Guasto:
s’inceppa, s’incanta,
torna su se stesso come un paradosso
un gorgo senza fondo, sterminato
termine infecondo:
guasto
senza riscatto, fino al midollo
molcito, fradicio, impestato:
guastato.
(Inutile agitarsi, signora, non funziona!
Vani ‘sti suoi sforzi d’aggiustarlo).
Il marcio sta nel cavo, nel vuoto
che sorregge l’armatura
ponteggio senza gambe né puntelli:
tutti ‘sti fratelli di un’Italia ch’è molesta
- s’è mai desta? – notizia fragorosa, questasecondo cui il paese era destato
eppure appare un sogno, oppure
un interregno
(ora e sempre! gridano tuttora
ora ancora, quella resistenza?)
tra un ripido declivio e il successivo
senza mai ficcar le mani nel disastro
senza stelle, ché quelle
sono uscite, e a rivederle si dovrebbe
fare a meno di un occhio e della testa
disporsi finalmente ad un abbaglio
- che scuota l’ordigno! che tremi la terra! -
e la testa: che cada nella faglia
e lo sguardo: s’accechi, s’arrovesci
ritorni a quell’inizio che non c’era:
e insieme si trovi la fine presente
che impesta l’Italia molesta e modesta
- che bello sarebbe se Italia s’appresta
a lasciarsi inghiottire:
divorata dalle smanie del possesso
(e del sesso ivi compreso)
della roba (ora, ora padron ‘Ntoni)
delle ruby (padron ‘Ntoni mi perdoni
questi accostamenti osceni)
ma non c’è mica materia per far scandalo davvero
è solo un’altra anestesia
un’altra capriola sul declivio del mistero:
ci si rotola e si cade, lentamente
dolcemente, e pure
inavvertitamente:
noi, cullati da un bisbiglio
fragoroso come pochi, come poi
nel miracoloso caso che tornassero le stelle
ci sarebbe da stupire di vergogna:
essersi perduti nella fogna di un silenzio
fradicio di niente,
di gente rancorosa
a cui il proprio basto basta:
gente guasta.
s’inceppa, s’incanta,
torna su se stesso come un paradosso
un gorgo senza fondo, sterminato
termine infecondo:
guasto
senza riscatto, fino al midollo
molcito, fradicio, impestato:
guastato.
(Inutile agitarsi, signora, non funziona!
Vani ‘sti suoi sforzi d’aggiustarlo).
Il marcio sta nel cavo, nel vuoto
che sorregge l’armatura
ponteggio senza gambe né puntelli:
tutti ‘sti fratelli di un’Italia ch’è molesta
- s’è mai desta? – notizia fragorosa, questasecondo cui il paese era destato
eppure appare un sogno, oppure
un interregno
(ora e sempre! gridano tuttora
ora ancora, quella resistenza?)
tra un ripido declivio e il successivo
senza mai ficcar le mani nel disastro
senza stelle, ché quelle
sono uscite, e a rivederle si dovrebbe
fare a meno di un occhio e della testa
disporsi finalmente ad un abbaglio
- che scuota l’ordigno! che tremi la terra! -
e la testa: che cada nella faglia
e lo sguardo: s’accechi, s’arrovesci
ritorni a quell’inizio che non c’era:
e insieme si trovi la fine presente
che impesta l’Italia molesta e modesta
- che bello sarebbe se Italia s’appresta
a lasciarsi inghiottire:
divorata dalle smanie del possesso
(e del sesso ivi compreso)
della roba (ora, ora padron ‘Ntoni)
delle ruby (padron ‘Ntoni mi perdoni
questi accostamenti osceni)
ma non c’è mica materia per far scandalo davvero
è solo un’altra anestesia
un’altra capriola sul declivio del mistero:
ci si rotola e si cade, lentamente
dolcemente, e pure
inavvertitamente:
noi, cullati da un bisbiglio
fragoroso come pochi, come poi
nel miracoloso caso che tornassero le stelle
ci sarebbe da stupire di vergogna:
essersi perduti nella fogna di un silenzio
fradicio di niente,
di gente rancorosa
a cui il proprio basto basta:
gente guasta.
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