Lingua   

Kein Meer lag uns zu Füßen

Mariella Mehr
Lingua: Tedesco



Ti può interessare anche...

Mio angelo di cenere
(Fabio Turchetti)
Todesfuge
(Diamanda Galás)


Poesia tratta da Nachrichten aus dem Exil (1998)

Cantata in italiano da Fabio Turchetti
Mio Angelo di cenere [2007]


Il popolo Jenisch, denominato anche Yenishe, rappresenta la terza maggiore popolazione nomade europea, dopo i Rom ed i Sinti. Sono presenti in Germania (Regione del Reno), Svizzera, Austria, Paesi Bassi, Francia, Belgio e Spagna (dove sono principalmente noti come Mercheros). Mentre le popolazioni romaní (Rom, Sinti, Kalé, Romanichals ed altre) sono, per l'appunto, etnie di derivazione indiana, gli Jenisch sono di origine germanica e hanno un loro proprio idioma. Per via di questa loro sostanziale differenza sono anche conosciuti come zingari bianchi (in tedesco: Weiße Zigeuner, in francese: Tziganes blancs).



Ci sono tracce che indicano la presenza di gruppi jenisch nella Svizzera dall'XI secolo e nella Germania nel XIII secolo. L'espressione "Fahrendes Volk" (popolo errante) è utilizzata nel linguaggio svizzero-tedesco fin dal Medioevo.

Il gruppo (Jenisch) di Fränzli Waser, foto del 1895 circa
C'è una certa difficoltà nello stabilire esattamente le origini del popolo Jenisch. Si sono avanzate più ipotesi nell'identificare tale origine per questo popolo emarginato da secoli, dove i matrimoni misti erano e rimangono comuni. Alcune di queste ipotesi sono:

* Discendenti dei Celti, così come loro amano definirsi.
* Discendenti di commercianti nomadi ebrei (Chochemer), teoria che si basa sugli ebraismi del linguaggio Jenisch e sulle somiglianze significative esistenti nei nomi di entrambe le comunità.
* Secondo una ulteriore teoria, gli Jenisch sarebbero sorti da incroci fra disertori poveri e un gruppo di migranti del Cantone di Berna all'epoca della guerra dei trent'anni. Questa teoria parte dal presupposto che tutti, senza eccezione, fossero cattolici, mentre invece si sa che la stragrande maggioranza degli emigranti erano protestanti luterani. L'etnografo Marie-Paul Dollé ha affrontato il problema in un suo studio del 1979

Perseguitati nella Germania Nazista

« Gli Zingari risultano come un miscuglio pericoloso di razze deteriorate »
(Dott. Robert Ritter direttore del Centro Ricerche per l’Igiene e la Razza - Berlino)

Gli Jenisch, così come i Rom e i Sinti furono aspramente perseguitati nella Germania nazista, rinchiusi nei campi di concentramento e molti di loro pagarono un alto prezzo in termini di vite umane.

A metà degli anni trenta infatti i nazisti tedeschi iniziarono la "lotta contro la piaga zingara". Non solo contro Rom e Sinti, ma anche contro i cosiddetti "vagabondi erranti zingari", ovvero gli Jenisch.

La polizia criminale inoltre, durante il periodo nazista, emise carte di identità con le loro impronte digitali. Le carte erano marroni per gli zingari originali, grigie per i nomadi non zingari e con strisce diagonali azzurre su fondo marrone per i Mischlinge (lett. "sangue misto").

Un imprecisato numero furono arrestati e portati insieme con gli altri zingari nei campi di concentramento e sterminio, soprattutto ad Auschwitz-Birkenau.

Gli Jenisch subirono, proprio perché tedeschi, un trattamento particolare. Il Dizionario dell'Olocausto aiuta a far luce su questo particolare tipo di trattamento: "La diversità di trattamento riservata agli zingari puri e ai Mischlinge zingari era in antitesi con la politica seguita nei confronti degli ebrei: gli ebrei puri dovevano essere uccisi, mentre coloro che avevano metà o un quarto di sangue ebreo venivano in genere risparmiati. Al contrario, i Mischlinge zingari furono condannati allo sterminio perché Himmler e i criminologi tedeschi erano convinti che solo la feccia del popolo tedesco - come gli Jenisch, commercianti ambulanti che vivevano di espedienti e parlavano un dialetto particolare misto a termini di origine ebraica e romaní - potesse sposarsi con gli zingari"

Discriminati in Svizzera

Nel 1970, il governo svizzero condusse una politica semi-ufficiale che verteva ad istituzionalizzare i genitori Yeniche come "malati di mente" e tentando di far adottare i loro figli da più "normali" cittadini svizzeri nel tentativo di eliminare la cultura Jemisch in nome del miglioramento della specie umana: l'eugenetica. Il nome di questo programma era Kinder der Landstrasse ("figli della strada"). Secondo alcune fonti, 590 bambini furono sottratti ai genitori e messi in orfanotrofi, in istituti psichiatrici e persino in prigioni.

Mariella Mehr, nata a Zurigo nel 1947 da una famiglia Jenish, racconta nei suoi romanzi autobiografici del programma Kinder der Landstrasse attuato dall'associazione svizzera Pro-Juventute dal 1926 al 1974 per il recupero dei bambini di strada tradotto poi in un dramma nazionale, tacciato di genocidio.

Il programma coinvolse dai 600 ai 2000 bambini jenish che di fatto furono allontanati in tenera età dalle famiglie originarie, coinvolgendo una associazione federale per altre attività benefica. Quel programma è tutt'oggi un tema molto scottante per la coscienza dei cittadini elvetici.

Oggi 35.000 jenisch vivono in Svizzera, concentrati per lo più nel Cantone dei Grigioni. Di questi, solo 5.000 sono nomadi



Mariella Mehr fu una dei bambini vittima del programma del governo svizzero Kinder der Landstrasse.[29] Nacque il 27 dicembre del 1947, a Zurigo in Svizzera, da madre jenisch. Vittima del pregiudizio, con il programma del governo svizzero che sottraeva alle proprie famiglie i bambini di etnia jenisch per affidarle a normali famiglie svizzere, fu tolta alla propria madre mentre era piccolissima crescendo in 16 diverse case famiglia e in 3 istituzioni educative. Quando aveva 18 anni come per sua madre, gli tolsero il figlio. Questa opera di sradicamento fece crescere la sua rabbia e divenne ben presto una ragazza ribelle. Subì 4 ricoveri in ospedali psichiatrici, violenze ed elettroshock e venne perfino reclusa per 19 mesi nel carcere femminile di Hindelbank nel Canton Berna.

Fino agli anni ottanta l'opinione pubblica mondiale sapeva ben poco delle discriminazioni subite dall'etnia Jenisch, paragonate di fatto ad un vero e proprio genocidio. Mariella Mehr come testimone principale del dramma di segregazione, ha fatto della denuncia della persecuzione agli Jenisch l'opera principale dei suoi scritti e delle sue poesie. I suoi libri, tradotti anche in italiano, sono ampie e dettagliate denunce di tutte le violenze fisiche e psicologiche subite negli anni della sua infanzia e della sua adolescenza.

La scrittrice e poeta, ha stabilito il suo centro operativo in Italia ed è diventata testimone autorevole della persecuzione subita dagli Jenisch. Invitata dai media di tutta Europa, partecipa a trasmissioni radiofoniche e televisive facendo luce con le sue testimonianze e le sue denunce a uno dei periodi più bui della storia della Svizzera del XX secolo.
Uomini, donne e bambini furono discriminati, prima schedati nel cosiddetto zigeuner book, il libro degli zingari, furono poi sterilizzati perché ritenuti inferiori.

Kein Meer lag uns zu Füßen,
im Gegenteil, wir sind ihm
mit knapper Not entgangen, als
uns - kein Unglück, sagt man, kommt allein -
der stählerne Himmel ans Herz fesselte.

Umsonst haben wir an den Schädelstätten
um unsere Mütter geweint,
und tote Kinder mit Mandelblüten bedeckt.
sie zu wärmen im Schlaf, dem langen.

In schwarzen Nächten sät man uns aus
um dann, in den Morgenstunden,
die Erde von uns Nachgeborenen leerzufegen.

Noch im Schlaf such' ich Dir Wildkraut und Minze;
Fall ab, Auge, sage ich zu Dir,
und daß Du nie in ihre Gesichter sehen sollst,
wenn ihre Hände zu Stein werden.

Darum das Wildkraut, die Minze.
Sie liegen Dir still auf der Stirn,
wenn die Mäher kommen.

Für alle Roma, Sinti und Jenischen,
für alle Jüdinnen und Juden,
für die Ermordeten von gestern und die von morgen.

inviata da dq82 - 27/1/2016 - 09:59



Lingua: Italiano

Traduzione di Anna Ruchat
Trasposta in musica da Fabio Turchetti
NON C'ERA MARE

Non c’era mare ai nostri piedi
anzi, gli siamo
sfuggiti a malapena
quando – le disgrazie, si dice, non vengono mai sole –
il cielo d’acciaio ci incatenò il cuore.

Abbiamo pianto invano le nostre madri
davanti ai patiboli,
e ricoperto i bambini morti con fiori di mandorlo
per scaldarli nel sonno, il lungo sonno.

Nelle notti nere ci disseminano
per poi spazzare via noi posteri dalla terra
nelle prime ore del mattino.

Ancora nel sonno ti cerco, erba selvatica e menta:
chiuditi, occhio, ti dico,
e che tu non debba mai vedere i loro volti
quando le mani diventano pietra.

Per questo l’erba selvatica, la menta.
Sono leggere sulla fronte
quando arrivano i mietitori.

Per tutti i Roma, Sinti e Jenische
per tutte le ebree e gli ebrei
per gli uccisi di ieri e per quelli di domani.

inviata da dq82 - 27/1/2016 - 10:05




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org