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Japon balıkçısı

Sümeyra Çakır
Lingua: Turco


Sümeyra Çakır

Lista delle versioni e commenti


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Poesia di Nâzim Hikmet (1952)
A Poem by Nâzim Hikmet (1952)
Interpretazione musicale di Sümeyra Çakır
Performed as a song by Sümeyra Çakır

Sümeyra Çakır
Sümeyra Çakır


Hiroshima e il gioco dei tre delitti
di Miguel Guillermo Martínez Ball
da Kelebekler Blog, 13 agosto 2010

Il giorno 6 agosto, ero altrove. Quindi solo adesso scrivo qualche nota sull’anniversario di Hiroshima.

E’ vero, Hiroshima viene ricordato ogni anno. Come una misteriosa catastrofe, un evento analogo allo tsunami che alcuni anni fa sconvolse l’Oceano Indiano.

In realtà, Hiroshima è stato un evento decisivo della storia umana.

I delitti del Novecento sono tre, riassumibili impropriamente nei nomi di Auschwitz, dei Gulag e di Hiroshima.

Il gioco dei tre delitti consiste nel condannare in eterno i primi due – giustamente, certo – mentre si passa sotto silenzio il terzo. Hiroshima è strutturale al dominio dell’impero statunitense, quanto gli altri due delitti sono stati strutturali ai regimi che li hanno compiuti. Hiroshima è stato ripetuto innumerevoli volte, dal Vietnam a Falluja; Auschwitz e i Gulag no.

Hiroshima afferma il diritto di vita e morte, dall’alto dei cieli, dell’Impero. E questo diritto è sicuro oggi come allora.

Ricordiamo il Delitto di Hiroshima con la poesia Japon balikçisi – il Pescatore giapponese – che Nazim Hikmet dedicò a un pescatore ammalatosi in seguito all’esposizione alle radiazioni a causa di un esperimento atomico compiuto nell’Oceano Pacifico nel 1952. Una bella scelta, perché dedicata proprio a una delle innumerevoli ripetizioni di Hiroshima.

Nel video, ascoltiamo il testo cantato dalla voce lirica di Sümeyra Çakir, morta di cancro all’età di 44 anni; all’inizio del brano, si riconosce la voce dello stesso Nâzım Hikmet.
Denizde bir bulutun öldürdüğü
Japon balıkçısı genç bir adamdı.
Dostlarından dinledim bu türküyü
Pasifikte sapsarı bir akşamdı.

Balık tuttuk yiyen ölür.
Elimize değen ölür,
Bu gemi bir kara tabut,
Lumbarından giren ölür.

Balık tuttuk yiyen ölür
Birden değil ağır ağır,
Etleri çürür dağılır.
Balık tuttuk yiyen ölür.

Elimize değen ölür,
Tuzla güneşle yıkanan
Bu vefalı, bu çalışkan
Elimize değen ölür.
Birden değil ağır ağır
Etleri çürür, dağılır,
Elimize değen ölür...

Badem gözlüm beni unut,
Bu gemi bir kara tabut,
Lumbarından giren ölür.
Üstümüzden geçti bulut.

Badem gözlüm beni unut
Boynuma sarılma gülüm,
Benden sana geçer ölüm
Badem gözlüm beni unut.

Bu gemi bir kara tabut.
Badem gözlüm beni unut.
Çürük yumurtadan çürük
Benden yapacağın çocuk.
Bu gemi bir kara tabut
Bu deniz bir ölü deniz.
İnsanlar ey, nerdesiniz?

Nerdesiniz?

inviata da CCG/AWS Staff - 13/8/2010 - 14:15




Lingua: Italiano

Versione italiana di Thony Sorano
(dalla versione inglese)

"Questa poesia è stata scritta per un pescatore giapponese ammalatosi in seguito all’esposizione alle radiazioni a causa di un esperimento atomico nell’Oceano Pacifico fatto nel 1952."
IL PESCATORE GIAPPONESE

Il pescatore giapponese ucciso da una nuvola
Non era che un giovane mentre navigava nella sua rada.
Ho sentito questa canzone cantata a bassa voce dai suoi amici,
Mentre la luce gialla andava verso l’Oceano Pacifico

Pescammo un pesce, colui che lo mangia muore,
Chi tocca la mia mano, di quello muore.
Questa, la nostra barca, è una fredda bara
Chi sale a bordo, imbarcandosi muore.

Pescammo il pesce che uccide chi lo mangia,
Non tutto in una volta, ma poco a poco,
La sua carne diventa nera, apre piaghe e imputridisce
Pescammo un pesce, colui che lo mangia muore.

Chi tocca la mia mano, di quello muore.
Questa mano che una volta così bene lavorava per me,
Bagnata nel sale e sana nel sole.

Chi tocca la mia mano, di quello muore,
Non tutto in una volta, ma poco a poco,
La sua carne diventa nera, apre piaghe e imputridisce…
Chi tocca la mia mano, di quello muore.

Dimenticami, amore con gli occhi a mandorla,
Questa, la nostra barca, è una fredda bara.
Chi sale a bordo, imbarcandosi muore…
La nuvola è passata e ha portato la nostra rovina.

Dimenticami, amore con gli occhi a mandorla,
Mia rosa, non devi baciare le mie labbra,
La morte, si sposterebbe da me a te,
Dimenticami, amore con gli occhi a mandorla,

Questa, la nostra barca, è una fredda bara,
Dimenticami, amore con gli occhi a mandorla,
Il bambino che potresti avere da me,
Marcirebbe dentro, un uovo marcio.

Questa, la nostra barca, è una fredda bara,
Il mare che navighiamo è un mare morto.
Oh umanità, dove sei,
Dove sei?

inviata da CCG/AWS Staff - 13/8/2010 - 14:39




Lingua: Inglese

English Version from The Art of Marxism
Versione inglese da The Art of Marxism
THE JAPANESE FISHERMAN

The Japanese fisherman slain by a cloud
Was yet but a youth as he sailed in its lee
I heard this song sung by his friends not loud,
As the yellow light went on the Pasific Sea

We fished a fish, who eats it dies,
Who touches my hand, of that he dies.
This, our boat, is a coffin cold
Who steps on board, in boarding dies.

We fished the fish whose eater dies,
Not all at once, but bit by bit,
His flesh goes black, breaks sores and rots
We fished a fish, who eats it dies.

Who touches my hand, of that he dies,
This hand that served me once so well,
Bathed in salt and sound with the sun.

Who touches my hand, of that he dies,
Not all at once, but bit by bit,
His flesh goes black, breaks sores and rots...
Who touches my hand, of that he dies.

Forget me, love with almond eyes,
This our boat, is a coffin cold.
Who steps on board, in boarding dies...
The cloud has passed and told our doom.

Forget me, love with almond eyes,
My rose, you must not kiss my lips,
Death, would wander from me to you,
Forget me, love with almond eyes.

This our boat, is a coffin cold.
Forget me, love with almond eyes
The child that you might have of me,
Would rot within, a rotted egg.

This our boat, is a coffin cold.
The sea we sail is a dead sea.
Oh, mankind, where are you,
where are you?

inviata da Riccardo Venturi - 14/8/2010 - 10:39


siamo sicuramente in pochi qui in italia ad amare uno dei piu grandi poeti del novecento.Toccante veramente toccante. NON conoscevo questo brano.

antonio - 28/9/2011 - 10:05




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