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Ich saz ûf eime steine

Walther von der Vogelweide


Walther von der Vogelweide

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(Karl Jenkins)


[XII/XIII sec.]
Codex Manesse, XIV sec., f. 123 v.
Musica / Music / Musik:
a) Hans Hegner
Album: Die Liebligsgedichte der Deutschen
b) Hatz von Hatzenstein
Liederbuch "Minne, Wein und Weltenschmerz", Hrsg. Dr. Benno Bulitta / Hatz von Hatzenstein

Walther seduto sulla pietra. Dal Codex Manesse (XIV s.), f. 124 r.
Walther seduto sulla pietra. Dal Codex Manesse (XIV s.), f. 124 r.


Scrive l'Anonimo Toscano del XXI Secolo: Uno dei miei fratelli nel Tempo, l'Anonimo Toscano del XIII Secolo, mi spedisce e mi raccomanda di pubblicare questa leggiadra e profonda composizione d'un suo contemporaneo, il tirolese Walther von der Vogelweide, che si potrebbe tradurre come Gualtiero del Prato degli Uccelli. Dice ancora il mio remoto fratello, che l'ebbe appunto a incocciare seduto su di un nudo sasso, mentre pareva assorto a blaterare qualcosa in un barbaro idioma ch'egli non comprendeva; dopo avergli praticato, colori alla mano, un celebre ritratto (che poi, senza che lo si informasse, fu infilato in un famoso codice sguizzero d'alcun tempo dopo) mentr'appunto il Walther era meditabondo sulla pietra, il senso gli fu interpretato in buon latino da una colta e timorata fanciulla che di là stava passando. “Tale composizione”, mi scrive il buon fratello de' Tempi passati, “credo possa avere ancora una qualche valenza ne' tuoi tempi Futuri; non posso purtroppo trasmetterti la musica originale, ma son certo che qualcuno avrà provveduto a crearne di nuova & originale”.
Ich saz ûf eime steine,
und dahte bein mit beine:
dar ûf satzt ich den ellenbogen:
ich hete in mîne hant gesmogen
daz kinne und ein mîn wange.
dô dâhte ich mir vil ange,
wie man zer welte solte leben:
deheinen rât kond ich gegeben,
wie man driu dinc erwurbe,
der keinez niht verdurbe.
diu zwei sint êre und varnde guot,
daz dicke ein ander schaden tuot:
daz dritte ist gotes hulde, der zweier übergulde.
die wolte ich gerne in einen schrîn.
jâ leider desn mac niht gesîn,
daz guot und weltlich êre
und gotes hulde mêre
zesamene in ein herze komen.
stîg unde wege sint in benomen:
untriuwe ist in der sâze,
gewalt vert ûf der strâze:
fride unde reht sint sêre wunt.
diu driu enhabent geleites niht,
diu zwei enwerden ê gesunt.

Contributed by L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 2017/12/12 - 14:48



Language: Italian

Traduzione italiana
Da Neratzoula - Arts and Performance

SU UNA PIETRA SEDEVO

Su una pietra sedevo
una gamba levata sopra l'altra
e il gomito poggiato sul ginocchio
nella mia palma sorregevo il mento.
Così, pieno d'affanno riflettevo
qual sia la vita da tenere al mondo,
come si possan guadagnare beni
che non portino danno, né rovina.
L'onore vi sarebbe e la ricchezza
ma che tanto si battono l'un l'altra,
pur ve n'è un terzo, ed è il timor di Dio
che li supera entrambi, sì prezioso
che in uno scrigno lo vorrei tenere.
Ahimé non può esser che insieme
con i beni mondani viva in cuore.
Strade e sentieri a lui vengon tagliati,
alle spalle è in agguato il tradimento
e la violenza gira per le strade:
ferite son la pace e la giustizia.
I tre non hanno protezione alcuna
se prima i due non tornano a esser sani.

Contributed by L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 2017/12/12 - 15:22




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