Sandy Denny

Canzoni contro la guerra di Sandy Denny
MusicBrainzMusicBrainz DiscogsDiscogs Regno Unito Regno Unito

Sandy DennyNata a Londra il 6 gennaio del 1947, Sandy Denny morì a trentun anni, il 21 aprile del 1978 a seguito di una emorragia cerebrale, dopo una banale caduta dalle scale qualche giorno prima a casa di un’amica. L’eccezionale presenza nel tanto amato universo musicale, la tormentata esistenza artistica, il suo carisma e quella voce incredibile, hanno tenuto sempre lontano ogni velo di oblio, scatenando un vero e proprio seguito ed una passione che non trova cedimenti neanche a distanza di oltre vent’anni. Gli artisti che l’hanno conosciuta ne hanno tramandato l’amore e la gente che l’ha amata allora se l’è sempre portata nel cuore. Nuove generazioni si affacciano con curiosità e stupore al mondo di Sandy Denny; anche a loro è dedicato questo viaggio attraverso la discografia dove appare la cantante, almeno quella ufficiale che dovrebbe essere qui rappresentata sostanzialmente al completo.

Delle origini sappiamo che, strappata alla professione di infermiera, incantava i frequentatori del Barge, un "folk club" galleggiante sulle rive del Tamigi a Kingston. Forza di carattere, convinzione, smisurata fiducia nelle proprie capacità, la portarono presto a essere una ricercata intrattenitrice di serate fumose in locali londinesi sempre più affollati, in compagnia della sua chitarra e della sofferta angoscia da palcoscenico che non l’abbandonerà mai; in repertorio canzoni di Bob Dylan, Tom Paxton e Pete Seeger, fra le amicizie più significative nell’ambiente quelle di Al Stewart, Paul Simon, John Renbourn e Alex Campbell. Fu proprio quest’ultimo (morto alcolizzato nel 1987) che la portò di forza in sala d’incisione, previa qualche session per la BBC e qualche registrazione per amici. Vengono così alla luce due album: "Alex Campbell and His Friends" e "Sandy and Johnny" (entrambi editati nel 1967 per la Saga Eros in vinile), quest’ultimo con il Johnny Silvo Folk Group. Le canzoni inserite nei dischi citati vengono poi pubblicate in vinile e CD col titolo "The Original Sandy Denny" (B&C Mooncrest) che ne riepiloga il contenuto con la sola aggiunta di "My Ramblin’ Boy". La più amata ed eseguita da Sandy era un traditional dal titolo "The False Bride"; la più bella, indubbiamente "You Never Wanted Me", scritta per lei dal primo amore, il cantautore americano Jackson C. Frank.

L’incontro e l’amicizia con Dave Cousin, leader di un trio proveniente da Twickenam chiamato The Strawbs, producono il primo salto di qualità: una buona rock band al servizio della cantante. A fissare questa importante esperienza ecco due lavori: "All Our Own Work" (Hallmark, vinile) e in seguito, il più famoso "Sandy Denny And The Strawbs" (Hannibal, vinile e rist. CD); tutte le canzoni vengono registrate nell’estate del 1967 a Copenhagen e prodotte da Gustav Winkler, i dischi contengono sostanzialmente le medesime tracce anche se con una sequenza diversa. Il secondo, uscito nel 1973, include in più due canzoni di Cousin eseguite senza l’ausilio della cantante. La perla è "Who Knows Where The Time Goes?", terza canzone in assoluto scritta da Sandy (su un traditional) e rimasta immortale.

Nel frattempo la nostra resta folgorata dall’esibizione all’Horseshoe di Tottenham della nuova formazione dell’amico Renbourn, un gruppo jazz-folk chiamato Pentangle che vede la presenza della cantante Jacquie McShee, di Bert Janish, di Danny Thompson (con cui Sandy avrà un’importante relazione), di Tubby Hayes e di Ronnie Scott. E’ un periodo di grande eccitazione e di luminose prospettive che vede però purtroppo la cantante avvicinarsi smisuratamente all’alcool e alla vita nevrotica, ma è anche un periodo denso di nuovi incontri e di una creatività senza pari. Sandy comincia a scrivere canzoni in proprio con efficacia e convinzione e attraverso la nuova amicizia con un imberbe illuminato produttore, Joe Boyd, oggi leader della Rykodisc, un bostoniano profondamente amante del folk inglese, nascerà casualmente il fatale incontro con i Fairport Convention, una giovane rock band alla disperata ricerca di una cantante in seguito alla defezione di Judy Dyble. Gustoso l’aneddoto dell’audizione che ebbe luogo in un locale di Fulham nel maggio del 1968: in due giorni furono sentite una decina di cantanti, ma quando Sandy attaccò una canzone di Tim Buckley e successivamente la propria "You Never Wanted Me", i ragazzi smisero di suonare e la stettero a sentire a bocca aperta, supplicandola letteralmente di unirsi a loro, cosa che lei fece con entusiasmo solamente perché li credeva americani.
Il gruppo, formato da Richard Thompson, Ian Matthews, Simon Nicol, dal batterista Martin Lamble (che morirà come sappiamo l’anno seguente in un incidente stradale assieme alla ragazza di Thompson), da Ashley Hutchings e naturalmente da Sandy Denny, registra in estate "What We Did On Our Holidays" (Island vinile e rist. CD), primo disco con la Denny in formazione, sotto la produzione di Boyd. Un lavoro strano, non unidirezionale, frammentato dove Sandy comincia ad emergere come autrice (suo il brano iniziale "Fotheringay"), uno sforzo che servirà da timone per dirigersi verso sonorità più acustiche, anche se il cammino si rivelerà tortuoso e non privo di lacerazioni e difficili convivenze (soprattutto nel dualismo fra i due cantanti, Sandy e Ian Matthews, il quale lascerà la band a fine registrazione).

La discografia del periodo comprende "Heyday" (che la Hannibal edita nel 1987), una raccolta di esibizioni per la BBC, le ultime con Matthews in formazione, in gran parte cover di canzoni americane uscito in vinile e, con una canzone in più, su cassetta. I primi mesi del 1969 vedono la band stringere una collaborazione proficua con gli Election, gruppo capitanato dall’australiano Trevor Lucas, pioniere di sonorità folk-rock, in piena sintonia con le direzioni desiderate dai Fairport. Insieme si esibiscono dal vivo (anche il tragico 12 maggio), insieme provano a spingere i propri suoni elettrici verso matrici folk più classiche e insieme drizzano le antenne nei confronti della musica proveniente dall’America, restando folgorati da "Music From Big Pink" della Band. Sandy trascina i ragazzi su audaci territori folk-rock marchiati dalla tradizione, trovando le corde per estendere la propria inconfondibile voce in una gamma di emozioni e di possibilità ancora inespresse.
Nascono le canzoni di "Unhalfbricking" (Island vinile e rist. CD), sempre con Boyd dietro il banco; è un disco stupendo che forse più di ogni altro mette in evidenza le qualità vocali di Sandy col gruppo. Curiosamente in copertina compaiono i genitori della cantante, che si fa ricordare per la rinnovata versione di "Who Knows Where The Time Goes?", vero e proprio cavallo di battaglia fino all’ultimo concerto di Kingsway. Il gruppo è frastornato per la morte di Lamble, ma rigenerato, convinto dei propri mezzi e con l’apporto del nuovo entrato Dave Swarbrick ispirato ricamatore di un violino granitico e dolce, fa uscire il capolavoro "Liege & Lief" (Island vinile e rist. CD). Nella mitica session il gruppo registrò tre tracce che non trovarono posto nel disco e cioè: "Quiet Jois Of Brotherhood", "Ballad Of Easy Rider" e "Dear Landlord". La ristampa in CD uscì con alcune copie piene di refusi, di cui il più grossolano fu il titolo "Liege and Life", roba da fanzine. Il disco, purtroppo, fu anche il primo stop della collaborazione con i Fairport Convention, che Sandy lasciò letteralmente a piedi alla vigilia di un tour a seguito di incomprensioni, capricci e incapacità di condividere la nuova leadership di Swarbrick, ma a onor del vero bisogna aggiungere che le duecento sigarette al giorno e la sbronza sempre incombente avevano reso il suo carattere decisamente instabile e insofferente, oscurandone il lato dolce e romantico.

Le strade così bruscamente divise riportano Sandy da Trevor Lucas, condividendone l’appartamento di Fulham, l’amore e la voglia di ricominciare a fare musica. Le mura domestiche, assieme ad un considerevole numero di demo e incisioni varie, partorirono in lei il desiderio di formare una nuova band, progetto che trovò sbocco in un combo di vecchi amici di Lucas e ottimi sessionists, come il batterista Gerry Conway, il bassista Pat Donaldson e il chitarrista Jerry Donahue, ex Poet And The One Man Band. Il gruppo, nato come Tiger’s Eye, cambiò nome dopo alcuni giorni e divenne Fotheringay, prendendo a prestito il nome dalla vechia canzone di Sandy ispirata a Maria di Scozia. L’omonimo stupendo disco (Island e Hannibal in vinile; ristampa in cd con due extra tracks) uscì nella primavera del 1970 e rafforzò in Sandy la fiducia nelle proprie capacità compositive ma anche la consapevolezza di aver bisogno di una band per esprimersi al meglio; questo causò contrasti sempre più forti con Boyd, il quale invece spingeva per un debutto solista della cantautrice (impegnandosi anche finanziariamente), contrasti che finirono successivamente in una rottura burrascosa e definitiva. Il lavoro dei Fotheringay fu giustamente ben accolto e apprezzato, mentre il successivo tour andò piuttosto maluccio, facendo barcollare il gruppo che incise ancora (session per BBC) ma non editò nessun secondo disco. Il 1970 fu, di contro, un anno di grazia per la notorietà di Sandy in patria e oltreoceano; tra l’altro vinse il poll come migliore cantante femminile di Melody Maker e cominciò ad essere molto ricercata per collaborazioni prestigiose, una per tutte il favoloso duetto con Robert Plant in "The Battle Of Evermore" di cui tutti abbiamo goduto nel mitico "Led Zeppelin IV" (se non ricordo male fu anche l’unica occasione in cui gli Zepp ospitarono qualcuno a cantare).

Il tanto agognato (dal pubblico) e temuto (da lei) album solista, che Boyd aveva fortemente sognato in collaborazione con Richard Thompson, fu progettato e realizzato di getto da Sandy nel 1971 e uscì col titolo di "The North Star Grassman & The Ravens"(Island vinile e rist. CD); una memorabile serie di canzoni quasi tutte registrate in presa diretta, rese ancora più fatate dall’amicizia e dalla devozione dei collaboratori e dei musicisti presenti. Nonostante il risultato e il successo, Sandy finì l’anno esausta e in preda ad una forte crisi depressiva che alimentò la sua cronica insicurezza tenendola lontana dai palchi per un po’. Nel gennaio del 1972 esce un curioso disco a nome The Bunch dal titolo "Rock On" (Island vinile, non ristampato) prodotto da Trevor Lucas; il gruppo altri non è che una reunion di vecchi membri dei Fairport, fra cui la stessa Sandy, che incidono una raccolta di rock’n roll cover col pretesto di tenere a battesimo la riapertura dei mitici Manor studios. Si scopre così che nel frattempo Sandy non ha smesso di scrivere canzoni e, sotto la spinta di Lucas, alcuni dei presenti (fra cui Thompson e Donaldson) si danno appuntamento per la primavera, con in programma il secondo lavoro solista della cantante. Esce un disco stupendo, da molti considerato il migliore di tutta la sua produzione, rappresentato semplicemente dal suo nome e da una splendida foto di copertina (Island vinile rist. in CD).
Sempre di matrice folk ma con suoni più corposi, "Sandy" è un disco immancabile ed è solo per motivi di spazio che fra tutte le tracks citiamo "Listen, Listen" e la vecchia "Quit Joys Of Brotherood".

Un episodio scuote la vita di Sandy: il compagno Trevor raccoglie l’appello di Swarbrick e si unisce ai Fairport Convention, sull’orlo dello scioglimento, imbarcandosi in un lungo tour attraverso gli States. La solitudine domestica spinge dapprima la cantante a scrivere (nascono così le bellissime canzoni per il disco successivo) e in seguito ad intraprendere un tour in proprio sulle tracce dei Fairport, arrivando addirittura ad aprire un concerto dei Genesis a New York, nonché alimentando ovviamente le voci di un ricongiungimento con i vecchi compagni di musica. "Like An Old-Fashioned Waltz" viene così registrato fra Londra e Los Angeles ed esce (Island per il vinile e Carthage per la rist. CD) nell’estate del 1973. E’ il primo disco di Sandy dove, seppur in presenza dei soliti musicisti, scompaiono decisamente le amate sonorità folk e musica e testi si fanno più intimisti: storie di solitudine, di distanze incolmabili, melodie attenuate e pervase da orchestrazioni a volte anche troppo corpose sbalordiscono critica e pubblico. Eppure Sandy è orgogliosissima del lavoro e le esibizioni live del periodo sono davvero memorabili, come quella all’Howff, un minuscolo locale di Primrose Hill, il 4 settembre. "Solo" e "No End" sono le canzoni più toccanti di questo strano disco.
Qualche giorno dopo Sandy sposa Trevor Lucas e qualche giorno dopo ancora annuncia il suo ricongiungimento con i Fairport Convention. In questo clima di euforia viene progettato un lungo e ambizioso tour mondiale che si rivelerà invece un fiasco clamoroso e sarà interrotto bruscamente. Per colmare il disastro finanziario il gruppo decide di dare alle stampe un disco dal vivo che esce in Europa col titolo "Live Convention" (vinile e rist. CD Island), mentre negli States come "A Moveable Feast".

Tamponata l’emorragia finanziaria tutti quanti si prendono una bella pausa di riflessione ritirandosi in campagna dove, ovviamente, ricominciano a scrivere nuove canzoni (tralasciamo invece i particolari sullo stile di vita in quel periodo, fra coppie aperte, vite immerse in droga e alcool e via discorrendo, non tanto per questioni di giudizio quanto perché non siamo in grado di valutarne l’effetto creativo). Nel bel mezzo di questa confusione, fra nuovi contrasti dovuti a divergenze di stile ma probabilmente anche nel divertimento più accanito, Sandy, Swarbrick, Pegg, Lucas, Mattacks, e Donahue annunciano alla Island l’intenzione di tornare in sala di incisione, trovando accordo sul produttore in Glyn Johns (aveva lavorato con Eagles, Who e Rolling Stones), fortemente voluto dalla label per gestire tutto quel caos apparente. L’apporto di Sandy è determinante ma il disco, "Rising For The Moon" (Island, vinile non rist.), nasce fra mille difficoltà, inframmezzato da un tour americano al termine del quale oltretutto Mattacks lascia la band. Le nuove sonorità risentono della produzione, ma fra i solchi strumentali e l’apprezzabile apporto di Swarbrick si fa largo la stupenda "One More Chance" che ci offre una Sandy rigenerata sul piano compositivo e interpretativo, grande canzone che ci fa sognare ancora. Il disco non è male, anzi, ma a seguito dello scarso successo commerciale la Island decide di non rinnovare il contratto e il gruppo si sfalda (almeno per quel che riguarda i coniugi Lucas e Jerry Donahue).

Il cammino artistico di Sandy Denny non si ferma certo qui, le nuove canzoni vengono però scritte in un clima più faticoso e si prendono lo spazio di due anni prima di apparire ancora su un disco. Disco che esce nella primavera del 1977 col titolo di "Rendevous" (Hannibal vinile e rist. in Cd con una traccia in più, "Full Moon"), disco che riconferma più che altro le qualità interpretative ed espressive, lasciando qualche dubbio sulla scrittura, dove Sandy si fa aiutare dagli amici, come nella splendida "I Wish I Was A Fool For You" (R. Thompson) e nella riuscita cover "Candle In The Wind", anche se "Gold Dust" e "I Am A Dreamer" sono inconfondibilmente degne della miglior Sandy Denny. Certo che gli arrangiamenti ad esempio sono spesso pasticciati e cercano più che altro di scrollarle di dosso l’immagine della folk-singer; certo anche che il periodo non era granchè felice per lei, dal punto di vista fisico e psichico, certo che, oltretutto, Sandy si ritrovò pure incinta (diede alla luce la figlia Georgia, si dice, in preda ai fumi di una bella sbronza).

Non c’è traccia di poesia nell’ultimo periodo della vita di Sandy Denny, non ci sono nuove canzoni, eppure non le manca l’affetto degli amici di sempre e quello determinante di Trevor, con cui progetta di trasferirsi negli States, dove crescere la bimba e ritentare il successo. Le ultime esibizioni live in patria sono però stupende, l’ultimo concerto, un vero colpo d’ala, risale a Domenica 27 Novembre 1977, al Royalty Theathre Sound Circus di Kingsway a Londra, una serata rimasta seminascosta per oltre vent’anni, ma vedremo poi. Il tormento della sua esistenza si ferma di colpo in fondo alle scale della casa di Miranda Ward, sua amica e manager, forse a seguito di uno dei suoi frequenti mancamenti: l’emorragia cerebrale la porta in coma per alcuni giorni, spegnendo la fiamma della sua vita il 21 aprile del 1978. Ma la discografia ovviamente continua e quella che scorriamo ora velocemente di seguito è tutto quanto emerge dopo la sua scomparsa, sforzi spesso prodotti dall’amore, dalla passione e dalla dedizione di chi l’ha amata veramente.

Innanzitutto il quadruplo "Who Knows Where The Time Goes?" (Island, 3CD), dove ci troviamo di tutto e tutto al meglio, fra outtakes, incisioni dal vivo, hits demo e rarità. E’ imperdibile. Altrettanto interessante è un CD edito dalla Raven (RVCD46) del 1995 dal titolo "The Attic Tracks 1972-1984" ma altro non è che un riassunto (18 canzoni) dei più famosi e completi "The Attic Tapes" (nastri, sempre da Raven), con un bellissimo booklet pieno di foto e aneddoti vari tutti dedicati a Sandy. I tapes invece, usciti col medesimo titolo, iniziano le loro pubblicazioni nel 1988 e meritano un attimo in più di attenzione. La prima cassetta (vol.1) contiene 21 tracce con materiale inedito riguardante prevalentemente outtakes di Sandy coi Fairport. Il vol. 2, interamente dedicato a Trevor Lucas, contiene diciassette canzoni registrate dal vivo al Troubadour, il famoso locale di Brompton Road. La cassetta n° 3, uscita nel 1989 è suddivisa in due parti: nella prima troviamo quattordici canzoni registrate da Sandy a casa sua e trasmesse dalla BBC alla radio nel programma "Cellar Full Of Folk"; nella seconda parte alcune tracce dell’ultimo concerto di Sandy, quello del famoso 27 novembre 1977, anche se registrate in modo un po’ rudimentale. Il volume 4 degli Attick Tracks è uscito nel 94 ed è nuovamente suddiviso in una prima parte dedicata a Sandy Denny, senza peraltro novità di rilievo ed una seconda parte tutta di Trevor (con e senza i Fairport), dove spicca una delle innumerevoli versioni della storica "Stagger Lee".

Pescando fra le antologie dei Fairport è ottimo un doppio uscito per la Island (rist. anche in Cd) nel 1972 dal titolo "The History Of Fairport Convention": anche se contiene tracce già edite e di conseguenza ha il valore che hanno tutte le raccolte di questo genere, è notevole la presenza di Sandy. Altra compilation degna di valore, un po’ più impegnativa è un quadruplo vinile (Island Transatlantic FOLK, 1975) titolata "The Electric Muse (The Story Of Folk Into Rock)" successivamente ristampata in 3 CD da Castle Communications in una versione arricchita e col nuovo titolo "The New Electric Muse vol . I e II". Le canzoni presenti sono di svariati artisti che hanno contaminato i due generi musicali coinvolti e ovviamente a Sandy e ai Fairport è riservata una parte di grande rilievo, dove peraltro emergono un paio di pezzi mai sentiti da nessun’altra parte. Segnalo pure un video della Island uscito per riepilogare molto succintamente la storia dei Fairport Convention, "It All Comes’ Round Again": anche se contiene solo una canzone cantata da Sandy, la nostra viene ricordata con affetto in vari spezzoni e interviste. L’immancabile raccolta dall’originalissimo titolo "The Best Of Sandy Denny" (Hannibal vinile e rist. CD Island con due extra tracks) si fa ricordare soltanto per la bizzarra sequenza dei brani messi un po’ a casaccio, tutta roba comunque già presente altrove. Anche le apparizioni in lavori altrui sono da sottolineare, soprattutto se questi altrui rispondono al nome di Richard Thompson e, come nel caso del suo "(Guitar, Vocal)" uscito per la Island nel 1976, contiene materiale difficilmente rintracciabile altrove (ad esempio fu la prima uscita della mitica "Ballad Of Easy Rider"). Sandy appare alla grande anche in un famoso bootleg italiano dei Fairport, "From Past Archives" (CD del 1993), disco che ottenne addirittura dal gruppo lo stato di semi ufficialità (attenzione ai bootlegs perché molti Cd illegali in circolazione riportano solamente interviste!). Altro "illegal Convention" questa volta interessante è un CD uscito nel 1995 col titolo "A Chronicle Of Sorts 1967-1969" (Nuxed Records), con registrazioni da radio e TV, anche se la qualità sonora è quello che è. E già che ci siamo non può mancare la segnalazione di un disco di cover (Truck CD) uscito nel 1994, dove la cantante Vikki Clayton ripercorre con amore e passione la produzione più importante della cantante londinese, ma non ce ne voglia la dolce Vikki se affermiamo con decisione che preferiamo di gran lunga gli originali. Il disco si intitola comunque "It Suits Me Well". Mettiamoci dentro pure "Folk Routes" del 1992 (una raccolta various artists dell’immancabile Island), dato che contiene per intero un rarissimo EP di Sandy che fungeva da colonna sonora al cortometraggio "Pass Of Arms" e il bootleg "Dark In The Night" (CD Nixed), quasi simile e ottimo per le qualità sonore; non ci imbarchiamo invece, per motivi di spazio, nell’approfondimento di tutte le registrazioni ancora inedite ma già sentite qua e là, giacenti nei cassetti di qualche archivio, la cui lista arriva già ad una ventina di canzoni.

E con tutto questo ben di Dio si arriva sonnecchiosamente al 1997, quando John Penhallow, un australiano devoto e capo di un gruppo chiamato "amici del folk", comincia a spingere riuscendo a editare "The BBC Sessions 1971-73" (Strange Fruit, solo su CD). Di questo lavoro ci ha già parlato (IL) nostro Angelo Custode (n° 29 di LFTS), riportando efficacemente e poeticamente nelle stanze della nostra mente ciò che significa avere nel lettore un nuovo disco che ci trasmette le vibrazioni del cuore di Sandy. Ricordo solamente che è stato registrato dal vivo al Paris Theatre il 16 marzo del 1972 per la BBC che ne mandò in onda le tracce per radio all’epoca e che ora è diventato una specie di rarità a seguito di una disputa legale che ne ha fatte distruggere moltissime copie. Ma è il ventesimo anniversario dalla morte di Sandy, appena trascorso, che ci regala nuovamente qualcosa di molto prezioso. Infatti, sempre a seguito dei venti di passione australiani, esce finalmente, in una veste consona, il concerto del Royalty Theatre di Londra, l’ultimo degli undici che Sandy ha tenuto in Inghilterra nel novembre del 1977, l’ultimo in assoluto della sua vita (già peraltro bootlegato dalla Nixed su Cd col titolo "One Last Sad Refrain"). "Gold Dust", questo il titolo del CD (Island), ha riesumato e ripulito le vecchie registrazioni del fido John Wood. Jerry Donahue, con un attento e paziente lavoro di restauro, ha sovrainciso pezzi di chitarra rimasti alterati e le seconde voci, malamente riportate sui vecchi nastri, sono state registrate di nuovo da Simon Nicol e Chris Leslie. Commovente il booklet che dedica questo paziente lavoro alle nipotine di Sandy, nate in Australia dalla figlia Georgia nell’aprile del 1997, appassionato il ricordo di Pamela Murray Winters che ci fa venire veramente il magone (e ha promesso una biografia per questa primavera). Ma il contenuto del dischetto è veramente strabiliante. Le canzoni più belle di Sandy ci sono quasi tutte, anche se vengono ovviamente privilegiate quelle dell’ultimo periodo; la band è grandiosa (Mattacks, Donaldson, Wilsher, Trevor Lucas, Donahue, Rob Hendry, Nicol e Leslie). E poi c’è lei, ancora una fata, solo leggermente indurita dagli spietati graffi con cui il destino ha segnato la sua magnifica voce; una voce che ancora una volta non chiede nulla se non di essere goduta fino in fondo nel totale dono di sé.

Che dire al termine di questo viaggio; ci sono persone che riescono a trasmetterci amore e passione attraverso tutto quello che fanno, sia che ci sfiorino appena, sia che inciampino decisamente nella nostra vita scardinandola e stravolgendola. In punta di piedi, entrano nella nostra pelle e si stabiliscono in maniera duratura nello spazio più accogliente del nostro cuore alimentandolo di sogni e di emozioni. E’ proprio qui che riposa e risuona la magica poesia della voce di Sandy Denny.

Pier Angelo Cantù
http://www.blackdiamondbay.it/artisti/sandydenny.htm