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War

Edwin Starr
Lingua: Inglese


Edwin Starr

Lista delle versioni e commenti


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(Edwin Starr)
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(Martha and the Vandellas)


[1969]
(Norman Whitfield / Barrett Strong)

wst


WAR è un pezzo di musica soul scritto da Norman Whitfield e Barrett Strong per l'etichetta Motown nel 1969. Whitfield produsse la canzone, una forte protesta contro la guerra in Vietnam, con The Temptations come cantanti.
In seguito, sempre per la Motown, Whitfield registrò nuovamente la canzone con Edwin Starr (1942-2003) alla voce. War, nella versione di Starr, fu al primo posto nella Billboard Pop Singles chart nel 1970 e, se non è il solo grande successo o il più conosciuto pezzo della sua carriera, sicuramente è una delle più popolari canzoni di protesta che siano mai state registrate.
Maggiori dettagli (in inglese) su wikipedia
(Alessandro)

Edwin Starr.
Edwin Starr.


"War" is a soul song written by Norman Whitfield and Barrett Strong for the Motown label in 1969. Whitfield produced the song, a blatant anti-Vietnam protest, with The Temptations as the vocalists. After Motown began receiving repeated requests to release "War" as a single, Whitfield re-recorded the song with Edwin Starr as the vocalist. Starr's version of "War" was a #1 hit on the Billboard Pop Singles chart in 1970, and is not only the most successful and well-known record of his career, but is also one of the most popular protest songs ever recorded.
Further information in wikipedia

*

"Più che altro nota nell'esecuzione di Bruce Springsteen. Per questo pezzo, Springsteen è solito fare una breve introduzione parlata: famosa è l'introduzione, la cui registrazione è finita nel live '75/'85, in cui parla di come abbia visto amici partire per il Vietnam, e di come sia scampato egli stesso all'arruolamento fingendosi omosessuale (se la memoria non m'inganna). Se riesco a trovarne una versione scritta, provvederò a postarla, in quanto credo possa, a pieno titolo, essere considerata parte integrante della canzone."
(Alberto, dal NG it.fan.musica.de-andre).

Questa è l'introduzione contenuta nel Live 1975/85 (che però, almeno in questa parte non parla di come sia scampato all'arruolamento)

"If you grew up in the 60s, you grew up with war on tv every night. A war that your friends were involved in...and I want to do this song tonight for all the young people, if you're in your teens... because I remember a lot of my friends when they we were 17 or 18, we didn't have much of a chance to think about how we felt about a lot of things. And the next time, they're gonna be looking at you, and you're gonna need a lot of information to know what you're gonna wanna do. Because in 1985, blind faith in your leaders, or in anything, will get you killed. Because what I'm talking about here is: War!
What is it good for?
Absolutely nothing...." --Bruce Springsteen, introducing his band's rendition of "War" by Edwin Starr, Los Angeles, September, 1985.


"War" was covered in concert by Bruce Springsteen in the 1980s on his tour supporting Born in the U.S.A. Springsteen then released it as a part of the box set, Live/1975-85, and it was again a hit single.

Recentemente Springsteen ha aperto molte date del tour europeo 2003 con questa canzone, smentendo così le voci secondo cui avrebbe appoggiato la guerra irachena di Bush
War
What is it good for
Absolutely nothing
War
What is it good for
Absolutely nothing
War is something that I despise
For it means destruction of innocent lives
For it means tears in thousands of mothers' eyes
When their sons go out to fight to give their lives

War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing

War
It's nothing but a heartbreaker
War
Friend only to the undertaker
War is the enemy of all mankind
The thought of war blows my mind
Handed down from generation to generation
Induction destruction
Who wants to die

War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing

War has shattered many young men's dreams
Made them disabled bitter and mean
Life is too precious to be fighting
wars
each day
War can't give life it can only take it away

War
It's nothing but a heartbreaker
War
Friend only to the undertaker
Peace love and understanding
There must be some place for these things today
They say we must fight to keep our freedom
But Lord there's gotta be a better way
That's better than
War

War
What is it good for
Absolutely nothing
Say it again
War
What is it good for
Absolutely nothing



Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
LA GUERRA

La guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
La guerra è qualcosa che disprezzo
perché significa distruggere vite innocenti
perché significa lacrime negli occhi di migliaia di madri
quando i loro figli vanno a combattere per dar la loro vita

La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla

La guerra
non serve che a spezzare il cuore
è amica solo di chi la intraprende
la guerra è nemica di tutta l'umanità
il pensiero della guerra mi fa esplodere la testa
passato di generazione in generazione
induzione distruzione
chi vuole morire

La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla

La guerra ha mandato in pezzi i sogni di tanti giovani
li ha resi invalidi, amareggiati e malvagi,
la Vita è troppo preziosa per combattere
guerre
ogni giorno
la guerra non porta la vita, la porta solo via

La guerra
non serve che a spezzare il cuore
è amica solo di chi la intraprende
la guerra è nemica di tutta l'umanità
pace amore e comprensione
ci dev'essere spazio, oggi, per queste cose
dicono che si deve combattere per preservare la libertà
ma, perdio, ci dev'essere un modo migliore
migliore
della guerra

La Guerra
a cosa serve
assolutamente a nulla
Ditelo ancora
A cosa serve
assolutamente a nulla



Lingua: Inglese

La versione dell'oltraggiosa band industrial slovena Laibach, dal loro album intitolato “NATO”, uscito nell'ottobre del 1994.
Solo qualche mese prima, in febbraio, la NATO aveva abbattuto quattro aerei serbi che avevano violato la no fly zone imposta. In aprile il primo coinvolgimento attivo nella guerra di Bosnia, con una serie di raid aerei su avamposti serbi nei pressi di Goražde...

WAR

War!
What is it good for?
War!
What is it good for?

Mobilization

Science

Religion

Domination

Communication

Teleportation

War!
What is it good for?
War!
What is it good for?

GM, IBM, Newsweek, CNN
Universal European
ITV, VCR

Industry

GM, IBM, Newsweek, CNN
Universal European
ITV, VCR

Leica, MGM
Siemens, Sony
Universal European
DAF, Volkswagen

War!
What is it good for?
War!
What is it good for?

inviata da Bernart Bartleby - 5/3/2017 - 20:19




Lingua: Inglese

La versione dei Frankie Goes to Hollywood
WAR

Oh no-there's got to be a better way
Say it again
There's got to be a better way-yeah
What is it good for?

War has caused unrest
Among the younger generation
Induction then destruction
Who wants to die?

War-huh
What is it good for?
Absolutely nothing
Say it again

War-huh
What is it good for?
Absolutely nothing
Yeah

War-I despise
'Cos it means destruction
Of innocent lives
War means tears
To thousands of mothers how
When their sons go off to fight
And lose their lives

I said
War-huh

It's an enemy of all mankind
No point of war
'Cos you're a man

Give it to me one time-now

War has shattered
Many young men's dreams
We've got no place for it today
They say we must fight to keep our freedom
But Lord, there's just got to be a better way

It ain't nothing but a heartbreaker
War
Friend only to the undertaker
War

War
War-Good God, now

Now
Give it to me one time now
Now now
What is it good for?

12/11/2017 - 21:26




Lingua: Italiano

Versione italiana di Kiocciolina della precedente versione
GUERRA

Oh no-dev'esserci un modo migliore
Dillo di nuovo
Dev'esserci un modo migliore-si
A cosa serve?

La guerra ha causato malcontento
Tra la generazione più giovane
Induzione, poi distruzione
Chi vuole morire?

Guerra
A cosa serve?
Assolutamente a niente
Dillo di nuovo

Guerra
A cosa serve?
Assolutamente a niente
Si

Guerra-Io la disprezzo
Perché significa distruzione
Di vite innocenti
Guerra significa lacrime
Per migliaia di madri, come
Quando i loro figli vanno via per combattere
E perdono la vita

Ho detto
Guerra

E' un nemico di tutta l'umanità
Non puntare sulla guerra
Perché sei un uomo

Dimmelo ancora una volta-adesso

La guerra ha mandato in frantumi
I sogni di tanti giovani
Non abbiamo posto per questo oggi
Dicono che dobbiamo combattere per preservare la nostra libertà
Ma, Signore, deve esserci un modo migliore

Non serve ad altro che a infrangere i cuori
Guerra
Amica solo del becchino
Guerra

Guerra

inviata da Kiocciolina - 7/9/2007 - 13:51




Lingua: Spagnolo

Una versione spagnola trovata qui
GUERRA

Guerra
¿qué tiene de bueno?
Absolutamente nada
Guerra es algo que desprecio
Porque significa destrucción de vidas inocentes
Guerra significa lágrimas en los ojos de miles
de madres que ven morir a sus hijos.

Guerra
¿qué tiene de bueno?
Absolutamente nada

Guerra
¿qué tiene de bueno?
Nada en absoluto

Guerra
No es más que sufrimiento

Guerra
Sólo es amiga de la Funeraria

Guerra
Es el enemigo de la Humanidad
Sólo pensarlo me pone enfermo
Heredada generación tras generación
Induciéndonos a la destrucción

Guerra
Destroza los sueños de muchos jóvenes
dejándolos inválidos y amargados
La vida es demasiado valiosa
para estar combatiendo cada día

Guerra
No puede crear vida, solamente la elimina
Pero tiene que haber una manera mejor
Paz, amor y entendimiento
Eso es mucho mejor que la Guerra

Guerra
¿qué tiene de bueno?
ABSOLUTAMENTE NADA.

inviata da Alessandro - 23/9/2006 - 22:41




Lingua: Ebraico

Versione ebraica da questa pagina
Hebrew version from this page
מלחמה

מלחמה!!! בשביל מה היא טובה?
מלחמה!!! בשביל מה זה טוב? (בשביל כלום בהחלט)

מלחמה היא משהו שאני מתעב בגלל שפירושה זה הרס של חיים תמימים
מלחמה משמעותה דמעות לאלפי עינים של אמהות
כשבניהן הולכים למלחמה ומאבדים את חייהם

מלחמה!!! בשביל מה זה טוב? (בשביל כלום בהחלט)

מלחמה היא רק שברון לב
הקברן הוא החבר היחיד של המלחמה

מלחמה היא האויב של האנושות.
המחשבה על מלחמה מעבירה אותי על דעתי
למלחמה יש תוצאות שעוברות מדור לדור
משרה עליהם הרס וחורבן – מי בכלל רוצה למות

מלחמה!!! בשביל מה זה טוב? (בשביל כלום בהחלט)
תגידו את זה!!!
מלחמה!!! בשביל מה זה טוב? (בשביל כלום בהחלט) – תקשיבו לי
מלחמה היא רק שברון לב
הקברן הוא החבר היחיד של המלחמה

מלחמה שברה את חייהם של צעירים רבים

הפכה אותם למרירים ושפלים,
הפכה אותם לנכים,
חיים יקרים מדי בשביל לאבד אותם בקרב
המלחמה אינה יכולה לתת חיים אלא רק לקחתם.

מלחמה!!! בשביל מה זה טוב? (בשביל כלום בהחלט) - תגידו את זה!!!
מלחמה!!! בשביל מה זה טוב? (בשביל כלום בהחלט) – תקשיבו לי
מלחמה היא רק שברון לב. הקברן הוא החבר היחיד של המלחמה

שלום, אהבה והבנה
תגידו לי איפה אפשר למצוא את המילים הללו
הם אומרים שאנחנו חייבים להילחם בשביל החופש
אבל אלוהים יודע שישנה דרך טובה יותר

inviata da Riccardo Venturi - 12/3/2007 - 18:53


UGLY RUMORS ED IL SOSIA DI TONY BLAIR

A quattro anni dal 20 marzo 2003, inizio della Seconda Guerra del Golfo, in Iraq la pace è ancora lontana. In Gran Bretagna qualcuno prova a far entrare la voce del dissenso in classifica. Guidati da un sosia di Tony Blair, gli Ugly Rumours hanno rubato il nome al gruppo in cui il Primo Ministro britannico suonava quando era studente e, con una cover di "War" di Edwin Starr, si preparano ad entrare nella Top Ten grazie ai download sui telefoni cellulari. "Manda il Primo Ministro in classifica con 1 sterlina e 50!", recita lo slogan. "E' un referendum musicale sul nostro Primo Ministro", dice il produttore della canzone. "I comizi e le manifestazioni si possono ignorare, ma di un disco di successo ne parlano tutti."

(tratto da stereonotte - Rai Radio 1)

4/3/2007 - 11:21


"GUERRE", voce dal "Dictionnaire philosophique" (Genève, 1764) di François Marie Arouet, detto Voltaire, nella versione integrale edita dal centro di ricerche "Hubert de Phalèse", Université Paris 3 Sorbonne Nouvelle.

La famine, la peste et la guerre sont les trois ingrédients les plus fameux de ce bas monde. On peut ranger dans la classe de la famine toutes les mauvaises nourritures où la disette nous force d'avoir recours pour abréger notre vie dans l'espérance de la soutenir.

On comprend dans la peste, toutes les maladies contagieuses, qui sont au nombre de deux ou trois mille. Ces deux présents nous viennent de la Providence ; mais la guerre qui réunit tous ces dons, nous vient de l'imagination de trois ou quatre cents personnes, répandues sur la surface de ce globe, sous le nom de princes ou de ministres ; et c'est peut-être pour cette raison que dans plusieurs dédicaces on les appelle les images vivantes de la Divinité.

Le plus déterminé des flatteurs conviendra sans peine, que la guerre traîne toujours à sa suite la peste et la famine, pour peu qu'il ait vu les hôpitaux des armées d'Allemagne, et qu'il ait passé dans quelques villages où il se sera fait quelque grand exploit de guerre.

C'est sans doute un très bel art que celui qui désole les campagnes, détruit les habitations, et fait périr année commune quarante mille hommes sur cent mille. Cette invention fut d'abord cultivée par des nations assemblées pour leur bien commun ; par exemple, la diète des Grecs déclara à la diète de la Phrygie et des peuples voisins, qu'elle allait partir sur un millier de barques de pêcheurs, pour aller les exterminer si elle pouvait.

Le peuple romain assemblé jugeait qu'il était de son intérêt d'aller se battre avant la moisson, contre le peuple de Veïes, ou contre les Volsques : Et quelques années après, tous les Romains étant en colère contre tous les Carthaginois, se battirent longtemps sur mer et sur terre. Il n'en est pas de même aujourd'hui.

Un généalogiste prouve à un prince qu'il descend en droite ligne d'un comte, dont les parents avaient fait un pacte de famille il y a trois ou quatre cents ans avec une maison dont la mémoire même ne subsiste plus. Cette maison avait des prétentions éloignées sur une province dont le dernier possesseur est mort d'apoplexie. Le prince et son conseil concluent sans difficulté que cette province qui est à quelques centaines de lieues de lui, a beau protester qu'elle ne le connaît pas, qu'elle n'a nulle envie d'être gouvernée par lui ; que pour donner des lois aux gens, il faut au moins avoir leur consentement : ces discours ne parviennent pas seulement aux oreilles du prince, dont le droit est incontestable. Il trouve incontinent un grand nombre d'hommes qui n'ont rien à perdre ; il les habille d'un gros drap bleu à cent dix sous l'aune, borde leurs chapeaux avec du gros fil blanc, les fait tourner à droite et à gauche, et marche à la gloire.

Les autres princes qui entendent parler de cette équipée, y prennent part chacun selon son pouvoir, et couvrent une petite étendue de pays de plus de meurtriers mercenaires, que Gengis-Kan, Tamerlan, Bajazet n'en traînèrent à leur suite.

Des peuples assez éloignés entendent dire qu'on va se battre, et qu'il y a cinq ou six sous par jour à gagner pour eux, s'ils veulent être de la partie ; ils se divisent aussitôt en deux bandes comme des moissonneurs, et vont vendre leurs services à quiconque veut les employer.

Ces multitudes s'acharnent les unes contre les autres, non seulement sans avoir aucun intérêt au procès, mais sans savoir même de quoi il s'agit.

Il se trouve à la fois cinq ou six puissances belligérantes, tantôt trois contre trois, tantôt deux contre quatre, tantôt une contre cinq, se détestant toutes également les unes les autres, s'unissant et s'attaquant tour à tour ; toutes d'accord en un seul point, celui de faire tout le mal possible.

Le merveilleux de cette entreprise infernale, c'est que chaque chef des meurtriers fait bénir ses drapeaux et invoque Dieu solennellement, avant d'aller exterminer son prochain. Si un chef n'a eu que le bonheur de faire égorger deux ou trois mille hommes, il n'en remercie point Dieu ; mais lorsqu'il y en a eu environ dix mille d'exterminés par le feu et par le fer, et que pour comble de grâce quelque ville a été détruite de fond en comble, alors on chante à quatre parties une chanson assez longue, composée dans une langue inconnue à tous ceux qui ont combattu, et de plus toute farcie de barbarismes. La même chanson sert pour les mariages et pour les naissances, ainsi que pour les meurtres ; ce qui n'est pas pardonnable, surtout dans la nation la plus renommée pour les chansons nouvelles.

La religion naturelle a mille fois empêché des citoyens de commettre des crimes. Une âme bien née n'en a pas la volonté, une âme tendre s'en effraie. Elle se représente un Dieu juste et vengeur ; mais la religion artificielle encourage à toutes les cruautés qu'on exerce de compagnie, conjurations, séditions, brigandages, embuscades, surprises de villes, pillages, meurtres. Chacun marche gaiement au crime sous la bannière de son saint.

On paie partout un certain nombre de harangueurs pour célébrer ces journées meurtrières ; les uns sont vêtus d'un long justaucorps noir, chargé d'un manteau écourté ; les autres ont une chemise par-dessus une robe ; quelques-uns portent deux pendants d'étoffe bigarrée, par-dessus leur chemise. Tous parlent longtemps ; ils citent ce qui s'est fait jadis en Palestine, à propos d'un combat en Vétéravie.

Le reste de l'année ces gens-là déclament contre les vices. Ils prouvent en trois points et par antithèses que les dames qui étendent légèrement un peu de carmin sur leurs joues fraîches, seront l'objet éternel des vengeances éternelles de l'Éternel ; que Polyeucte et Athalie sont les ouvrages du démon ; qu'un homme qui fait servir sur sa table pour deux cents écus de marée un jour de carême, fait immanquablement son salut ; et qu'un pauvre homme qui mange pour deux sous et demi de mouton va pour jamais à tous les diables.

De cinq ou six mille déclamations de cette espèce, il y en a trois ou quatre tout au plus, composées par un Gaulois nommé Massillon, qu'un honnête homme peut lire sans dégoût ; mais dans tous ces discours, à peine en trouverez-vous deux où l'orateur ose dire quelques mots contre ce fléau et ce crime de la guerre, qui contient tous les fléaux et tous les crimes. Les malheureux harangueurs parlent sans cesse contre l'amour qui est la seule consolation du genre humain, et la seule manière de le réparer ; ils ne disent rien des efforts abominables que nous faisons pour le détruire.

Vous avez fait un bien mauvais sermon sur l'impureté, ô Bourdaloue ! mais aucun sur ces meurtres variés en tant de façons, sur ces rapines, sur ces brigandages, sur cette rage universelle qui désole le monde. Tous les vices réunis de tous les âges et de tous les lieux n'égaleront jamais les maux que produit une seule campagne.

Misérables médecins des âmes, vous criez pendant cinq quarts d'heure sur quelques piqûres d'épingles, et vous ne dites rien sur la maladie qui nous déchire en mille morceaux ! Philosophes moralistes, brûlez tous vos livres. Tant que le caprice de quelques hommes fera loyalement égorger des milliers de nos frères, la partie du genre humain consacrée à l'héroïsme sera ce qu'il y a de plus affreux dans la nature entière. Que deviennent et que m'importent l'humanité, la bienfaisance, la modestie, la tempérance, la douceur, la sagesse, la piété, tandis qu'une demi-livre de plomb tirée de six cents pas me fracasse le corps, et que je meurs à vingt ans dans des tourments inexprimables, au milieu de cinq ou six mille mourants, tandis que mes yeux qui s'ouvrent pour la dernière fois voient la ville où je suis né détruite par le fer et par la flamme, et que les derniers sons qu'entendent mes oreilles sont les cris des femmes et des enfants expirant sous des ruines, le tout pour les prétendus intérêts d'un homme que nous ne connaissons pas ?

Ce qu'il y a de pis, c'est que la guerre est un fléau inévitable. Si l'on y prend garde, tous les hommes ont adoré le dieu Mars. Sabaoth chez les Juifs signifie le dieu des armes : mais Minerve chez Homère appelle Mars un dieu furieux, insensé, infernal.

Alessandro - 17/9/2009 - 16:32


"GUERRA", traduzione in italiano della voce dal "Dizionario filosofico" di Voltaire, edito per la prima volta a Ginevra nel 1764.

La carestia, la peste e la guerra sono i tre più famosi ingredienti di questo basso mondo. Si possono collocare nella classe della carestia tutti i cattivi nutrimenti cui la penuria ci costringe a ricorrere per abbreviare la nostra vita nella speranza di sostentarla.

Nella peste si comprendono tutte le malattie contagiose, che sono in numero di due o tremila. Questi due presenti ci vengono dalla provvidenza. Ma la guerra, che riunisce tutti questi doni, ci viene dall'inventiva di tre o quattrocento persone sparse sulla superficie del globo sotto il nome di principi o di governanti; è forse per questo motivo che costoro, in molte dediche, vengono chiamati "immagini viventi della divinità".

L'ottimista più risoluto ammetterà senza fatica che la guerra trascina sempre con sé la peste e la fame, per poco che abbia visto gli ospedali degli eserciti in Germania, o che sia passato in qualche villaggio dove è stata compiuta qualche impresa bellica.

Non c'è dubbio che non sia una bellissima arte, quella che devasta le campagne, distrugge le abitazioni e fa crepare, normalmente, in un anno, quarantamila uomini su centomila. Quest'invenzione fu dapprima coltivata da nazioni che s'erano riunite per il bene comune; per esempio la dieta dei greci dichiarò alla dieta della Frigia e dei popoli vicini che sarebbe partita su un migliaio di barche da pesca per andare a sterminarli, se poteva.

Il popolo romano adunato in assemblea giudicava che era suo interesse andare a battersi prima della mietitura contro il popolo di Veio, o contro i volsci. E qualche anno dopo tutti i romani, avendocela a morte contro tutti i cartaginesi, combatterono a lungo per mare e per terra. Oggi le cose vanno altrimenti.

Un genealogista prova a un principe che egli discende in linea diretta da un conte i cui parenti, tre o quattrocent'anni prima, avevano fatto un patto di famiglia con un casato di cui non rimane nemmeno la memoria. Quel casato aveva lontane pretese su una provincia il cui ultimo possessore è morto di apoplessia: il principe e il suo consiglio concludono senza difficoltà che quella provincia gli appartiene per diritto divino. La provincia in questione, che si trova a qualche centinaio di leghe di distanza, ha un bel protestare che non lo conosce, che non ha nessuna voglia di essere governata da lui; che, per dar leggi alla gente, bisogna almeno avere il loro consenso: questi discorsi non arrivano nemmeno agli orecchi del principe, il cui diritto è incontestabile. Egli trova di botto una quantità di uomini che non hanno niente da fare e niente da perdere; li veste d'un grosso panno turchino a cento soldi il braccio, orla il loro cappello d'un cordoncino bianco, li fa girare a destra e a sinistra e marcia verso la gloria.

Gli altri principi, che sentono parlare di questa spedizione, vi prendono parte, ciascuno secondo il suo potere, e coprono pochi palmi di terra di più mercenari omicidi di quanti ne trascinassero al loro seguito Gengis-Khân, Tamerlano, o Bâyazîd.

Popoli lontani sentono dire che qualcuno sta per battersi, e che ci sono cinque o sei soldi al giorno da guadagnare se vogliono essere della partita: subito si dividono in due schiere come i mietitori, e vanno a vendere i loro servizi a chiunque voglia assoldarli.

Queste moltitudini si accaniscono le une contro le altre non soltanto senza avere alcun interesse nella faccenda, ma senza neppure sapere di che si tratti.

E così si trovano contemporaneamente cinque o sei potenze belligeranti, ora tre contro tre, ora due contro quattro, ora una contro cinque; e tutte si detestano allo stesso modo, e di volta in volta si alleano e s'attaccano; tutte d'accordo su un punto solo, fare il maggior male possibile.

La cosa più strabiliante di questa impresa infernale è che ogni capo assassino fa benedire le sue bandiere e invoca solennemente Dio prima di andare a sterminare il prossimo. Se un capo ha avuto la fortuna di far sgozzare solo due o tremila uomini, non ne ringrazia Dio; ma quando ce ne sono almeno diecimila sterminati dal ferro e dal fuoco e, per colmo di grazia, è stata distrutta fino all'ultima pietra qualche città, allora si canta a quattro voci una canzone abbastanza lunga, composta in una lingua ignota a tutti coloro che hanno combattuto, e per di più infarcita di barbarismi. La medesima canzone serve per i matrimoni e per le nascite, e al tempo stesso per la strage: questo è imperdonabile, soprattutto nel paese più famoso per le canzoni nuove che inventa a getto continuo.

La religione naturale ha innumerevoli volte impedito ai cittadini di commettere crimini. Un'anima bennata non ne ha la volontà; un'anima tenera ne ha orrore; essa si figura un dio giusto e vendicativo. Invece la religione artificiale incoraggia tutte le crudeltà che si commettono in gruppo: congiure, rivolte, rapine, imboscate, assalti alle città, saccheggi, stragi. Ognuno allegramente va incontro al delitto sotto la bandiera del proprio santo.

Ovunque viene pagato un certo numero d'oratori per celebrare quelle giornate di sangue; gli uni sono vestiti di un lungo giustacuore nero e di mantelluccio; gli altri indossano una camicia sopra una veste; alcuni portano sopra la camicia due strisce penzolanti di stoffa screziata. Tutti parlano a non finire: citano quel che si è fatto un giorno in Palestina a proposito di un combattimento in Veteravia.

Il resto dell'anno, questi tali declamano contro i vizi. Provano in tre punti e per antitesi che le dame che stendono un lieve strato di carminio sulle loro guance fresche saranno oggetto eterno delle eterne vendette dell'Eterno; che Polyeucte e Athalie sono opere del demonio; che un uomo che si fa servire in tavola duecento scudi di merluzzo in un giorno di quaresima ottiene immancabilmente il premio del paradiso, e che un pover'uomo che mangia due soldi e mezzo di montone è dannato per sempre all'inferno.

Su cinque o seimila declamazioni di questa specie, ce ne sono al massimo tre o quattro, composte da un gallo di nome Massillon, che un uomo retto può leggere senza disgusto; ma in tutti quei discorsi, non ce n'è uno in cui l'oratore osi ergersi contro quel flagello e quel crimine che è la guerra, la quale comprende in sé tutti i flagelli e tutti i crimini. Quegli sciagurati oratori parlano continuamente contro l'amore, che è la sola consolazione del genere umano e il solo modo di ridargli vita; non dicono niente degli sforzi esecrandi che facciamo per distruggerlo.

Hai fatto un gran brutto sermone sull'impurità, o Bourdaloue! ma non hai fiatato contro quegli omicidi compiuti in mille modi diversi, quelle rapine, quei brigantaggi, quella rabbia universale che devasta il mondo. Tutti i vizi riuniti di tutte le età e di tutti i luoghi non eguaglieranno mai i mali che produce una sola campagna di guerra.

Miserabili medici delle anime, state a gridare per cinque quarti d'ora su qualche puntura di spillo, e non dite niente sulla malattia che ci lacera in mille pezzi! Filosofi moralisti, bruciate tutti i vostri libri! Finché il capriccio di pochi uomini farà legalmente sgozzare migliaia di nostri fratelli, la parte del genere umano che si consacra all'eroismo sarà quanto c'è di più infame nell'intera natura.

Che diventano e che m'importano l'umanità, la beneficenza, la modestia, la temperanza, la dolcezza, la saggezza, la pietà, mentre mezza libbra di piombo sparata da seicento passi mi dilania il corpo, e muoio a vent'anni tra tormenti indicibili, in mezzo a cinque o seimila moribondi, mentre i miei occhi, che s'aprono per l'ultima volta, vedono la città dove sono nato distrutta dal ferro e dalle fiamme, e gli ultimi suoni che odono le mie orecchie sono le grida delle donne e dei bambini agonizzanti sotto le rovine, il tutto per i pretesi interessi di un uomo che non conosciamo?

E il peggio è che la guerra è un flagello inevitabile. A guardar bene, tutti gli uomini hanno adorato il dio Marte: Sabaoth, per gli ebrei, significa il dio degli eserciti; ma Minerva, in Omero, chiama Marte un dio furioso, insensato, infernale.

Alessandro - 17/9/2009 - 16:38




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