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Arca

Davide Giromini
Lingua: Italiano


Davide Giromini

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Delirio e castigo (Album intero). Arca è la prima traccia a 0'00".


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Il mondo è fatto a scale
(Claudio Lolli)
Deserto
(Davide Giromini)
E qualcuno poi disse
(Gianni Nebbiosi)


apm
[2006]
Apuamater Indiesfolk: Delirio e Castigo [2006]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Davide Giromini
Davide Giromini: Voce, clavicembalo
Luca Rapisarda: Chitarra, mandolino
Michele Menconi: Violino
Matteo Procuranti: Clarinetto, cori
Gabriele Dascoli: Basso, xilofono
Micaela Guerra: Cori

"La delirante risposta alla legittimazione della guerra di conquista è la trasformazione dell'impotenza in onnipotenza. Da questa l'invocazione del folle di un diluvio universale da cui la scelta della nuova umanità."
[Dal libretto dell'album]


Un concept disc o meglio un'opera folk
di Francesco Senia
da La Brigata Lolli

Delirio e castigo. Il disco è un po' che me lo rigiro fra le mani, e che torno ad ascoltarlo. Poi, ieri, mi è arrivato un sms che annuncia la presentazione ufficiale del lavoro degli Apuamater, insieme a Claudio Lolli. Il cd, un supporto masterizzato e con le note di copertina scritte a mano, Davide me lo ha dato mesi fa, all'Istituto De Martino, durante una splendida serata.

E' un "concept disc" dal titolo "Delirio e Castigo", quello inciso dagli Apuamater Indiesfolk; e di concept disc (che Vonnegut mi perdoni per il punto&virgola!) sono anni che non se ne sentono, ragion per cui non mi riesce di non considerarlo un bel punto a suo favore, questo! Ma, assai più che un "concept", lo si potrebbe definire un'opera folk.

Una cadenza quasi teatrale, e qui le esperienze di Davide Giromini, da "Il nipote di Bakunin" alla rappresentazione fatta in Versilia quest'ultimo fine-settimana, sull'opera di uno scultore anarchico, hanno giocato un loro importante ruolo. Il disco comincia con l'unica canzone che già conoscevo, delle tredici che lo compongono. Si chiama "Arca". Quasi suddivisa in due parti, passa da una foto impietosa del presente, molto dura anche da un punto di vista "musicale", alla riappropriazione di un passato non troppo lontano dove la musica e le voci, quasi a sottolinearla la valenza di quel passato, si fanno corali e quasi struggenti.

Stranamente, "Arca" precede il breve prologo che annuncia il disco e che riazzera il tempo alla metà del diciassettesimo secolo. Poi, da "Albatro" all'ironica (fin dal titolo) "Etica del sedentario" si passa – introdotti da un breve ma efficace recitativo – ad un "Amleto" che paga il suo debito al "bombarolo".

Dalla Danimarca a Pietroburgo, lo stesso delitto e lo stesso movente. "Raskolnikoff" viene a render conto del suo delirio/delitto. Niente secondini da imprigionare nell'ora di libertà, la pena in "E qualcuno poi disse" si sconta in qualcosa che sta a metà fra un manicomio e un centro di disintossicazione, come se la libertà fosse una droga di cui bisogna liberarsi (con un gioco di parole).

Il viaggio finisce a "Cadice", finisterrae, dove una volta si diceva finisse il mondo. Prima di scoprire un nuovo .... oltre. E l'augurio, a Davide Giromini e agli Apuamater, è che possano continuare ad andare sempre oltre. Come stanno facendo.

Gli Apumater Indiesfolk sono Davide Giromini: voce e fisarmonica; Luca Rapisarda: voce e chitarra; Matteo Procuranti: voce, narrazione; Michele Menconi: violino; Gabriele D’Ascoli: basso; Alessandra D’Aietti: percussioni. Tra gli aiuti "esterni" Marco Rovelli dei Les Anarchistes che presta la sua voce nel brano “E qualcuno poi disse…” di Gianni Nebbiosi.
E il nuovo millennio trae acqua dal fango gelando gli antichi misteri
e il mare è lo statico iato sublime latente di mille speranze e di mille pensieri
Ma le civiltà che divide si guardan lontane col viso contratto celando la fame
ed ogni creatura che muore sepolta scordata scolpita nel rame
di mille milioni di software che prendono i nomi e li archiviano in fila
gettandoli in quello che adesso chiediamo cos'è all’inferno dell’anno duemila
l’inferno il dimenticatoio di corpi di anime, è la non esistenza,
è l’essere numero, è il lamento del tuo mattatoio, ascoltalo è labile, è la tua resistenza
è il tuo canto di giubilo
per essere vita bisogna annusare la morte,
per essere cielo bisogna sentire più forte
l’immensa fatica
l’immensa fatica
l’immensa fatica

Acqua lucida brilla di schiuma e di mare in burrasca
bianca diventa la notte dell’uomo e travolgi la nave che avanza
io pronto a morire di te
Acqua, soffoca il mio respirare ma lasciami il tempo
di decidere chi può salire sull’arca.

Tutti gli uomini devon sapere quello che accade lontano
anche se il cuore di chi lo racconta torni a casa schiacciato fra i tasti di un piano
che suona riverso nel fuoco di tutti quei mitra che sparano a vista
e i proiettili scivolan dolci sull’ambiguo imbarazzo vetrato di pixel dell’ultimo grande statista

Io
non nascondo di avere annusato più volte l’udibile attimo di nostalgia per quei bianchi vestiti
aggrappati ad un filo di nylon, sorretto da bianche visioni di mondi infiniti
inzuppati di nafta dell’odio ai partiti
dentro un carro che dritto al finale dell’unico gioco:
esplodere contro quel muro dipinto di uomini
cingoli e fuoco

Acqua
lucida brilla di schiuma e di mare in burrasca
bianca diventa la notte dell’uomo e travolge la nave che avanza
io pronto a morire di te
Acqua, soffoca il mio respirare ma lasciami il tempo
di decidere chi può salire sull’arca.

Acqua
lucida brilla di schiuma e di mare in burrasca
bianca diventa la notte dell’uomo e travolge la nave che avanza
io pronto a morire di te
Acqua, soffoca il mio respirare ma lasciami il tempo
di decidere chi può salire sull’arca.

inviata da Riccardo Venturi - 24/8/2006 - 23:19




Lingua: Francese

Traduction française / Traduzione francese / French translation / Ranskankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 25-8-2006
ARCHE

Et le nouveau millénaire tire l’eau de la boue en glaçant les anciens mystères
et la mer c’est le statique hiatus sublime latent de mille espoirs et de mille pensées
mais les civilisations qu’elle divise se regardent de loin et cachent la faim le visage contracté
et chaque créature qui meurt enterrée oubliée sculptée dans le cuivre
de mille millions de logiciels qui prennent les noms et les classent en file
et les jettent dans ce qu’on demande maintenant que c’est à l’enfer de l’an 2000
l’enfer les oubliettes des corps des âmes, c’est la non-existence,
c’est être un nombre, c’est la plainte de ton abattoir, écoute-le, c’est faible, c’est ta résistance
c’est ton chant de joie, pour être vie il faut que ça sente la mort,
pour être ciel il faut sentir plus fort
l’immense fatigue
l’immense fatigue
l’immense fatigue

Eau
luisante brille d’écume et de mer en tempête
blanche devient la nuit de l’homme et emporte le bateau qui avance
je suis prêt à mourir par toi
Eau, étouffe mon souffle mais laisse-moi le temps
pour décider qui peut monter sur l’arche.

Tous les hommes doivent savoir ce qui se passe loin
même si le cœur de celui qui raconte revient écrasé dans les clés d’un piano
qui sonne renversé dans le feu de toutes ces mitrailleuses qui tirent à vue
et les balles glissent doucement sur l’embarras ambigu vitré des pixels du dernier grand homme d’état

Je
ne cache pas que j’ai reniflé souvent l’audible moment de nostalgie pour ces vêtements blancs
accrochés à un fil de nylon, soutenu par des blanches visions de mondes infinis
imbibés de mazout et de haine des partis
dans un tank allant droit au final du dernier jeu : éclater contre ce mur peint d’hommes
chenilles et feu

Eau
luisante brille d’écume et de mer en tempête
blanche devient la nuit de l’homme et emporte le bateau qui avance
je suis prêt à mourir par toi
Eau, étouffe mon souffle mais laisse-moi le temps
pour décider qui peut monter sur l’arche.

Eau
luisante brille d’écume et de mer en tempête
blanche devient la nuit de l’homme et emporte le bateau qui avance
je suis prêt à mourir par toi
Eau, étouffe mon souffle mais laisse-moi le temps
pour décider qui peut monter sur l’arche.

25/8/2006 - 00:35




Lingua: Tedesco

Deutsche Version / Versione tedesca / German version / Version allemande / Saksankielinen versio
Als Gedicht betrachtet
Riccardo Venturi, 26-8-2006
ARCHE

Und das neue Jahrtausend zieht Wasser aus dem Schlamm
und lässt alte Geheimnisse erstarren
und das Meer ist der statische erhabene latente Hiat
von tausend Hoffnungen, von tausend Gedanken
aber die Zivilisationen, die es trennt, betrachten einander entfernt
mit verkrampftem Gesicht indem sie den Hunger verbergen
und jede Kreatur, die stirbt begraben vergessen eingeschnitzt ins Kupfer
von tausend Millionen Softwares, die die Namen nehmen
und sie nebeneinander einspeichern und einwerfen in das,
was wir nun der Hölle des Jahres 2000 fragen, was es sei,
die Hölle, die Vergessenheit von Körpern und Seelen,
das ist die Nicht-Existenz, eine Nummer zu sein, die Wehklage
deines Schlachthauses, hör mal sie, sie ist schwach, ist dein Widerstand,
dein Jubelgesang, um Leben zu sein musst man den Tod beriechen,
um Himmel zu sein musst man stärker fühlen
die riesengrosse Mühe
die riesengrosse Mühe
die riesengrosse Mühe

Wasser
glänz strahlend mit Schaum von stürmischem Meer
weiss wird die Menschennacht und stürze das fahrende Schiff um
ich bin fertig, durch dich zu sterben
Wasser erstick mir den Atem aber lass mir die Zeit
zu entscheiden, wer auf die Arche eingehen kann.

Alle Menschen sollen wissen was weit passiert
auch wenn das Herz des Erzählenden heimkomme
zerdrückt unter den Tasten eines Klaviers, das klingt strömend
ins Feuer aller dieser Maschinenpistolen, die auf Sicht schiessen
und die Kugeln gleiten leicht auf die doppelsinnige
Glaspixelverlegenheit des letzten grossen Staatsmannes

Ich
verberge nicht, dass ich manchmal den hörbaren
Nostalgiemoment für jene weisse Kleider gewittert habe,
uns festhaltend an einem Nylondraht, gestützt
durch weisse Visionen unendlicher Welten
durchnässt mit Erdöl mit Parteienhass
mitten in einem Tank, strebend nach dem Finale
des einzigen Spieles:
gegen diese Mauer bemalt mit Menschen,
Raupen und Feuer explodieren

Wasser
glänz strahlend mit Schaum von stürmischem Meer
weiss wird die Menschennacht und stürze das fahrende Schiff um
ich bin fertig, durch dich zu sterben
Wasser erstick mir den Atem aber lass mir die Zeit
zu entscheiden, wer auf die Arche eingehen kann.

Wasser
glänz strahlend mit Schaum von stürmischem Meer
weiss wird die Menschennacht und stürzt das fahrende Schiff um
ich bin fertig, durch dich zu sterben
Wasser erstick mir den Atem aber lass mir die Zeit
zu entscheiden, wer auf die Arche eingehen kann.

26/8/2006 - 16:22




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