Un uomo sconosciuto entra nella taverna,
guarda la gente e dice sotto una lucerna...
Il padrone ha i poderi e lo stemma,
chi lavora a fatica c'ha il pane
e la terra chiamata Maremma
ogni giorno è più amara e più cane.
Ma comunque è un rifugio per tanti,
carbonai, contadini e pastori
ed ognuno di noi tira avanti
ma le vede di tutti i colori.
Tra marruche pidocchi e zanzzare il
destino ci sfugge di mano
non si sa più che santo pregare
in quel cielo che è troppo lontano
e così a questi chiari di luna
per chi sfrutta si speri e si aspetta
dallo stato la legge opportuna
da Tiburzi la giusta vendetta.
A questo punto la gente si volta per sentire,
l'uomo chiede da bere e poi continua a dire...
Sulla vita di questo brigante
che sconfina nel dramma e nel gioco
qui di storie si dicono tante
alle veglie nel canto del foco.
Se al racconto di qualche avventura
se nei vecchi c'è un grande stupore,
se ne bimbi c'è tanta paura,
nelle donne c'è 'n sogno d'amore.
E tra l'altro racconta na storia
che tiburzi soccorse quel tale,
ma assetato di soldi e di gloria
per compenso gli fece del male.
Coi gendarmi trovati in paese
lo cercò nella grande boscaglia,
ma tiburzi lo usccie e difese
la sua vita legata a una taglia.
A questo punto dice gente brindiamo al nome mio,
Tiburzi è qui presente amici, sono io...
E cosi come era venuto
lui lascio la taverna e andò via
e sapeva il suo strano saluto
di bestemmia e di ave maria.
Chiuse l'uscio la notte era scura
e riprese il suo vecchio cammino
seguitando l'antica avventura
che gli aveva assegnato il destino.
Girò a lungo tra campi e poderi,
tra montagne vallate e colline,
ma in un regno di mille sentieri
c'è anche quello che porta alla fine.
Venne ucciso al Podere Forane,
con l'inganno con lo stratagemma
ma il suo nome da allora
rimane tra la gente che vive in Maremma.
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