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Un sabida di sera

Giorgio Ferigo
Language: Friulian


Giorgio Ferigo

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Conte de libertât
(Arbe Garbe)
Un soldatin
(Povolâr Ensemble)
Le gorille
(Georges Brassens)


Casualmente ho visto che nella pagina consacrata a "La mauvaise herbe" di Brassens figura la versione friulana "Jerbata". Ma se "esplori nell'archivio" Giorgio Ferigo lo trovi ma "nessuna canzone soddisfa i criteri di ricerca"...a parte che mi viene subito in mente "Un soldatin" (È questione soltanto di cippi e di confini,ammazzane uno di là: sei un eroe ma i padroni nostri e loro sono sempre gli stessi, nella sicurezza dei loro palazzi decidono paci e guerre e allora bisognerebbe fare dietro-front, mettere al muro i padroni di questa macelleria, tutti quelli che di questo massacro detengono il monopolio…come il sale e i tabacchi...sarà il vizio antico che hanno gli uomini di pensare...) però visto che mi è da poco capitato di ascoltare Nadia Fabrizio interpretare "Un sabida di sera" e pensare per l'ennesima volta che se l'avesse cantata Guccini nel suo periodo più ispirato, (quello del "Pensionato" per intenderci) lo avremmo tutti poeticamente incensato (e lo stile era proprio quello, sempre secondo me), vorrei far conoscere a chi non non l'ha mai sentito, questo capolavoro. [Flavio Poltronieri]

A riva la coriera, chê das siet, e a discjama i pendolârs
l’animazion a impia cjâfs e pląca e po a si studa denti a un bar
e a si pant il scampanot pal Perdon-dal-Rosari
o par cualchi sant dismenteât
e un berli al clama da lontan a cena un frut ritardatari

Tal frêt di una zornada ch’a si scurta già a s’impìin i lusȏrs
cul sigaret in bocja un al va a i siei lêgris o malamôrs
cualchidun al è già cjoc, cualchidun a lu sarà
e al cîr coragjo o vojas
denti l’alcol o confermas a rispuestas c’al sa già

Chest al è un sabida di sera un cualuncue al gno paîs
cuant ch’al riva atom e al è dificil restâ achì e restâ vîfs
students e migrants a son lâts e al taca il timp da pazienza
finida l’estât e la vita
a taca la soravivenza par chei pȏcs ch’a son restâts

E alora m’invìi cjantuçant viers un taulin di ostaria
i speri ch’a si fasi encje usnot una precaria conpania
e spietant un ch’al mi va a gjenio
i torni a lei il Gazetin
i ordeni l’ultim dai cafès o pȗr il prin di un’âta serie di taiuts di vin

Il sitiç dai dîs al passa e al mostra ducj i nestis îrs
i pos metiju in riga e contâ come s’i fos un resonîr
e i m’incugùi devant il gno ingòs
o devant un televisôr
e cu las mans intai cjavei i mi piert devȗr mitos leteraris o cjargnei

Bloom al pelandrona pal cumun dal Negro fint in Tomasin
e al cjata Stephen – ch’al è Stjefin – coronât bielgià da cualchi tai di vin
e i tabain di comunismo, di rognas ch’i gratìn bessȏi
di rivoluzions ch’i no vin fatas
di Joyce, di fantatas, dal BMW 1102

E a rivarà doman un’âta di cu la sô mîl e i siei colôrs
e l’ilusion crevada a lascia il puest a una ilusion miôr
e a rivarà un’âta sera
cul so fruiât arint
sarìn bessȏi tancu prin in chest pâis ch’al mȗr di muart lenta, como la sȏ int

Par vivi achì d’invier al coventa un coragjo disperât
no sta muardimi il scus dal gno cȗr par savê s’i lu ai cjatât
e a tì ven voja di fuî
di lâ a ceri cuissà ce
ma tu sâs di no vê scampo e che la vita da âtas bandas diferent a no è

Però di un’âta banda un vecju al mȗr nomo s’al sbeghera un frut
la vita a continua a intramà i siei fì di biel e brut
e se un leamp al si creva
tu lu vais como ch’a si ȗsa
ma achì a si crevin cent leamps e alora al è un paîs intîr ch’al cambia di mûsa

Al è un pâis intîr a niçulâsi inta sȏ rasegnazion
a crodi tal clip e tal sigȗr dal so spolert e dal so porton
e se tu, fruta foresta
tu leis di un ch’al si è sbarât
no sta a crodi cuissâ ce – a è la vita quotidiana cha lu à copat.

Contributed by Flavio Poltronieri - 2017/7/9 - 11:59



Language: Italian

Traduzione italiana.

eminadia
UN SABATO DI SERA

Arriva la corriera delle sette, scendono i pendolari
l’animazione accende teste e piazza e poi si spegne dentro un bar
e si spande lo scampanio per il ‘Perdon’ del Rosario
o per qualche santo dimenticato
e un grido chiama a cena da lontano un bambino in ritardo

Nel freddo di una giornata che già si accorcia già si accendono le luci
con la sigaretta fra le labbra qualcuno si avvia verso i suoi allegri o tristi amori
qualcuno è già ubriaco, qualcuno lo sarà
e cerca coraggio o voglie
nell’alcool, o conferma a risposte che conosce già

Questo è un sabato sera, uno qualunque al mio paese
quando arriva autunno, ed è difficile restare qui e restare vivi
studenti ed emigranti sono partiti e inizia il tempo della pazienza
finita l’estate e la vita,
comincia la sopravvivenza per i pochi rimasti

E allora mi avvio canticchiando a un tavolo d’osteria
spero che si riunisca anche stasera una precaria compagnia
e attendo qualcuno che mi va a genio
rileggo il Gazzettino
ordino l’ultimo caffè oppure il primo di un’altra serie di bicchieri di vino

La segatura dei giorni passa e mostra tutti i nostri ieri
potrei allinearli e poi contarli come un ragioniere
e mi accoccolo davanti alla mia angoscia
o davanti ad un televisore
e con la testa tra le mani mi perdo in miti letterari o carnici

Bloom bighellona per il comune, dal ‘Negro’ fino in ‘Tomasin’
e trova Stephen, che è Stefano, già incoronato da qualche bicchiere di vino
e parliamo di comunismo, di rogne che ci grattiamo da soli
di rivoluzioni che non abbiamo fatto
di Joyce, di ragazze, del BMW 1102

E domani arriverà un altro giorno, col suo miele e i suoi colori
l’illusione spezzata lascerà il posto ad una illusione migliore
e arriverà un’altra sera
col suo gualcito argento
saremo soli come prima in questo paese che muore di morte lenta, come la sua gente

Per vivere qui d’inverno serve un coraggio disperato
non mordermi la buccia del cuore per sapere se l’ho trovato
e viene voglia di scappare
di andare in cerca di chissà cos’altro
ma sai di non avere scampo, e che la vita in altri posti non è diversa

Però in un altro posto un vecchio muore soltanto se vagisce un bambino
la vita continua a tessere la sua trama di bello e brutto
e se un legame si spezza
lo piangi come d’uso
ma qui si spezzano cento legami, e allora è un paese intero che cambia faccia

È un paese intero a cullarsi nella sua disperazione
a credere nel tepore e nella sicurezza del suo spolert [1], del suo portone
e se tu, ragazza straniera
leggerai di uno che si è sparato
non cercare chissà quale motivo, è la vita quotidiana che lo ha ucciso.
[1] Cucina-stufa a legna tipica friulana.

Contributed by Flavio Poltronieri - 2017/7/9 - 17:23


Grazie per averlo inserito

2018/6/4 - 21:58


Prego, purtroppo non hai inserito il tuo nome. La Carnia, tra i monti aspri d'Italia, Austria e l'allora Jugoslavia. Giorgio Ferigo è stato un autore importante che negli anni di attività del suo Povolar Ensemble (1977 - 1988) ha indagato con poesia e musica, le lacerazioni e le speranze della sua comunità: 40.000 abitanti e 40.000 emigranti.

Flavio Poltronieri - 2018/6/5 - 08:30




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