavorare,
mi diceva tutto svenevole:
“T'ha cavalcato Cristo!

Lavora per far rimpinzare
la Nazione e certi che so io,
non chiederti il perché e il per come,
ma va' in cerca della verità!”

- “Non ce la fo più! Casco in terra!”
- “Vergognati e pensa ai tuoi avi!”
- “Mi gira la testa!...Ho fame!....”
- “Zitto! Mangi quando sarai in cielo!”

E dicevo: Un giorno, quando
tireran troppo la corda,
anch'io mi riposerò,
bestia da soma di Dio!

E quando, una bella sera,
mi finirà la benzina
e esalerò l'ultimo respiro
(la vita è tutta un “puff”)

Correrà l'anima mia
al caldo abbraccio d'Abramo,
a baciare la sua barba
bianca e morbida come paglia!

Vecchio e inutile com'ero,
trascinandomi iellato,
là lontano mi han buttato
che mi mangiassero le bestie.

Strisciando sul culo mi ritrovo
nella grotta di San Francesco:
“Salve, o tu la vera luce,
protettore degli animali!

Salva tu il vecchio Sor Medios
dall'ingiustizia del padrone,
tu, che al sor Lupo hai insegnato
a diventare agnellino!

Fa' tu che il crudele padrone
da lupo diventi uomo!...”
Ma con tutto 'sto discorso,
la porta mi sbatté sul muso.

Allora il serpente nero
con la sua lingua biforcuta,
da dietro un cespuglio di pruni 2
salta fuori all'improvviso:

“Cercan luce questi stronzi
ed i servi che vengon dai cieli,
ma di diavoli e di dèi,
qui non ce n'è proprio un cazzo.

Se vuoi giustizia, caro mio,
tu giustizia troverai
combattendo; e chi vuole
libertà, prende la spada.

Non colpire il tuo fratello,
bensì il tuo padrone sordo!
E col tuo proprio sudore
diventa tu il padrone.

Forza, vittima! Su, babbeo!
Datti una mossa, simbolo eterno!
Se ti svegli una volta per tutte
il mondo va a gambe all'aria.

Guarda, gli altri si son mossi,
il cielo è diventato rosso,
ed un altro sole è sorto
su un altro mare, su un'altra terra.
NOTE alla traduzione

[1] Il termine τιμἠ è, in greco, ambiguo: significa sia "prezzo" che "onore, buon nome". Il verso potrebbe quindi interpretarsi, ironicamente, anche come "...e la sua enorme onorabilità", "...e il suo grande e bell'onore". Se inteso come nella traduzione ("...e il suo prezzo esorbitante", lett. "prezzo alto come il cielo"), si deve ricordare che nelle società rurali la "sposa migliore" veniva spesso procurata da un sensale, che pretendeva un prezzo adeguato!

[2] L'αστοιβιά è il nome greco del Sarcopoterium spinosum, o "pimpinella spinosa", un comune pruno (arbusto spinoso) della macchia mediterranea, e tra i più intricati e pungenti. Il posto perfetto per il serpente nero! E' comunissimo dalla Grecia fino alla Sardegna; ne è piena anche la macchia dietro casa mia all'isola d'Elba.

Sarcopoterium spinosum (Pimpinella spinosa, αστοιβιά)
Sarcopoterium spinosum (Pimpinella spinosa, αστοιβιά)

inviata da CCG/AWS Staff - 22/6/2012 - 14:54




Lingua: Francese

La ballade du Sor Medios
Le poème complet de Kostas Vàrnalis
traduction française de Marco Valdo M.I.


Kostas Vàrnalis.
Kostas Vàrnalis.


Version française – La ballade du Sor Medios – Version intégrale – Marco Valdo M.I. – 2012
D'après la version italienne de Riccardo Venturi – La Ballata del Sor Medios d'un poème de Kostas Vàrnalis

Jusqu'à présent le texte complet du poème « La Ballade du Sor Medios » était restée sans traduction. ; et c'était vraiment une grave erreur à laquelle aujourd'hui on remédie. De la traduction ressort enfin ce qu'est vraiment la "Ballade": une poésie militante dune explosivité singulière, qui de plus s'adapte parfaitement aux temps d'aujourd'hui, signe que rien n'a changé en mieux mais, au contraire, en pire. En les insérant dans l'ancienne tradition hellénique du "parler par les animaux", (Ésope enseigna...), Vàrnalis parla du travailleur exploité, de l'âne de tous les temps, et, pourquoi pas aussi des ânes véritables. En l'invitant non à la résignation sombre à sa propre destinée et à l'attente de la mort comme une libération, mais à la lutte et à la libération pour soi et pour tous les ânes comme lui.
Dans l'attaque aux églises et dans la négation de tout dieu et patron ("ni dieu, ni maître!", croirait-on entendre), on entend les échos précis de l' "Internationale"; car Vàrnalis était, on ouvre les fosses, communiste. Et celle-ci est une poésie communiste, où l'auteur n'hésite pas de mettre aussi à nu l'hypocrisie des "franciscains" qui prêchent beaucoup d' "amour" pour ensuite, se conduire exactement comme les patrons dont en même temps ils sont complices, et lavent la conscience, en prêchant cependant la "beauté" de la pauvreté. La pauvreté n'est jamais belle; et, comme nous rappelle le "serpent noir" auquel vont nos applaudissements inconditionnels, on vainc, et on obtient liberté, seulement avec la lutte. [RV]
Plus mes jambes ne se plient
Et mes pieds me font souffrir
Ils boitent de pire en pire
Dans la ravine de la vie.

Je vivais de misères et exploité
Tous me battaient, maîtres et esclaves
Tous tant qu'ils étaient, maîtres ou esclaves,
Ils me laissaient jeûner.

Et les gamins (courageux et fiers!)
Rivalisaient d'éducation
En me lançant des pierres
Et des coups dans les roustons

Couché à terre, lève-toi,
Descends et monte
Sous le soleil et sous l'averse
Tant que mon âme ne m'échappe pas.

Et depuis vingt ans, bête de somme
J'ai creusé toute la carrière
Et j'ai construit l'église
À l'entrée du village.

Sous le joug, comme les bœufs
(mais d'une autre stature)
Je labourais dans les creux
Les grands champs des maîtres

Et une par une, à la guerre
Je traînais les mitrailles
Pour que les peuples se massacrent
Et engraissent les barons.

Et puis, cet intrigant
J'ai promené son épouse
À la belle dote
Et au prix exorbitant.

Tandis que moi, au piquet
Ils me liaient dès mai
Dans ce champ désolé
À braire et à pleurer.

Et puis, le prêtre, ce gros bedonnant
Me frappait pour me faire travailler
Il me disait tout content :
« Le Christ t'a chevauché » ! »

Travailler pour rassasier
La Nation et ceux que je sais,
Ne te demande pas ce qui s'est passé,
Mais va chercher la vérité ! »

« Je n'en peux plus ! Je tombe !
Honte sur toi et pense à tes aïeux
J'ai faim ! Ma tête tourne...
Silence ! Tu mangeras aux cieux !

Et je disais : un jour,
Ils tireront trop sur la corde,
Et je me reposerai à mon tour
Bête de somme et miséricorde !

Et un beau soir tombant
Je n'aurai plus de carburant
J'exhalerai mon denier souffle
(Toute cette vie tient en un « pouf »)

Et courra mon âme
Se blottir dans les bras d'Abraham
Elle baisera sa barbe des dimanches
Douce et blanche

Inutile et hors d'âge
Ils me traînèrent désespéré
Là, ils m'ont jeté
Aux bêtes sauvages

En traînant mon cul tout froid
Dans la grotte de Saint-François
« Salut, lui dis-je, vraie lumière
Protecteur des animaux et de mon derrière !

Sauve le vieux Sor Medios et son être
De cette injustice du maître
Toi, qui au Sor loup appris
À respecter l'agneau tout petit.

Fais donc que le cruel maître
De loup se fasse bonhomme ! »
Mon beau discours terminé
Il me ferma la porte au nez

Alors le noir serpent
À la langue bifide
De derrière un buisson ardent
Surgit soudain du vide.

Ces cons cherchent la lumière éternelle
Et les serfs qui viennent du ciel,
Mais de dieux et de diables,
Il n'y a pas ici la moindre trace.

Mon cher, si tu veux la justice,
Tu trouveras Justice
En combattant et pour attraper
La liberté, prends ton épée.

Ne frappe pas ton frère
Mais bien le maître
Et de ta propre sueur
Redevient le possesseur !

Debout, victime !, Crétin, Relève-toi  !
Symbole éternel, Bouge-toi,  !
Si tu t'éveilles une fois pour l'éternité
Leur monde sera renversé

Regarde, d’autres bougent
Le ciel est devenu rouge
Un autre soleil a surgi d'une autre mer,
Au-dessus une autre terre !

inviata da Marco Valdo M.I. - 23/6/2012 - 23:05


La storia del Sor Medios - 'Η ἱστορία τοῦ Κυρ-Μέντιου
di Gian Piero Testa
ἀπό τὸν Δζὰν Πιέρο Τέστα


Le antiche monete con l'asino di Mendi, il "Sor Medios". Τα παλιά νομίσματα με το Μέντιο γαïδάρι, τον "Κυρ-Μέντιο".
Le antiche monete con l'asino di Mendi, il "Sor Medios". Τα παλιά νομίσματα με το Μέντιο γαïδάρι, τον "Κυρ-Μέντιο".


Spiega il mio dizionario di Greco Moderno, del prof. Yorgos Babiniòtis, che la denominazione Mèdios, Medis e Kyr-Medios, attribuita popolarmente all'asino, ha un'origine medioevale che ci riporta all'antica città macedone di Mendi, la quale aveva coniato monete, su una faccia delle quali si mostrava una testa d'asino. Per quale motivo, o in onore di chi, il Babiniotis non dice. Dice però che già a Bisanzio ricorreva l'espressione "mèdios onos", "asino di Mendi". A Milano si diceva "asen de Barlasina", "asino di Barlassina", luogo di interscambio delle merci someggiate . E i comaschi istruiti nel Francese e sprezzanti del volgo sentenziavano : "Chacun à sa place, c'est-à-dire: i asen a Zelbi e i cavai a San Sir", dove Zelbio è un'amena ma un tempo molto rustica località montana del Triangolo Lariano, poco sotto il Pian del Tivan, sulla via del Monte San Primo.
Questa nota non aggiunge, né toglie, niente alla bella canzone che l'ha suggerita: ma a volte fa piacere abbandonarsi alle quisquilie.

'Εξηγεῖ το λεξικόν μου τῆς Νεοελληνικῆς γλώσσης, ὑπὸ τοῦ Γιώργου Μπαμπινιότη τοῦ Διδάκτορος συμπραχθέν, πώς αἱ ἐπονομασίαι Μέντιος, Μέντης καὶ Κυρ-Μέντιος τὰς ὀποίας ὁ λαὸς δίδει εἰς τὸν ὄνον, ἔχουν μεσαιωνικὴν ἀρχήν εἰς τὴν πόλιν Μέντης Μακεδονίας, ὅπου νομίσματα ἐκοποῦντο ἐπὶ μίας ὄψεως τῶν ὀποίων ἐπεδεικνύετο ἡ κεφαλὴ ἐνὸς ὄνου. Διὰ ποιᾶς αἰτίας ἤ ἐν τιμῇ ποιοῦ δὲ λέγει ὁ κ. Μπαμπινιότης ὁ Δίδακτωρ· λέγει ἀλλὰ ὄτι ἐν Βυζανθίῳ ἐχρησιμοποιεῖτο ἡ ἔκφρασις Μέντιος ὄνος. 'Εν Μεδιολάνῳ ἐλέγετο asen de Barlasina (ὄνος απὸ Βαρλασίνης), διάτι εἰς τὴν μικρὰν πόλιν Βαρλασίνης ἀντηλλάσσοντο ὀνοφορτηγουμένα ἐμπορεύματα. Καὶ οἱ ἐν Κώμῳ κατοίκοι οἱ γαλλομιλοῦντες καὶ τὸν λαὸν καταφρονοῦντες ἔλεγον· Chacun à sa place, c'est-à-dire: i asen a Zelbi e i cavai a San Sir (ὁ καθεῖς εἰς τὸν τόπον του, δηλαδή οἱ ὄνοι ἐν Ζελβίῳ καὶ οἱ ἵπποι ἐν τῷ τοῦ 'Αγίου Σύρου ἱπποδρόμῳ) – τὸ Ζέλβιον εἶναι τερπνὸς, ἀλλὰ εἰς ἐκείνην τὴν ἐποχὴν ἀγροτικότατος, ὀρεινὸς τόπος εἰς τὸ Λαρεικὸν Τρίγονον εἰς μικρὰν ἀπόστασιν ἀπὸ τοῦ Τιβανικοῦ Πεδίου ἐπὶ τοῦ εἰς τὸ Ὄρος Ἀγίου Πρώτου δρόμου. Τὸ σχόλιο αὐτὸ οὔτε προσθέτει, οὔτε ἀφαιρεῖ τίποτε εἰς τὸ ᾀσμάτιον τὸ κάλλιστον ὅ,τι τὸ ὑπηγόρευε, ἀλλὰ ἡδονὴν δίδει ἐνίοτε ἡ ἐγκατάλειψις εἰς τὰ πράγματα τὰ μικρά.

(Traduzione in rigorosa katharevousa di RV)

Gian Piero Testa - 25/4/2009 - 15:08


Lo dici tu che non aggiunge né toglie niente: aggiunge ad esempio che mi ero sempre chiesto da dove Varnalis avesse preso il nome di "Sor Medios" (Kyr-Medios) per l'asino. Da quel che hai scritto si potrebbe quasi dire che "Kyr-Medios" (io preferisco dire "Medios" piuttosto che "Mendios", anche se forse sarebbe più corretto; ma sono un "greco antinasale", come sai...) stia tout court per "asino", che ne sia un'antonomasia e che, quindi, una traduzione possibile del titolo di questa canzone sia "La ballata dell'Asino"...

Riccardo Venturi - 3/7/2009 - 12:27


Gli asini che restano asini non erano simpatici a Kostas Varnalis. In Grecia, la poesia che dedicò loro, "Οι μοιραίοι" ( cioè "i rassegnati", i "fatalisti"), è spesso citata come espressione dell'altra faccia della "grecità". Theodorakis nel 1964 mise in musica questa poesia di Varnalis per Πολιτεία Β , creando una bellissima, dolente canzone che amava cantare in duetto con la sua cantante prediletta, Maria Fara(n)douri.
Mando il testo della canzone (generalmente non cantato integralmente) e la mia traduzioncella, fatta per stixoi.info.

Οι μοιραίοι

Στίχοι: Κώστας Βάρναλης
Μουσική: Μίκης Θεοδωράκης
Πρώτη εκτέλεση: Γρηγόρης Μπιθικώτσης


Mες την υπόγεια την ταβέρνα,
μες σε καπνούς και σε βρισές
(απάνω στρίγγλιζε η λατέρνα)
όλ' η παρέα πίναμ' εψές·
εψές, σαν όλα τα βραδάκια,
να πάνε κάτου τα φαρμάκια.

Σφιγγόταν ένας πλάι στον άλλο
και κάπου εφτυούσε καταγής.
Ω! πόσο βάσανο μεγάλο
το βάσανο είναι της ζωής!
Όσο κι ο νους να τυραννιέται,
άσπρην ημέρα δε θυμιέται.

Ήλιε και θάλασσα γαλάζα
και βάθος τ' άσωτ' ουρανού!
Ω! της αβγής κροκάτη γάζα,
γαρούφαλα του δειλινού,
λάμπετε, σβήνετε μακριά μας,
χωρίς να μπείτε στην καρδιά μας!

Tου ενού ο πατέρας χρόνια δέκα
παράλυτος, ίδιο στοιχειό·
τ' άλλου κοντόημερ' η γυναίκα
στο σπίτι λυώνει από χτικιό·
στο Παλαμήδι ο γιος του Mάζη
κ' η κόρη του Γιαβή στο Γκάζι.

― Φταίει το ζαβό το ριζικό μας!
― Φταίει ο Θεός που μας μισεί!
― Φταίει το κεφάλι το κακό μας!
― Φταίει πρώτ' απ' όλα το κρασί!
Ποιος φταίει; ποιος φταίει; Kανένα στόμα
δεν τό βρε και δεν τό πε ακόμα.

Έτσι στη σκοτεινή ταβέρνα
πίνουμε πάντα μας σκυφτοί.
Σαν τα σκουλήκια, κάθε φτέρνα
όπου μας έβρει μας πατεί.
Δειλοί, μοιραίοι κι άβουλοι αντάμα,
προσμένουμε, ίσως, κάποιο θάμα!


I rassegnati
Versione italiana di Gian Piero Testa

Nella taverna sotterranea
in mezzo al fumo e al berciare
( sopra strideva l'organetto )
tutti in compagnia bevevamo ieri,
ieri, come tutte le sere,
per cacciare giù i veleni.

L'uno all'altro si stringeva
e come capitava sputava per terra,
oh, che grande tormento
il tormento è nella vita stessa !
Per quanto la mente si strapazzi
una giornata buona non se la ricorda !

Sole e mare azzurro
e profondità del cielo infinito !
Oh ! cròcea trina dell'aurora
garofani del tramonto,
ammiccate lontano da noi
senza entrare nel nostro cuore !

Il padre di uno son dieci anni
che è paralitico - uguale a un fantasma
la moglie di un altro, che ne ha per poco,
a casa la tisi la consuma,
il figlio di Masi è al fresco al Palamidi
e la figlia di Ghiavìs batte ai Gasometri.

- E' colpa della nostra sorte storta!
- E' colpa di Dio che ci detesta !
- E' colpa della nostra testa sbagliata !
- E' colpa soprattutto del vino !
Di chi la colpa ? Di chi la colpa ? Nessun labbro
l'ha scoperto e l'ha detto ancora.

E così nella tenebrosa taverna
continuiamo a bere ingobbiti.
Simili ai lombrichi ogni calcagno
come ci trova, lì ci schiaccia:
paurosi, rassegnati e abulici a un tempo
aspettiamo, chi lo sa, qualche miracolo!

Gian Piero Testa - 3/7/2009 - 13:31


Kostas Varnalis legge “Οι μοιραιοι”:
www.snhell.gr

La prima interpretazione de “Οι μοιραιοι” musicati da Mikis Theodorakis. La voce è di Grigoris Bithikotsis:

Gian Piero Testa - 3/7/2009 - 18:34




Lingua: Francese

Version française - LES RÉSIGNÉS – Marco Valdo M.I. – 2010
à partir de la version italienne de Gian Piero Testa - I rassegnati
d'une chanson grecque de Kostas Varnalis - Οι μοιραίοι
LES RÉSIGNÉS

Dans la taverne souterraine
Au milieu de la fumée et du chahut
(Par dessus sifflait l'accordéon)
Toute la compagnie nous buvions hier,
Hier, comme tous les soirs,
Pour chasser les poisons.

On se serrait l'un l'autre,
Et parfois, on crachait par terre,
Oh, quel grand tourment
Le tourment se trouve dans notre vie-même !
Et même en s'arrachant l'esprit
On ne se rappelle pas une seule bonne journée !

Soleil et mer bleue
Et l'infini du ciel profond !
Oh ! Guipure safrane de l'aurore
Œillets du crépuscule,
Vous clignez de l’œil loin de nous
Sans entrer dans notre cœur !

Le père de l'un depuis dix ans
Est paralytique – on dirait un fantôme
La femme d'un autre, qui n'en a plus pour longtemps,
Est rongée par la phtisie,
Le fils de Masi est à l’ombre à Palamidi
Et la fille de Ghiavis bat le pavé aux Gazometri.

C'est la faute à notre sort pourri !
C'est la faute à Dieu qui nous déteste !
C'est la faute de notre tête perdue !
C'est surtout la faute au vin !
À qui la faute ? À qui la faute ? Aucune lèvre
Ne l'a découvert et ne l'a encore dit.

Et ainsi dans la taverne ténébreuse
Nous continuons à boire voûtés.
Semblables à des lombrics, les talons
Comme ils tombent, nous écrasent là :
Peureux, résignés et abouliques
Nous attendons, qui sait, un miracle !

inviata da Marco Valdo M.I. - 20/5/2010 - 19:47




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