Quelli di noi che hanno passato notti
al freddo e al gelo sanno che vuol dire
non avere una casa.
E quelli di noi che hanno avuto paura
subendo minacce e percosse, di essere uccisi
sanno cos’è la paura.
E quelli di noi che ai padri hanno chiuso
sul letto di morte gli occhi, sanno sanno
sanno la morte che orrendo nemico è di tutti.
E quelli di noi che hanno avuto lo strazio
di vedere morire gli amici e di vedere
eserciti muovere alla caccia
di carne umana, come possono, come possiamo
tacere, restare nelle tiepide case
col cibo caldo tra i visi amici.
Così Rachele mosse di lontano
verso quel cuore del mondo che ha nome Palestina.
Così Rachele mise l’anima sua e il suo corpo
tra l’esercito e le vittime
tra le ruspe che demoliscono
e le case in cui poter vivere ancora.
Così Rachele la molto amata
tornò in Palestina.
Lo dico a te Labano, lo dico a te Giacobbe.
Così Rachele fu uccisa e questa morte
è la morte di tutte le donne che portano vita
lungo i tornanti di questa preistoria
di Margarete dai capelli d’oro
di Sulamith dai capelli di cenere.
Non ho parole, ho solo greve un pianto
e molte amare memorie e una speranza sola:
che resusciti Rachele
nella pace tra i popoli, nel ricordo
dell’orrore, nell’alleanza nuova
che a tutte e tutti riconosca vita,
che a tutte e tutti riconosca dignità.
E’ questa resurrezione
questa compresenza dei morti e dei viventi
nella comune lotta per l’umano
ciò che qui chiamo ancora nonviolenza.
E’ la lotta di Rachele
la nonviolenza in cammino.
al freddo e al gelo sanno che vuol dire
non avere una casa.
E quelli di noi che hanno avuto paura
subendo minacce e percosse, di essere uccisi
sanno cos’è la paura.
E quelli di noi che ai padri hanno chiuso
sul letto di morte gli occhi, sanno sanno
sanno la morte che orrendo nemico è di tutti.
E quelli di noi che hanno avuto lo strazio
di vedere morire gli amici e di vedere
eserciti muovere alla caccia
di carne umana, come possono, come possiamo
tacere, restare nelle tiepide case
col cibo caldo tra i visi amici.
Così Rachele mosse di lontano
verso quel cuore del mondo che ha nome Palestina.
Così Rachele mise l’anima sua e il suo corpo
tra l’esercito e le vittime
tra le ruspe che demoliscono
e le case in cui poter vivere ancora.
Così Rachele la molto amata
tornò in Palestina.
Lo dico a te Labano, lo dico a te Giacobbe.
Così Rachele fu uccisa e questa morte
è la morte di tutte le donne che portano vita
lungo i tornanti di questa preistoria
di Margarete dai capelli d’oro
di Sulamith dai capelli di cenere.
Non ho parole, ho solo greve un pianto
e molte amare memorie e una speranza sola:
che resusciti Rachele
nella pace tra i popoli, nel ricordo
dell’orrore, nell’alleanza nuova
che a tutte e tutti riconosca vita,
che a tutte e tutti riconosca dignità.
E’ questa resurrezione
questa compresenza dei morti e dei viventi
nella comune lotta per l’umano
ciò che qui chiamo ancora nonviolenza.
E’ la lotta di Rachele
la nonviolenza in cammino.
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