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Chanson pour Yvan Colonna

Anonymous
Language: French


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Comité de Soutien Yvan Colonna

yvanco


L' "Affare Yvan Colonna": Quer pasticciaccio brutto de Ajaccio
di Riccardo Venturi


Yvan Colonna. Mural su una casa di  Ajaccio.
Yvan Colonna. Mural su una casa di Ajaccio.


Sono le 21.05 del 6 febbraio 1998 a Ajaccio, prefettura del dipartimento della Corsica Meridionale; il prefetto generale della Corsica, Claude Érignac, in carica da circa due anni, si trova nella rue Colonel Colonna-d'Ornano, dove ha appena lasciato la moglie di fronte al Teatro Municipale, presso il quale avrebbero assistito a un concerto di musica classica. Il prefetto ha appena parcheggiato la sua automobile e sta tornando a piedi verso il teatro, quando viene abbattuto con tre colpi di pistola di calibro 9 mm sparatigli nella nuca: uno a bruciapelo, e gli altri due per finirlo quando è già a terra. L'arma usata per l'azione è una Beretta rubata cinque mesi prima, il 6 settembre 1997, durante un assalto alla caserma di Gendarmeria di Pietrosella (località non lontana da Ajaccio), durante il quale due gendarmi erano stati presi in ostaggio. L'arma è abbandonata sul luogo dell'assassinio.

Il prefetto Claude Érignac.
Il prefetto Claude Érignac.
L'impressione in Francia è enorme; si tratta del primo attacco diretto a un alto funzionario dello stato mai avvenuto nel paese in tempi recenti. L'inchiesta è affidata alla Polizia Giudiziaria (SRPJ) di Ajaccio, alla VI Divisione della Direzione Generale della Polizia Giudiziaria (divenuta, in seguito, la DNAT – Divisione Nazionale Anti-Terrorismo); l'istruttoria viene invece affidata ai giudici Gilbert Thiel e Laurence Le Vert. Alcune ore dopo l'assassinio del prefetto Érignac, la polizia arresta tre giovani segnalati con le prime testimonianze raccolte sul posto; saranno però scagionati immediatamente e rimessi in libertà.

Ajaccio, 6 febbraio 1998: la scena dell'assassinio del prefetto Érignac.
Ajaccio, 6 febbraio 1998: la scena dell'assassinio del prefetto Érignac.
Il 9 febbraio 1998 viene ricevuta una rivendicazione anonima, resa credibile dall'indicazione della provenienza dell'arma ritrovata sul luogo dell'azione; viene stabilito un legame preciso con l'assalto alla Gendarmeria di Pietrosella. Gli inquirenti cominciano allora a interessarsi a tale azione e alle numerose rivendicazioni che si sono susseguite, specialmente a quella di un misterioso gruppo chiamato “Sampieru” (dal nome di Sampieru Corsu, storico eroe dell'indipendenza dell'isola). Gli inquirenti si convincono, da parecchi elementi, che vi sia coinvolto il militante nazionalista Marcel Lorenzoni. Marcel Lorenzoni è un agricoltore; l'agricoltura corsa è in condizioni disastrose, e l'indebitamento degli agricoltori è esattamente uno dei dossier più seguiti dal prefetto Érignac. Si fa strada la cosiddetta “pista agricola”; durante una perquisizione a casa di Lorenzoni, viene ritrovata una rubrica telefonica contenente i nomi di numerosi elementi nazionalisti. La rubrica servirà agli inquirenti come pretesto per centinaia di arresti e interrogatori. Vengono stabilite anche delle somiglianze tra le rivendicazioni e un discorso pronunciato dal militante nazionalista Mathieu Filidori davanti alla Corte di Sicurezza dello Stato, nel 1979; Mathieu Filidori è ugualmente un agricoltore. La “pista agricola” sarà considerata credibile per oltre un anno, ed anche Mathieu Filidori sarà arrestato il 19 maggio 1999 per complicità nell'assassinio. All'improvviso, però, tale pista si sgretola totalmente; Mathieu Filidori è rilasciato l'8 giugno 1999, mentre Marcel Lorenzoni lo sarà il 6 agosto successivo, dopo diciotto mesi passati in carcere senza avere fatto niente. L'inchiesta sulla “pista agricola” sarà in seguito definita “spazzatura”.

Alain Ferrandi.
Alain Ferrandi.
Il 21 e 22 maggio 1999, la DNAT arresta Didier Maranelli, Pierre Alessandri, Alain Ferrandi e Marcel Istria, assieme alle mogli e compagne dei primi tre. I membri del commando sono rintracciati attraverso le tracce lasciate dai loro telefoni cellulari. Nella notte tra il 22 e il 23 maggio, Didier Maranelli, confermando le dichiarazioni della sua compagna, fa i nomi di altri tre membri del commando indicando Yvan Colonna come colui che ha sparato al prefetto. Ferrandi ammette di aver fatto parte del commando la sera dei fatti. Alessandri decrive come si è svolta l'azione, spiegando il ruolo di tutti i protagonisti. La mattina del 23 maggio la polizia arresta Joseph Versini e Martin Ottaviani, ma Yvan Colonna riesce a fuggire. Il 28 maggio, la famiglia di Yvan Colonna scrive alla moglie di Érignac chiedendole il perdono.

Yvan Colonna è nato a Ajaccio il 7 aprile 1960; fa parte di una famiglia in vista, dato che è figlio dell'ex deputato socialista Jean-Hugues Colonna (nato a Cargese e eletto nel dipartimento delle Alpi Marittime). La madre, Cécile Riou, è bretone del Finistère. Nel 1975 Yvan Colonna si stabilisce a Nizza con la famiglia, dove il padre, insegnante di educazione fisica, era stato trasferito. Yvan consegue il diploma di maturità e inizia a studiare per svolgere la professione paterna, ma abbandona gli studi e torna in Corsica nel 1981. Si stabilisce a Cargese, la storica località dell'isola dove il padre è nato, e si mette ad allevare capre. Mentre fa il pastore (e così verrà sempre soprannominato: “Il pastore di Cargese”), si avvicina all'indipendentismo corso e viene sospettato -senza che sia stato mai provato- di aver partecipato ad alcuni attentati. Nel 1990, al momento dell'inquadramento dei militanti del FNLC (Fronte Nazionale di Liberazione della Corsica) nelle tre “ali” del “Canale Storico”, “Canale Abituale” e “Resistenza”, sembra allontanarsi dalla causa indipendentista.

yandcastYvan Colonna era stato già indagato, senza risultati, per l'assalto alla caserma di Pietrosella; dandosi alla fuga, riesce a rendersi seriamente irreperibile. Nel frattempo, il 28 novembre 1998 viene arrestato Jean Castela mentre, il 30 maggio 1999, la stessa sorte è subita da Vincent Andriuzzi: sono gli altri due nomi fatti da Alain Ferrandi. I due sono presentati come gli “intellettuali del gruppo”, dato che sono entrambi insegnanti; vengono accusati di complicità nell'assassinio e di fare parte di una “Cellula del Nord” opposta a quella “del Sud” che aveva agito materialmente nell'attentato. La presupposta “Cellula del Nord” sarebbe stata l'autrice di due attentati in territorio metropolitano, quelli di Strasburgo del 4 settembre 1997 e di Vichy dell'11 novembre 1997, rivendicati assieme all'assassinio del prefetto Érignac. Il 2 agosto 2001 l'inchiesta viene chiusa; la posizione di Yvan Colonna, sempre irreperibile, è stralciata.

Il 2 giugno 2003, con Yvan Colonna ancora irreperibile, davanti ad una corte d'assise costituita ad hoc a Parigi, si apre il processo agli otto uomini accusati di far parte del commando che ha assassinato il prefetto Érignac; la sentenza viene emessa rapidamente, l'11 luglio successivo. Alain Ferrandi e Pierre Alessandri sono condannati all'ergastolo; Jean Castela e Vincent Andriuzzi a 30 anni di carcere; Joseph Versini, Marcel Istria, Martin Ottaviani e Didier Maranelli a pene tra i 15 e i 25 anni.

Il 19 luglio, a Ajaccio, migliaia di persone scendono in piazza per manifestare contro i verdetti emessi nel processo per l'assassinio di Érignac; il giorno successivo, 20 luglio 2003, due bombe esplodono a Nizza, alle due e mezzo del mattino, a pochi minuti di distanza l'una dall'altra. Due persone scese in strada in seguito all'esplosione della prima bomba sono ferite dall'esplosione dell'altra. I due attentati causano 16 feriti e sono rivendicati dal FNLC. Sabato 2 e domenica 3 agosto, durante le 22e Giornate Internazionali di Corte, Yvan Colonna è indicato senza mezzi termini come autore dell'assassinio; nella notte, la targa apposta in memoria del prefetto sul luogo dove è stato ucciso, viene fatta a pezzi. Martedì 26 agosto 2003, Marc Simeoni, uno dei figli di Edmond Simeoni (figura storica dell'indipendentismo corso) viene arrestato nel quadro dell'inchiesta sulle complicità per la fuga di Yvan Colonna.

ysarkoNel frattempo, sull'ondata emozionale per i fatti che non accenna minimamente a placarsi, Nicolas Sarkozy, allora ministro dell'intero assai popolare e “muscolare”, e sicuro candidato alle successive elezioni presidenziali (che stravincerà), sfrutta abilmente la situazione e si reca personalmente a Ajaccio, il 16 ottobre 2003, per inaugurare la nuova targa commemorativa alla memoria del prefetto assassinato.
Il 23 febbraio 2006, la corte d'assise speciale parigina fa scoppiare essa stessa una bomba, assai più fragorosa. Assolve infatti in appello Jean Castela e Vincent Andriuzzi, i due insegnanti condannati a 30 anni di carcere, dato che è stato appurato che l'équipe della DNAT diretta da Roger Marion ha falsificato dei verbali ed è caduta in numerose contraddizioni durante le audizioni davanti alla Corte. Il ricorso contro l'assoluzione dei due è respinto il 22 febbraio 2007. I due sono assolti anche per gli attentati di Strasburgo e Vichy, i cui autori sono sconosciuti a tutt'oggi. I due sono però condannati, rispettivamente a 10 e a 8 anni, per degli attentati avvenuti nel 1994 a Parigi e nel dipartimento del Lozère (il più spopolato dell'intera Francia). Il 21 marzo 2006 i due sono stati però scarcerati e rimessi in libertà condizionale.

La fuga di Yvan Colonna, nel frattempo, è terminata dopo oltre quattro anni. Il 4 luglio 2003 Colonna viene arrestato vicino a Olmeto e messo in stato di fermo. La sera stessa dell'arresto, il ministro dell'interno Nicolas Sarkozy si presenta in tv da trionfatore e annuncia che “la polizia francese ha appena arrestato Yvan Colonna, l'assassino del prefetto Érignac”, infischiandosene di ogni presunzione di innocenza. L'affermazione vale al ministro numerosi rimproveri istituzionali.

L'avv. Antoine Sollacaro.
L'avv. Antoine Sollacaro.
Yvan Colonna viene rinviato a giudizio davanti ad un'ennesima corte d'assise speciale a Parigi, formata per “assassinio in relazione ad azione di stampo terroristico”. La corte si riunisce dal 12 novembre al 12 dicembre 2007; dopo cinque settimane di un processo che la difesa definisce “equo”, il pubblico ministero richiede per l'imputato la pena dell'ergastolo ostativo con isolamento diurno per ventidue anni. La difesa richiede invece l'assoluzione. Il 13 dicembre 2007 la Corte condanna Yvan Colonna all'ergastolo in prima istanza; la difesa presenta subito richiesta d'appello. Il processo di secondo grado si tiene dal 9 febbraio al 27 marzo 2009; l'avvocato generale dello Stato, Jean-Claude Kross, denuncia immediatamente la “strategia di delegittimazione” messa in atto dal capo del collegio di difesa di Yvan Colonna, l'avvocato Antoine Sollacaro di Ajaccio (in gioventù vicino agli ambienti nazionalisti corsi, ma che gode di rispetto generale), parlando apertamente di oltraggi e ingiurie alla Corte. Il secondo giorno del processo, Yvan Colonna richiede di poter fare una dichiarazione, e accusa la Corte di essere palesemente sotto l'influenza di Nicolas Sarkozy; i suoi avvocati (cinque in tutto) rilasciano frequenti dichiarazioni alla stampa, mettendo in chiaro dubbio l'equità della Corte. Nicolas Sarkozy, dal canto suo, continua a rilasciare dichiarazioni dove Yvan Colonna viene considerato colpevole a processo d'appello ancora aperto. L'11 marzo 2009 Yvan Colonna ricusa i suoi avvocati e abbandona l'aula dato che la sua richiesta di ricostituire una diversa Corte è stata respinta. Anche i suoi avvocati lasciano l'aula. Yvan Colonna continua a dichiararsi assolutamente innocente e estraneo ai fatti.

ycolonnarreteIl processo terminerà, il 27 marzo 2009, in loro assenza. La Corte accoglie in appello integralmente le richieste dell'accusa: Yvan Colonna è condannato all'ergastolo ostativo con 22 anni di isolamento diurno (la pena si avvicina notevolmente al “41 bis” italiano). La motivazione della sentenza è per “Assassinio in relazione a impresa terroristica a associazione a delinquere atta alla preparazione e alla realizzazione di azioni terroristiche”. A fine giugno del 2009 la Federazione Internazionale dei Diritti dell'Uomo (FIDH), che ha monitorato il processo, afferma che il carattere equo del processo d'appello a Yvan Colonna è assolutamente dubbio, e che l'accusa ha politicizzato il processo e destabilizzato l'intera Corte. L'affermazione della FIDH è pesante, e l'avvocato generale dello Stato le rivolge dure critiche per i suoi sospetti sistematici e per l' “offesa alle vittime”.

Il 30 giugno, la Corte di Cassazione annulla la condanna di Yvan Colonna da parte della Corte d'appello; come motivazione precisa, la Cassazione stabilisce che la Corte d'Appello non ha rispettato la procedura in occasione dell'audizione di un esperto in balistica. Il processo d'appello deve essere rifatto interamente, ma il 20 giugno 2011 Yvan Colonna è di nuovo condannato all'ergastolo. La Cassazione respinge un nuovo ricorso l'11 luglio 2011; la condanna è quindi definitiva. L'11 gennaio 2013, Yvan Colonna si appella alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, ritenendo che non ha avuto diritto a un processo equo.

Yvan Colonna a processo. Di tutti i dibattimenti non esistono immagini, ma soltanto disegni.
Yvan Colonna a processo. Di tutti i dibattimenti non esistono immagini, ma soltanto disegni.


Le gravi difficoltà nei processi a Yvan Colonna sono in primis dovute al fatto che, il 14 ottobre 2004, Pierre Alessandri aveva completamente ritrattato la sua confessione al giudice antiterrorista Gilbert Thiel, effettuata durante il confronto con Yvan Colonna. In tale occasione, il difensore capo di Colonna, Antoine Sollacaro, dichiara: “Ciò dimostra che Yvan Colonna non si trovava sul luogo dell'assassinio. Tutti i testimoni hanno riconosciuto Pierre Alessandri e Alain Ferrandi, ma nessuno ha riconosciuto Yvan Colonna. Chi ha assistito al processo si ricorderà della domanda posta dal giudice Van Ruymbeke: Ma Colonna, allora, dov'era? Con un processo normale, Colonna sarebbe già ampiamente fuori; gli elementi materiali sono del tutto assenti. Ma qui non siamo davanti ad una magistratura indipendente, e si pone di nuovo il problema di un processo equo. Lo Stato è stato sostituito dalla famiglia Érignac, ed agisce per conto di essa.” Le dichiarazioni di Sollacaro lasciano un segno profondo.

Dominique, la vedova del prefetto Érignac.
Dominique, la vedova del prefetto Érignac.
Come detto, la sera dell'arresto di Yvan Colonna (4 luglio 2003), Nicolas Sarkozy, allora ministro dell'interno, esulta pubblicamente per “l'arresto dell'assassino del prefetto Érignac”. L'indomani dichiara: “La fuga di Yvan Colonna era un insulto alla memoria del prefetto Érignac e faceva gravare un pesante sospetto sullo Stato, incapace di arrestare il presunto assassino di un prefetto della Repubblica”. In seguito, nel gennaio del 2007, Sarkozy fa un'affermazione sconcertante; a dei giornalisti che gli hanno chiesto se crede che Colonna sia colpevole, Sarkozy risponde: “Come sapete, soltanto io lo penso. Altrimenti non credo che sarebbe stato in prigione.” Si tratta praticamente di una sorta di confessione dell'influenza che ha avuto nella condanna di Colonna.

Il 22 febbraio 2007, in seguito a tali dichiarazioni, gli avvocati di Yvan Colonna denunciano Nicolas Sarkozy per “attentato alla presuzione d'innocenza”. Il 4 aprile 2007, al termine del procedimento penale (rapidissimo), Sarkozy viene assolto; il tribunale ritiene che le affermazioni del Ministro dell'Interno, anche se “suscitavano una certa impressione della colpevolezza di Yvan Colonna”, non lo presentavano come autore del crimine [cosa del tutto falsa: la sera dell'arresto Sarkozy aveva definito Colonna 'l'assassino del prefetto' davanti a milioni di telespettatori], e quindi non attentavano ai suoi diritti.

A partire dal febbraio 2006, l' “affare Colonna” ha messo in atto una rete di sostegno, specialmente quella della Lega Francese per i Diritti dell'Uomo; di tale organizzazione faceva parte attiva l'avvocato di Yvan Colonna, Antoine Sollacaro. Il 13 dicembre 2007 il Comitato di Sostegno aveva raccolto 35.226 firme in tutta la Francia in favore dell' “equità e del rispetto della presunzione di innocenza”.

Le ragioni dettagliate del Comitato di Sostegno a Yvan Colonna sono indicate in questo completo documento PDF di 38 pagine, in lingua francese, liberamente scaricabile.

ycomite


Martedì 16 ottobre 2012, l'avvocato di Yvan Colonna, Antoine Sollacaro, esce di casa e si avvia con la sua auto di lusso ad una vicina stazione di servizio per fare benzina e acquistare i giornali; è ancora una calda giornata di sole a Ajaccio. Mentre l'avvocato è in macchina in attesa del pieno, viene avvicinato da una motocicletta con a bordo due persone che lo crivellano di colpi senza dargli scampo. Le indagini ufficiali si indirizzano verso una non meglio precisata “mafia corsa”; naturalmente, gli assassini dell'avvocato Sollacaro non sono stati ancora presi.

Ajaccio, 16 ottobre 2012: l'assassinio dell'avv. Sollacaro.
Ajaccio, 16 ottobre 2012: l'assassinio dell'avv. Sollacaro.
Pauvre Yvan Colonna victime du pouvoir
D'une raison d'état pire que la vendetta
Quand les affreux barbouzes jouent aux douze salopards
Gros bras en sous-marin, idiots, lâches et tocards

On t'a désigné assassin
Sans s'en se soucier des tiens,
Manitou a tout manigancé

Un juge à la bonne école t'as collé dans une geôle
Sa sentence lourde cogne, rime avec sans vergogne
Cette justice te désole, elle distribue les rôles
Tu lui dis : "Va, cogne, finis ta sale besogne"

On t'a désigné assassin
Alors que t'y es pour rien,
Manitou a tout manigancé

Nabot-Léon dans son avion
Trouve ce jeu bien rigolo
Avec sa femme et ses cochons
il aime bien choquer l'opinion
Mais y jouent pas les kamikazes
Et on protège son petit fion

La vérité s'impose même si elle donne la vertige
On découvre le pot-aux-roses d'un pays tout pourri
Toi,Yvan Colonna, en prison qui croupis
Dis pour qui tu as pris, risques-tu de mourir ?

On t'as désigné assassin
Alors que t'étais loin,
Manitou a tout manigancé.

Nabot-Léon dans son avion
Trouve ce jeu bien rigolo
Avec sa femme et ses cochons
Il aime bien choquer l'opinion
Mais y jouent pas les kamikazes
Et on protège son petit fion

Nabot-Léon dans son avion
Trouve ce jeu bien rigolo
Avec sa femme et ses cochons
Il aime bien choquer l'opinion
Mais y joue pas les kamikazes
Et on protège son petit fion.

Pauvre Yvan Colonna victime du pouvoir
D'une raison d'état pire que la vendetta.

Contributed by CCG/AWS Staff - 2013/11/15 - 10:19



Language: Italian

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
15 novembre 2013

La sera del 4 luglio 2003, Nicolas Sarkozy è a Carpentras. Da lì esulta pubblicamente per l' "arresto dell'assassino del prefetto Érignac"; dietro di lui, la vedova del prefetto.
La sera del 4 luglio 2003, Nicolas Sarkozy è a Carpentras. Da lì esulta pubblicamente per l' "arresto dell'assassino del prefetto Érignac"; dietro di lui, la vedova del prefetto.


La traduzione ha avuto bisogno di alcune note. Il testo inviatomi conteneva alcune improprietà che sono state corrette all'ascolto. Come si può vedere, la canzone accusa senza mezzi termini Nicolas Sarkozy, allora ministro dell'interno impegnato nel far vedere i muscoli in vista delle elezioni presidenziali, di avere organizzato tutto l' "affare Colonna". [RV]
CANZONE PER YVAN COLONNA

Povero Yvan Colonna, vittima del potere,
Di una ragion di stato peggiore della vendetta
Quando quegli schifosi dei Servizi giocano alla Sporca Dozzina *1
Sbirraglia infiltrata, idioti, vigliacchi e incapaci

Ti hanno designato come assassino
fregandosene dei tuoi,
Il grande Manitù *2 ha intrallazzato tutto

Un giudice di vecchia scuola ti ha sbattuto in galera
La sua sentenza, una rogna che fa rima con senza vergogna *3
Questa giustizia è desolante, distribuisce i ruli
E gli dici : « Vai, colpisci, finisci il tuo sporco compito »

Ti hanno designato come assassino
Mentre non lo sei per nulla,
Il Grande Manitù ha intrallazzato tutto

Nanoleone *4 sul suo aereo
Trova il giochetto divertente
Con la sua donna e i suoi maiali
Gli piace tanto scioccare la pubblica opinione
Però i kamikaze non scherzano
E allora gli proteggono il culetto

La verità s'impone anche fa girare la testa
Si scoprono gli altarini di un paese marcio
Tu, Yvan Colonna, invece marcisci in prigione
Di' a chi hai pestato i piedi, rischi di morire ?

Ti hanno designato come assassino
Mentre eri lontano,
Il Grande Manitù ha intrallazzato tutto.

Nanoleone sul suo aereo
Trova il giochetto divertente
Con la sua donna e i suoi maiali
Gli piace tanto scioccare la pubblica opinione
Però i kamikaze non scherzano
E allora gli proteggono il culetto

Nanoleone sul suo aereo
Trova il giochetto divertente
Con la sua donna e i suoi maiali
Gli piace tanto scioccare la pubblica opinione
Però i kamikaze non scherzano
E allora gli proteggono il culetto

Povero Yvan Colonna, vittima del potere,
Di una ragion di stato peggiore della vendetta.
NOTE alla traduzione

[1] Les Douze Salopards (« I dodici stronzi ») è il titolo francese del film di Robert Aldritch che in italiano si chiama Quella sporca dozzina (interpretato da Ernest Borgnine).

[2] Il « grande Manitù » è evidentemente Nicolas Sarkozy ; qui si vuole probabilmente intenderlo come una specie di « entità soprannaturale » apparentemente vaga o sconosciuta, ma che invece si sa benissimo chi sia.

[3] La traduzione è stata qui forzata per mantenere la rima dell'originale (« cogne/vergogne »). Alla lettera la canzone dice : « La sua sentenza colpisce duro » ecc.

[4] Si rende così Nabot-Léon, un soprannome dispregiativo di Sarkozy inventato -sic- da Jean-Marie Le Pen (ma originariamente non per Sarkozy, bensì per il « dissidente » del FN Bruno Mégret). Nabot significa proprio « nano » in francese ; Nicolas Sarkozy è alto 1 metro e 65. In italiano non viene male con « Nanoleone », ma il francese « Nabot-Léon » è maggiormente vicino a « Napoléon », e inoltre rimanda alle tendenze autoritarie e, appunto, « napoleoniche » di Sarkozy. Curiosamente, si chiama veramente Nabot-Léon una vetta delle Alpi Marittime. Le Pen è noto per le storpiature sarcastiche dei nomi degli avversari ; ad esempio chiamava il presidente Pompidou « Bougnaparte » (da bougnat « carbonaio » ma anche « ubriacone da osteria »).

2013/11/15 - 17:16


Speremu chi stia nantu l'istessa prigiò' d'Yvan Colonna...! [cit.]



Razzumaglia! Delinquente! Racaille!

L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 2018/3/20 - 12:08


ANCORA PROTESTE IN CORSICA PER IL TENTATO OMICIDIO DI YVAN COLONNA
Gianni Sartori

Anche nell’ultimo fine settimana non sembrava dar segni di esaurimento l’ondata di proteste che sta incendiando (non solo metaforicamente) le principali località dell’Isola di Granito. Un’ampia risposta popolare al tentato omicidio del prigioniero corso Yvan Colonna, al momento ancora in coma, da parte di un altro detenuto, un jihadista. Costui avrebbe agito, stando almeno alle sue farneticazioni, per “punire un blasfemo” in quanto Yvan avrebbe commentato negativamente la figura del profeta Maometto.

Tornando alle proteste, nella mattinata di venerdì 11 marzo una sessantina di indipendentisti tentava di forzare l’entrata della “gendarmerie” di Porto Vecchio. Sempre venerdì una manifestazione di studenti aveva occupato le strade di Bastia. Dopo aver protestato vigorosamente davanti alla “préfecture”, dal corteo si staccava un gruppo che si scontrava con la polizia. Tra i due schieramenti avveniva un fitto scambio di lacrimogeni, pietre e molotov.

I tre manifestanti arrestati in questa circostanza sarebbero già stati rimessi in libertà, presumibilmente per non surriscaldare ulteriormente gli animi.

Del resto, manifestazioni e scontri si erano già registrati quotidianamente nel corso di tutta la settimana.
Il giorno 9 marzo erano scesi in strada quasi in contemporanea i cittadini di Bastia, Ajaccio, Calvi…
A Bastia si erano radunati nel pomeriggio davanti alla prefettura (come era già avvenuto il giorno prima, l’8 marzo) per poi scontrarsi con la polizia, incendiando auto e cassonetti. Così a Calvi, in serata, dove venivano infranti numerose vetrine e lanciate bottiglie molotov contro la facciata della prefettura. Davanti ai cancelli veniva anche acceso un falò. Contemporaneamente in quel di Ajaccio una manifestazione si concludeva con un tentativo di assalto al carcere. Più tardi, nella notte tra il 9 e il 10 marzo, veniva assaltato anche il tribunale e davanti all’entrata veniva acceso un grande falò. Addirittura veniva quasi demolita la facciata di una banca con uno scavatore (la scena è stata documentata e ampiamente diffusa in rete).

Alla fine degli scontri si contavano decine di feriti.
Già nel pomeriggio del 7 marzo la manifestazione di Corte, organizzata dagli studenti dell’Università della Corsica e a cui avevano preso parte oltre diecimila persone, si era conclusa con lanci di molotov, bengala e bombe rudimentali, oltre che con diversi feriti da entrambe le parti (ufficialmente: 24 manifestanti e quattro poliziotti).

Da parte delle autorità francesi si starebbe cercando di disinnescare la tensione. Dopo Yvan Colonna (anche se tardivamente e ormai inutilmente) altri due prigionieri corsi (Alain Ferrandi e Pierre Alessandri) sono stati tolti dalla lista dei DPS (“detenuti particolarmente segnalati”). Una clausola che di fatto impediva sia il trasferimento di Yvan in un carcere dell’Isola, sia una eventuale libertà condizionale, come sarebbe stato suo diritto almeno dal 2017. Nel 2020 era intervenuto direttamente il ministero per mantenerlo ulteriormente in tale condizione (nonostante un precedente parere favorevole delle autorità competenti per la sua scarcerazione o almeno per il suo trasferimento in un carcere della Corsica).

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2022/3/13 - 22:23


CCG/AWS Staff - 2022/3/22 - 10:05


CORSICA ANCORA IN STATO DI AGITAZIONE

Gianni Sartori

Ormai sono passate due settimane dal decesso dell'indipendentista Yvan Colonna, ma l'indignazione del popolo corso per questa morte ingiusta non sembra attenuarsi.

Anche la manifestazione organizzata ad Ajaccio nel pomeriggio di domenica 3 aprile si è conclusa con scontri e feriti (oltre una dozzina di manifestanti, alcuni gravemente).

Alla testa del corteo, composto da varie migliaia di persone (4mila secondo le autorità, 14Mila per gli organizzatori), anche Stéphane Colonna, il fratello di Yvan. I manifestanti inalberavano un grande striscione bianco con il volto del militante scomparso e le scritte “Ci stiamo per risvegliare” e “Ho fiducia”. Frasi che Yvan avrebbe pronunciato in gennaio durante una conversazione con un altro detenuto, un indipendentista basco, nella convinzione che un giorno la Corsica avrebbe conquistato la libertà e l'indipendenza.

Circa duecento giovani si erano presentati mascherati e con maschere antigas. Alcuni già con le molotov in mano. Gli scontri davanti alla Prefettura erano iniziati verso le ore 16 e proseguivano fin nel cuore della notte. La polizia ha utilizzato cannoni ad acqua, lacrimogeni e granate assordanti.

Ad un certo punto, temendo una esplosione delle tubature del gas a causa dei numerosi incendi, sono intervenuti anche i pompieri e una trentina di persone sono state fatte evacuare.

Sempre nel pomeriggio del 3 aprile, altri scontri si sono registrati a Furiani intorno alla caserma locale dei CRS e davanti alla prefettura di Bastia.

Yvan Colonna, già in stato di morte cerebrale a causa della violenta aggressione subita da un altro detenuto, era morto il 21 marzo in un ospedale di Marsiglia.

Così aveva commentato Femu a Corsica (il partito di Gilles Simeoni, presidente autonomista del Consiglio esecutivo dell'Isola di granito): “Yvan Colonna, patriota corso, vivrà in eterno. Saremo sempre al tuo fianco!”.

Da parte sua Emmanuel Macron ha definito “inaccettabili” sia le violenze del 3 aprile, sia la presenza “di esponenti politici alla testa del corteo”.

Minacciando, in caso di ulteriori disordini, di sospendere le discussioni in merito alla prevista autonomia per l'isola.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2022/4/5 - 10:06


IL POPOLO CORSO NON DIMENTICA YVAN COLONNA

A sei mesi dalla morte dell’indipendentista Yvan Colonna (assassinato mentre si trovava in carcere), altre manifestazioni e scontri per ricordarlo e denunciare la sua morte ingiusta. E come in precedenza l’occasione è data dalla visita nell’Isola di Granito di qualche autorità continentale.
In luglio per il Ministro dell’Interno, stavolta per il Guardasigilli (Ministro della Giustizia).
Ma andiamo con ordine.

Il 21 luglio una cinquantina di militanti di Corsica Libera (in occasione della visita del ministro Gérald Darmanin per discutere con gli eletti corsi in merito all’avvenire dell’isola) prevista per il giorno successivo, si riunivano a Bastia. Chiedendo giustizia per Yvan Colonna (soprattutto la verità sulla vera dinamica dell’assassinio nella prigione di Arles), la liberazione dei prigionieri politici e il riconoscimento del popolo corso.
Striscioni e bandiere con volto dell’indipendentista ucciso in marzo venivano appese e inalberate sulla passerella che collega la piazza Saint- Nicolas con il Quai des Martyrs.
Nel suo intervento Tumasgiu Mortini aveva spiegato che “vogliamo mantenere la memoria di Yvan e pretendiamo di conoscere gli sviluppi dell’inchiesta”.

POCHE ILLUSIONI SULLE QUESTIONI IRRISOLTE
Sulle altre du questioni fondamentali per Corsica Libera (la liberazione dei prigionieri politici e il riconoscimento del popolo corso) non sembravano nutrire eccessivo ottimismo.
Vorremmo – aveva continuato Tumasgiu Mortini – poter vedere misure concrete e non come negli ultimi quarant’anni solamente un osso da rosicchiare” (o secondo un’altra versione “su cui spezzarsi i denti”).
Qualche giorno dopo, il 6 agosto, all’interno delle tradizionali Ghjurnate Internaziunale a Corte, Corsica Libera aveva organizzato un dibattito su “Statu Francese assassinu. Hè mortu un patriottu. E po dopu ?”.
Quanto alle ultime proteste ( per ora) si sono verificate nella serata del 21 settembre quando circa 200 militanti indipendentisti si sono scontrati con la polizia, sempre a Bastia, davanti alla prefettura. L’iniziativa era stata lanciata da Ghjuventù Libera a sei mesi dalla morte di Yvan (21 marzo) in previsione dell’arrivo in Corsica del Garde des Sceaux (Guardasigilli). Ancora una volta le parole d’ordine erano: “riconoscimento del popolo corso”, “liberazione dei prigionieri politici” e “giustizia e verità per Yvan Colonna”.
Mentre i manifestanti col volto coperto lanciavano alcune molotov, da parte della polizia (ben sette compagnie di CRS) si rispondeva con un lancio di lacrimogeni che avvolgevano l’intera area in una nuvola di gas.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2022/9/23 - 20:04




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