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Ai fratelli Cervi, alla loro Italia

Salvatore Quasimodo
Lingua: Italiano


Salvatore Quasimodo

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(anonimo)
Cervi
(Paolo Benvegnù)
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(Salvatore Quasimodo)


28 dicembre 1943 - 28 dicembre 2013
70 anni dopo la loro memoria è ancora viva

Poesia di Salvatore Quasimodo Nella raccolta intitolata «Il falso e vero verde», pubbicata nel 1956


(Bernart Bartleby)
Interpretata in musica da Mario Rossi e l'Orchestra Del Circolo Arci Arturo Toscanini nel Concerto Per la Resistenza Torino 1964

Le canzoni e poesie sui fratelli Cervi:

La pianura dei sette fratelli (Gang)
Per i morti di Reggio Emilia (Fausto Amodei) (Sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi, come fu quello dei Fratelli Cervi)
La ballata dei Fratelli Cervi (Ignazio Buttitta)
Compagni Fratelli Cervi (anonimo)
Papà Cervi raggiunge i sette figli (Eugenio Bargagli)
Sette fratelli (Mercanti di Liquore e Marco Paolini)
Campi rossi (La Casa del vento)
Ai fratelli Cervi, alla loro Italia (Salvatore Quasimodo)
Canzone per Delmo (Filippo Andreani), dedicata ad Adelmo Cervi
I Sette Cervi (anonimo)
Salmodia della speranza (David Maria Turoldo)
Compagni fratelli Cervi (Gianni Rodari)
Nel ricordo della madre (Piero Calamandrei)
Cervi (Paolo Benvegnù)


In tutta la terra ridono uomini vili,
principi, poeti, che ripetono il mondo
in sogni, saggi di malizia e ladri
di sapienza. Anche nella mia patria ridono
sulla pietà, sul cuore paziente, la solitaria
malinconia dei poveri. E la mia terra è bella
d'uomini e d'alberi, di martirio, di figure
di pietra e di colore, d'antiche meditazioni.

Gli stranieri vi battono con dita di mercanti
il petto dei santi, le reliquie d'amore,
bevono vino e incenso alla forte luna
delle rive, su chitarre di re accordano
canti di vulcani. Da anni e anni
vi entrano in armi, scivolano dalle valli
lungo le pianure con gli animali e i fiumi.

Nella notte dolcissima Polifemo piange
qui ancora il suo occhio spento dal navigante
dell'isola lontana. E il ramo d'ulivo è sempre ardente.
Anche qui dividono in sogni la natura,
vestono la morte, e ridono, i nemici
familiari,. Alcuni erano con me nel tempo
dei versi d'amore e solitudine, nei confusi
dolori di lente macine e lacrime.
Nel mio cuore e finì la loro storia
quando caddero gli alberi e le mura
tra furie e lamenti fraterni nella città lombarda.

Ma io scrivo ancora parole d'amore,
e anche questa terra è una lettera d'amore
alla mia terra. Scrivo ai fratelli Cervi,
non alle sette stelle dell'Orsa: ai sette emiliani
dei campi. Avevano nel cuore pochi libri,
morirono tirando dadi d'amore nel silenzio.

Non sapevano soldati, filosofi, poeti,
di questo umanesimo di razza contadina.
L'amore, la morte, in una fossa di nebbia appena fonda.
Ogni terra vorrebbe i vostri nomi di forza, di pudore,
non per memoria, ma per i giorni che strisciano
tardi di storia, rapidi di macchine di sangue.

4 dicembre 1955

inviata da DonQuijote82 - 30/12/2013 - 09:29




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