Altamante Logli

Canzoni contro la guerra di Altamante Logli
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Altamante Logli
Il loro canto libero
Una tradizione che si rinnova in molte zone della Toscana, tra rime in ottava e sfide all’ultimo stornello
di Silvia Ferretti

È un rito che nelle campagne toscane si ripete da secoli nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio, quando gruppi di ragazzi e ragazze vanno di casa in casa a cantar maggio, annunciando l’arrivo della bella stagione.

I maggiaioli, o maggerini, è gente allegra, colorata. Indossano cappelli e fiori di carta – a Braccagni, nel grossetano, li fanno a mano le donne del paese –, chitarra a tracolla e fisarmonica alla mano. La squadra è capitanata dal poeta, al quale spetta il compito di "improvvisare" la richiesta di permesso ai padroni di casa, rigorosamente in ottava rima, così come il ringraziamento al momento del saluto. Altre due figure si distinguono dal coro: l’alberaio – che porta l’albero, simbolo della natura che si risveglia, solitamente rappresentato da una pianta di alloro decorata con i fiori – e il corbellaio, colui che porta il cesto (un corbello) nel quale si raccolgono le eventuali offerte. Proprio in base a come vengono accolti, i maggiaioli intonano il loro canto, di buon auspicio o di mala sorte:

se al panier l’ovo portate
pregherem per le galline
che da volpi e da faine
non vi siano molestate

Ma se il contadino non offre nulla…

v’entrasse la volpe nel pollaio
e vi mangiasse tutte le galline
v’entrassero i topi nel granaio
e vi muffisse il vin nelle cantine


Il Maggio nella storia
L’usanza di offrire un alberello alla donna amata, portandolo davanti a casa sua tra canti e poesie, è documentato. Ben venga Maggio e il gonfalon selvaggio, cantava Agnolo Poliziano in una sua lirica ripresa da Francesco Guccini – altro grande estimatore dell’improvvisazione in ottava rima – nella sua "La canzone dei mesi". Ben venga Maggio e il gonfalone amico, ben venga primavera, il nuovo amore getti via l’antico nell’ombra della sera, nell’ombra della sera... Ben venga Maggio, ben venga la rosa che è dei poeti il fiore, mentre la canto con la mia chitarra brindo a Cenne e a Folgore, brindo a Cenne e a Folgore... Per la cronaca: Giacomo detto Folgòre nacque a San Gimignano nel tardo Duecento ed è autore della corona dei mesi, un componimento in sonetti di cui è rimasta traccia. Cenne o Bencivenne, di Arezzo, fu probabilmente un giullare. Ha lasciato solo i 14 sonetti dei mesi, parodia di quelli di Folgòre.
Il nome "Maggio" indica manifestazioni diverse, unite però dalla celebrazione della primavera, un rito senza dubbio collegato al culto latino di Maja, la dea della fertilità agreste. Nel Medioevo subì l’influsso delle popolazioni nordiche che introdussero l’albero, simbolo di rigenerazione. Nel corso del 1800 il Maggio fu oscurato sia dalla Chiesa, che per sradicare questa tradizione di origine pagana dedicò il mese alla Madonna, che dall’istituzione della festa dei lavoratori, cosa che indusse molti gruppi di maggiaioli a politicizzare i testi cantati, trasformandoli in canti di protesta. Per questo motivo il fascismo proibì il Maggio, che comunque è sopravvissuto fino ai giorni nostri.
«Il gruppo solitamente è composto da una decina di elementi – dice Lisetta Luchini, cantante folk e socia fondatrice del Centro studi tradizioni popolari toscane, diretto da Alessandro Bencistà -. All’origine era esclusivamente maschile, ma adesso ci sono molte donne e perfino bambini».
Anche Roberto Benigni, prima di diventare famoso, si dilettava nel "cantar di poesia", ovvero nell’arte di improvvisare canti in ottava rima su argomenti suggeriti dal pubblico solo qualche minuto prima.


Il poeta di Scandicci
Ad avvicinare Benigni alla poesia estemporanea è stato uno che di rime in ottava se ne intende: Altamante Logli, pistoiese di nascita ma scandiccese di adozione, 85 anni da compiere proprio a maggio, di cui almeno una settantina passati ad inventar rime cantate. «Facevo il garzone a Cantagallo, avrò avuto sì e no 12 anni – racconta –. Fu lì che conobbi Nello Quaranti, un pecoraio che si dilettava a cantare in ottava. Fu lui a portarmi a una festa a Vaiano. Mi misero su un tavolino ed io partii. E non mi sono più fermato». All’epoca lo chiamavano il "poetino", oggi è considerato il maestro nell’arte del contrasto, il duello verbale tra due poeti a colpi di rime alternate. «È un dono di natura, non si impara a scuola», dice Altamante, che di mestiere ha fatto l’operaio, un lavoro concreto perché, come ama ripetere, «il poeta un giorno mangia e tre sta a dieta». Una volta i contrasti erano su temi legati al mondo agreste: il padrone e il contadino, la nuora e la suocera (un tema questo per altro sempre attuale), maliziosamente allusivi (il doppio senso c’è quasi sempre, e nemmen troppo nascosto). Ma anche i poeti stanno al passo con i tempi: così sono nate le rime sulle torri gemelle, su Prodi e Berlusconi. «Sanno la Divina Commedia di Dante e tutto l’Ariosto a memoria e leggono quattro o cinque quotidiani al giorno – dice Lisetta Luchini –. Sono persone di grandissima cultura, anche se non l’hanno coltivata sui banchi di scuola». Nata con il teatro, brava chitarrista, Lisetta si è avvicinata agli stornelli quasi per caso.«La prima volta ho cantato a Firenze, al Giardino dei Ciliegi, per sostituire una persona – dice Lisetta –. Adesso quando canto mi sento libera. È il mio modo di essere veramente me stessa».
Lisetta è un po’ un’eccezione, di solito a far le rime si impara da piccini, ascoltando il babbo o il nonno. In casa Logli la tradizione potrebbe continuare: il nipote di Altamante, Mirko, si diletta a stornellare e sembra promettere bene. Ma il re dei poeti non è ancora pronto ad abdicare. Solo un mese fa era all’Università di Siena, a cantare davanti agli studenti. E il 1° maggio, fedele alla tradizione, andrà di podere in podere, a chiedere, ancora una volta, il permesso di cantare.

Notte magica
Quasi tutti gli appuntamenti dei maggerini o maggiaioli si svolgono tra il 30 aprile e il primo maggio. Nella notte Prato ospita uno spettacolo di musica tradizionale in piazza Duomo, punto di arrivo di un corteo che da piazza delle Carceri attraversa tutta la città. Il primo maggio festa a Braccagni (Grosseto, info www.maggerini.it, tel. 3298965600), a Campo Tizzoro (Pistoia) nell’ambito del Festival del cantar maggio della montagna pistoiese, quest’anno dedicato a Sergio Gargini. Il festival si apre a Popiglio il 30 aprile, e prosegue a Montagnana il 6 maggio, Marliana il 7, Piano Sinatico il 13, Gavinana il 20 e infine Pracchia, il 27 maggio (per tutti info: Marina, 3474853400). Altri appuntamenti: dal 18 al 21 maggio, Campi Bisenzio, Maggiolata campigiana, nel centro storic o (info: tel. 055892856); dal 18 al 21 maggio, Cantamaggio, con giochi rionali, a Barberino di Mugello, (info: 3395422905, www.comune.barberino-di-mugello.fi.it); 1° maggio, Sesto Fiorentino, "Ben venga maggio", dalle 15.30 a sera, presso Villa San Lorenzo al Prato, via degli Scardassieri 47, ingresso gratuito (info: tel. 0554211901).

Gli improvvisatori in ottava rima sono detti anche "bernescanti", da Francesco Berni di Lamporecchio, divenuto famoso nel XVI secolo per l’acutezza delle sue esternazioni

Alessandro Bencistà, I bernescanti – Il contrasto in ottava rima e le tematiche attuali, Firenze, ed. Polistampa, 1994

Centro studi tradizioni popolari toscane, via F. Cilea 4, Scandicci, tel. 055754860