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Steinn Steinarr
Lingua: Islandese


Steinn Steinarr

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[1934]
Poesia di Steinn Steinarr
A poem by Steinn Steinarr
Musica e interpretazione: Bergþóra Árnadóttir
Music and performance: Bergþóra Árnadóttir

Steinn Steinarr (Aðalsteinn Kristmundsson), 1908-1958.
Steinn Steinarr (Aðalsteinn Kristmundsson), 1908-1958.


Da molti Steinn Steinarr è considerato il più grande poeta islandese del XX secolo; da molti in Islanda, naturalmente. Fuori dall'Isola dei Ghiacci, è rimasto più o meno sconosciuto fin quando, una decina d'anni fa, qualcuno si è accorto che gli islandesi, durante la crisi nera del 2008, stavano facendo una rivoluzione declamando e cantando le sue poesie, e perdipiù nel centenario esatto della sua nascita. Allora qualcosa è venuto fuori, nonostante le difficoltà nel tradurlo efficacemente in una qualche lingua.

Steinn Steinarr si chiamava in realtà Aðalsteinn Kristmundsson ed era nato il 13 ottobre 1908 in una sperduta fattoria dei Vestfirðir (“fiordi dell'ovest”), Laugaland (“terra delle sorgenti calde”). Soprannominato “Alli” fin dalla nascita, i suoi genitori erano dei contadini poverissimi, talmente poveri che le autorità locali smembrarono la famiglia. I tre figli più grandi furono messi in adozione, e durante tale periodo il più grande morì; il resto della famiglia fu invece -praticamente- deportato in un'altra fattoria sulla costa occidentale. Tutti quanti tranne uno: “Alli” fu l'unico che rimase alla fattoria di Laugaland, dove ebbe a patire la miseria più nera. Probabile che sarebbe morto presto pure lui, se non fosse stato per un'anziana governante, Kristin Tómasdóttir, che tre anni dopo scovò il ragazzo in condizioni miserevoli e lo adottò portandoselo via.

“Alli” era un ragazzo selvaggio, indisciplinato, ribelle e solitario. Detestava il lavoro fisico, preferendo starsene da solo a pensare e a leggere. I coetanei del posto lo presero in grossa antipatia, anche perché essa era pienamente ricambiata dal giovane “Alli”, che scriveva “limericks” sanguinosi contro di loro. Furono proprio quei “limericks” che attirarono l'attenzione di un famoso poeta islandese che viveva da quelle parti: Stefán frá Hvítadal (“Stefano della Valle Bianca”). Quando ebbe a sentire le “poesiole” del ragazzo, incoraggiò la sua famiglia adottiva non a punirlo, ma a fargli sviluppare il suo talento. Tra i suoi insegnanti, “Alli” aveva un altro giovane poeta assai dotato, Jóhannes úr Kötlum (“Giovanni delle Caldaie”); pure lui si accorse delle capacità del ragazzo. Ma la poesia era un lusso troppo grande per un poverissimo ragazzo di fattoria. Nel 1926, a 18 anni, “Alli” se ne andò a Reykjavík a cercare fortuna, senza un soldo in tasca. In quegli anni, Reykjavík si stava sviluppando con un vero e proprio “boom” edilizio, e nonostante l'avversione che “Alli” aveva per il lavoro fisico, cominciò a lavorare come un negro, giorno e notte, come manovale. La ricompensa fu un attacco di poliomielite che lo lasciò paralizzato dalla parte sinistra.

Ancora una volta gli venne in soccorso Stefán frá Hvítadal, che lo portò da un suo amico, tale Erlendur, che gestiva un bar considerato malfamato, l' Unuhús (qualcosa come “Casa della Felicità”). L'Unuhús era, nella Reykjavík del tempo, il ritrovo di tutti i radicali di sinistra, gli artisti d'avanguardia e i liberi pensatori; era là che si ritrovavano per discutere anche i maggiori scrittori e poeti islandesi, compresi Þórbergur Þórðarson e Halldór Kiljan Laxness (premio Nobel 1955 per la letteratura).

Nonostante il loro radicalismo di sinistra, sia Stefán frá Hvítadal che Halldór Laxness erano anche ferventi cattolici (tenendo conto che essere cattolici in Islanda era comunque segno di ribellione, una cosa cui non doveva essere estranea la vicenda di Jón Arason). Incoraggiarono quindi il loro protetto “Alli” a seguire la loro strada; ma proprio in quel periodo, arrivò anche in Islanda la Grande Depressione. “Alli” era presente, assieme ad altri amici dell'Unuhús, alla prima riunione di fondazione del Partito Comunista Islandese, alla fine del 1930. Per una stranza coincidenza, proprio in quei giorni l'unico amico d'infanzia che “Alli” aveva mai avuto morì annegato quando una tempesta fece affondare il peschereccio su cui lavorava. La prima poesia mai pubblicata di “Alli” gli era dedicata.

Nel frattempo, l'Islanda era sprofondata nel caos. Nell'autunno del 1932, il Comune di Reykavík aveva deciso di ridurre i programmi occupazionali (in pratica, di bloccare i posti di lavoro), e il 9 novembre 1932 scoppiarono dei tremendi scontri tra la popolazione scesa in piazza e la Polizia: è il cosiddetto Guttóslagur (“Guttó” era il nome popolare del Goðtemplarahús Reykjavíkur, un edificio monolitico in legno dove si riuniva il Consiglio Comunale di Reykjavík, vicino al laghetto Tjörnin). La folla di disoccupati invase prima la sala comunale, poi inscenò una manifestazione che divenne una battaglia con la Polizia. Ed il bello è che la Polizia se la diede ben presto a gambe levate, e ci furono parecchi feriti. Il decreto del Consiglio Comunale fu ritirato il giorno dopo.

A cosa portano le crisi e le depressioni? Al fascismo e al nazismo. Anche nell'Islanda dell'epoca, sulla scia tedesca, si era formato un partito nazista. A onor del vero, ebbe pochissimi membri e durò una cacata, sciogliendosi nel 1934. Nella terra più nordica del nord, quella dei miti, delle saghe, della Thule e del Valhalla, i fascisti non hanno mai attecchito (e si veda anche il trattamento che fu riservato alla ”spedizione scientifica” tedesca nel 1937). Tra le poche azioni messe in atto dai nazisti islandesi, ci fu l'innalzamento di una bandiera con la svastica, alla fine del 1933, in un villaggio di pescatori nel nord del paese. Tale sventolio durò poco: il 6 agosto 1933, alcuni antifascisti si recarono nel villaggio, tirarono giù la bandiera nazista e la calpestarono facendola a pezzi. Tra di loro c'era “Alli”. Il caso andò di fronte alla Suprema Corte: “Alli” fu condannato a due mesi di carcere. La sentenza fu sospesa, ma i “compagni” del Partito Comunista Islandese, con una decisione originale, ne approfittarono per espellerlo. Troppo “testa calda”, bisognava stare attenti, eccetera. “Alli” non gliela perdonò mai, pur rimanendo un antifascista viscerale. Per inciso, quella alla quale aveva preso parte è probabilmente la prima azione antinazista mai avvenuta in Europa.

Nel 1934, “Alli” pubblicò la sua prima raccolta di poesie, dalla quale è tratta anche questa che qui si presenta. La pubblicò con il nuovo pseudonimo con il quale è consciuto fin da allora: Steinn Steinarr. Steinn significa “pietra” in islandese, ma è anche un nome proprio ed entra in innumerevoli nomi composti, tra i quali quello reale del poeta, Aðalsteinn (“Pietra Nobile”). “Steinn Steinarr” può essere inteso come “Pietro il Pietroso”, e pietroso lo era sul serio. La raccolta recava un titolo significativo: Rauður loginn brann, “La fiamma rossa è arsa”, o “è già bruciata”. Con grande disappunto del Partito Comunista Islandese di osservanza staliniana, le poesie di Steinn Steinarr furono accolte con enorme entusiasmo da parte dell'intera classe lavoratrice islandese.

Nel 1918, l'Islanda aveva ottenuto la “Home Rule” da parte della Danimarca: in pratica (come le attuali Fær Øer) restava unita alla Danimarca solo in unione personale con la corona, ma godeva comunque di indipendenza piena. Al momento della Grande Depressione, nessun artista era in grado di sopravvivere senza sovvenzioni da parte del governo. Nel 1939, al momento dello scoppio della guerra, fu nominato ministro della cultura Jónas frá Hriflu, che era un fior di reazionario nonché uno dei politici più potenti del paese. Jónas frá Hriflu, ultratradizionalista, considerava ogni forma di arte moderna come “degenerata”, e chiunque gli si opponesse era etichettato come “comunista” (compreso l'espulso Steinn Steinarr). Con la guerra e con l'occupazione strategica dell'Islanda da parte dei britannici, però, l'economia islandese cominciò a rifiorire; nel 1940, Steinn Steinarr pubblicò la sua seconda raccolta, Fótspor í sandi (“Orme sulla sabbia”) che fu ugualmente ben accolta, permettendogli anche di guadagnare i suoi primi soldi in vita sua grazie alla poesia. Nel 1943, Steinn Steinarr scrisse una deliziosa e feroce satira anti-hitleriana, Tindátarnir (“I soldatini di piombo”). Nel 1948, a guerra finita e con l'Islanda oramai pienamente indipendente (dal 17 giugno 1944), Steinn Steinarr sposò -dopo alcuni amori- quella che era stata la sua prima ragazza quand'era ancora “Alli”, Ásthildur Björnsdóttir (“Spada d'Amore Figlia dell'Orso”); nello stesso anno, Steinn Steinarr fu consacrato come il maggiore poeta islandese con il suo capolavoro, Tíminn og Vatnið (“Il tempo e l'acqua”). Quando il suo vecchio amico Halldór Kiljan Laxness si era già guadagnato il Nobel, Steinn Steinarr morì all'improvviso, a soli 50 anni, il 25 maggio 1958. Fu il poeta dell'eterna lotta del solitario contro ogni tirannia e contro ogni potere corrotto.

Mi scuso, naturalmente, per questa lunghissima introduzione; chiaramente, è dovuta anche al fatto che di Steinn Steinarr, in Italia, non si sa pressoché niente nonostante sia stato tradotto almeno in parte (da Silvia Cosimini, e da chi altri?). Ci metto anch'io un granellino, in questa pagina che si fonda anche sul fatto che, come non poche altre poesie di Steinn Steinarr, pure questa è stata messa in musica e cantata, e neppure da un solo musicista o cantautore. La versione più nota sembra essere comunque quella che ho scelto, vale a dire quella della cantautrice Bergþóra Árnadóttir. Bergþóra è nata il 15 febbraio del 1948, l'anno in cui Steinn Steinarr pubblicò “Il Tempo e l'Acqua”, ed è morta nella Giornata della Donna, l'8 marzo 2007. Bergþóra era la madre di Birgitta Jónsdóttir, la fondatrice e leader del Partito dei Pirati.

E' assai probabile che la poesia sia stata ispirata a Steinn Steinarr proprio dagli scontri del "Guttóslagur" del 9 novembre 1932, anche se fortunatamente non vi si ebbe a lamentare alcun morto. Di lavoratori morti in occasioni del genere ce ne sono stati a migliaia, del resto, in tutto il mondo. Ancor più probabile che "Alli" vi abbia come riversato dentro tutta la miserrima vita che aveva condotto. Per terminare, qua sotto inserisco il video della canzone di Bergþóra eseguita non da lei, ma dal cantautore Jónas Sigurðsson. Il quale è accompagnato dal Coro della Lögregla, la Polizia Islandese. [RV]

Hann var eins og hver annar verkamaður,
í vinnufötum og slitnum skóm.
Hann var aldrei hryggur og aldrei glaður
og átti ekki nokkurn helgidóm.
Hann vann á eyrinni alla daga,
þegar einhverja vinnu var hægt að fá,
en konan sat heima að stoppa og staga
og stugga krökkunum til og frá.

Svo varð það eitt sinn þann óra tíma,
að enga vinnu var hægt að fá.
Hver dagur varð harðsótt og hatrömm glíma
við hungurvofuna, til og frá.
Þá ólgaði hatrið sem öldur á sænum,
og auðvaldsins harðstjórum reistu þeir níð.
Og loksins kom að því þeir börðust í bænum,
um brauð handa sveltandi verkalýð.

Þann dag var hans ævi á enda runnin
og enginn veit meira um það.
Með brotinn hausinn og blóð um munninn,
og brjóst hans var sært á einum stað.
Hans fall var hljótt eins og fórn í leynum,
í fylkinguna sást hvergi skarð.
Að stríðinu búnu, á börum einum,
þeir báru hans lík upp í kirkjugarð.

Og hann var eins og hver annar verkamaður,
í vinnufötum og slitnum skóm.
Hann var aldrei hryggur og aldrei glaður
og átti ekki nokkurn helgidóm.
Engin frægðarsól eða sigurbogi
er samantengdur við minning hans.
En þeir segja, að rauðir logar logi
á leiði hins fátæka verkamanns.

inviata da Ríkarður V. Albertsson - 19/1/2018 - 12:21




Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
19 gennaio 2018 12:22

IL LAVORATORE

Era come ogni altro lavoratore,
vestito da lavoro e scarpe consumate.
Non era mai triste e né felice,
e non aveva nessun santuario.
Lavorava al cantiere ogni giorno
quand'era possibile avere lavoro,
sua moglie a casa, a imbottire e rammendare,
avanti e indietro a badare ai bambini.

E così successe una volta, tanto tempo fa,
che non era possibile trovar lavoro.
Ogni giorno diventava duro e odioso,
avanti e indietro con lo spettro della fame.
Poi l'odio eruppe come onde sul mare,
e i tiranni capitalisti furono coperti di ingiurie.
E alla fine successe che ci furono scontri in città
sul pane per i lavoratori che morivano di fame.

Quel giorno la sua vita giunse alla fine
e nessuno ne sa più niente.
Con la testa spaccata e il sangue alla bocca,
e in qualche punto una ferita sul petto.
Cadde in silenzio come in un sacrificio segreto,
la folla non fu vista disperdersi.
A lotta finita, su un carretto,
portarono il suo corpo al cimitero.

Era come ogni altro lavoratore,
vestito da lavoro e scarpe consumate.
Non era mai triste e né felice,
e non aveva nessun santuario.
Nessun sole di gloria o arco di trionfo
è legato alla sua memoria.
Ma dicono che fiamme rosse ardono
sul cammino del povero lavoratore.

19/1/2018 - 12:23




Lingua: Inglese

English translation by Riccardo Venturi
January 18, 2018 12:23
THE WORKER

He just was like any other worker,
with working clothes and worn out shoes.
He never used to be sad or happy
and had no sanctuary to pray in.
He worked every day in the dockyard
when a job was still to be found,
his wife kept home to mend and stuff
looking to and fro after the kids.

So it happened once, long ago,
that a job was not so easily found.
Every day turned hard and hateful,
walking to and fro, with the ghost of hunger.
Then hatred burst out like raging waves on the sea,
the capitalist tyrants were covered with insults.
Street riots broke out downtown
about the bread for starving workers.

That day his life came to an end,
nobody knows anything more 'bout him.
His head was broken, his mouth blood-filled,
a deadly wound somewhere in his breast.
He fell so quietly like in a secret sacrifice,
nobody saw the crowd dispersing.
When the fight was over, on a barrow,
his dead body was taken to the churchyard.

He just was like any other worker,
with working clothes and worn out shoes.
He never used to be sad or happy
and had no sanctuary to pray in.
No sun of glory, no triumphal arch
has been erected in his memory,
but it is said red flames are blazing
along on the poor worker's way.

19/1/2018 - 12:23




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