Davide BerardiDavide Berardi nasce a Martina Franca nel 1985, ma le sue origini sono bitontine. A fine ’70 i genitori ed i due fratelli più grandi, poco più che neonati, si trasferiscono a Crispiano (TA), per motivi di lavoro. Suo padre è stato un operaio del polo siderurgico tarantino.

Appena quindicenne, nel 2000 riceve in regalo dai fratelli una chitarra, che però era stata rubata dalla sacrestia in parrocchia. Così inizia a scrivere le prime canzoni, e ad animare le liturgie per scontare il peccato. Invano, purtroppo, perché impara a suonare da mancino e dovrà girare le corde o suonare “alla smersa” le chitarre altrui, quando è senza la sua.

Diplomatosi in Informatica, inizia a studiare canto moderno ed affascinato dalla musica popolare, fonda con altri amici un gruppo di stampo folk che propone live i suoi brani inediti dapprima in Puglia, quindi nel sud Italia.

Davide Berardi

Nel 2008 esce il disco “Cantinaria“, che omaggia la band con cui condivide i primi cinque anni di cantina e gavetta dal vivo. Nel 2011, dopo l’incontro avvenuto due anni prima con il fisarmonicista torrese Giancarlo Pagliara, assieme all’ Appia Ensemble, pubblica “Balla ancora“, sintesi musicale della tradizione pugliese, rielaborata in un concerto live (tour in Grecia, Italia e Olanda). Assieme a “Pagliarotto” nascono (anzi rinascono) anche gli Elfolk (folk irlandese), I ladri gli assassini e il tipo strano (omaggio a De Andrè) ed il tributo “Meraviglioso” a Modugno, tre progetti in cui Davide è frontman chitarra e voce. Nel 2012, dopo il sodalizio umano ed artistico nato con Antonello D’Urso (Alice, Battiato, Branduardi, Carboni, Elmi) esce “Chi si accontenta muore“, un album di svolta verso un cantautorato più maturo, che vede la preziosa partecipazione di Eugenio Bennato, Roy Paci, Vince Pàstano, Mario Rosini. Il disco, sostenuto da Puglia Sounds, è co-prodotto dalla famiglia di Beppe Alfano, giornalista vittima di mafia nel 1993, cui Davide dedica il brano “Senza dire niente (mio padre)” dopo l’incontro con i figli Chicco e Sonia. Nel 2013 viene presentato al “Ca jazz a Woluwè Festival” di Bruxelles.

A teatro lavora nel 2008 in “Mondo G”, omaggio a Giorgio Gaber con Raffaele Zanframundo e dal 2009 in “Io provo a volare!” spettacolo giramondo (Argentina, Bolivia, Italia, Francia, Serbia, Slovenia) omaggio a Domenico Modugno di e con suo fratello Gianfranco, per la regia di Gabriella Casolari, premiato allo JOAKIMinterFest di Kragujevac (Belgrado). A fine 2015 i tre sono in scena nuovamente insieme in “La prima, la migliore”, una nuova drammaturgia targata Berardi – Casolari e prodotta dall’ ERT. Nello stesso anno è in scena nell’omaggio a Pier Paolo Pasolini “Nuvole con pioggia e schiarite” con Gino Cesaria e in “Profumo di t(h)e al limone” con Valentina Rota, di cui firma anche la colonna sonora.

A Marzo del 2016 partecipa al disco “Un[folk]ettable two” del pianista jazz Nico Morelli e qualche mese dopo, a Giugno, pubblica il suo quarto album (terzo di inediti) FUOCHI & FATE, culmine di un progetto con la Cooperativa Sociale Eridano di Brindisi, rivolto a persone diversamente abili e grazie ad una campagna di crowdfounding su Musicraiser.

davide berardiDavide Berardi ama raccontare storie del quotidiano attraverso la musica. Esperienze significative che, si contraddistinguono fra immagini e suoni efficaci, per trasmettere messaggi ed emozioni in maniera semplice e diretta.

“Essere allo stesso tempo un musicista, un cantante, un cantautore, a volte un attore e più d’ogni altra cosa …. un “osservatore” (mi diverto un casino con le imitazioni, per cui, attenti ! ) aiuta a definire ogni giorno uno stile del tutto proprio, autentico e personale, in virtù di un’ idea in particolare proprio della musica, che per me è l’arte dell’incontro per eccellenza.

Un viaggio alla ricerca di se stessi, in cui la partenza e l’arrivo potranno anche essere gli stessi posti, dove i luoghi visitati e gli incontri faranno di sicuro la differenza. Un cammino in cui esiste una convivenza possibile tra poesia e ironia, tra sorriso e brivido, tra casa e infinito. Sono le differenze a fare la differenza, a rendere esclusivi tutti gli incontri.”

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