Lingua   

Il diciassette marzo

Lucilla Galeazzi
Lingua: Italiano


Lucilla Galeazzi

Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Cosa piangi mia cara Gemma
(Lucilla Galeazzi)
Il dodici dicembre a mattina
(Dante Bartolini)
I treni per Reggio Calabria
(Giovanna Marini)


da "Amore e acciaio" (2006)
galeazzi amore

Registrazione effettuata da Valentino Paparelli a Terni il 9 gennaio 1974. Testo di Sante Carboni.

trastulliIl 17 marzo 1949 si ferma per sempre la vita di Luigi Trastulli, ucciso dalla Celere di Scelba lungo le mura della fabbrica che giorno dopo giorno bruciava il suo sudore e la sua fatica nella locomotiva siderurgica della ricostruzione post bellica. Correva veloce quella locomotiva sui binari tracciati dal capitale statunitense. Attraverso un intenso sfruttamento della classe operaia successivo all’epurazione delle avanguardie rivoluzionarie realizzato con i massivi licenziamenti degli anni ’50, nel giro di pochi anni la produzione dell’acciaio avrebbe trainato il Bel Paese nel boom economico degli anni ’60, ma parallelamente avrebbe contribuito al riarmo dell’occidente sotto l’egida americana, alimentando una guerra senza fine giunta fino ai giorni nostri. Corea, Vietnam, e poi Guerra del Golfo, Belgrado ’99, Afghanistan 2001, Iraq 2003, senza contare la militarizzazione dell’intera Europa, prona alla logica della guerra fredda anti URSS ed ora asservita alla logica della “guerra infinita” e allo “scontro di civiltà” propagati dall’amministrazione Bush.

Quel giorno, a Terni, Luigi Trastulli e gli operai delle acciaierie scesero in piazza per opporsi alla stipula del patto Atlantico della nascente NATO, che, in barba alla fresca Costituzione e con il ricordo ancora vivido della tragedia bellica, impegnava l’Italia a farsi suddito ubbidiente e a trasformare l’Italia in una gigantesca testa di ponte dell’imperialismo U.S.A. contro l’URSS, proiettata sul mediterraneo, al controllo del petrolio e del Medio Oriente.

Quel giorno gli operai di uno dei più importanti poli siderurgici d’Italia, non scesero in piazza per i propri bisogni, nonostante l’inferno della fabbrica che caratterizzava la quotidianità delle loro vite. Al contrario compresero che il loro lavoro stava per essere piegato al servizio della guerra, non solo quindi sviluppo ma armi, in un connubio inscindibile tra espansione del capitale e logica della guerra inevitabile.

Quel giorno lo Stato non esitò a farsi assassino, per spaventare e reprimere, pronto a coalizzare tutte le forse reazionarie e fascistoidi che nella storia del nostro paese saranno mobilitate ogni volta che verranno messe a nudo le contraddizioni del potere e rivendicati i diritti fino in fondo.

Quel giorno è oggi, da allora tutto è cambiato ma è anche in qualche modo uguale.

Oggi che assistiamo ad un attacco indiscriminato al lavoro, ai salari, ai diritti (primo tra tutti quello di sciopero) e alle tutele in nome della deregolamentazione, del libero mercato o della “crisi”.

Oggi dopo anni di riduzione della spesa pubblica e di svendita dei beni comuni per fare cassa, s’immettono in un sol colpo miliardi pubblici per salvare le banche transnazionali dalla crisi che lo loro stesse hanno creato speculando.

Oggi che si smantella la spesa sociale, con un passo indietro di decenni, ma si investe massicciamente nelle spese militari e nella sicurezza, creando un allarme interno ed esterno che non serve altro che a delegittimare ogni movimento sociale, ogni sacrosanta resistenza alle pulsioni autoritarie di una democrazia in decomposizione.

Oggi come allora, le grandi mutazioni del capitale, prima espansive, ora di crisi, si accompagnano con la saldatura tra pochi interessi privati e rilancio del militarismo, con il peace keeping a senso unico (vedi Libano 2006), con la guerra preventiva inventata da Bush ma sposata anche dai “progressisti” sotto il nome di polizia internazionale.

Oggi come allora, anche a Terni il 21 marzo 2009 scenderemo in piazza, nell’ambito del programma internazionale di mobilitazione contro l’intensificazione della NATO e le basi militari, lanciato dal World Social Forum di Belem e dalla rete NO WAR.

Non per commemorazioni rituali, ma per strappare la memoria dalle celebrazioni mistificate che chiamano “morti per la pace” le esecuzioni “involontarie” di uno Stato troppo spesso al servizio dei potenti e avverso all’autodeterminazione degli individui, allora come oggi.

Allora come oggi, perché nel ricordo del 17 marzo del 1949 e delle molte altre “morti della NATO” che tra il ’49 e il ’51 colpirono il vasto movimento di protesta dei lavoratori in tutta Italia, come in quelle successive degli anni ’70 ed ’80, delle stragi di stragi di stato e delle esecuzioni di compagni/e, abita la memoria e la lotta del nostro presente.

In ricordo di Luigi Trastulli
Il diciassette marzo
lasciammo le officine
per dire a lor signori
non più morti e rovine.

Il patto che firmaste
è un tradimento nero
che renderà l'Italia
serva dello straniero.

Inermi marciavamo
quand'ecco la sbirraglia
ci affrontan con le gippe
a colpi di mitraglia.

Noi le gridammo pace
ma ci risposer guerra
e di sangue innocente
si fe rossa la terra.

Aveva ventun anni
ed era ardito e forte
pace gli disse o infami
ma voi gli deste morte

O guardie scellerate
celere maledetta
il sangue di Trastulli
dal ciel grida vendetta

O sposa giovinetta
a te e al tuo pargoletto
gridiam che l'assassino
non morirà nel letto.

E tu gente ternana
che sulla bara hai pianto
raccogli il giuramento
propaga questo canto.

6/6/2010 - 18:50




Lingua: Italiano

Versione più completa reperita nel sito Union Songs
CANTATA PER SERGIO TRASTULLI

Non è canto di gioia,
nemmeno d'allegria
pur non vi sembri
triste questa canzone mia

È nata dal dolore
ma canta la speranza
del popolo che lotta
e sanguinando avanza.

Il diciassette marzo
lasciammo le officine
per dire a lor signori:
Mai più morte e rovine.

Il "Patto" che firmaste
è un tradimento nero
che renderà l'Italia
schiava dello straniero

E Terni laboriosa,
Terni degli operai,
ve lo dice fin d'ora,
non l'accetterà mai!

E andavarn cantando
sotto il bel sole d'oro,
i canti della pace,
i canti del lavoro!

Ma l'eccellenza e soci,
facendo colazione
avevan già deciso
di "darci una lezione"

Inermi marciavamo
quand'ecco la sbirraglia
ci affronta con le gippe,
i gas e la mitraglia.

Noi le gridammo: pace!
Ma ci risposer guerra
e di sangue innocente
si fe rossa la terra!

O guardia scellerata,
celere maledetta!
il sangue di Trastulli
dal ciel grida vendetta!

Aveva ventun anni
ed era ardito e forte
pace! vi disse, o infami,
e voi gli deste morte.

Padre e sposo felice
gli rideva la vita
ma voi gliela troncaste
con raffiche di mitra!

O Sposa giovinetta!
a Te e al tuo pargoletto
giuriam che gli assassini
non moriran nel letto!

E tu Gente Ternana,
che sulla bara hai pianto
raccogli il giuramento,
propaga questo canto!

S'intenerisca il cuore
anche a chi l'ha di quarzo
ricordando l'eccidio
del diciassette marzo!

Terni, ricorda! Terni ricorderà!

inviata da adriana - 7/6/2010 - 09:23




Lingua: Inglese

Traduzione inglese di Alessandro Portelli dall’edizione inglese del suo libro “L'uccisione di Luigi ‎Trastulli. Terni 17 marzo 1949”, pubblicato nel 1980, tradotto in spagnolo nel 1989, in inglese nel ‎‎1991 e riedito dalla Provincia di Terni nel 1999.‎

Testo trovato su Union Songs

Portelli writes:
‎“On 17 March 1949, the 21 year old steelworker, Luigi Trastulli was killed by the police during a ‎demostration against NATO. Sante Carboni, a mechanic, former railroad worker and draftsman, ‎wrote a song about the event”‎
CANTATA FOR LUIGI TRASTULLI

This song of mine ‎
is neither for joy
nor for glee;‎
yet let it not sound sad to you.‎

It is born in sorrow,‎
but sings the hope
of the people who struggle
and shed their blood as they march on.‎

On March 17,‎
we walked out of the factories,‎
I to tell those in power:‎
I no more war and destruction.‎

The Treaty you have signed
is a dark act of treason,‎
which will make Italy‎
a slave to foreigners.‎

And hard-working Terni,‎
Terni the workers' town,‎
is telling you right now:‎
we'll never let it be!‎

And as we marched, we sang
under the golden sun,‎
our songs of peace,‎
our songs of labor.‎

But the prefect and his partners‎
as they sat down to eat,‎
had already made up their minds
to teach us all a lesson.‎

Unarmed we marched,‎
when the dirty cops
rushed against us with jeeps,‎
tear gas, and machine guns.‎

We shouted to them: Peace!‎
But they answered us with war,‎
and the earth was reddened
with innocent blood.‎

You heartless guard,‎
you accursed cops!‎
Trastulli's blood
from heaven cries for vengeance.‎

He was twenty-one years old,‎
and he was strong and bold;‎
he offered you peace,‎
and you, rascals, gave him death.‎

A happy father and husband,‎
life smiled on him;‎
but you cut him down
with a volley of your machine gun.‎

To you, young bride,‎
and to your little child,‎
we swear that the killers
shall not die on their bed.‎

And you, people of Terni,‎
who wept upon his grave,‎
take up this oath,‎
and teach the world this song.‎

Let every heart be melted,‎
even if made of stone,‎
remembering the massacre
of March 17!‎

Terni, remember!‎
Terni shall not forget!‎

inviata da Bartleby - 4/4/2012 - 14:55




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org