Lingua   

Inno dell’Albero

anonimo
Lingua: Italiano


Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Canto dei sanfedisti
(anonimo)


‎[Ultimi anni del 1700]‎
Testo trovato su Il Deposito
Brano incluso nella raccolta del grande etnomusicologo italiano Roberto Leydi intitolata “Canti ‎sociali italiani”, edizioni Avanti!, Milano 1963 e poi anche in “Canzoni italiane di protesta 1794 – ‎‎1974” di Giuseppe Vettori, Newton Compton, Roma 1975.‎



Canzone dei giacobini italiani composta, forse a Genova, tra il 1796 e il 1799.‎
E’ l’inno dell’Albero della Libertà, il simbolo della Rivoluzione Francese, quello che per primo ‎venne piantato nel 1790 a Parigi e poi in tutti i municipi francesi e anche in Svizzera e in Italia ‎laddove, al passare delle truppe napoleoniche, venivano proclamate le repubbliche “sorelle”, come ‎quella Ligure, quella Cisalpina e quella Romana, che tutte ebbero breve durata ma mai come quella ‎partenopea del 1799: il primo Albero della Libertà a Napoli, piantato in Castel Sant’Elmo il 22 ‎gennaio mentre ancora infuriavano i combattimenti (nei giorni successivi ne furono piantati diversi ‎altri), fu abbattuto dalla reazione pochi mesi dopo, così come rivendicato nel celebre Canto dei sanfedisti.‎

Credo che oggi l’unico Albero della Libertà sopravvissuto in Italia sia l’olmo di Montepaone, in ‎provincia di Catanzaro, che però non gode di ottima salute…‎
Or che innalzato è l'albero
s'abbassino i tiranni,‎
da suoi superbi scanni
scenda la nobiltà.‎

Un dolce amor di patria
s'accenda in questi lidi,‎
formiam comuni i gridi
‎- Viva la libertà -‎
‎ ‎
L'indegno aristocratico
non osi alzar la testa;‎
se l'alza, allor la festa
tragica si farà.‎

Un dolce amor di patria
s'accenda in questi lidi,‎
formiam comuni i gridi
‎- Viva la libertà -‎
‎ ‎
Già reso uguale e libero,‎
ma suddito alla legge,‎
è il popolo che regge,‎
sovrano ei sol sarà.‎

Un dolce amor di patria
s'accenda in questi lidi,‎
formiam comuni i gridi
‎- Viva la libertà -‎
‎ ‎
Giuri ìmplacabil odio
ai feudi, alle corone
e sempre la nazione
libera resterà.‎

Un dolce amor di patria
s'accenda in questi lidi,‎
formiam comuni i gridi
‎- Viva la libertà -‎
‎ ‎
Sul torbido Danubio
penda l'austriaca spada,‎
nell'itala contrada‎
mai più lampeggerà.‎

Un dolce amor di patria
s'accenda in questi lidi,‎
formiam comuni i gridi
‎- Viva la libertà -‎

inviata da Bartleby - 24/1/2012 - 08:59


Visto in piccolo, il quadro del (modesto) pittore Saverio Della Gatta sembra quasi una festa intorno all'Albero della Libertà ma non è così: se cliccate sul link e guardate l'immagine più in grande vedrete quasi una vera "foto" dell'epoca, di un giorno di luglio del 1799, con i lazzari che con le scuri stanno abbattendo l'alto albero (a sinistra), che tolgono il cappello frigio calcato in testa ad una figura monumentale (in primo piano), che buttano in strada e bruciano le bandiere della Repubblica e quelle francesi (a destra, anche se il pittore si è sbagliato mettendo rispettivamente il colore giallo e quello bianco all'estremità esterna anzichè al centro dei vessilli...)

Bartleby - 24/1/2012 - 15:06




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org