Francesco Gabrielli, detto Scappino

Canzoni contro la guerra di Francesco Gabrielli, detto Scappino

Il grande Francesco Gabrielli, passato alla storia con il nome di Scappino, la maschera di cui fu insuperabile interprete, visse nella Firenze del XVII secolo. Era così versatile nella musica da suonare con maestria una quarantina di strumenti, molti dei quali di sua invenzione, ma fra tutti predilesse la chitarra battente e con essa si fece ritrarre all'età di 45 anni, nel 1633, dal Milanese Carlo Biffi.

"Fu non solamente comico, ma sonatore e poeta e nel sonare singolare sopra ogni altro del suo tempo, avvenga che fino al novero di quaranta strumenti fra fiato e corde con maestria e dolcezza più che grande sonava, e per far mostra in questo di sua virtù, in una commedia tutti ad uno per uno sentir gli faceva, molti dei quali della sua perspicacissima indole inventati furono. Compose molte canzonette per le mani di molti e specialmente in lingua bergamasca..."

(Francesco Bartoli, "Notizie istoriche de' Comici italiani che fiorirono attorno all'anno 1550 fino a' giorni presenti. Padova, 1781).

Su di un'altra stampa dell'epoca si legge: "Insegnò a suonare la Chitarra alla Spagnola a molti ragguardevoli personaggi: cioè al Re Cristianissimo e alla Regina sua Consorte, i quali colmaronlo di beneficienze; e lo stesso fece con Madama Reale di Savoja, che volle tenere al battesimo una sua Creatura, e onorarlo col titolo di Compare. Giungendo a Mantova Scappino, l'Imperatrice (che ivi trovavasi allora) volle essere istruita da lui nell'esercizio di detto Istrumento; e diede pur lezione ad altri Principi e Principesse in Parigi. Accettato sempre fra i grandi come virtuoso, e non come faceto commediante..."

(Giovanni Cinelli, "Indice degli scrittori fiorentini" -Tomo I-, Manoscritto presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze)

Alla sua morte meritò il seguente epitaffio, da vero fiorentino:

"Giace sepolto in questa tomba oscura
Scappin, che fu buffon tra' Commedianti.
Or par che morto ancor'egli si vanti
di far ridere i Vermi in sepoltura."