Lingua   

La faim et la misère

Père Aimé Duval
Lingua: Francese


Père Aimé Duval

Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Il s'en va par le pont
(Père Aimé Duval)
Rue des Longues-Haies
(Père Aimé Duval)


[1961]
Paroles et Musique: Aimé Duval
Testo e musica: Aimé Duval
Nell'album “Récital Chaillot, 8 octobre 1961”, Volumen 1
Testo trovato su WikiParoles

Récital Chaillot, 8 octobre 1961
La faim et la misère
Mon Dieu, défendez-nous
La nuit, le bruit, la guerre
Auront raison de nous
La nuit, le bruit, la guerre
Auront raison de nous
Et tout ça met la Terre
Crevée sur les genoux

Et moi qui suis un idiot
Je prie que Dieu nous encourage
Et moi qui suis un idiot
Je prie, je crie, c'est mon boulot

La faim et la misère
Mon Dieu, défendez-nous
La nuit, le bruit, la guerre
Auront raison de nous
Et tout ça met la Terre
Crevée sur les genoux
Et tout ça met la Terre
Mon Dieu, sur vos genoux

inviata da Bernart Bartleby - 26/4/2014 - 20:20



Lingua: Esperanto

Una versione che ho provato a fare
Versio mi provis fari
Malsato kaj mizero
Mia Dio, defendu nin
Nokte, bruo, milito
ĝi havas kialon pro ni
Nokto, bruo, milito
ĝi havu kialon pro ni
Kaj ĉiuj, kiuj marŝigas la terglobon
Enpikis sur genuoj

Kaj mi estas idioto
Mi preĝas al Dio instigu nin
Kaj mi estas idioto
Mi petas, mi ploras, ĝi estas mia laboro

Malsato kaj mizero
Mia Dio, defendu nin
Nokte, bruo, milito
ĝi havas kialon pro ni
Nokto, bruo, milito
ĝi havu kialon pro ni
Kaj ĉiuj, kiuj marŝigas la terglobon
Enpikis sur genuoj

inviata da Doktoro Kaŝnomo - 28/4/2014 - 10:01


Ho voluto proporre questa canzone perchè è certamente una CCG/AWS, un'invocazione a Dio contro le guerre, la fame, la miseria. E poi, pur non essendo credente (anzi, ateo, apostata e irretito dalla censura), ho un profondo rispetto per la Fede, quella con la lettera maiuscola, come in questa canzone.
Ho invece un profondo schifo per tutte le misere credenze, le ignoranti superstizioni, i dogmi funzionali al Potere, le leggende utili a mercanti, speculatori, maghi e fattucchiere.



E' lo schifo che provo in occasione di ogni canonizzazione, ma in particolare di quella imminente, in cui il Potere ecclesiastico celebra sè stesso, e addirittura raddoppia: un papa in carica e un papa emerito che santificano due loro predecessori.

Bernart Bartleby - 26/4/2014 - 21:05


L'ultimo "miracolo" degli ormai Santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.



(Da Il Messaggero del 24 aprile 2014)
Dramma in Valcamonica.
Un giovane disabile di 21 anni è morto a Cevo, nel bresciano, schiacciato dal Cristo Redentore, la croce realizzata dall'artista Enrico Job in occasione della visita a Brescia di Papa Giovanni Paolo II nel settembre del 1998.
Ironia della sorte: pare che la vittima abitasse in un paese del bergamasco in via Papa Giovanni XXIII...

[Speriamo che questi due nuovi Santi non ci portino troppa sfiga!... ndr]

Bernart Bartleby - 27/4/2014 - 13:31


Il "miracolo" da un'altra angolazione...
Il "miracolo" da un'altra angolazione...

Bernart Bartleby - 27/4/2014 - 18:24


Capisco il naturale sorriso a leggere la notizia, m'è venuto anche a me per l'assurdità della situazione, però dopo me ne sono vergognato visto che è morto un povero ragazzo che fra l'altro non è riuscito a mettersi in riparo in tempo perché affetto da una lieve disabilità motoria. Cioè se nessuno si fosse fatto male sarebbe stata una coincidenza esilarante, ma così mi sembra un po' di cattivo gusto scherzarci sopra.

Comunque come i famosi miracolati sarebbero guariti lo stesso senza andare a Lourdes o dal papa o santone di turno, così il monumento - se costruito male - sarebbe cascato lo stesso anche se in cima invece del crocifisso ci fosse stata la stella rossa, il sol dell'avvenire, la faccia di Che Guevara, Buddha, Maometto o quello che ti pare...

Lorenzo - 27/4/2014 - 18:32


Non ho affato scherzato sul ragazzo morto.
Scherzavo sui "miracoli", uno degli elementi fondanti di ogni processo di canonizzazione.

Comunque, se ritenete che qualcuno possa offendersi, rimuovete pure i commenti.

Bernart Bartleby - 27/4/2014 - 18:44


No, ma capisco che non volevi scherzare sul ragazzo morto, e sono d'accordo sull'ironia del fatto che nei processi di canonizzazione andrebbero considerati allora anche i miracoli all'incontrario... :) questo è in effetti assurdo e fa ridere, ha poco da ridere però chi era responsabile della sicurezza di quel posto visto che non crediamo agli interventi divini né nel bene né nel male.

Comunque non tolgo niente, volevo solo specificare che non volevamo fare ironia sulla tragedia di quella morte.

Lorenzo - 27/4/2014 - 18:59


Lo confesso. Anch'io, che sono uomo naturaliter compassionevole - e che, tra l'altro, stavo svernando in bergamasca - ho dovuto registrare che la mia prima reazione è stata quella di pensare che lassù Qualcuno avesse voluto rovinare una indecorosa, insopportabile festa pagana. E magari proprio di questo si è trattato. Ma poi - quasi subito - ho pensato a quel povero figlio -incolpevole -, a quei poveri genitori che l'avevano perso a dispetto di tutta la loro confidenza nel loro buon Dio, e ho preferito attribuire al cieco caso, che normalmente ci governa, questo triste episodio che è fin troppo facile caricare beffardamente di reconditi sensi. Insomma, se non ci sono miracoli, non devono nemmeno esserci antimiracoli: e allora assolviamo il buon Dio, sempre che sia un dio, e sempre che sia buono, da una atrocità che si giustificherebbe solo ad majorem sui gloriam, senza concludere che sul campo sia rimasta una povera, innocente vittima della ragion celeste. Gli antichi, soprattutto i c.d. pagani, ne avrebbero tratto infausti presagi, e probabilmente avrebbero interrotto le cerimonie almeno per interrogare gli aruspici. I moderni se ne sono laicamente fottuti, e hanno tirato avanti nel loro programma, perché la legge, si sa, è che lo spettacolo deve comunque continuare.

Gian Piero Testa - 27/4/2014 - 22:14


Lo ripeto, anche se mi sembrava evidente: non era mia intenzione ironizzare sulla morte di un povero ragazzo.
L'ironia, piena di indignazione, era per i "miracoli" a fondamento della canonizzazione di due semplici uomini come tanti altri, con le loro grandezze e le loro miserie, santificati nemmeno in virtù di una certificazione "ISO 900*" da parte di un soggetto super partes ma dai loro stessi "compagni di merende" e successori. Un sistema paramafioso che andrebbe denunciato per truffa e abuso della credulità popolare.
Che i "miracoli" che hanno fatto sì quei quei due papi assurgessero alla gloria degli altari sono due guarigioni spontanee, una di una suora, con tanto d'imposizione di reliquia e conseguente visione, e l'altra di una laica, quasta addirittura via TV (per modernità).
Ho trovato quindi che fosse ben più pregnante, come prova che di miracoli e di santi non si tratta affatto, l'episodio di un Cristo dedicato al papa polacco che, due giorni prima della sua canonizzazione, si stacca dall'alto sfracellando un povero malcapitato, che pure abitava in via Giovanni XXIII... Ha ragione GPT: di fronte ad una cosa del genere, pure gli antichi si sarebbero almeno fermati un attimo a riflettere... Invece qui il giro di 250 milioni di Euro e gli affitti a 900 euro per due giorni non lo consentivano proprio: bisnis is bisnis! De sciou mast go on!

Ma si vergognino, sepolcri imbiancati!

"E Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare quelli che nel tempio vendevano e compravano e rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi. E non permetteva ad alcuno di portare oggetti attraverso il tempio. E insegnava, dicendo loro: «Non è scritto: 'La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti'? Voi, invece, ne avete fatto un covo di ladroni!». Ora gli scribi e i capi dei sacerdoti, avendo udito queste cose, cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era rapita in ammirazione del suo insegnamento." (Marco, 11,15-18)

Bernart Bartleby - 28/4/2014 - 00:20


Penso che Bernart abbia avuto l'intenzione di mettere un po' alla luce certi mecchanismi che portino alla superstizione. Ho passato la notizia a qualche amico proprio in quel senso. Una tragedia rimane una tragedia, sempre e ovunque. Ma ci ricorda anche come può essere beffardo, percepito dagli antichi, cosidetto destino.

Krzysiek Wrona - 28/4/2014 - 00:49


«Le superbe porte egizie del grandissimo tempio erano spalancate, come suolsi nelle feste solenni, e dall'immenso colonnato perittero si poteva scorgere il modesto erede del povero pescatore di Palestina, assiso sul suo trono d'ebano, tempestato di diamanti e d'oro, e vestito con tanto lusso quanto ne poté inventare l'orientale magnificenza.
Civettava, il massimo dei sacerdoti, squadrandosi nella ricchissima sua tenuta con donnesca compiacenza, sorrideva alla stupida moltitudine, massime quando lo sguardo lascivo posavasi su qualche bella figura.
Polpute eminenze e monsignori formavano la destra e sinistra, su tre di fondo e seduti pure sui banchi riccamente adorni in anfiteatro.
All'aria compunta e solenne di tutti questi magnati della malizia, avresti creduto eglino nell'atto di decidere qualche opera benefica a profitto dell'umanità sofferente - quando invece quei perversi eran lì riuniti per consacrare nuove menzogne, ed insidiare nuove sventurate creature, nell'intelligenza di far male, e beffandosi della vile canaglia che non li prende a sassate».
(Giuseppe Garibaldi: I Mille)

Gian Piero Testa - 28/4/2014 - 14:49




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org