Lingua   

Sora padrona, bongiorno a lei

Caterina Bueno
Lingua: Italiano (Toscano)


Caterina Bueno

Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Quand' a i' cucco salivamo
(anonimo)
La canzone dei migranti
(Bloodrockersband)


[secondo dopoguerra]
Stornelli di autore anonimo che Caterina Bueno registrò nel 1965 nel corso delle sue ricerche sui canti popolari toscani. Questa in particolare la raccolse nel grossetano dalle voci di abitanti dei luoghi e di minatori provenienti dall’Amiata.
Le sue registrazioni furono poi pubblicate nel 1980 dalla Fondazione Lavoratori Officine Galileo (FLOG) di Firenze nel disco “Toscana 1” (Siena - Grosseto), FonitCetra, in collaborazione con la Regione Toscana.



Caterina Bueno stessa interpretò la canzone nello spettacolo “Canzoni paradossali e Storie popolari toscane di dolente attualità” realizzato nel 1998.
Il testo che riporto è quello trovato sull’ Archivio delle tradizioni popolari della Maremma grossetana



“Questa canzone rappresentativa delle lotte sindacali per i patti agrari sostenute nel '900 venne raccolta nel 1976 dalla voce di Domenico Baffetti di Castell'Azzara (1911-1993). È difficile collocare questo canto in un periodo storico preciso poiché si parla della firma del nuovo patto contrattuale, ma anche della Balilla della ‘Sora padrona’, l'utilitaria della Fiat costruita nel 1932 in pieno periodo fascista. Per questo motivo la canzone dovrebbe essere collocabile nel secondo dopoguerra.” (dall’introduzione di cui alla fonte citata)

Devo però dare conto che sull’ Archivio sonoro della Provincia di Pesaro e Urbino si trova l’audio di un frammento della canzone interpretato dalla signora Venantina Galletti di Cagli, comune marchigiano. Nella breve introduzione si dice che si tratterebbe di un “canto di protesta dei braccianti contro la famiglia Colonna [famosa casata patrizia romana, ndr], probabilmente legato al periodo della stipula dei patti agrari.”
Sora padrona, bongiorno a lei
siamo venuti qua tutt'e sei
ma per firmare 'l nuovo contratto
de' contadini del nuovo patto.

Io non lo firmo, tornate via
mi sento male di nevrastenìa
questi discorsi male mi fanno
ne parleremo meglio un altr'anno.

Ma che le pare sora padrona
noi più s'aspetta e lei ci canzona
già che ci semo lei deve firmare
noi semo stanchi ad aspettare.

Se ve lo firmo poi mi rovinate
anche voialtri doppo v'ingrassate
so' la padrona e qui comando io
voi lavorate che 'l podere è 'l mio.

Da sei famiglie di contadini
prende sei parti de' suoi quattrini
e noi ciascuno 'na parte sola
lei s'arricchisce e si consola

S'alza a le dieci de la mattina
ha ricca mensa e bòna la cantina
co' la Balilla se ne va a passeggio
noi si lavora e si sta sempre peggio.
E quando il sole sta per tramontare
noi semo sempre ai campi a lavorare.

Ma la padrona chinò la testa
gli firmò 'l patto tanto alla lesta.
Allor gli crebbe la nevrastenìa
mentre i contadini se n'andavan via.

inviata da Bernart Bartleby - 8/1/2016 - 21:57




Questa è la versione registrata nel 1965 da Caterina Bueno
in un’osteria di Santa Fiora (GR).
Cantata da un numeroso gruppo di minatori provenienti da varie zone dell’Amiata specialisti del «bei» che accompagnano con notevole maestria la vibrante prima voce di E. Brianti anche lui lavoratore dell’Amiata.
Nel coro spicca la voce di Caterina Bueno stessa.

Giovanni Bartolomei da Prato - 4/12/2016 - 12:19




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org