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Kje si, mati?

Karel “Kajuh” Destovnik
Lingua: Sloveno


Lista delle versioni e commenti


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[1941-42]
Versi di Karel Destovnik (1922-1944), poeta e partigiano sloveno, con il nome di battaglia di “Kajuh”. Morì in uno scontro coi nazisti il 22 febbraio 1944 in località Žlebnik, nei pressi della cittadina slovena di Šoštanj.
Musica dei compositori sloveni Matija Bravničar (1897-1977) e Dragotin Cvetko (1911-1993). Ignoro se fu composta negli anni della guerra o successivamente. C’è da dire che almeno Cvetko fu membro dirigente del “Kočevski zbor”, il CLN sloveno, e forse conobbe personalmente Karel “Kajuh” Destovnik.

Karel Destovnik, “Kajuh”, il secondo da dx, insieme ad alcuni compagni della XIV divisione partigiana slovena.
Karel Destovnik, “Kajuh”, il secondo da dx, insieme ad alcuni compagni della XIV divisione partigiana slovena.


Questo brano era cantato dalle prigioniere del KZ Ravensbrück ed è per questo incluso nell’antologia intitolata “Europa v boji 1939 – 1944”, realizzata segretamente nel campo da due prigioniere di nazionalità ceca, Vlasta Kladivová e Vera Hozáková. Su queste due donne coraggiose, sopravvissute all’Olocausto e in seguito docenti universitarie e perseguitate dai comunisti in Cecoslovacchia ed Unione Sovietica, si legga il commento alla canzone Рафенсбрюклид.



Nel 2005 è stata realizzata l’edizione tedesca di quella raccolta, intitolata “Europa im Kampf 1939–1944. Internationale Poesie aus dem Frauen-Konzentrationslager Ravensbrück”, volume e CD a cura di Constanze Jaiser e Jacob David Pampuch, Metropol Verlag, Berlino.
In questa edizione sono le voci di sopravvissute a Ravensbrück a recitare i brani. In questo caso si tratta di Rapa Marija Suklje.
Veš, mama, rad bi ti napisal pismo,
poslal bi rad vsaj kak pozdrav.
Že dolgo je, odkar več skupaj nismo,
da bi le to lahko ti rekel, da sem zdrav.

A kam naj napišem? Ste doma ostali?
Jaz sem še srečen, ker sem jim ušel;
le kaj s teboj je, so te kam pregnali,
te v Šleziji morda je grad izžel?

Kjer koli si, povsod sem jaz s teboj,
povsod je s tabo moj pozdrav,
in kjer sem jaz, si tudi ti z menoj,
zato ne misli, da sem sam ostal.

Morda nikoli več ne bova zrla si v obraz,
vendar nikdar ne bom pozabil nate.
A želel bi, da ne utihne prej mi glas,
dokler ti ne porečem: Glej, ta svet je tudi zate!

inviata da Bernart Bartleby - 27/1/2016 - 13:48




Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
27 gennaio 2016

Due parole del traduttore. La traduzione (del tutto letterale) è stata ricontrollata interamente sull'originale sloveno, dal quale sono uscite fuori alcune cose notevoli rispetto alle traduzioni in tedesco e in francese.
DOVE SEI, MAMMA?

Sai, mamma, avrei voluto scriverti una lettera,
avrei voluto mandartela come un saluto.
E' da tanto che non stiamo assieme,
quando ti avrei potuto dire che stavo bene.

Ma dove potrei scriverti? Siete rimasti soli a casa?
Io sono già felice che sono sfuggita, a quelli;
ma che ne è di te, ti hanno scacciata dove,
forse la fame in Slesia ti ha consumata?

Ovunque tu sia, dappertutto io sono con te,
dappertutto ti giunga il mio saluto,
e ovunque io sia, anche tu sei accanto a me
quindi non pensare che io ti ho abbandonata.

Forse noi due [1] non ci rivedremo mai più in faccia
sebbene io non ti dimenticherò mai.
E vorrei tanto che la mia voce non si spegnesse
prima che io ti dica: Guarda, questo mondo è anche per te!
[1] In questo verso, nell'originale sloveno, il verbo [bova zrla] è chiaramente alla prima persona del duale (lo sloveno è una delle pochissime lingue europee che ha mantenuto il numero duale), e quindi il verso significa alla lettera "noi due non ci rivedremo" ecc.

27/1/2016 - 16:47




Lingua: Tedesco

Traduzione tedesca di Silvia Kavcic da “Europa im Kampf 1939–1944”, come riportata su Chants Protestants
WO BIST DU, MUTTER?

Weißt du Mutter, ich würde dir gerne einen Brief schreiben,
ich würde ihn dir wenigstens als Gruß schicken,
schon lange ist es her, dass wir zusammen waren,
dass ich dir härte sagen können, ich bin gesund.

Und wohin sollte ich dir schreiben? Wohin haben sie euch verbannt?
Ich bin schon glücklich, dass ich ihnen entkam,
aber wo bist du, wohin haben sie dich getrieben?
Vielleicht hat dich der Hunger in Schlesien zernagt?

Wo auch immer du bist, überall bin ich mit dir,
überall ist bei dir mein Gruß,
und wo ich bin, bist auch du mit mir,
deshalb denke nicht, dass ich zurückgelassen habe!

Vielleicht schaust du mir niemals wieder ins Gesicht,
wenngleich ich dich niemals vergessen werde,
und wünsche ich mir, dass mir die Stimme nicht eher verstumme,
solange ich dir nicht berichte Mutter sieh: Diese Welt ist auch für dich!

inviata da Bernart Bartleby - 27/1/2016 - 13:50




Lingua: Francese

Traduzione francese del pastore luterano Yves Kéler da Chants Protestants
TU SAIS, MÈRE

Tu sais, mère, je voudrais bien t’écrire une lettre,
Je voudrais te l’envoyer comme un salut,
Cela fait bien longtemps que nous étions ensemble,
Que j’aurais pu te dire que je vais bien.

Et où devrais-je t’écrire ? Où t’ont-ils bannie ?
Je suis déjà heureuse que je leur ai échappé, (1)
Mais où es-tu, où t’ont-ils chassée,
Peut-être la faim en Silésie t’a-t-elle rongée ?

Où que tu sois, partout je suis avec toi,
Partout avec toi est mon salut,
Et où je suis, tu es aussi près de moi,
C’est pourquoi ne pense pas que je t’ai abandonnée.

Peut-être ne me verras-tu plus jamais,
Quoique je ne t’oublierai jamais.
Et je me souhaite que ma voix ne s’éteigne pas
Avant que je t’informe, Mère, vois-tu: ce monde est aussi pour toi!
(1) heureuse: femminile, dalla prospettiva di chi lo cantava, le donne slovene prigioniere a Ravensbrück (ndr).

Le poème à sa mère date de 1941-42, où Karel dut couper les liens avec sa famille à cause de son combat. Mais la famille a dû être déportée, car il écrit : « Wohin haben sie euch verschleppt ? – Où vous ont-ils trainés ? » L’auteur suppose que cela peut être la Silésie, vers laquelle des milliers de familles slovènes furent déportées : « Vielleicht hat dich der Hunger in Schlesien zernagt ? Peut-être la faim en Silésie t’a-t-elle rongée ? »
Le poème fut beaucoup reproduit dans des revues clandestines, et mis en musique par Matja Bavnicar et Dragotin Cvetko.
(nota tradotta in francese da Yves Kéler, come tratta da “Europa im Kampf 1939–1944”)

inviata da Bernart Bartleby - 27/1/2016 - 13:50




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