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Il tempo che resta

Marco Rovelli
Lingua: Italiano


Marco Rovelli


E resta la mia inappartenenza,
il barbaro richiamo senza terra, l'accoglienza
al vento che devasta ogni parvenza

Resta il corpo abbandonato al suo deserto,
lo sguardo che traguarda un cielo assurdo, il mare aperto
ad ogni viandante che va incerto

E resta pure l'odio senza oggetto,
l'amore che ne stilla senza colpa dentro al petto,
ed il furore del silenzio

E resta la parola, resta la sua notte, resta la mia riconoscenza,
resta la fragile sapienza
di ciò che scuote e forma la mia essenza.

Resta un concerto di luci abbaglianti
viste all'orizzonte, quella notte, là davanti,
i fulmini sul monte, i loro schianti

Resta la carezza del tuo ventre,
il timido esitare della notte nella mente,
che non ha da pensare se ti sente

Resta l'ebbrezza di due canti,
che mi affascina, e mi lacera l'angoscia di quei pianti,
il bilico di mondi discordanti

Resta il riso, che non so perché si ride,
non conosce meta né dolore perché vive
e non c'è colpa alcuna per chi vive

E resta la parola, resta la sua notte, resta la mia riconoscenza,
resta la fragile sapienza
di ciò che scuote e forma la mia essenza.

E questo è il tempo che resta,
e questo è il tempo che resta.



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