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En el Barranco del Lobo

anonimo
Lingua: Spagnolo


Lista delle versioni e commenti


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La Semana Trágica
(Orsini)
El Comunero
(El Comunero)
Sembradores de Alegría
(Sergio Dantí)


Testo ripreso da Altavoz del Frente
.


La guerra del Riff.

Il 9 luglio 1909 i rifeños, i marocchini delle alture del Riff, attaccarono un gruppo di operai spagnoli che stavano costruendo un ponte per la ferrovia mineraria a circa tre chilometri da Melilla, la città spagnola ancora oggi enclave in territorio marocchino. Morirono 4 (secondo altre fonti 6) operai e vi furono molti feriti. I militari spagnoli intrapresero un’azione di rappresaglia contro gli aggressori; in seguito, anche per l’emozione che il fatto aveva suscitato nell’opinione pubblica spagnola, il governo decise di intensificare le rappresaglie che divennero un attacco indiscriminato alla popolazione marocchina. L’11 luglio inizia l’invio di truppe: è l’inizio della guerra del Riff. Il governo presieduto da Maura mobilita anche i riservisti della leva 1903 e 1904, molti dei quali sposati con figli, convocandoli nel porto di Barcellona. A questo punto l’atteggiamento dell’opinione pubblica spagnola muta radicalmente e si volge contro la guerra: la mobilitazione dei riservisti provoca una rivolta sociale a Barcellona e nelle altre località catalane dando origine a quella che sarà chiamata la settimana tragica.
Nel Riff, si succedettero una dietro l’altra scaramucce tra le truppe spagnole e rifeñas quasi fino alla fine del mese di luglio. Ma il 27 luglio 1909, proprio durante la “settimana tragica”, ebbe luogo la terribile sconfitta del Barranco del Lobo. I rifeños si rifugiarono sulla vetta del Gurugú, una montagna vicina a Melilla; gli spagnoli ricevettero l’ordine di scacciarli da quella posizione, pur non conoscendo assolutamente la natura del luogo, assai aspra e difficile. Si ritrovarono quindi esposti al fuoco incrociato dei rifeños senza nessuna via di scampo. L’imboscata provocò un numero elevatissimo di vittime ed ebbe ripercussioni enormi in Spagna: l’esercito veniva per la prima volta sconfitto da truppe di un paese colonizzato che aspiravano all’indipendenza. La guerra del Riff durò fino al 1925 senza che i marocchini si piegassero; in quell’anno fu mandato a sedarla un giovane generale che si stava “facendo le ossa”; e se le fece, schiacciando i rifeños e la popolazione civile. Si chiamava Francisco Franco.



El día 9 de julio de 1909 se produjo un ataque de los rifeños a un grupo de obreros españoles que construían un puente para el ferrocarril minero a unos tres kilómetros de los límites de Melilla. El resultado fue de 4 ó 6 obreros muertos (en esto difieren las distintas fuentes consultadas) y un número importante de heridos. Los militares españoles emprendieron una acción de represalia persiguiendo a los agresores. En la península estos hechos fueron reverdeciendo anteriores actitudes emocionales y el gobierno decide emprender una campaña de represalias. El 11 de julio comenzó el envío de tropas de refuerzo. El gobierno presidido por Maura decidió alistar a los reservistas de 1903 y 1904, muchos de ellos casados y con hijos, convocándoles en el puerto de Barcelona. La movilización de los reservistas provocó una insurrección social en Barcelona y en otras localidades catalanas dando origen, junto a la conjunción de otros factores, a la llamada Semana trágica.
Las escaramuzas se sucedieron ininterrumpidamente entre las tropas españolas y rifeñas durante la segunda quincena de julio con resultados alternativos. Pero el día 27 del mismo mes –y coincidiendo con los acontecimientos de la Semana Trágica–, se produjo la derrota española en el Barranco del Lobo, de tan honda repercusión en la memoria colectiva de los españoles. Los rifeños se refugiaron en la cima del Gurugú, monte cercano a Melilla. Los españoles recibieron la orden de desalojarlos de esa posición con gran desconocimiento de lo abrupto y escarpado del terreno. Allí se vieron expuestos al fuego graneado de los rifeños y sin apenas opciones de escapar. Esta emboscada originó un elevado número de víctimas, entre ellas la del general Pinto que estaba al mando de la expedición. Esta batalla ha sido considerada, junto con la de Annual (1921), como una de las más sangrientas sufridas por el ejército español en las guerras sostenidas en el norte de África.


(Memoria y Oralidad de las guerras de Africa, por Antonio Lorenzo Vélez): da questo sito

En el Barranco del Lobo
hay una fuente que mana
sangre de los españoles
que murieron por la patria.

¡Pobrecitas madres,
cuánto llorarán,
al ver que sus hijos
en la guerra están!

Ni me lavo ni me peino
ni me pongo la mantilla,
hasta que venga mi novio
de la guerra de Melilla.

Melilla ya no es Melilla,
Melilla es un matadero
donde se matan los hombres
como si fueran corderos.

inviata da Riccardo Venturi - 24/5/2006 - 22:07




Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
5 gennaio 2008
L'ORRIDO DEL LUPO

Sull'Orrido del Lupo
c'è una fonte che sgorga
sangue degli spagnoli
morti per la patria.

Povere madri,
quanto piangeranno
vedendo che i loro figli
sono alla guerra!

Non mi lavo né mi pettino
né mi metto la mantiglia
prima che il mio fidanzato
torni dalla guerra di Melilla.

Melilla non è più Melilla,
Melilla è un mattatoio
dove si ammazzano gli uomini
come se fossero agnelli.

5/1/2008 - 23:19


Non mi ero accorto (mannaggia!) che ‘sta canzone c’era già…
L’ho trovata sull’unico album, realizzato nel 2008, da un gruppo francese di Tolosa che si chiama “El Comunero”. Ho fatto pure una lunga introduzione e non mi sento di buttarla via… vedete voi se è di qualche interesse, come integrazione…

Questo disco intitolato “El Comunero”, come il gruppo che l’ha realizzato, è un lavoro così pieno zeppo di storia che non so nemmeno da che parte cominciare…
Contiene riferimenti alle rivolte antifeudali nella Spagna del 500, alle ribellioni, popolari ed anarchiche, contro la coscrizione obbligatoria e contro la chiesa nella Barcellona dei primi del 900, al colonialismo spagnolo e francese nel Maghreb, alla rivolta delle tribù berbere del Rif marocchino contro gli invasori franco-spagnoli, alla guerra civile spagnola…

In questo senso la canzone “En el barranco del lobo” è forse la più rappresentativa dell’intero album.

“El Comunero” è il nome che il musicista di Tolosa Thomas Jimenez ha dato ad un gruppo e ad un progetto incentrato sulla figura di suo nonno Manolo Jimenez, originario di La Campana in Andalusia, militante comunista e combattente repubblicano durante la guerra civile spagnola.

“Comuneros” erano chiamati i nobili e i borghesi di Toledo e Valladolid che nel 1520 si sollevarono in armi contro il re Carlo I di Spagna in quella che viene chiamata la “guerra delle comunità di Castiglia”, una rivolta antifeudale, forse una delle prime rivoluzioni borghesi dell’epoca moderna, e pure guidata da una donna, Maria Pacheco, la “leonessa di Castiglia”… Finì male: la repressione fu feroce e nel 1521 i leader della rivolta, primo fra tutti il capo militare Juan de Padilla, furono decapitati…Maria Pacheco riuscì a mettersi in salvo in Portogallo, ma non gli fu mai più consentito di rientrare in patria, nemmeno da morta…

“El Comunero” era il nome di battaglia di Manolo Jimenez, le cui memorie sono state raccolte dal nipote musicista Thomas… Nel 1936 Manolo, comunista in una regione dove all’epoca gli anarchici erano maggioritari e molto meglio organizzati di chiunque altro, partecipò alla guerra civile tra le fila della CNT, a dimostrazione che dissidi e faide fra le diverse anime repubblicane erano più che altro fomentati dai vertici. E furono i compagni anarchici, cui certo Manolo non nascondeva di essere comunista, a dargli il suo soprannome… Alla disfatta, nel 1939, come molti altri combattenti riparò in Francia, partecipò alla Resistenza e poi al fallito tentativo di “reconquista” della Spagna ormai franchista. Sconfitto la seconda volta, dopo oltre dieci anni di lotta ininterrotta, Manolo decise di restare in Francia e di mettere sù famiglia. Conobbe una donna originaria di Grenada e con lei fece sette figli. Militò nel partito comunista francese fino alla morte, avvenuta nel 2004.

Alla fine del XV secolo, l’espansionismo coloniale spagnolo, prima ancora di rivolgersi alle Americhe, si abbattè sulle isole Canarie e sul nord Africa. La fondazione dell’enclave di Melilla, nella regione del Rif marocchino, risale al 1497… E proprio Melilla, quattro secoli più tardi, fu al centro della grande rivolta dei berberi contro i dominatori spagnoli (ma anche francesi, che c’erano pure loro da quelle parti). Infatti la Spagna, dopo la perdita di Cuba e delle Filippine a vantaggio degli USA (guerra ispano-americana del 1898), decise di concentrarsi sulle colonie più prossime, quelle nord-africane. Nel 1909, gli operai spagnoli che stavano lavorando alla costruzione di una ferrovia tra Melilla e le miniere di Beni-Buifur furono attaccati dai nativi berberi. Il primo ministro, il conservatore Antonio Maura, decise l’intervento militare e mobilitò i riservisti. Ma i riservisti erano operai e contadini, lavoratori e padri di famiglia che non avevano nessuna intenzione di andare a morire ammazzati in Africa lasciando le proprie famiglie a morire di fame… oltre tutto a Barcellona e in molte altre città catalane i lavoratori, organizzati in un sindacato che univa socialisti, anarchici e repubblicani, erano molto coscientizzati e politicizzati e si opposero fieramente alla coscrizione dei riservisti, arrivando a proclamare lo sciopero generale. La risposta del governo fu l’invio dell’esercito nelle strade, ma i soldati vennero affrontati pacificamente dalla gente che gridava “¡Viva el Ejército! y ¡Abajo la guerra!”. Persino il governatore di Barcellona si dimise per protesta contro la linea di durezza intrapresa da Maura. Ma quando il 27 luglio 1909 arrivò la notizia che nel corso di un’imboscata dei guerriglieri berberi avvenuta nei pressi di Melilla, nella località chiamata “El Barranco del Lobo”, erano stati massacrati quasi 200 soldati spagnoli, molti dei quali riservisti originari proprio di Barcellona, allora la protesta si infiammò. Inizialmente la rabbia popolare prese di mira chiese, conventi ed istituti religiosi, i simboli più immediatamente visibili ed attaccabili di un potere che schiacciava le giuste rivendicazioni dei lavoratori. Poi cominciarono i primi scontri a fuoco con polizia ed esercito.
La “Semana Trágica” dell’estate del 1909 si chiuse con un bilancio di 78 morti, quasi tutti civili, mezzo migliaio di feriti e 112 edifici incendiati, 80 dei quali di proprietà della chiesa.

Il doppio disastro non servì da lezione ai conservatori, che aumentarono i contingenti militari in nord Africa ed il controllo e la repressione in patria, creando i presupposti sia della sanguinosa “guerra del Rif” che si sarebbe combattuta tra il 1921 e il 1926, berberi contro invasori franco-spagnoli (guerra in cui si sarebbero fatti le ossa due futuri protagonisti del fascismo europeo, Francisco Franco e Philippe Pétain) sia del progressivo inasprirsi in Spagna dello scontro tra la classe dominante ed il popolo che aveva ormai aperto bene gli occhi e non ci stava più a farsi calpestare.
Le tribù berbere unite sotto il carismatico leader Abd el-Krim resistettero per cinque anni all’impatto con le armate coloniali di Francia e Spagna e la loro efficace guerra di guerriglia fu stroncata solo grazie all’impiego massiccio delle bombe chimiche al gas mostarda lanciate sui villaggi dai bombardieri francesi Farman F.60 Goliath.
Gli operai e i contadini, i lavoratori spagnoli, socialisti, comunisti, libertati o anarchici che fossero, riuscirono quasi a distruggere il sistema di potere ecclesiastico-feudale che li opprimeva, ma furono traditi dal golpe/crociata dei fascisti e dei preti e sconfitti nelle feroce guerra civile che ne seguì.

Scusate se l’ho fatta un po’ lunga, ma di tutto questo parla questa canzone e il disco di “El Comunero”.

Alessandro - 19/1/2010 - 10:41




Lingua: Francese

Traduzione francese di Dominique Fernandez dal sito del gruppo El Comunero
DANS LE RAVIN DU LOUP

Dans le ravin du loup
Il y a une source d´où jaillit
Le sang des espagnols
Morts pour la patrie

Pauvre petite mère
Tant de larmes versées
En voyant tes enfants
A la guerre s´en aller

Elle ne se lave ni ne se coiffe non plus
Ni ne porte la mantilla
Jusqu´au retour de son fiancé
De la guerre de Melilla

Pauvre petite mère
Tant de larmes versées
En voyant tes enfants
A la guerre s´en aller

Melilla n´est plus Melilla
Melilla est une boucherie
Où l´on égorge les espagnols
Comme moutons à l´abattoir

Pauvre petite mère
Tant de larmes versées
En voyant tes enfants
A la guerre s´en aller

inviata da Alessandro - 19/1/2010 - 10:42




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