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L asêdi ala Ròca ed Galîra

Fausto Carpani
Language: Italian (Emiliano Bolognese)




[Recitativo]
L’istoria che m’accingo a raccontare
giammai cantata fu da un trovatore:
vi narrerò la furia popolare
che liberò Bologna dal terrore.
Era costì Bertrando del Poggetto,
un cardinal venuto dal a Franza,
che dopo esser paruto un agnoletto
tiranno diventò con spada e lanza.
Ei volle guerreggiar coi veneziani
e già che c’era pur coi ferraresi,
mandando avanti i giovin petroniani
a far da scudo ai militi francesi.
Moriron come mosche, i bolognesi,
e il cardinal nella città turrita
fece ritorno con i suoi francesi:
altri per lor pagaron con la vita!
Si dedicaron poi da mane a sera
ad arraffar di tutto entro le mura,
chiudendosi alla rocca di Galliera
ch’era della città la più sicura.

Ai bolognesi alleggerì la panza
vuotando le cantine ed i granai,
lasciandoli digiuni e in gran doglianza
sordo ai loro lamenti e ai loro lai.
La rabbia prese il posto della fame
e il popol s’adunò presso il maniero
con altre grida ed agitando lame
per far vendetta contro lo straniero.

Troppo munita e forte la muraglia
apparve lor e troppo ben difesa.
Inutile tentar di dar battaglia
o d’espugnar le mura e farne presa.
Levossi allor un grido sugli astanti
e in un baleno la gran turba tacque:
"Orsù, datemi mente tutti quanti:
andiamo a toglier lor le nostre acque!"
Poi tosto si diressero al canale
che lì d’appresso placido scorreva:
le chiuse s’abbassar, ferme le pale,
a secco l’inimico rimaneva.

"E adès: tótt a buschîr, o bolognesi,
e quall ch’a cagarän non si disperda
che da dmatéṅna i nobili francesi
combatteranno con la nostra merda!"

[Canzone]
E il dì d’appresso da case e palazzi
tutti sortivano risa e lazzi,
con alte grida, sberleffi e schiamazzi
ognón purtèva da cà al sô sacàtt.
Seco recavano vasi e pitali,
comode, secchi, padelle, orinali,
altri menavano innanzi maiali
e di scartûz ed pulpàtt ed cavâl.
L’ordine corse di bocca in bocca,
tutti accorrevano sotto la rocca
donando l’obolo d’ottima cacca
par inmardèr chi malnétt di franzîṡ.
Novelli David armati di fionda
vispi monelli miravan la ronda
in una lieta tenzone gioconda
coi cagarlén d’una pîgra e un cavrån.
D’in su la corte s’alzava un olezzo di fogna,
insieme al tanfo crescevano rabbia e vergogna.
Caldo e implacabile Febo i suoi raggi spandeva:
non una goccia di pioggia, ma merda cadeva.

Giorni passarono sempre lanciando
sotto gli sguardi del truce Bertrando
che dai bastioni guatava imprecando
al sô castèl ch’l êra tótt scagazè.
Vuotate furon latrine e pollai,
cinquanta androne e trentun letamai
e un gran convoglio di cento bruzâi
da mane a sera al purté äl muniziån.
Fin che un bel giorno s’aperse la porta,
sortì Bertrando e l’immonda sua scorta
fetida, lurida, la faccia smorta
mäntr i bulgnîṡ i ridêven da mât.
A un cenno il volgo riprese violento
l’intestinale bombardamento,
traendo il massimo divertimento
da un cardinèl inmardè infén ai pî.
E fu così che la dotta Bologna
si liberò d’una vile carogna
che recò in Franza l’eterna vergogna
d’aver perduto la guèra di strónz!



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