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Adieu, mon pays

Enrico Macias
Language: French


Enrico Macias

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Related Songs

La Déchirure
(Prince Ringard)
Au nom des droits de l'homme
(Enrico Macias)
Après les drapeaux
(Henri Tachan)


‎[1961]‎
Contenuta in un EP pubblicato in Francia nel 1962.‎



Enrico Macias è nato in Algeria. La madre era originaria della Provenza, il padre dell’Andalusia ma ‎il cognome, Ghrenassia, tradisce l’origina araba. Entrambi i genitori erano musicisti ed entrambi ‎provenivano da famiglie di fede ebraica… Un bel melting-pot, non c’è che dire…‎
Enrico, figlio d’arte, imparò molto presto a suonare la chitarra e come il padre, violinista, entrò da ‎giovanissimo nell’orchestra di Raymond Leyris, grande esponente di “malouf”, la musica ed il ‎canto arabo-andaluso, che interpretava rigorosamente in arabo. Leyris era anche lui ebreo, ma era ‎così rispettato dalla comunità musulmana da meritarsi l’appellativo di “Cheikh Raymond”. ‎



Per molto tempo infatti gli ebrei nel Nord Africa svolsero il ruolo di “comunità tampone” tra gli ‎Europei e gli Arabi musulmani ma tra “pieds-noirs” e “indigeni” era andata costruendosi nel tempo ‎una separazione di fatto che nel 900 divenne una vera e propria segregazione a danno della ‎comunità musulmana, 8 volte superiore in numero rispetto a quella di origine Europea. Il processo ‎generale di decolonizzazione, il sorgere prepotente di un ennesimo e nuovo movimento ‎indipendentista e la miopia e la crudeltà del colonialismo francese (penso al bagno di sangue del ‎maggio 1945, tra gli 8.000 ed i 15.000 morti nel giro di sole due settimane) e la guerra che ne seguì ‎spezzarono il fragilissimo equilibrio prima esistente… ‎



E a farne le spese, anche qui, furono ancora una volta (tanto per cambiare) gli ebrei… ‎
Il 22 giugno 1961 Cheikh Raymond, amato e rispettato da tutti, fu abbattutto per strada con un ‎colpo di pistola alla nuca. Un’esecuzione feroce che non fu mai rivendicata ma che fu senz’altro ‎opera di militanti del FLN. L’assassinio del grande musicista fu un brutale avvertimento all’intera ‎comunità ebraica e segnò l’inizio dell’esodo di massa degli ebrei dall’Algeria.‎
La famiglia Ghrenassia partì alla volta della Francia il 29 luglio 1961, quasi un anno prima della ‎fine della guerra. Enrico scrisse questa canzone mentre la nave lasciava il porto del paese natale…‎
J'ai quitté mon pays
J'ai quitté ma maison
Ma vie, ma triste vie
Se traîne sans raison

J'ai quitté mon soleil
J'ai quitté ma mer bleue
Leurs souvenirs se réveillent
Bien après mon adieu

Soleil! Soleil de mon pays perdu
Des villes blanches que j'aimais
Des filles que j'ai jadis connues

J'ai quitté une amie
Je vois encore ses yeux
Ses yeux mouillés de pluie
De la pluie de l'adieu

Je revois son sourire
Tout près de mon visage
Il faisait resplendir
Les soirs de mon village

Mais du bord du bateau
Qui m'éloignait du quai
Une chaîne dans l'eau
A claqué comme un fouet

J'ai longtemps regardé
Ses yeux qui fuyaient
La mer les a noyés
Dans le flot du regret.‎

Contributed by Bernart - 2013/6/27 - 13:25


Caro Bernart, ohimè, temevo un po' che qualcuno avesse cominciato a mettere qua dentro anche le canzoni di Enrico Macias; una, a dire il vero, c'era già dal 2005, Enfants de tout pays; e, ancor più a dirti la verità, la avevo messa io. Non che non ci "stiano", per carità; e la guerra d'Algeria è stata, come tutte le guerre, un concentrato di atrocità da tutte le parti (senza comunque scordare che è stata una guerra coloniale). Il fatto è però che il signor Gaston Ghrenassia, più noto come Enrico Macias, praticamente non può più mettere piede in Algeria (è nato a Costantina nel 1938); e vado a spiegarne il perché.

Il fatto è che Enrico Macias, mettiamola così, è un personaggio parecchio controverso. L'esilio, d'accordo, Cheykh Raymond, i bambini di tutti i paesi, addio al mio paese e tutto il resto; però è anche un sionista non solo convinto, ma anche parecchio attivo. Tanto, ad esempio, da essere stato decorato, nel 2006, dal ministero della difesa israeliano "per il suo sostegno allo stato d'Israele e al suo esercito". Enrico Macias ha partecipato a decine di iniziative, in Francia e in Israele, in aperto favore di ogni tipo di politica israeliana; ed è una specie di escalation. Nel gennaio 2008 è ospite d'onore al gran gala organizzato a sostegno dei militari dell'unità Magav, incaricata della sorveglianza delle frontiere; nel gennaio 2009 presenzia invece in pompa magna a un raduno di solidarietà con le vittime dello Tsahal proprio mentre quest'ultimo è impegnato nel massacrare la popolazione di Gaza, ivi comprese centinaia di bambini. Vogliamo aggiungere che Enrico Macias è stato anche un fervente sostenitore di Nicolas Sarkozy, che ha pubblicamente sostenuto anche lo scorso anno per le elezioni presidenziali? Hai presente Sarkozy, il bombardatore della Libia...? Si doveva infatti recare proprio assieme all'ex presidente francese in Algeria, essendogli stato garantito l'onore di accompagnarlo durante una sua visita ufficiale, in modo che finalmente potesse rivedere "son pays". Il fatto è che gli algerini, specialmente dopo le "performances" pro-Tsahal, gli hanno fatto poco cerimoniosamente sapere che in Algeria non è e non sarà mai il benvenuto. Ultimamente, oome ad esempio si evince da questo articolo si è messo ancor più a difendere le ragioni dell'Algeria francese, cantando per "onorare" i soldati francesi: "Non era divertente per i giovani francesi andare a combattere in un dipartimento che era considerato francese. E' per questo che meritano un omaggio anche se c'è stata qualche tortura" (no comment). In mezzo a tutto questo, Enrico Macias ha fatto pure in tempo ad accumulare un discretissimo patrimonio (una ventina di milioni di euro), che però nel 2008 ha perso interamente in quanto aveva investito tutto nella famosa "Landsbanki" islandese, quella che ha trascinato l'Islanda intera in bancarotta. E ben gli sta. Insomma, per dirti: ok per la canzone, perché guerra e esilio sono stati per tutti quanti (e lungi da me sottovalutare il dramma dei "pieds noirs", dai quali vennero fuori anche persone come Albert Camus, solo per fare un nome). Ma la prima cosa che mi fu detta a proposito di Enrico Macias quando mi stabilii in Francia anni fa, fu che era un "connard"; e non ho cambiato opinione. Uno stronzo. Restano i fatti, certo, che hai ben espresso nell'introduzione a questa canzone; come resta il fatto che mentre i bambini di Gaza venivano fatti a pezzi dalle bombe a grappolo israeliane, questo signore cantava a sostegno dello Tsahal (chissà se c'era anche la "pacifista" Noa...). Ma, forse, per gli Enrico Macias, i bambini di Gaza non fanno parte di quelli "di tutti i paesi".

Riccardo Venturi - 2013/6/27 - 14:25


Scusa Riccardo, ho letto solo ora il tuo commento, e nel frattempo continuavo ad aggiungere canzoni di Macias... Avevo intuito che c'era qualcosa di eccessivamente, come dire, stucchevole in molte di esse... Ora, alla luce di quanto mi ha rivelato, mi pare che ci sia pure dell'ipocrisia... Ma tant'è. Parecchie sono le sue canzoni pacifiste e contro la guerra, anche se "a parole", a quanto sembra...
Che faccio? Mi censuro o continuo a contribuire? Si potrebbe mettere in testa ad ogni inserimento un'avvertenza circa la storia di questo signore...
Resto dell'idea che di tante canzoni che ha interpretato la sola che meriti veramente di stare qui sia proprio questa "Adieu, mon pays", quando Macias era ancora molto giovane e forse non ancora "connard" come in seguito...

Bernart - 2013/6/27 - 15:02


Censura, mai. Assolutamente. Ognuno deve fare come si sente, qui dentro; casomai, altri penseranno a mettere delle "avvertenze", oppure il "bollino bleah" come è avvenuto nel caso di quell'altro bell'elemento di Noa. Ma le canzoni di Noa ci sono sempre, così come ci saranno quelle di questo tizio. Del resto, non bisogna certo credere che altri non si siano comportati come e peggio di lui, tipo Herr Wolf Biermann, anche lui divenuto strenuo difensore di Israele, dei bombardamenti NATO e quant'altro. Non ci muoviamo, qui, in un terreno facile, mai; anzi, non di rado sono sabbie mobili. Non viviamo e non possiamo vivere in una sorta di "mondo ideale" dove tutto corrisponde a quel che pensiamo; viviamo in un mondo di persone umane che, come noialtri, sono soggette a contraddizioni e a ipocrisie. Al massimo si possono formulare dei giudizi, questo sì, ma mai togliere la parola; da considerare, poi, che nel caso specifico Enrico Macias non è quasi mai l'autore dei testi che canta. Risponderà comunque alla propria coscienza, come ne rispondiamo tutti. Ti invito quindi a fare rigorosamente come desideri con le canzoni di questa persona, una volta messe in chiaro alcune cose che lo devono essere. Faccio presente comunque che anche il sottoscritto, che si è occupato ultimamente e copiosamente della "sezione Yiddish", si è trovato spesso di fronte a fior di sionisti; per un certo periodo (prima che di persona la togliessi) c'è stato, qui dentro, anche "Hatikvà", l'inno nazionale israeliano. Per dirne solo alcune. Questo sito, e non solo per la sua vastità, non può sfuggire a contraddizioni di ogni sorta, a volte anche gravi; ma è fatto di persone e fatti, e di storia personale e collettiva, con tutto quel che ne consegue. Non si occupa di scienze esatte, ma di umanità, e nell'umanità convivono Enrico Macias e Vittorio Arrigoni, così per fare un esempio. E per farne un altro ancora: ho appena detto "censura mai", e poi ho parlato di aver tolto di persona "Hatikvà" dal sito. Cos'è Hatikvà? Un canto nato in un lager, come è effettivamente stato, un canto sionista, come effettivamente è, o l'inno nazionale di Israele, come è ufficialmente dal 2004? E Auferstanden aus Ruinen cos'è, una canzone di pace e speranza scritta da Johannes Becher nel 1949 o l'ex inno di uno stato che ci aveva la STASI e dopava le nuotatrici e le ginnaste per propaganda? Quello non l'ho levato, mentre Hatikvà, io che sono contro la censura, l'ho levato. Bene guardare prima le proprie, di contraddizioni; e ne ho parecchie. Saluti cari.

Riccardo Venturi - 2013/6/27 - 15:45


Alcuni altri dati, comunque.
La manifestazione pro-Israele e pro-Tsahal cui Enrico Macias ha preso parte il 4 gennaio 2009 si è tenuta a Parigi in risposta ad una manifestazione di protesta tenutasi il giorno prima nella capitale francese, cui avevano preso parte 25.000 persone. Pochi giorni dopo, Enrico Macias ha ribadito un'intervista che il suo sostegno all'esercito israeliano "non verrà mai meno". Per un certo periodo, grazie alle sue "canzoni di pace", Enrico Macias è stato "ambasciatore della pace" dell'UNICEF; tale qualifica gli è stata però ritirata dall'organizzazione affiliata alle Nazioni Unite. La "Migdal", che aveva organizzato nel 2008 il raduno a sostegno di Tsahal cui Macias ha preso parte, è un'organizzazione di estrema destra; nel 2013, in occasione delle ultime elezioni legislative israeliane, Enrico Macias non ha mancato di sostenere apertamente Bibi Nethanyahu. Insomma, nessuna censura per le sue canzonette, ma a questo punto il "bollino bleah" non glielo toglie nessuno.

Riccardo Venturi - 2013/6/27 - 16:49


In questo articolo pubblicato su Le Quotidien d’Oran nel 2011 e ripreso da Algerie-Focus viene raccontata una storia un po’ diversa sul periodo algerino di ‎Macias e sui motivi dell’esodo degli ebrei da quel paese durante il conflitto coloniale…‎
Sintetizzando, i passaggi che mi hanno più colpito sono i seguenti, anche se non ho nessuna ‎certezza circa l’attendibilità delle fonti citate:‎

‎-‎ Raymond Leyris, meglio conosciuto come Cheikh Raymond, grande e rispettato musicista ‎arabo-andaluso di fede ebraica, padre adottivo e artistico di Gaston Ghrenassia, meglio ‎conosciuto come Enrico Macias, fin dai primi anni 50 accettò l’incarico offertogli dal ‎Mossad israeliano di coordinare l’esodo della comunità ebraica della città di Constantine ‎‎(Qacentina). Erano infatti gli anni in cui il neonato Stato ebraico coordinava le “Aliyah” ‎degli ebrei sparsi nei vari Stati arabi nemici… E fin qui, niente di male: uno stimato ‎esponente della comunità ebraica algerina lavorava in stretto contatto con i servizi segreti ‎israeliani per il Sionismo, però…‎

‎-‎ ‎…Cheikh Raymond, la cui attività “politica” ad un certo punto divenne tanto nota quanto ‎quella artistica, inevitabilmente finì con l’attirarsi le attenzioni del FLN, anche perché pare ‎che certe notti, intorno all’abitazione di Cheikh Raymond, si verificasse un certo andirivieni ‎e qualcuno era pronto a giurare che si caricassero e scaricassero casse di armi… Comunque ‎l’FLN si mosse con prudenza, data la caratura del personaggio e l’intenzione di non guastare ‎i rapporti con la comunità ebrea. Ma quando un emissario del FLN fu ucciso proprio mentre ‎si recava ad un appuntamento con Cheikh Raymond, concordato con lui segretamente, allora ‎l’atteggiamento cambiò e Cheikh Raymond finì con una palla in zucca il 22 giugno 1961.‎

‎-‎ Parrebbe che Enrico Macias (Gaston Ghrenassia), prima di emigrare in Francia, facesse ‎parte di una milizia paramilitare dei “pieds-noirs”, partigiani dell’Algeria francese, ‎macchiatasi di svariati crimini contro la popolazione musulmana. E pare che Macias ‎partecipò attivamente ad alcune spedizioni punitive mortali all’indomani dell’assassinio di ‎Cheikh Raymond, per vendetta. E pare anche che prendesse ordini da un signore che ‎abbiamo più volte incontrato su queste pagine, nientepopòdimeno che ‎‎Maurice Papon, già, ‎proprio il collaborazionista di Vichy responsabile della deportazione di tanti ebrei francesi e ‎che tra il 1956 ed il 1958 si fece le ossa proprio a Constantine, dove era prefetto, nella ‎controinsurrezione, nemico giurato dell’Algeria libera e indipendente… Questi sarebbero ‎quindi i veri motivi della fuga precipitosa di Enrico Macias e del fatto che non ha mai più ‎messo piede d’allora nel tanto decantato paese natale, dove evidentemente c’è ancora chi ‎ricorda quello che ha combinato mezzo secolo fa…‎

‎-‎ L’ultima cosa curiosa che ho appreso dalla lettura di questo articolo è che mica tutti i ‎Ghrenassia seguirono l’esempio di Enrico Macias… Ve ne fu addirittura uno, tale Pierre, ‎che combattè e morì tra le fila del FLN per la liberazione del suo paese dal colonialismo ‎francese, per l’indipendenza del paese in cui era nato e in cui i Ghrenassia risiedevano da ‎secoli… Un’ulteriore conferma che il percorso di vita di Macias non era affatto scontato, ‎che è un personaggio discutibile che ama accompagnarsi ai potenti e che, dal punto di vista ‎artistico, sarà anche un grande musicista ma pure un grosso ipocrita.‎


ENRICO MACIAS ET LA GUERRE D’ALGÉRIE : QUAND ‎GASTON CHASSAIT DU FELLAGA…‎
‎ ‎
Enrico Macias est un homme redoutable. Militant sioniste déclaré, il a toujours entretenu des ‎rapports ambigus avec l’Algérie, dont il a largement contribué à imposer cette image de pays de la ‎douceur de vivre et de la kémia,une image qui a nourri tant de nostalgie chez les pieds-‎noirs.


Ses tirades sur le pays du soleil et de la haine, de la joie de vivre et de la passion, ce pays perdu dont ‎on ne se console jamais, ont arraché des larmes à de nombreuses générations de pieds- noirs. Mais ‎Gaston Ghenaïssia, le vrai nom de Macias- n’a jamais abordé le volet le plus sombre de son histoire ‎algérienne. Il n’a jamais dit comment il a lui-même contribué à mettre le feu à ce pays bien aimé. Il ‎a, en fait, réussi à maintenir un voile pudique sur son militantisme de cette époque, un militantisme ‎qui l’a mis dans la même tranchée que Maurice Papon !‎

Enrico Macias évoque régulièrement sa volonté de revoir son « pays natal », et comment il en est ‎empêché. Sa visite devait se faire en 2007, en compagnie de Nicolas Sarkozy. Auparavant, il avait ‎affirmé que le président Abdelaziz Bouteflika lui-même l’avait invité, mais que des méchants, ‎héritiers de la tendance obscurantiste du FLN, s’étaient opposés à son retour. Qu’en est-il au juste ?‎

A Alger, on affirme officiellement qu’Enrico Macias peut se rendre en Algérie quand il veut, mais ‎qu’il est hors de question d’en faire un évènement politique. Certains fonctionnaires montrent un ‎certain embarras devant le tapage médiatique provoqué par Enrico Macias lui-même. « Il n’a pas ‎envie de revenir, il ne viendra pas, et il le sait parfaitement », a déclaré, sûr de lui, un ancien haut ‎responsable. « Et ce n’est pas seulement à cause de son soutien public à Israël », ajoute-t-il, ‎estimant que le thème Algérie ne constitue pour Enrico qu’un « fond de commerce ».‎

Pour cet homme, qui avoue avoir apprécié la musique de Enrico dans sa jeunesse, Enrico Macias ne ‎reviendra pas en Algérie parce qu’il y a commis des crimes pendant la guerre de libération. Selon ‎lui, Enrico faisait partie d’une milice locale, les « unités territoriales », composées de partisans de ‎l’Algérie française, qui formaient des milices de supplétifs de l’armée coloniale. L’unité à laquelle ‎appartenait Enrico Macias a commis de nombreuses exactions, et a participé à des ratonnades, ‎affirme cet ancien haut fonctionnaire.‎

A cette époque, Enrico Macias est un jeune artiste prometteur, qui joue dans la troupe du « Cheikh ‎Raymond », le plus célèbre artiste juif de Constantine. Raymond Leyris est alors au faîte de sa ‎gloire : notable de la communauté juive, ami des « arabes » de la ville, il est riche et célèbre. Sa ‎musique est si appréciée qu’une jeune recrue FLN, en pleine guerre d’Algérie, rejoint le maquis ‎ALN en wilaya II avec des disques de « Cheikh Raymond », nous raconte un ancien moudjahid qui ‎a passé toute la guerre dans le Nord Constantinois !‎

Raymond Leyris n’avait pas d’enfants. Il en a adopté deux, dont Enrico Macias. Celui-ci est donc à ‎la fois l’enfant adoptif, le disciple et l’héritier de CheiKh Raymond. A-t-il été l’héritier en tout ? ‎Seul Macias pourra le dire. En tous les cas, les réseaux FLN avaient alors une conviction. Pour eux, ‎Raymond Leyris avait été contacté par les services spéciaux israéliens. Il organisait des collectes, ‎montait des réseaux, et travaillait en sous-main avec les services spéciaux israéliens, qui avaient ‎alors un objectif : organiser le transfert massif des juifs des pays arabes vers Israël. En Algérie, leur ‎première cible était Constantine, avec ses 25.000 à 30.000 juifs : il y avait presque autant de juifs à ‎Constantine que dans les grandes villes israéliennes.‎

En mai 2005, le journal israélien Maariv citait un ancien officier du Mossad chargé de piloter ‎l’opération. Cet officier affirme avoir recruté deux agents, Avraham Barzilaï et Shlomo Havilio, qui ‎arrivent dans la région de Constantine début 1956, sous la couverture de modestes enseignants. ‎Quatre mois plus tard, une grenade explose dans un café fréquenté par les Juifs de Constantine, rue ‎de France. S’ensuit une opération de vendetta organisée par les cellules mises en place par le ‎Mossad, selon l’officier en question. Les ratonnades font de nombreux morts. ‎‎L’historien Gilbert ‎Meynier, qui l’évoque dans une de ses études, et parle de « pogrom », est contraint à une longue ‎mise au point.‎

Quel est le rôle exact de Raymond Leyris ? Difficile à dire. Mais l’homme surfe déjà sur une vague ‎de célébrité et de respectabilité. Artiste adulé, il a atteint une renommée qui va au-delà des ‎communautés. Il est le notable juif par excellence. Il garde le contact avec les arabes qui veulent ‎préserver la communauté juive ; il reste l’interlocuteur des autorités coloniales au sein de la ‎communauté juive ; il poursuit une activité clandestine avec le Mossad. Mais peu à peu, les réseaux ‎FLN acquièrent la certitude que Cheikh Raymond n’est plus un artiste aussi innocent. Il est partie ‎prenante dans l’action de réseaux que le FLN n’arrive pas encore à identifier. Des témoins avaient ‎vu des armes transportées à partir de chez lui, en pleine nuit.‎

Au FLN, la prudence reste de mise. Des consignes strictes sont données pour tenter de conserver de ‎bonnes relations avec la communauté juive. Des contacts réguliers sont établis. Début 1961, le FLN ‎envoie de nouveau un émissaire auprès des notables de cette communauté. L’émissaire envoie un ‎message à Raymond Leyris, et prend rendez-vous. L’organisation fonctionne alors selon un ‎cloisonnement très strict.‎

L’émissaire du FLN est tué alors qu’il gagnait le lieu du rendez-vous. Ce fait, troublant, intervient ‎après d’autres évènements suspects. L’organisation du FLN en tire une conclusion : seul Raymond ‎Leyris pouvait avoir organisé la fuite pour permettre aux autorités coloniales d’éliminer le ‎responsable du FLN.‎

Les anciens moudjahidine de la Wilaya II, qui étaient opérationnels à ce moment là, sont toutefois ‎formels : aucune instance du FLN n’a prononcé un verdict clair contre Raymond Leyris. Aucun ‎responsable n’a, formellement, ordonné une exécution. Mais le doute planait, et dans le Constantine ‎de l’époque, ce n’est qu’une question de temps. Le 22 juin 1961, neuf mois avant le cessez-le-feu, ‎Raymond Leyris croise Amar Benachour, dit M’Djaker, membre d’une cellule locale de fidayine, ‎qui l’abat en plein marché, devant des dizaines de témoins. La personnalité de Amar Benachour, ‎l’homme qui a abattu Raymond Leyris, posera aussi problème. Il s’agit en effet d’un personnage qui ‎répond peu au profil traditionnel du moudjahid. Benachour est plutôt un marginal, plus branché sur ‎le « milieu » que sur les réseaux nationalistes. Ce qui a d’ailleurs jeté une ombre sur l’affaire : ‎Benachour a vécu jusqu’au début du nouveau siècle, mais l’opération qu’il a menée a toujours été ‎entourée de suspicion, certains n’hésitant pas à parler de provocation ou de manipulation. Plusieurs ‎moudjahidine qui étaient dans la région au moment des faits continuent d’ailleurs à soutenir l’idée ‎d’une manipulation.‎

La mort de Raymond Leyris accélère le départ massif des juifs de Constantine, un exode largement ‎engagé auparavant par les catégories les plus aisées. Mais la mort de Raymond Leyris sonne ‎également le début d’une opération de vengeance meurtrière, à laquelle Enrco Macias participe, ‎selon des moudjahidine de la Wilaya II. Il est impossible d’établir exactement le bilan exact des ‎expéditions punitives. En 1956, après l’attentat de la rue de Constantine, Gilbert Meynier n’écarte ‎pas le chiffre de cent trente morts. En mai 1961, la même folie furieuse se déchaîne mais, ‎curieusement, affirme un constantinois qui a vécu les évènements, les Juifs de Constantine étaient ‎plus préoccupés par l’idée de départ que par la vengeance. A l’exception d’Enrico, qui garde un ‎silence pudique sur cet période, se contenant d’évoquer la mémoire de Raymond Leyris, un homme ‎innocent doublé d’un artiste qui aimait la vie, mais qui a été assassiné par le FLN, selon lui.‎

Selon cette image, très médiatique, Enrico lui-même n’était qu’un jeune homme amoureux de la vie ‎et des filles, un modeste instituteur de campagne, devenu un immense artiste grâce à son talent. A ‎Chelghoum Laïd, où il a enseigné, son nom est connu mais il est presque impossible de trouver des ‎gens qui l’ont côtoyé. A Constantine, par contre, un spécialiste de la musique affirme que de ‎nombreux « ouled el bled » lui rendent visite régulièrement en France. Par ailleurs, le discours de ‎Enrico Macias a longtemps bénéficié d’une cacophonie chez les responsables algériens, qui n’ont ‎jamais adopté une position claire sur le personnage. En fait, côté algérien, plusieurs points de vue se ‎côtoyaient : ceux qui faisaient l’éloge de l’artiste, ceux qui prônaient la réconciliation, ceux qui ‎dénonçaient son soutien à Israël, et ceux qui étaient d’abord soucieux d’établir les faits historiques.‎

Un ancien haut fonctionnaire affirme toutefois que Enrico n’avait aucune chance de revenir en ‎Algérie. Les anciens pieds noirs étaient classés en plusieurs catégories, explique ce fonctionnaire. ‎Enrico Macias fait partie d’une sorte de liste rouge officieuse, qui comporte les noms de militaires, ‎colons et ultras ayant commis des exactions. Ceux-là ne peuvent pas entrer en Algérie, dit-il. Autre ‎détail troublant dans l’his toire d’Enrico : quand il sévissait au sein des « unités territoriales », il ‎collaborait avec un personnage célèbre, Maurice Papon ! Celui-ci a en effet exercé comme préfet à ‎Constantine, où il a contribué à organiser de redoutables escadrons de la mort. Milices, unités ‎paramilitaires, escadrons de la mort, tout ce monde collaborait joyeusement quand il s’agissait de ‎réprimer. Des témoins sont encore vivants.‎

Autre curiosité dans l’histoire de Enrico Macias en Algérie : les Ghenaïssia, sa famille, sont des ‎Algériens pure souche, installés en Algérie depuis plusieurs siècles, affirme un historien. Ils se sont ‎francisés à la faveur du décret Crémieux, qui offrait la citoyenneté française aux Juifs d’Algérie, en ‎‎1871. A partir de là, les Juifs se sont rapprochés de l’administration coloniale, accédant à l’école et ‎à la citoyenneté. Mais une frange des Ghenaïssia a gardé son ancienne filiation, prenant le chemin ‎inverse de celui de Enrico Macias.‎

Ainsi, Pierre Ghenaïssia, né à Cherchell, a rejoint les maquis du FLN en mai 1956 dans la région du ‎Dhahra, entre Ténès et Cherchell. Il est mort au maquis un an plus tard dans la région de Chréa, près ‎de Blida, comme combattant de l’ALN. A l’indépendance de l’Algérie, une rue de Ténès, sur la côte ‎ouest, a été baptisée à son nom. Quelques années plus tard, elle a été rebaptisée rue de ‎Palestine !

Bernart - 2013/6/28 - 13:48


La classica goccia da far traboccare il vaso. Direi che con questo squallidissimo personaggio la possiamo anche finire qui...

Riccardo Venturi - 2013/6/28 - 15:46


Dicono i giovani di piazza Cherem
di certi vecchi ebrei di Costantina
che si aggirano ancora chi sa dove
e dove vanno i giovani cabili
per non sentire il presidente – dice
che l’acqua è il primo impegno dello Stato

Costantina, 15 agosto 2013

L.L. - 2013/9/25 - 16:28




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