[Introduzione di Altamante Logli]
...Questa poesia l'ho scritta n'i'mille e novecento quarantaquattro. Dopo tornato dalla guerra, venuto via dalla Francia. Mi ributtai a cantà' di poesia e scrissi...tra le prime storie che feci, feci questa poesia. Scuseranno se c'è qualche...attacco a certa gente, però...[parola incomprensibile]. Allora... Senza leggere.
Se si pensa alla spaventosa guerra
voluta da de' perfidi sovrani
per avere i' dominio della terra
distrùggano villaggi e corpi umani.
A questa brutalità i' cuor si serra
voluta [...] nel ripensare a' casi disumani
voi già un'infame dinastia
mise l'umanità all'agonia.
L'ùrtimo sforzo della borghesia
ne' popoli si cambian le opinioni
i proletari gli hanno preso i' via,
trionferanno in tutte le nazioni.
E' giusto l'eguaglianza la ci sia,
non più le guerre o le distruzioni,
ma ci sia la pace e i'lavoro,
la giustizia sociale e i' decoro.
Infin' a ché a i' potere ci stan loro,
infinché gli è questa crasse dirigente,
se 'un si metterà artro lavoro
in questo mondo 'un si risorve niente.
Sono accaparrator d'argento e oro,
La guerra gli resta conveniente,
marzagrando [*] operai e contadini
ingrandiscano possesso su' quattrini.
Va ricordato poi di Mussolini,
sì pieno d'arderigia [**] e d'ambizione,
lui chiamava tutti cittadini
la voleva aggrandì questa nazione.
La guerra si portò oltre confine,
e marzagrando le popolazione,
pell'espansionismo della sua dottrina
nel mondo fece una carneficina.
Sulla ristessa [***] strada si cammina,
'e vogliano rifà i' romano impero,
povera Italia mia, terra latina,
a servizio tu sei dello straniero.
I' capitale e tutta quella trina
accompagnato sì dall'alto clero,
con tutto questo covo di signori
son l'agonia de' lavoratori.
[Altamante si interrompe e dice: "Questa la piddiava [****] foco...L'è un'artra rima perché ho paura mi dìin noia, capito...e gli ho messo 'un po' i' fascismo...allora dice:...]
Allora qui, carissimi uditori,
Io da poeta vi lancio un appello,
chi ha la fronte riversa a' sudori:
associàssi alla farce e a i' martello.
Lì dentro non ci sta gli sfruttatori,
e fra tutti i programmi gli è i' più bello,
lì dentro non ci sta i' capitalista,
sta una democrazia progressista.
O crasse disagiata, alla conquista!
dato che sete tutti a i' tradimento,
deve pestare i' capitalista
coll'altre forze dello sfruttamento.
Non ci hanno più un terreno sulla pista,
i' popolino non è più addormento [*****],
vole rispetto degno e la sua stima,
non vol'essere schiavo come prima.
Noi siamo in mezzo e saliremo in cima,
anche qui dentro a i'popolo italiano,
non c'è nessun governo che intìma
Sullo sviluppo del progresso umano.
Vogliamo respirarlo un altro clima,
ché quello del passato è stato vano,
crollerà i' mondo d'i'capitalismo
con i' grande avvenir d'i'comunismo!
...Questa poesia l'ho scritta n'i'mille e novecento quarantaquattro. Dopo tornato dalla guerra, venuto via dalla Francia. Mi ributtai a cantà' di poesia e scrissi...tra le prime storie che feci, feci questa poesia. Scuseranno se c'è qualche...attacco a certa gente, però...[parola incomprensibile]. Allora... Senza leggere.
Se si pensa alla spaventosa guerra
voluta da de' perfidi sovrani
per avere i' dominio della terra
distrùggano villaggi e corpi umani.
A questa brutalità i' cuor si serra
voluta [...] nel ripensare a' casi disumani
voi già un'infame dinastia
mise l'umanità all'agonia.
L'ùrtimo sforzo della borghesia
ne' popoli si cambian le opinioni
i proletari gli hanno preso i' via,
trionferanno in tutte le nazioni.
E' giusto l'eguaglianza la ci sia,
non più le guerre o le distruzioni,
ma ci sia la pace e i'lavoro,
la giustizia sociale e i' decoro.
Infin' a ché a i' potere ci stan loro,
infinché gli è questa crasse dirigente,
se 'un si metterà artro lavoro
in questo mondo 'un si risorve niente.
Sono accaparrator d'argento e oro,
La guerra gli resta conveniente,
marzagrando [*] operai e contadini
ingrandiscano possesso su' quattrini.
Va ricordato poi di Mussolini,
sì pieno d'arderigia [**] e d'ambizione,
lui chiamava tutti cittadini
la voleva aggrandì questa nazione.
La guerra si portò oltre confine,
e marzagrando le popolazione,
pell'espansionismo della sua dottrina
nel mondo fece una carneficina.
Sulla ristessa [***] strada si cammina,
'e vogliano rifà i' romano impero,
povera Italia mia, terra latina,
a servizio tu sei dello straniero.
I' capitale e tutta quella trina
accompagnato sì dall'alto clero,
con tutto questo covo di signori
son l'agonia de' lavoratori.
[Altamante si interrompe e dice: "Questa la piddiava [****] foco...L'è un'artra rima perché ho paura mi dìin noia, capito...e gli ho messo 'un po' i' fascismo...allora dice:...]
Allora qui, carissimi uditori,
Io da poeta vi lancio un appello,
chi ha la fronte riversa a' sudori:
associàssi alla farce e a i' martello.
Lì dentro non ci sta gli sfruttatori,
e fra tutti i programmi gli è i' più bello,
lì dentro non ci sta i' capitalista,
sta una democrazia progressista.
O crasse disagiata, alla conquista!
dato che sete tutti a i' tradimento,
deve pestare i' capitalista
coll'altre forze dello sfruttamento.
Non ci hanno più un terreno sulla pista,
i' popolino non è più addormento [*****],
vole rispetto degno e la sua stima,
non vol'essere schiavo come prima.
Noi siamo in mezzo e saliremo in cima,
anche qui dentro a i'popolo italiano,
non c'è nessun governo che intìma
Sullo sviluppo del progresso umano.
Vogliamo respirarlo un altro clima,
ché quello del passato è stato vano,
crollerà i' mondo d'i'capitalismo
con i' grande avvenir d'i'comunismo!
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[**] alterigia
[***] "la stessa ancora una volta"
[****] pigliava, prendeva
[*****] addormentato