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Η μοναξιά

Katerina Gogou / Κατερίνα Γώγου


Katerina Gogou / Κατερίνα Γώγου

Lista delle versioni e commenti


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I monaxiá
Στίχοι: Κατερίνα Γώγου
Μουσική: Κυριάκος Σφέτσας
Δίσκο: «Στο Δρόμο», 1981

La solitudine
Testo di Katerina Gogou
Musica di Kiriàkos Sfetsas
Disco: «Sto dromo/Per la strada», 1981

apomo katerinagogou



Mi sono messo in testa di tradurre quanto posso del libro delle poesie di Caterina Gogou, «Τώρα να δούμε εσείς τι θα κάνετε/Adesso vediamo cosa farete voi (Poesie 1978 - 2002)» uscito quest'anno 2013 per le Edizioni Kastaniotis, Atene, e che io posseggo in versione elettronica per una fortunata estrazione a sorte. Come spesso faccio, incomincio dai testi messi in musica, ovvero accompagnati da musica, come nel caso della Gogou: e via via che ne trovo uno che mi paia buono per il nostro sito, lo mando, sperando che possa interessare ai visitatori. Se, alla fine, converrà o no riunire i pezzi per ora separati, a questa decisione provvederanno a suo tempo i consoli. (gpt)
Η μοναξιά...
δεν έχει το θλιμμένο χρώμα στα μάτια
της συννεφένιας γκόμενας.
Δεν περιφέρεται νωχελικά κι αόριστα
κουνώντας τα γοφιά της στις αίθουσες συναυλιών
και στα παγωμένα μουσεία.
Δεν είναι κίτρινα κάδρα παλιών «καλών» καιρών
και ναφθαλίνη στα μπαούλα της γιαγιάς
μενεξελιές κορδέλες και ψάθινα πλατύγυρα.
Δεν ανοίγει τα πόδια της με πνιχτά γελάκια
βοϊδίσιο βλέμμα κοφτούς αναστεναγμούς
κι ασορτί εσώρουχα.
Η μοναξιά.
Έχει το χρώμα των Πακιστανών η μοναξιά
και μετριέται πιάτο πιάτο
μαζί με τα κομμάτια τους
στον πάτο του φωταγωγού.
Στέκεται υπομονετικά όρθια στην ουρά
Μπουρνάζι – Αγ. Βαρβάρα – Κοκκινιά
Τούμπα – Σταυρούπολη – Καλαμαριά
Κάτω απ’ όλους τους καιρούς
με ιδρωμένο κεφάλι.
Εκσπερματώνει ουρλιάζοντας κατεβάζει μ’ αλυσίδες τα τζάμια
κάνει κατάληψη στα μέσα παραγωγής
βάζει μπουρλότο στην ιδιοκτησία
είναι επισκεπτήριο τις Κυριακές στις φυλακές
ίδιο βήμα στο προαύλιο ποινικοί κι επαναστάτες
πουλιέται κι αγοράζεται λεφτό λεφτό ανάσα ανάσα
στα σκλαβοπάζαρα της γης – εδώ κοντά είν’ η Κοτζιά –
ξυπνήστε πρωί.
Ξυπνήστε να τη δείτε.
Είναι πουτάνα στα παλιόσπιτα
το γερμανικό νούμερο στους φαντάρους
και τα τελευταία
ατέλειωτα χιλιόμετρα ΕΘΝΙΚΗ ΟΔΟΣ–ΚΕΝΤΡΟΝ
στα γαντζωμένα κρέατα από τη Βουλγαρία.
Κι όταν σφίγγει το αίμα της και δεν κρατάει άλλο
που ξεπουλάν τη φάρα της
χορεύει στα τραπέζια ξυπόλυτη ζεμπέκικο
κρατώντας στα μπλαβιασμένα χέρια της
ένα καλά ακονισμένο τσεκούρι.
Η μοναξιά
η μοναξιά μας λέω. Για τη δική μας λέω
είναι τσεκούρι στα χέρια μας
που πάνω απ’ τα κεφάλια σας γυρίζει
γυρίζει γυρίζει γυρίζει

inviata da Gian Piero Testa - 24/7/2013 - 10:50




Lingua: Italiano

Gian Piero Testa.
Gian Piero Testa.

Versione italiana di Gian Piero Testa

Si vedano le Note alla traduzione.
LA SOLITUDINE

La solitudine...
non ha gli occhi colorati d'afflizione
di un'amante rannuvolata.
Non gironzola indolente, indeterminata
ancheggiando nelle sale da concerto
e nei musei gelati.
Non è fatta di gialle cornici dei "buoni" tempi andati
e di naftalina nei bauli della nonna
di nastri viola e cappelli di paglia a larga tesa.
Non allarga le sue gambe con risolini soffocati
sguardo bovino sospiri trattenuti
e biancheria intima assortita.
La solitudine.
Ha il colore dei Pakistani la solitudine
e si misura a piatti
insieme ai loro cocci
sul fondo di un cavedio.
Sta paziente in piedi nella coda
Bournazi - Aghìa Varvàra - Kokkinià -
Toumba - Stavropoli - Kalamarià 1
Con ogni tempo
le suda il capo.
Eiacula cacciando urli cala la saracinesca incatenata
fa un'occupazione nei mezzi di produzione
accende polveri nella proprietà privata
di domenica è una visita parenti ai carcerati
nell'androne hanno lo stesso passo i giudicanti e i rivoluzionari
la si vende e la si compra soldo a soldo respiro a respiro
nei mercati degli schiavi della terra - qui vicino c'è piazza Klotziàs 2 -
svegliati di buon'ora
Svegliati per vedere.
E' una puttana nelle case di malaffare
è il "turno tedesco" 3 per il fante in sentinella
e gli ultimi interminabili chilometri della STRADA NAZIONALE - CENTRO
per le carni appese a un gancio dalla Bulgaria.
E quando il suo sangue è strozzato e non ha altro in mano
perché stanno svendendo la sua gente 4
balla scalza uno zeibekiko sopra il tavolo
reggendo nelle sue mani tumefatte
una scure bene affilata.
La solitudine
la nostra solitudine dico. Della nostra sto parlando
è una scure nelle nostre mani
che rotea sopra le vostre teste
rotea rotea rotea.
NOTE alla traduzione

[1] Municipalità e quartieri dell'area Atene-Pireo e di Salonicco (Kalamarià)

[2] In una zona non certo periferica di Atene esiste un piazza intitolata a Konstandinos Klotziàs (1892 - 1951), personaggio di spicco della vita politica greca della prima metà del secolo scorso, le cui note biografiche reperibili in Wikipedia descrivono il ritratto di un emerito ma riverito farabutto. Dopo gli studi giuridici compiuti ad Atene e a Roma fu per un decennio corrispondente dall'Italia di diversi giornali greci. Durante la prima guerra mondiale, quando il Regno si scisse (Διχασμός del 1914-1917) di fronte all'alternativa tra l'Intesa o gli Imperi Centrali, Klotziàs sostenne il re Costantino contro Venizelos. Dopo le elezioni del 1920, che grazie alla legge elettorale maggioritaria tolsero il potere a Venizelos e avviarono il paese al disastro anatolico, fondò il giornale nazionalista Τα Χρονικά e contemporaneamente si accreditava con intenso attivismo negli ambienti economici e sportivi. Nel 1934 fu designato sindaco di Atene, carica che tenne fino al 1936, vale a dire fino all'avvento della dittatura fascistica di Metaxàs, di cui divenne Ministro della Amministrazione di Atene Capitale. Klotziàs era, del resto, sfegatato ammiratore di Benito Mussolini, e collaborò fattivamente con Metaxas nella sua politica imitatrice dell'esperienza italiana, sia nel campo delle opere pubbliche, sia delle organizzazioni giovanili di massa, sia dell'imbavagliamento della libera espressione. Nell'imminenza dell'Occupazione italo-bulgaro-tedesca, dopo la morte di Metaxas e il suicidio del suo successore A. Koryzis, il re Giorgio gli offrì la carica di primo ministro, ricevendone un rifiuto. Klotziàs, infatti, stava preparandosi ad abbandonare il campo minato greco e a trasferirsi negli Stati Uniti, dove risiedette fino al 1945. Rientrato in patria, riprese l'attività politica pur continuando quella di avvocato, di pubblicista e di storico e fu eletto di nuovo sindaco di Atene nel 1951: ma una fatale crisi cardiaca lo tolse nello stesso anno dalla scena. Per quali meriti gli sia intitolata una piazza di Atene, è arduo dire. Forse perché in gioventù era stato un valente spadaccino, vincitore di alcune gare internazionali ?
In piazza K. Klotziàs c'è la sede della Banca Nazionale Greca (Εθνική Τράπεζα της Ελλάδος).

3) Il turno "tedesco" è detto, nel gergo delle caserme greche, la frazione di guardia più penosa per la sentinella, quella che va dalle 4 alle 6 del mattino.

4) La Gogou usa qui la parola "fara", che esiste anche nel lessico e nella toponomastica italiane come lascito dei Longobardi. "Fara" designava i clan in cui si articolava la file longobarda. Nell'accezione della Gogou indica quelle fasce sociali marginali, che non si possono chiamare classe, ma che le classi dominanti cercano di ignorare, tenendole a debita distanza, e reprimendole quando costituiscono un fastidio o, talora, un pericolo: sono gli amici della poetessa, quelli che descrive in un altro componimento, che metto qui di seguito, perché mi sembra assai esplicativo e meritevole di essere conosciuto, per quanto di non diretto interesse per il nostro sito:

ΕΜΕΝΑ ΟΙ ΦΙΛΟΙ ΜΟΥ

Eμένα οι φίλοι μου
είναι μαύρα πουλιά
που κάνουν τραμπάλα στις ταράτσες ετοιμόρροπων σπιτιών
Εξάρχεια, Πατήσια, Μεταξουργείο, Μετς
Κάνουν ό,τι λάχει
Πλασιέ τσελεμεντέδων κι εγκυκλοπαιδειών
Φτιάχνουν δρόμους κι ενώνουν ερήμους
Διερμηνείς σε καμπαρέ της Ζήνωνος
Επαγγελματίες επαναστάτες
Παλιά τους στρίμωξαν και τα κατέβασαν
Τώρα παίρνουν χάπια και οινόπνευμα να κοιμηθούν
αλλά βλέπουν όνειρα και δεν κοιμούνται

Εμένα οι φίλοι μου είναι μαύρα πουλιά
Εμένα οι φίλες μου είναι σύρματα τεντωμένα

Εμένα οι φίλες μου είναι σύρματα τεντωμένα
στις ταράτσες παλιών σπιτιών
Εξάρχεια, Βικτώρια, Κουκάκι, Γκύζη
Πάνω τους έχετε καρφώσει εκατομμύρια σιδερένια μανταλάκια
τις ενοχές σας,
αποφάσεις συνεδρίων,
δανεικά κοστούμια,
σημάδια από κάφτρες
περίεργες ημικρανίες,
απειλητικές σιωπές
κολπίτιδες
ερωτεύονται ομοφυλόφιλους
τριχομονάδες
καθυστέρηση
Το τηλέφωνο
σπασμένα γυαλιά
Το ασθενοφόρο
Κανείς...

Εμένα οι φίλοι μου είναι μαύρα πουλιά
Εμένα οι φίλες μου είναι σύρματα τεντωμένα

Κάνουν ό,τι λάχει
Όλο ταξιδεύουν οι φίλοι μου
γιατί δεν τους αφήσατε σπιθαμή για σπιθαμή
Όλοι οι φίλοι μου ζωγραφίζουν με μαύρο χρώμα
γιατί τους ρημάξατε το κόκκινο
Γράφουν σε συνθηματική γλώσσα
γιατί η δική σας μόνο για γλύψιμο κάνει
Οι φίλοι μου είναι μαύρα πουλιά και σύρματα
στο λαιμό σας, στα χέρια σας
Οι φίλοι μου...

Εμένα οι φίλοι μου είναι μαύρα πουλιά
Εμένα οι φίλες μου είναι σύρματα τεντωμένα

GLI AMICI PER QUANTO MI RIGUARDA

Gli amici per quanto mi riguarda sono neri uccelli
che fanno l'altalena sulle terrazze
di case sgarrupate
Exarchìa via Patissia Metaxourghìo Mets.
Fanno quello che gli capita.
Rappresentanti di libri di cucina
e di enciclopedie
aprono strade e collegano deserti
interpreti nel cabaret di via Zenone
rivoluzionari professionali
li stiparono e li riposero giù giù
ora prendono pasticche e alcol per
addormentarsi
ma fanno sogni e stanno svegli.
Le mie amiche per quanto mi riguarda sono fili di ferro
tesi
sulle terrazze di vecchie case
Exarchìa Victoria Concaki Grizi.
Su di loro avete confitto milioni
di mollette di ferro
le vostre colpevoli decisioni congressuali
sottane in prestito
bruciature di cicche
strane emicranie
silenzi minacciosi leucorree
s'innamorano di omosessuali
trichomonas ritardo mestruale
il telefono il telefono il telefono
gli occhiali rotti l'ambulanza nessuno.
Fanno quello che gli capita.

Sono sempre in giro i miei amici
perché non gli avete lasciato una spanna
che sia una spanna.
Tutti i miei amici dipingono con un colore
nero
perché gli avete distrutto il rosso
scrivono in una lingua nota solo a loro
perché la vostra è buona solo per leccare.

I miei amici sono uccelli neri
e fili di ferro
sulle vostre mani e sul vostro collo.
I miei amici.

(Musica di Nikos Maindàs)



inviata da Gian Piero Testa - 24/7/2013 - 10:54




Lingua: Francese

Version française — LA SOLITUDE — Marco Valdo M.I. — 2022
D’après la traduction italienne — LA SOLITUDINE — Gian Piero Testa — 2013
d’une chanson grecque — Η μοναξιά — Katerina Gogou / Κατερίνα Γώγου — 1981
Texte : Katerina Gogou
Musique : Kiriàkos Sfetsas
Disque : « Sto dromo/Per la strada », 1981

MARCHÉ PUBLIC à ATHÈNES   <br />
Panayiotis Tetsis – 1985 circa
MARCHÉ PUBLIC à ATHÈNES
Panayiotis Tetsis – 1985 circa


Je me suis mis en tête de traduire autant que possible du recueil de poèmes de Catherine Gogou, " Τώρα να δούμε εσείς τι θα κάνετε/Adesso vediamo cosa farete voi (Poesie 1978 — 2002) (À présent, voyons ce que vous ferez vous) ", publié cette année 2013 par les éditions Kastaniotis, Athènes, et que je possède en version électronique par un heureux coup du sort. Comme je le fais souvent, je commence par les textes mis en musique, ou accompagnés de musique, comme dans le cas de Gogou ; et au fur et à mesure que j’en trouve un qui me semble bon pour notre site, je l’envoie, en espérant qu’il intéressera les visiteurs. La question de savoir si, en fin de compte, il conviendra de réunir les morceaux qui sont séparées pour le moment, sera décidée en temps voulu par les consuls. (gpt)
LA SOLITUDE

La solitude…
N’a pas les yeux couleur d’inquiétude
De l’amour troublé.
Elle n’erre pas languide et apathique
Se traînant dans des discothèques
Et des musées gelés.
Elle n’a pas de cadres jaunes du “bon” vieux temps.
De boules de naphtaline dans les coffres de grand-maman,
De rubans violets et de chapeaux de paille surannés.
Elle n’écarte pas les jambes avec des rires étouffés,
Un regard bovin, des soupirs sifflants…
Et des dessous troublants.

La solitude
A la couleur des Pakistanais, la solitude
Et on la mesure carreau par carreau,
Morceau par morceau
Au pied de la cheminée.
Par tous les temps,
La tête de sueur trempée,
Dans la file d’attente, elle attend patiemment :
Burnazi — Ag. Varvara — Kokkinia
Toumba — Stavroupoli — Kalamaria.
Elle expire en criant, elle enchaîne les maisons.
Elle s’empare des moyens de production,
Met fin à la propriété.
Le dimanche, elle rend visite aux prisonniers,
Dans la cour, le criminel et le révolutionnaire ont la même allure.
Vendue et achetée : argent, argent, souffle par souffle.
À proximité de la place Klotziàs, au marché aux esclaves.
Au matin, elle se lève.
C’est une putain dans les maisons de mauvaise vie.
C’est le dernier tour de garde de la sentinelle,
Et le dernier kilomètre de la ROUTE NATIONALE — CENTRE
Pour la viande pendue à un crochet de la Bulgarie.
Son sang se tarit et elle ne peut rien d’autre,
Car ils vendent son peuple,
Elle danse pieds nus un zebekiko sur la table,
Tenant dans ses mains gonflées
Une hache bien aiguisée.

La solitude,
Notre solitude, dis-je. Celle dont je parle
Dans nos mains, est une hache,
Au-dessus de vos têtes, elle tourne,
Tourne, tourne, tourne.

inviata da Marco Valdo M.I. - 5/10/2022 - 12:44




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