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Popolo e potere

Ora Sesta
Langue: italien




[1967]
Parole e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Fra' Galdino (Luisito Bianchi)



Il 19 luglio 1966 un movimento movimento franoso interessa parte della città di Agrigento, nella sua estremità occidentale. I primi smottamenti avvengono verso le sette del mattino, quando si creano fenditure nei primi palazzi; questo consente, fortunatamente, agli abitanti di mettersi in salvo. Nelle ore successive, comincia la frana vera e propria che si porta via una parte intera della città; durerà per circa un mese. Furono sgomberate circa cinquemila persone. E' il periodo del “boom edilizio” incontrollato in Sicilia e in tutta Italia: tutto il territorio nazionale viene lottizzato, e del suolo si fa un uso che definire criminale è un eufemismo. Eventi disastrosi del genere si verificano non soltanto a Agrigento, ma essa è comunque uno degli esempi più eclatanti della speculazione edilizia di quel decennio. Luisito Bianchi (Fra' Galdino) rimase particolarmente colpito da quell'evento: ne parla in questa canzone dal titolo più che significativo, scritta proprio all'indomani della frana di Agrigento. Una canzone in cui “l'osservazione si sposta sul potere dei media e sulla possibilità di chi li gestisce di distrarre l'opinione pubblica dai problemi reali del Paese. […] Lo spunto viene dalla cronaca politica, ma la riflessione conduce a scenari con cui, ancor oggi, conserviamo una tragica familiarità”. [Stefano Pivato, Bella ciao – Canto e politica nella storia italiana, Giuseppe Laterza & Figli, 2005, pp. 239-240]. Come si suol dire: “Scritta appena ieri”. Il testo completo della canzone non è purtroppo presente in rete; ne è presente solo un frammento nell'opera di Stefano Pivato già citata, che qui riproduciamo. [RV]




Ora Sesta

orases"Il gruppo “Ora Sesta”, ispirato all’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con la Samaritana, era attivo a Roma negli anni 1966-67 e raccoglieva alcuni amici che, nel sentirsi Popolo di Dio e nei loro legami elettivi con il Movimento Operaio e Contadino, avevano riconosciuto la base comune per l’approfondimento culturale dei grandi temi su cui si gioca il destino dell’umanità (la pace, il lavoro, l’ecumenismo, la solidarietà internazionale, la libertà, la partecipazione democratica, la fratellanza universale). Non era un gruppo di teorici o di speculatori. Ogni elaborazione o ripensamento voleva partire dai fatti, dalla storia, dalla vita nel suo svolgersi, con riferimento costante all’uomo che di tutto ciò è protagonista. Dalla vita e della storia dei poveri e dei diseredati, già portatori di una cultura spesso dimenticata ed incompresa, il gruppo voleva trarre alimento e voleva cercare di esserne umile e rispettoso interprete, diffondendo poi ogni frutto ottenuto come momento di ulteriore promozione e presa di coscienza.

Dopo quaranta anni i motivi ispiratori del gruppo sono quanto mai attuali all’inizio di un millennio in cui le tante ombre sono però illuminate dalla speranza cristiana. Gli “Amici dell’Abbazia di Viboldone” in occasione degli ottanta anni di fra’ Galdino, autore delle canzoni, hanno deciso di rieditare la produzione musicale del gruppo, piccolo contributo nel testimoniare la fede nella pace fondata sulla giustizia."

Don Luisito Bianchi ("Fra' Galdino") [1927-2012]
Don Luisito Bianchi ("Fra' Galdino") [1927-2012]
“Un terzo e ultimo aspetto da tenere presente riguarda, infine, non più le nuove sonorità e i nuovi testi che stanno entrando nel mondo giovanile cattolico, ma piuttosto quelli che ne escono. Infatti, se in quegli anni nuovi gruppi musicali nascono in ogni angolo del paese (nelle fabbriche, nelle università, tra i gruppi spontanei), è inevitabile che anche in seno al complesso e articolato mondo dei gruppi giovanili cattolici sorgano esperienze musicali volte a tradurre le problematiche che animano la contestazione in un linguaggio musicale e testuale in cui sia riconoscibile la matrice cattolica. Da questo punto di vista, accanto ai gruppi che si dedicano a rinnovare il patrimonio di canti destinati ad accompagnare le celebrazioni liturgiche, si producono esperienze di canzone politica vera e propria; la più straordinaria di queste esperienze è, probabilmente, quella di un gruppo poco noto conosciuto allora e del tutto dimenticato oggi, ma che tra il 1963 e il 1967 riesce ad incidere sette dischi, le cui copie circolano clandestinamente in molte parrocchie: il gruppo si chiama Ora Sesta e, perché sia chiara la loro matrice ideale, sulla copertina dei loro dischi viene riportata questa presentazione:

Il gruppo Ora Sesta che ha curato questo disco raccoglie alcuni amici che, nel sentirsi Popolo di Dio e nei loro legami elettivi con il Movimento Operaio e Contadino, hanno riconosciuto la base comune per l'approfondimento culturale dei grandi temi su cui si gioca il destino dell'umanità (la pace, il lavoro, l'ecumenismo, la solidarietà internazionale, la libertà, la partecipazione democratica, la fratellanza universale).

Con una tale premessa, il gruppo affronta nelle sue canzoni sia argomenti e problematiche interne al mondo cattolico, sia, più in generale, i temi politici di maggiore attualità: i preti operai e il fariseismo di certi ambienti cattolici, il razzismo e il malgoverno democristiano, la guerra in Vietnam e l'ingiustizia dei rapporti che regolano il commercio internazionale. Le parole vengono sorrette da uno stile musicale molto vario, a volte vicino alla tradizione melodica o a quella gregoriana, ma più spesso ispirato alla musica da cabaret, che in quegli anni ha tra i suoi interpreti principali il gruppo milanese dei Gufi.

I testi degli Ora Sesta, letti oggi, appaiono come una singolare miscela di temi datati e ormai storicizzabili e di felici intuizioni ancora oggi di sconcertante attualità.”

Stefano Pivato, Bella ciao – Canto e politica nella storia d'Italia, Gius. Laterza & Figli, 2005, pp. 237-239

In memoria di Andrea Bergonier prete operaio
Senza siepi
Angelo Balzarini, minatore
Commercio internazionale
Omaggio a Meredith
Popolo e potere

Leggiamo che nel cuore di Agrigento
per colpa di un 'fatale' smottamento
precipitan palazzi costruiti col gesso,
con le buste, coi banditi.
Il popolo si chiede disgustato:
“Chi ha il potere, ma che fa?”
Chi ha il potere...
Con le Kessler sul secondo organizza un girotondo
balli, gambe, canzoncine... e Agrigento passerà.

[…] S'addensano le nubi della guerra,
trattiene il fiato l'universa terra.
Il Papa grida: “Pace!” e a tutti addita
d'essere costruttori della vita.
Il popolo si chiede preoccupato:
“ma il governo, che farà?”
Il governo...
Il governo è assai sereno: alle porte c'è Sanremo,
tra melodici e urlatori la paura passerà.

envoyé par Riccardo Venturi - 27/8/2019 - 22:16




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